Trilogia del tempo che muore
By Mario Pozzi
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Trilogia del tempo che muore - Mario Pozzi
Mario Pozzi
TRILOGIA DEL
TEMPO CHE MUORE
1980 - 1999
Poesie
AbelBooks
Proprietà letteraria riservata
© 2018 Abel Books
Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.
Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:
Abel Books
Via Milano 44
73051 Novoli (LE)
ISBN 9788867522026
PREMESSA
La trilogia del tempo che muore, è un’opera poetica che si compone in tre raccolte di liriche: L’esilio del tempo, Oltre il silenzio, Il tramonto dei sogni
. La sua poetica è stata la condizione interiore ed esteriore della vita d’un uomo e il suo intimo cammino attraverso il tempo, il tempo della vita e del suo disvelarsi. (Vita d’uomo Giuseppe Ungaretti).
In un mondo totalmente impoetico, privo di ogni razionalità umana se non quella del dio denaro la poesia è l’essenza della vita umana. Se come scrisse Shakespeare siamo fatti della stessa pasta che sono fatti i sogni
chi più della poesia ha interpretato il sogno umano da quando è apparso sulla terra. La poesia è la parte più sublime dell’anima umana, può attraversare i misteri dell’universo e denudare gli aspetti più fragili e cupi intriseci della natura umana, ma può anche riscattarli e sublimarli.
Lo sapevano bene gli antichi Greci che ne fecero un canto che si perde nell’eterno e con il loro teatro insegnarono ai posteri la vanità della vita.
La trilogia del tempo che muore è un inno alla vita e alla sessualità della donna come mistero della natura, dove il tempo che passa si frantuma nello scorrere lento delle stagioni e si rinnova come in uno specchio nella ricerca della memoria, la dolorosa memoria, dove tutto si riassume come in un montaggio d’un film (Pier Paolo Pasolini).
La mia poesia è una poesia di memoria come quella del Petrarca e del Leopardi che hanno tentato con il loro disperato grido di fermare il tempo, il tempo che fugge nel baratro del nulla.
Mi sono fatto una domanda attraverso il passare del tempo e della mia vita: è valso vivere per la poesia? Si, è stato uno dei sogni più belli della vita, con essa mi sono ubriacato di luce.
Indice
PREMESSA
INTRODUZIONE
L’ESILIO DEL TEMPO
1980—1990
Luci e penombre
Poesie ritrovate
Oltre il silenzio
1990 - 1995
Nota dell’autore
Canti dell’amore
Il pudore del silenzio
Il tramonto dei sogni
1995 - 1999
Nota dell’autore
L’autore
LA TRILOGIA DEL TEMPO CHE MUORE
INTRODUZIONE
La Trilogia del tempo che muore, è il sogno nudo d’ogni uomo che vede passare la sua vita attraverso lo specchio della memoria, come se fosse seduto sul nulla. In questo nulla, dove ogni nostro attimo viene riempito attraverso i nostri sensi dalle cose della vita, dalle cose della natura e dei suoi segreti, cerca di dare un senso al suo cammino, al suo esistere, bruciando nell’anima ogni nostro atto fatto di gioie, di dolori, di attimi pieni di sogni, di delusioni e solitudini, dove il tempo come in un vortice ci trascina.
Questa poesia, nata dallo studio dei poeti passati, ha cercato la continuità del pensiero poetico Italiano, espresso in mille anni della sua storia.
Poesia intima e di memoria, come lo era quella del Petrarca e del Leopardi, poesia sublime e tutta interiore, che attraverso il disagio della propria anima s’immerge nei confini della vita per cercare di capire il segreto del nostro esistere, vuota illusione, come scrisse il Petrarca nel suo Canzoniere (il sempre sospirar nulla rivela).
Allora, quale fine ha la poesia? Il suo fine è quello di cercare di svelare i moti segreti del nostro esistere, la sua intuizione immersa nell’evolversi del tempo sentito come un naufragio dell’anima, che piena dei suoi gridi, costruisce attraverso gli eventi naturali e il susseguirsi delle stagioni la sua coscienza. La coscienza di essere uomini, e porsi quegli interrogativi che l’uomo si è sempre posto dall’inizio della sua storia, cercando di dare un barlume di luce alle oscurità interiori delle sue tenebre. Se il suo fine è il nulla e la brevità della sua vita un soffio senza compimento, cosa rimane? Resta la memoria, individuale e collettiva, dove nell'evolversi del tempo umano il vuoto viene riempito dai sentimenti e da i suoi legami, i legami della propria vita dentro il nascere degli eventi naturali: le gioie, gli amori, i sogni e le sue delusioni, i gridi senza ritorno, la solitudine, la carnalità, vissuta come limite naturale, come grido dei sensi che come in un abisso raccolgono una sete senza foce. E in questo dilemma Leopardiano, dove tute le cose sono precarie e ogni atto umano è vano, non c’è altra rivolta che quella della poesia, atto sublime che colloca l’uomo come voce del lamento solitario di tutto l’universo.
In questo secolo disumanizzato, dove l’umanesimo non e che un’eredità sepolta e il fine dell’uomo non è altro che un vuoto sogno, simile ad un deserto, riempito da cose che prevaricano la sua natura e lo rendono oggettivamente infelice, prigioniero di ciò che si è creato, la poesia che era naufragio, cammino, di quella incredibile avventura dell’interiore scoperta della sua anima e del suo segreto destino, viene posta nell’oblio della coscienza e sostituita da una vuota logica fine a se stesa. E in questa vuota logica, condannato come in un inferno, nella cecità della sua realtà, vive due volte il nulla, quello della vita e quello della morte.
In questa disumanizzazione, dove l’uomo pone la natura solo come sfruttamento per i suoi fini, capovolgendo il pensiero Leopardiano, la quale era la natura ad essere indifferente al dolore umano, ed perseguire un suo fine a noi estraneo; l’uomo si trova a non vivere più di quella gioia naturale fine a se stessa che la vita riempiva per il fatto di esistere.
E in questo quadro, il sopravvivere della poesia come atto d’amore verso la vita è in sé un atto divino, di quel divino che l’uomo ha perso estraniandosi dalla sua vera natura spirituale per una materia sterile che lo porta inevitabilmente verso il vuoto, il nulla.
La trilogia del tempo che muore è un naufragare nello scorrere del tempo umano, un immergersi nei moti oscuri della natura, del giorno e della notte, sentiti come principio e fine, rinascita e frattura di ogni divenire; è la sessualità, il sogno, il deliquio del suo non possesso se non come attimo, le sue malinconie, le sue sfumature dell’anima, il svelarsi dei giorni, le sue luci e le sue ombre che calano nella notte piene dei suoi gridi. È lo specchio della memoria che attraverso le immagini