Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Oltre i Cancelli: aneddoti e situazioni raccontati da un testimone diretto della FIAT di Cassino degli ultimi 30 anni
Oltre i Cancelli: aneddoti e situazioni raccontati da un testimone diretto della FIAT di Cassino degli ultimi 30 anni
Oltre i Cancelli: aneddoti e situazioni raccontati da un testimone diretto della FIAT di Cassino degli ultimi 30 anni
Ebook229 pages3 hours

Oltre i Cancelli: aneddoti e situazioni raccontati da un testimone diretto della FIAT di Cassino degli ultimi 30 anni

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Gli ultimi trent’anni della fabbrica più grande del centro Italia raccontati da un operaio metalmeccanico di produzione. Aneddoti e situazioni vissute all’interno della Fiat (ora FCA) di Cassino, raccontate con ironica serietà da un interprete dell’ultima generazione di operai che ha attraversato le epocali trasformazioni del mercato e dell’organizzazione del lavoro, delle controriforme del welfare e del lavoro, del sindacalismo italiano e della spregiudicatezza del “padrone” che non riesce a superare i metodi, gli atteggiamenti e i retaggi culturali del secolo scorso.
LanguageItaliano
Release dateMar 24, 2018
ISBN9788833460802
Oltre i Cancelli: aneddoti e situazioni raccontati da un testimone diretto della FIAT di Cassino degli ultimi 30 anni

Read more from Delio Fantasia

Related to Oltre i Cancelli

Related ebooks

Cultural, Ethnic & Regional Biographies For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for Oltre i Cancelli

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Oltre i Cancelli - Delio Fantasia

    Oltre i cancelli di Delio Fantasia

    Progetto grafico e impaginazione di Sara Calmosi

    Direttore di Redazione: Jason R. Forbus

    ISBN 978-88-33462-15-8

    Pubblicato da Ali Ribelli Edizioni, 2018©

    Saggistica – Legge e Diritti

    www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com

    È severamente vietata la riproduzione, anche parziale del testo, effettuata con qualsiasi mezzo, senza l’espressa autorizzazione dell’Editore.

    DELIO FANTASIA

    OLTRE I CANCELLI

    Aneddoti e situazioni raccontate da un testimone diretto della Fiat di Cassino degli ultimi 30 anni

    Edizioni

    Sommario

    Prefazione

    Premessa

    1

    2

    3

    4

    5

    6

    7

    8

    9

    10

    11

    12

    13

    14

    15

    16

    17

    18

    19

    20

    21

    22

    23

    24

    25

    26

    27

    28

    29

    30

    31

    32

    33

    9 maggio 2016

    24 novembre 2016

    9 febbraio 2017

    17 febbraio 2017

    7 marzo 2017

    9 ottobre 2017

    1 novembre 2017

    10 novembre 2017

    6 dicembre 2017

    23 febbraio 2018

    11 aprile 2018

    A Ettore Capoccia, maestro di vita sindacale

    "Per vivere con onore bisogna struggersi,

    turbarsi, sbattersi, sbagliare,

    ricominciare da capo e buttar via tutto,

    e di nuovo ricominciare a lottare

    e perdere eternamente.

    La calma è una vigliaccheria dell’anima".

    Lev Tolstoj

    Prefazione

    Quando, zappando tra i social, scoprii che Delio stava ultimando la stesura di Oltre i cancelli, lo contattai immediatamente, senza aver visionato il manoscritto, per proporgli di fargli da editore. Praticamente a scatola chiusa, a fiducia, conoscendo solo il tema del libro ma non il contenuto, sicuro che il testo sarebbe stato interessante.

    In realtà non era proprio a scatola chiusa, perché seguo Delio da svariati anni e ho avuto la possibilità, nel tempo, di leggere stralci dei suoi rapporti sulle condizioni materiali degli operai in fabbrica e la sua impietosa analisi delle ingiustizie sociali che si consumano quotidianamente in FIAT. Conosco – e apprezzo – il suo modo di scrivere, il suo stile semplice, provocatorio, paradossale, diretto ma non banale e la sua forma espressiva che ti pervade e incuriosisce. Insomma, pur non avendo visionato il manoscritto, ero sicuro che il lavoro finale sarebbe stato interessante. E infatti, dopo averlo letto, ebbi la conferma del valore del libro, tanto da accorciare i tempi per la pubblicazione del testo in e-book perché sapevo che il mondo del lavoro, delle fabbriche e degli operai meritava più attenzioni di quelle che finora l’editoria italiana gli ha dedicato.

    Ho avuto modo di imbattermi spesso in testi riguardanti il mondo del lavoro, ma mai prima d’ora in un testo scritto da dentro una fabbrica, mentre si è ancora in età lavorativa, mentre si rischia in prima persona di essere licenziati per quello che si è scritto. Mi incuriosiva anche conoscere l’effetto che il libro avrebbe avuto sul datore di lavoro, e lo stesso Delio, dopo pochi giorni dalla pubblicazione del libro, mi rese partecipe di piccoli e comici episodi di discriminazione che ha dovuto subire all’indomani della pubblicazione del libro.

    Chiudendo gli occhi, viene facile immaginarselo nella ItalPetrolCemeTermoTessilFarmoMetalChimica o anche Megaditta, l’azienda tirannica resa celebre da Paolo Villaggio con il suo indimenticabile Fantozzi.

    Ma non siamo negli anni ’70 e questa non è una commedia, per quanto tragica: Oltre i cancelli è, piuttosto, la storia del capitalismo industriale italiano degli ultimi 30 anni raccontata da un operaio di produzione di catena di montaggio. La storia della più grande industria privata italiana e del più grande sito produttivo del centro-sud Italia come nessuno ve l’ha mai raccontata. Con questo libro Delio vi prende per mano e vi accompagna nei reparti della Fiat di Cassino, vi presenta colleghi, capi e sindacalisti, vi fa conoscere aneddoti e situazioni che sembrano paradossali, vi immerge in un contesto, quello delle fabbriche, finora analizzato solo da economisti, analisti, politologi, professori universitari e sociologi di professione, per rappresentare un microcosmo fatto di storie vere, vissute personalmente, di rumori, di fumi di scarico, di ambiente, dei volti degli operai anziani e della costante preoccupazione per il futuro occupazionale. Delio incarna la vera figura dell’intellettuale organico descritta da Antonio Gramsci, ovvero un intellettuale di tipo nuovo, diverso dal ceto intellettuale tradizionale che a seconda della contingenza può sposare indiscriminatamente la causa del progresso o della reazione, senza per forza diventare un tutt’uno con le masse popolari. L’intellettuale organico gramsciano nasce in seno alla classe operaia ed è un prodotto della lotta di classe, proprio come l’operaio-intellettuale Delio Fantasia, che forse è uno dei pochissimi intellettuali allevato nei conflitti sociali della fabbrica.

    Oltre i cancelli è il testo che tutti gli operai dovrebbero leggere, per capire da dove veniamo, cosa siamo e dove andiamo. Per tirare fuori la testa dall’acquario umano in cui il Mega Presidente Galattico vorrebbe vederci immersi, ora per sempre, a boccheggiare.

    Jason R. Forbus

    Cosa accade dietro i cancelli della Fiat? Cosa accade nella fabbrica più importante del Centro Italia? Come è cambiata l’organizzazione del lavoro e quali sono stati gli effetti delle controriforme del lavoro in questi ultimi trent’anni? Come sono cambiate le relazioni sindacali e i rapporti tra lavoratori e sindacati?

    Sulla Fiat di Cassino e sulla Fiat in generale sono stati scritti centinaia di libri, ma questo è il primo libro scritto da un testimone diretto, da un operaio generico, da uno delle tante migliaia di operai che ogni giorno varca i cancelli di uno degli stabilimenti della Fiat per lavorare in produzione, per assemblare automobili e per contribuire a quella che viene definita l’economia reale del nostro Paese.

    Non è un romanzo, e neanche un saggio o un’autobiografia, ma più semplicemente una raccolta di aneddoti e racconti, attraverso i quali si sviluppa l’esperienza di un lavoratore tra lavoratori, di un operaio tra operai, di uno sfruttato tra sfruttati, di un oppresso tra oppressi. Non è proprio un libro ma una specie di libro, un qualcosa di difficile catalogazione che ognuno di voi potrà etichettare come meglio crede.

    Per chi non ha mai messo piede in una grande fabbrica metalmeccanica, questo libro è l’occasione per entrarci con la mente, una sorta di virtual tour per visitare reparti, officine e linee di montaggio, o per conoscere capisquadra e operai che vi hanno lavorato e vi lavorano tutt’ora.

    Per i miei colleghi ed ex colleghi, invece, può essere l’occasione per ripensare a se stessi, per riflettere sul proprio passato, sui propri errori e sulle loro condizioni materiali sui luoghi di lavoro.

    Per gli storici locali può essere a mio modesto avviso un documento utile per definire la storia di un territorio, quello del basso Lazio, e per integrare i tanti studi sociologici che sono stati realizzati attorno alla Fiat di Cassino. Questo manoscritto intende contribuire alla conservazione della memoria collettiva di questa fabbrica.

    Per me, sì per me, è un diario confuso e disarticolato che ho scritto mentalmente durante le interminabili e alienanti otto ore di lavoro in fabbrica, che servirà a dare un senso ai miei trent’anni di fabbrica.

    Buona lettura.

    Delio Fantasia

    1

    Giuro, l’ho visto con i miei occhi. Sono testimone diretto dell’accaduto. Se me lo avessero raccontato, avrei stentato a crederci. Accadde più o meno a metà giornata, per l’esattezza a metà del primo turno di lavoro, quello che va dalle ore 6.00 alle 14.00. Io ero in catena di montaggio e con la coda dell’occhio vidi il mio collega in tempo reale a circa venti metri di distanza da me, mentre compiva quei gesti apparentemente normali.

    Accadde tutto con molta disinvoltura e naturalezza: a un certo punto, mentre stavamo lavorando, il mio collega posò l’avvitatore elettrico che aveva in mano, prese dalla tasca un pacchetto di fazzolettini di carta, ne estrasse uno, si pulì il naso, chiuse il fazzolettino riponendolo in tasca, posò il pacchetto di fazzolettini, dopo di che riagganciò l’avvitatore e riprese a lavorare. Ancora oggi, a ripensarci, provo una particolare ammirazione per quell’operaio, e a distanza di molto tempo posso dire di aver seguito tutto l’evento in diretta.

    Qualcuno di voi potrebbe dire: Beh, cosa c’è di straordinario? Soffiarsi il naso è un gesto normale, quotidiano, spontaneo, che tutti noi compiamo anche decine di volte al giorno.

    Già, ma provate a farlo quando la linea di montaggio della Fiat di Cassino è impostata a 480 vetture a turno. Provate a farlo quando dalla Fiat di Cassino esce un’automobile ogni 56 secondi e 25 centesimi. E provate a trovare il tempo di soffiarvi il naso quando il vostro ciclo di lavorazione è appunto di 56 secondi e 25 centesimi. Personalmente non ci sono mai riuscito: se mi cola il naso, io mi pulisco con il dorso della mano destra e con lo stesso dorso della mano mi pulisco il sudore della fronte quando fa caldo.

    Soffiarsi il naso costa circa venticinque secondi, che equivale a non realizzare metà del lavoro assegnato. Potrebbe voler dire una contestazione disciplinare e, in caso di recidiva, anche il licenziamento. In questo caso la capacità del lavoratore che perde venticinque secondi a soffiarsi il naso, sta nel recuperare quel tempo perduto, velocizzando tutte le successive operazioni per rimettersi al pari con la linea di montaggio. Una rincorsa contro il tempo che può durare anche più di un’ora per recuperare il ritmo della cadenza della linea di montaggio. È come se, con una canoa, cercaste di risalire la corrente di un fiume. Alla fine potreste anche riuscirci, ma lo sforzo è sovrumano.

    Ecco perché provai ammirazione per quel mio collega che, incurante dei ritmi di lavoro, della impressionante velocità della catena di montaggio e delle possibili conseguenze, ebbe l’ardire di soffiarsi il naso. In quel momento, a vederlo, sembrava Russel Crowe ne Il Gladiatore, sembrava una sfida al tempo, al mondo, al capitalismo selvaggio, alla vita. Certo, per rimettersi al pari con la propria postazione impiegò molto tempo, durante il quale dovette farsi il mazzo, ma in quei 25 secondi riuscì a respirare aria di libertà, ad essere se stesso, a essere un uomo libero, anche se per soli venticinque secondi. Non sembrava un operaio della Fiat. Tutto questo può sembrare assurdo per chi non ha mai lavorato in una catena di montaggio, ma vi assicuro che i tempi di produzione sono talmente ristretti che anche il solo starnutire più volte può comprometterti la giornata.

    Anche i ritmi di lavoro di dieci o quindici anni fa erano pesantissimi, ma storto o dritto riuscivi a trattare le saturazioni dei cicli di lavorazione sulle linee di montaggio, riuscivi a convincere i superiori a togliere qualche operazione dal ciclo di lavorazione, ad accampare qualche malattia per evitare certe postazioni più dure, a contestare sindacalmente la saturazione. Insomma, nonostante fosse pesante, la situazione era gestibile.

    Poi, intorno al 2005, nella nostra vita è subentrato un uomo che definire carogna è poco. Ha i tratti caratteristi del sadico, del perfido, di uno che non dorme la notte per elaborare teorie di organizzazione del lavoro che manco nei lager nazisti avrebbero avuto la spregiudicatezza di applicare. Nella nostra vita è entrato un asiatico, per la precisione un giapponese, il professor Hajime Yamashina, ultrasettantenne professore al Department of Precision Engineering dell’Università di Kyoto, ovvero il guru del post-toyotismo, quando già il toyotismo, di per sé, rappresentava l’apice dello sfruttamento nelle fabbriche. Tutti eravamo convinti che non saremmo andati oltre il toyotismo, finché non è arrivato lui, il professor Yamashina, inventore di un sistema di produzione che va, appunto, oltre il toyotismo.

    Il sistema da lui inventato, denominato WCM, ovvero World Class Manufacturing, spinge la contrazione dei tempi di saturazione delle lavorazioni verso limiti indefiniti. Prima, dieci o quindici anni fa, c’era un limite umano oltre il quale non ci si poteva spingere, perché per quanto efficiente e velocissimo, il lavoratore non poteva oggettivamente fare di più. Ma oggi, grazie a questo consulente assoldato dall’amministratore delegato Marchionne, il tempo delle lavorazioni può essere ulteriormente ristretto, così come gli spazi e, dice lui, gli sforzi. Faccio un piccolo esempio per capirci meglio: supponiamo che io sia addetto al montaggio delle spazzole tergicristallo e per svolgere le operazioni debba prelevare le spazzole da un contenitore e fissarle al parabrezza dell’automobile; ebbene, il professor Hajime Yamashina consiglia di avvicinare il più possibile il cassone con il materiale da montare e mantenerlo sollevato da terra ad altezza d’uomo, in modo che il lavoratore compia meno passi e meno piegamenti durante l’intera giornata, e in questo caso si risparmiano svariati centesimi di secondo a lavorazione. Fin qui nulla da ridire, se non fosse che il tempo risparmiato con questo correttivo non equivale a un minor sforzo per il lavoratore, ma deve essere impiegato per compiere altre operazioni, tipo montare anche lo specchietto retrovisore, in modo da essere totalmente saturo. Per il lavoratore, quindi, non si tratta di un minore sforzo, ma di un netto aumento del numero delle lavorazioni da compiere. Ora provate a moltiplicare il tempo risparmiato con questo banale espediente, ovvero avvicinare di un metro il cassone con il materiale da montare, e oplà, si perdono in un sol colpo un centinaio di posti di lavoro. Loro la chiamano ottimizzazione dei tempi e taglio agli sprechi, ma in realtà è solo un modo per aumentare la capacità produttiva con tagli dei tempi e del personale.

    Secondo un articolo de Il Sole 24 ore del 17 giugno 2010, questo guru sarebbe particolarmente schifato nel suo paese d’origine, il Giappone, perché dicono che il sistema da lui elaborato è troppo spregiudicato; e se il Giappone, ripeto il Giappone, ovvero il paese con la più alta produttività al mondo, ovvero il paese che ha esportato il toyotismo in tutto il mondo, ovvero il paese dove i lavoratori sembrerebbero più stakanovisti di Stakanov, ripudia questo sistema, vuol dire proprio che fa schifo! Il sistema WCM, per suo principio, non conosce limiti allo sfruttamento, perché è basato sulla lotta allo spreco dei tempi morti e dell’aumento costante della produttività, intesa come rapporto tra numero di pezzi prodotti e numero di ore lavorate.

    Sempre secondo Il Sole 24 ore, il WCM è collegato alla teoria della lean production, tradotto in produzione snella, ovvero di quell’insieme di principi, metodi e tecniche per la gestione dei processi operativi, che mira a (…) fare sempre di più con sempre di meno: produrre in meno tempo, meno spazio, utilizzando meno macchine possibili.

    Attenzione però. Yamashina non si limita a fornire consulenza e formazione per i vertici delle aziende che applicano il suo metodo, ma è lui stesso che verifica personalmente i risultati, attribuendo medaglie d’oro, d’argento e di bronzo alle aziende che concorrono a diventare WCM gold. Ed in base alle medaglie che attribuisce, i capisquadra e i dirigenti di quelle aziende premiate vengono ripagati con premi di svariate decine di migliaia di euro. Insomma, un sistema ben congegnato che non lascia nulla all’improvvisazione.

    Io questo professor Hajime Yamashina me lo immagino con il viso di Osho, quello delle profezie che impazzano su Facebook. Me lo immagino con un’infanzia difficile e senza entusiasmi, con un’adolescenza da emarginato sociale, con una vita adulta senza sesso, e con tanta voglia di rivalsa contro il mondo intero. Me lo immagino frustrato, angosciato, pieno di complessi di inferiorità, senza una donna, insomma, uno sfigato che con le sue teorie tende a punire l’intera umanità.

    Un giorno, se non muore prima, avrei desiderio di incontrarlo e parlarci. Solo per dirgli cosa penso di lui.

    2

    La prima volta che partecipai attivamente a un’assemblea sindacale era il 1991, tre anni dopo la mia assunzione. Era sul turno di notte, quello dalle ore 22 alle 6 del mattino. All’epoca le assemblee si tenevano a metà turno, e quella notte ci fu un’assemblea sindacale indetta dalla FIOM dalle 2 alle 3,30 di notte all’interno della sala mensa.

    A relazionare per la FIOM c’era una delle giovani e promettenti componenti della segreteria nazionale, tale Camusso Susanna, per discutere de i tempi delle donne nelle fabbriche metalmeccaniche. La relazione riuscì a sfiancare anche i più integerrimi sindacalisti, tanto che quasi tutti i lavoratori, tutti uomini, avevano la testa poggiata sui tavoli della mensa e dormivano. Anche all’epoca, nonostante avesse 27 anni in meno e fosse nel pieno delle energie, Camusso Susanna era particolarmente soporifera, monotonale, noiosa e ripetitiva, e alle 2 di notte lo era anche di più.

    Il copione prevedeva che Camusso avrebbe parlato per 40/45 minuti, nessuno sarebbe intervenuto, l’assemblea si sarebbe sciolta, e avremmo utilizzato il restante tempo per prendere un caffè, fumare una sigaretta o per continuare a dormire. Quando, al termine della relazione introduttiva, alzando la mano chiesi la parola, ci fu un risveglio immediato da parte di tutti, una specie di sussulto collettivo, e chi continuava a dormire fu svegliato con il gomito

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1