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Linguaggi e Narrazione: Per una analisi dinamica dei processi di frammentazione e simbiosi dal WEB 2*
e recupero della narrazione come resistenza ai processi di distruzione culturale.
Linguaggi e Narrazione: Per una analisi dinamica dei processi di frammentazione e simbiosi dal WEB 2*
e recupero della narrazione come resistenza ai processi di distruzione culturale.
Linguaggi e Narrazione: Per una analisi dinamica dei processi di frammentazione e simbiosi dal WEB 2*
e recupero della narrazione come resistenza ai processi di distruzione culturale.
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Linguaggi e Narrazione: Per una analisi dinamica dei processi di frammentazione e simbiosi dal WEB 2*
e recupero della narrazione come resistenza ai processi di distruzione culturale.

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About this ebook

Questo libro raccoglie e rielabora alcuni lavori e riflessioni del periodo 2006 - 2018 che ho avuto occasione di produrre per i miei insegnamenti nei master universitari.
Nel 2005 avevo introdotto nella scuola italiana le prime esperienza di podcasting, come sistema di apprendimento - insegnamento. Era impossibile parlare di questo nuovo medium (il podcast), senza  analizzarne la relazione con il linguaggio (le lingue parlate e scritte), le forme di narrazione e di comunicazione visuale e orale e gli specifici strumenti di cui si avvalgono. Perciò questo lavoro porta all’attenzione del lettore alcuni spunti di riflessione culturale, antropologica, psicologica e linguistica riguardo alcuni temi quali: la “specificità” di radio, podcasting e televisione; lo statuto di “ascoltatore” e di “spettatore”; gli specifici statuti dei linguaggi del cosiddetto WEB 2 e successivi (WEB 2*); le tendenze alla frammentazione della narrazione: l’inglobamento del soggetto in operazioni simbiotiche.
Il filo conduttore è che le analisi sui media devono essere svolte all’interno di un rapporto che si genera fra il soggetto e il linguaggio, mediato da uno strumento, da un organo di senso e da un contesto sociale e ambientale determinato.
L’intento è di spostare l’attenzione da un approccio statico, prevalentemente incentrato sul medium, a un approccio dinamico e dialettico, incentrato sulle relazioni che intercorrono e quindi sui linguaggi. Per questo il libro parla anche del recupero della narrazione come strumento educativo e come elemento strutturale di esistenza del soggetto in quanto tale. 
La trattazione non ha ovviamente la pretesa di essere esaustiva, poiché si tratta anche di un’occasione per sistematizzare alcune riflessioni e ricerche.
LanguageItaliano
Release dateMay 2, 2018
ISBN9788827599778
Linguaggi e Narrazione: Per una analisi dinamica dei processi di frammentazione e simbiosi dal WEB 2*
e recupero della narrazione come resistenza ai processi di distruzione culturale.

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    Linguaggi e Narrazione - Alberto Pian

    Indice

    Indice

    Introduzione

    Medium Uditivi e medium Visuali. Per un’analisi dinamica

    La profezia errata di Marshall McLhuan

    Dati statistici 2005 - 2017

    Medium caldi e medium freddi

    Radici radiofoniche del podcasting

    Segmentazione del pubblico e creazione di nicchie

    Radio e televisione: tendenze

    Comunità di parlanti, oralità, segmentazione

    Comunità e identità

    Paesaggio sonoro

    Radio e TV: statuti diversi

    Linguaggi e codificazione

    Spettatori e ascoltatori

    Che cosa significa questa osservazione?

    Rideterminare l’approccio ai media

    Il mediatore è il linguaggio

    Frammentazione narrativa e simbiosi dei linguaggi dal Web 2*

    Collaborazione diretta

    Il nuovo modello di business

    Le basi del modello simbiotico

    Integrare il pubblico e il privato

    Serbatoi multimdiali

    Il soggetto è lo strumento?

    Convergenza dei media

    La sfida della simbiosi mediatica

    Il recupero narrativo

    Comunicare Vs Raccontare

    Insegnare a comunicare o a raccontare?

    Appropriarsi degli strumenti narrativi

    Due forme di pensiero

    Frammentazione VS narrazione?

    Fra pubblicità (troppa) e poesia (poca).

    Perché è meglio un soggetto a disagio...

    Note

    Introduzione

    Questo libro raccoglie e rielabora alcune lavori e riflessioni del periodo 2006 - 2018 che ho avuto occasione di produrre per i miei insegnamenti in alcuni master universitari¹.

    Nel 2005 avevo introdotto nella scuola italiana le prime esperienza di podcasting, come sistema di apprendimento - insegnamento.

    Era impossibile parlare di questo nuovo medium (il podcast), senza  analizzarne la relazione con il linguaggio (le lingue parlate e scritte), le forme di narrazione e di comunicazione visuale e orale e gli specifici strumenti di cui si avvalgono. Perciò questo lavoro porta all’attenzione del lettore alcuni spunti di riflessione culturale, antropologica, psicologica e linguistica riguardo alcuni temi quali: la specificità di radio, podcasting e televisione; lo statuto di ascoltatore e di spettatore; gli specifici statuti dei linguaggi del cosiddetto WEB 2 e successivi (WEB 2*); le tendenze alla frammentazione della narrazione: l’inglobamento del soggetto in operazioni simbiotiche.

    Il filo conduttore è che le analisi sui media devono essere svolte all’interno di un rapporto che si genera fra il soggetto e il linguaggio, mediato da uno strumento, da un organo di senso e da un contesto sociale e ambientale determinato.

    L’intento è di spostare l’attenzione da un approccio statico, prevalentemente incentrato sul medium, a un approccio dinamico e dialettico, incentrato sulle relazioni che intercorrono e quindi sui linguaggi. Per questo il libro parla anche del recupero della narrazione come strumento educativo e come elemento strutturale di esistenza del soggetto in quanto tale.

    La trattazione non ha ovviamente la pretesa di essere esaustiva, poiché si tratta anche di un’occasione per sistematizzare alcune riflessioni e ricerche.

    Ringrazio il prof. Gino Roncaglia per la lettura preliminare e gli utili commenti ad alcune parti di questo testo nella sua prima versione del 2006.

    Medium Uditivi e medium Visuali. Per un’analisi dinamica

    La profezia errata di Marshall McLhuan

    Marshall McLuhan diceva che la radio era un medium caldo, caratterizzato da un’ alta definizione, perché si rivolge a uno solo dei cinque sensi. In questo modo ne può sfruttare le potenzialità al massimo fino a raggiungere, appunto, un’alta definizione. Al contrario considerava la televisione un medium freddo, cioè a bassa definizione perché, mettendo in gioco contemporaneamente diversi sensi, non può che fornire un’informazione poco pulita, poco chiara, se non equivoca.

    Sulla base di questa analisi, sembrerebbe che la radio debba essere considerata come il medium più potente. Lo stesso McLuhan sosteneva invece che il medium più potente fosse la televisione e che l’avvenire mediatico sarebbe stato proprio nelle mani dei medium freddi. In virtù di questa analisi, egli riteneva che la radio sarebbe scomparsa dalla scena, o ridotta a una posizione del tutto marginale.

    McLuhan scriveva queste cose nei primi anni sessanta. Bisogna perciò avere chiaro che cos’erano la televisione e la radio a quei tempi: né l’una, né l’altra avevano conosciuto le trasformazioni, di fondamentale importanza, che in seguito le caratterizzeranno.

    Che ne è dunque, oggi, di questa analisi e di questa previsione?

    In effetti, soprattutto ai nostri occhi di europei, sembrerebbe proprio che la profezia e l’analisi di McLuhan si siano realizzate. Ma se analizziamo invece le cose più in profondità ci imbattiamo in alcune sorprese che la ricerca sui medium radiofonici e televisivi non manca di evidenziare e che la successiva evoluzione del web e del podcasting potrebbe ulteriormente precisare.

    Dati statistici 2005 - 2017

    Per esempio le emittenti radiofoniche nel mondo alla fine degli anni ’90 erano stimate in circa 40.000 (in Italia circa 2.500), cioè un numero largamente superiore a quello dei canali televisivi (negli USA il rapporto era di 3500 emittenti TV per 11.000 radio). Inoltre, secondo tutte le ricerche e i dati statistici, l’ascolto della radio è andato ampliandosi e quindi non si è verificato, neppure nei paesi altamente industrializzati, un decadimento del fenomeno radiofonico. Per prendere solo il nostro paese, circa il 90% dei giovani fa largo uso di radio durante la giornata, un dato che soverchia di diverse lunghezze l’uso della televisione. Consideriamo anche che, secondo i dati statistici, la radio dispone di un pubblico molto più ampio della televisione e che radiofonia e televisione agiscono soprattutto in momenti diversi: l’ascolto radiofonico si abbassa notevolmente nelle ore serali, dopo aver toccato 35 milioni di ascoltatori (dati riferiti all’Italia, fonte: Federcomin),  quando quello televisivo cresce (le punte televisive massime in media viaggiano fra gli otto e i dieci milioni, Fonte: Auditel). Inoltre su scala planetaria per le popolazioni di interi continenti dell’Africa e dell’America Latina, l’ascolto della radio ha un ruolo centrale e largamente superiore a quello televisivo, anche per le condizioni economiche e il livello tecnico di molti paesi.

    A oltre dieci anni di distanza, con lo sviluppo impetuoso di Internet e dei canali sociali che ne è conseguito, gli ascolti radiofonici non sono affatto ridimensionati e, anzi, sono stazionari con circa l’83% della popolazione interessata e per la televisione sono a circa il 93% (Fonte: Censis 2017). Dati elevatissimi che riguardano l’insieme dei medium audio e video piuttosto che una lotta fra radio e televisione. In questo caso dobbiamo considerare che, per esempio, la popolazione preferisce, al 70% una diretta radiofonica a una televisiva. Più avanti affronteremo da un punto di vista sociologico e psicologico questo rilevante dato che adesso completiamo con quest’altro: nel 2007 si è confermata una tendenza che avevo previsto e di cui avevo parlato in questo saggio sulla credibilità fra radio e televisione, mostrando che il 70% degli italiani affidano una maggiore veridicità alle notizie radiofoniche piuttosto che a quelle televisive. Anche questo punto sarà trattato più avanti, quando parleremo di statuti specifici dei medium fondati sull’oralità rispetto a quelli fondati sull’immagine.

    Dunque, tutt’altro che un declino. La radio ha perso

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