Il concetto di Bisogni Educativi Speciali (BES) e caratterizzazione dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)
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Il profilo del docente, autonomia scolastica, metodologie e strategie per una didattica inclusiva Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
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Il concetto di Bisogni Educativi Speciali (BES) e caratterizzazione dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) - Serena Caracausi
(DSA)
CAPITOLO PRIMO
L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA DELL’ALUNNO DISABILE
Da alcuni anni è in atto un’opera di crescente sensibilizzazione per l’inserimento e l’integrazione delle persone disabili.
Nel sistema delle scuole italiane, sono stati attivati programmi al fine di integrare per quanto possibile, gli alunni disabili.
L’esperienza scolastica italiana è passata dalla logica dell’esclusione presente dalle origini del sistema scolastico italiano a quella dell’integrazione.
L’inserimento degli alunni diversamente abili nelle scuole di ogni ordine e grado e primariamente nella scuola dell’obbligo trova il suo fondamento nella Costituzione. In applicazione al principio di uguaglianza (art. 3) si impone alle istituzioni della Repubblica il dovere di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana
. Tale dovere non ricade solo sugli operatori scolastici per la realizzazione del diritto allo studio (art. 34), ma è collegato con il diritto alla salute (art. 32), all’educazione (art. 30 e 38), il diritto all’assistenza ed all’avviamento professionale (art. 38).
Sono pertanto coinvolti, unitamente al mondo della scuola, gli operatori sanitari, la famiglia, i servizi sociali.
Di fatto il riconoscimento della necessità dell’integrazione sociale, scolastica e lavorativa dei soggetti in situazione con handicap è stato piuttosto lento ed il processo di inserimento di alunni con handicap nel mondo della scuola è stato sancito nel 1977 con la legge n. 517.
La legge n. 517/77 ha delineato una nuova visione della scuola e l’ha rappresentata come comunità. L’art. 2 recita: Ferma restando l’unità di ciascuna classe, al fine di agevolare l’attuazione del diritto allo studio e la promozione della piena formazione della personalità degli alunni, la programmazione educativa può comprendere attività scolastiche integrative organizzate per gruppi di alunni della classe, oppure di classi diverse anche allo scopo di realizzare interventi individualizzati in relazione alle esigenze dei singoli alunni. Nell’ambito di tali attività la scuola attua forme di integrazione a favore degli alunni portatori di handicap con la prestazione di insegnanti specializzati assegnati ai sensi dell’art. 9 del dPR n. 970 del 31/10/75, anche se appartenenti a ruoli speciali o ai sensi del quarto comma dell’art. 1 della legge n. 820 del 24/09/71. Devono inoltre essere assicurati la necessaria integrazione specialistica, il servizio socio-pedagogico e forme particolari di sostegno secondo le rispettive competenze, dello Stato e degli enti locali preposti, nei limiti delle relative disponibilità di bilancio e sulla base del programma predisposto dal consiglio scolastico distrettuale. Il collegio dei docenti elabora entro il secondo mese dell’anno scolastico, il piano delle attività di cui al precedente primo comma, sulla base dei criteri generali indicati dal consiglio di circolo e delle proposte dei consigli di interclasse, tenendo conto, per la realizzazione del piano, delle unità di personale docente comunque assegnate alla direzione didattica nonché delle disponibilità edilizie e assistenziali e delle esigenze assegnate alla direzione didattica e delle esigenze ambientali. Il suddetto piano viene periodicamente verificato e aggiornato dallo stesso collegio dei docenti nel corso dell’anno scolastico. I consigli di classe si riuniscono almeno ogni bimestre per verificare l’andamento complessivo della attività didattica nelle classi di loro competenza e proporre gli opportuni adeguamenti del programma di lavoro didattico (Legge 517/77 n. 2)
.
Un altro intervento legislativo significante a favore della persona disabile è stata legge n. 104 del 1992. Tutti gli alunni in situazione di handicap (anche grave) hanno diritto a frequentare le classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado (scuola materna, elementare, media e superiore) ex art. 12 Legge 104/92. Si tratta di un vero e proprio diritto soggettivo esigibile: la scuola non può rifiutare l’iscrizione e se lo fa commette un illecito penale. Il diritto all’integrazione è garantito anche per l’asilo nido e l’università (art. 12 Legge 104/92).
L’attuale quadro normativo, evidenzia la possibilità di realizzare l’integrazione attraverso un preciso percorso che a partire dalla certificazione dell’Handicap fornisca elementi conoscitivi e progettuali per l’integrazione scolastica, attraverso la stesura di alcuni documenti quali la Diagnosi Funzionale, il Profilo Dinamico Funzionale ed il Piano Educativo Individualizzato.
La Diagnosi Funzionale. Per diagnosi funzionale si intende la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psico-fisico dell’alunno in situazione di handicap, al momento in cui accede alla struttura sanitaria per conseguire gli interventi previsti dagli artt. 12 e13 della legge n. 104/92
, essa viene redatta dal neuropsichiatra infantile, dal terapista della riabilitazione e dall’assistente sociale, e descrive analiticamente la compromissione dello stato psico – fisico dell’alunno in situazione di handicap.
Il Profilo dinamico funzionale (P.D.F.): è un documento conseguente alla diagnosi funzionale e preliminare alla formulazione del PEI. Con esso viene definita la situazione di partenza e le tappe di sviluppo conseguite o da conseguire. Mette in evidenza difficoltà e potenzialità dell’alunno. Viene redatto congiuntamente dagli operatori delle ASL, i genitori, il personale docente curriculare e specializzato e il dirigente scolastico.
Il Piano educativo individualizzato (P.E.I.): è redatto all’inizio di ogni anno scolastico dagli operatori delle ASL, dagli insegnanti curriculari, dal docente di sostegno, dall’operatore psico – pedagogico in collaborazione con i genitori, ed è sottoposto a verifiche ed aggiornamenti periodici.
Il PEI non coincide con il solo progetto didattico, ma consiste in un vero e proprio progetto di vita in cui vengono definiti gli interventi finalizzati alla piena realizzazione del diritto all’integrazione scolastica (art. 5 DPR 22/4/1994).
La programmazione individualizzata deve necessariamente tenere conto della programmazione della classe per poter permettere un’adeguata integrazione del disabile.
Conseguentemente il Collegio dei docenti potrà provvedere ad attuare tutte le azioni volte a promuovere l’inclusione scolastica e sociale degli alunni con disabilità, inserendo nel Piano dell'Offerta Formativa la scelta inclusiva dell’Istituzione scolastica e indicando le prassi didattiche che promuovono effettivamente l’inclusione (gruppi di livello eterogenei, apprendimento cooperativo, ecc.). I Consigli di classe si adopereranno pertanto al coordinamento delle attività didattiche, alla preparazione dei materiali e a quanto può consentire all'alunno con disabilità, sulla base dei suoi bisogni e delle sue necessità, la piena partecipazione allo svolgimento della vita scolastica nella sua classe.
Tutto ciò implica lavorare su tre direzioni:
1 Il clima della classe
Gli insegnanti devono assumere comportamenti non discriminatori, essere attenti ai bisogni di ciascuno, accettare le diversità presentate dagli alunni disabili e valorizzarle come arricchimento per l’intera classe, favorire la strutturazione del senso di appartenenza, costruire relazioni socio-affettive positive.
2 Adeguare gli obiettivi del disabile agli obiettivi della classe.
La progettualità didattica orientata all’inclusione comporta l’adozione di strategie e metodologie favorenti, quali il modello didattico per problemi, o il modello didattico per concetti, o ancora il modello della didattica breve o per obiettivi, che si