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Il rischio dell'eroe
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Il rischio dell'eroe

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La stella nera è stata allontanata , ma Ayden e i suoi amici non sono fuori pericolo. Quando lui e Merlino si rendono conto che la sua reputazione di spezzamaledizioni gli fa più male che bene, decidono di mettersi in viaggio, solo per essere catturati da degli assassini la mattina dopo. Hanno attratto l’attenzione di gente potente, e dovranno essere attenti e vigili per non diventare delle pedine.

Quella che inizia come una missione per chiarire un malinteso e scoprire i dettagli della scomparsa di un mago, ben presto diventa un’avventura di pericolo e magia, che metterà alla prova le capacità di Ayden, la saggezza di Merlino e il coraggio di un principe immortale. Affronteranno mostri, trappole letali, potenti nemici e ancor più pericolosi alleati.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateApr 14, 2018
ISBN9781547525614
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    Il rischio dell'eroe - Rain Oxford

    Riassunto della narrazione

    Ero il settimo figlio nato in una famiglia di famigerati stregoni, noti per la loro spietatezza e i poteri malefici. Nel mio mondo, i maghi usavano solo la magia della luce, e gli stregoni solo la magia oscura. Per la delusione della mia famiglia, per quanto mi sforzassi di causare caos e distruzione, riuscivo solo a usare magia della luce.

    Quando avevo lasciato casa mia per dimostrare di poter essere un potente stregone, avevo finito col liberare Merlino da una prigione magica. Merlino era un potentissimo mago di un altro mondo, che era stato maledetto. Oltre a perdere la magia e l’immortalità, era stato trasformato in un lupo. Col suo aiuto, avevo imparato ad accettare di possedere sia la magia che la stregoneria, e mi ero alleato a Magnus, uno dei maghi più potenti di Caldaca. Noi tre assieme avevamo esiliato i miei fratelli malvagi in un altro mondo. Il più giovane di essi, Thaddeus, era il meno terribile e avevo pensato che meritasse una possibilità di vivere in pace. In seguito si era redento ed era diventato un grande alleato.

    La gente di Caldaca ha dei limiti alla magia che può utilizzare. A parte maghi e stregoni, ci sono anche taumaturghi, che sono dei guaritori, incantatori, che usano la magia dell’illusione, negromanti, che controllano i morti, veggenti, che vedono il futuro, e i rari elementalisti, che controllano gli elementi.

    C’è un fenomeno per cui il settimo figlio di un settimo figlio e la settima figlia di una settima figlia hanno grande potere. Anche nei mondi privi di magia, persone simili hanno abilità speciali. A Caldaca, dove quasi chiunque possiede la magia, hanno un vantaggio ancora più grande.

    Vengono chiamati Sjau e possono potenzialmente utilizzare ogni genere di magia. Io sono uno di loro, per questo posso adoperare sia la magia della luce sia la magia oscura. Ho usato questo vantaggio per diventare uno spezzamaledizioni. Viene gente da molto lontano per essere liberata dalle loro maledizioni.

    Ciò non significa che sia un esperto nel farlo. Quando ho tentato di spezzare la maledizione di Merlino, ho finito per consentire a entrambi di scambiarci l’aspetto, così da diventare io un lupo e lui un umano. Cionondimeno, lui mi sta insegnando la magia di altri mondi, inclusa la magia dei draghi, perciò spero che esista una soluzione migliore.

    Mason, principalmente un mago/taumaturgo, è quello che sa di più tra tutti noi sui Sjau. Lui e la sua famiglia di maghi vivono con me, Merlino e Thaddeus al castello di Magnus.

    Anche mia zia Livia è una Sjau che possedeva sia la stregoneria che la magia della luce, ma ha rinchiuso i suoi poteri oscuri altrove. Sono rimasto sconvolto quando ho appreso che mio padre era stato innamorato di lei, e non di mia madre. Purtroppo, sua madre gli aveva proibito di stare con lei e lui aveva finito per sposare mia madre. Tutto a causa del potere.

    Mia madre, Ilvera Dracre, è la stregona più malefica che conosca. Ha manipolato tutti e ha cercato più volte di rubare il potere dei Sjau. Abbiamo finito per usare la cosa a nostro vantaggio quando abbiamo dovuto sconfiggere un avversario ancora più potente.

    Baltezore era un nemico del passato di Merlino che si era scoperto essere un antico drago privato della sua vera forma da altri draghi. Stava cercando un uovo molto speciale, che conteneva il primo drago femmina a nascere in oltre mille anni. Tutta la magia di Caldaca era prodotta da un drago ancora più antico di Baltezore, e quel drago stava morendo. La sua magia doveva essere passata alla femmina così che lei potesse sostenere il mondo. Baltezore voleva quel potere, ma noi ne avevamo bisogno.

    Quando scoprimmo che stava lavorando con Ilvera, permettemmo a lei di prendere i nostri poteri, sapendo che si sarebbe subito rivoltata contro di lui. Convincere tutti i Sjau a lavorare assieme fu difficile, alcuni di noi erano dalla sua parte, tanto per cominciare. Kalyn, incantatrice e mutaforma, era un perfetto esempio di quanto sapesse essere infida Ilvera: le aveva lanciato un incantesimo d’amore per renderla obbediente a Sven. Sven a sua volta obbediva a Ilvera perché lei aveva rapito sua moglie. Dopo parecchio lavoro, riuscimmo a formare un fronte unito e fingere di cadere nella sua trappola.

    Tutto andò secondo i piani finché non arrivò il momento di riprenderci la nostra magia.

    Per fortuna, possedevo una pietra della galassia, che avevo scoperto essere il cuore di un drago, infusa nel cristallo del mio bastone. Tutte le pietre della galassia hanno potere sui draghi, ma ognuna fa qualcosa di diverso. La mia può rendere pacifico un drago o chiederne l’aiuto. Posso anche evocare il drago dal cui cuore la mia pietra è stata creata, o invocarne il potere. Di rado faccio una delle due cose, perché consumano pericolosamente le mie forze.

    Con l’aiuto dei draghi e di tutti e quattordici i Sjau al lavoro assieme, riuscimmo a sconfiggere Ilvera e recuperare la nostra magia. La stella nera, un enorme buco nel cielo che si era formato quando l’antico drago era morto, si chiuse prima di aver fatto troppo danno. La magia era salva.

    Prologo

    C’era una volta uno splendido regno, i cui abitanti erano felici e ben nutriti. Il re e la regina erano molto amati. L’unica cosa a mancare nelle loro vite era un figlio. A ogni anno che arrivava e se ne andava, la coppia reale perdeva sempre più la speranza di riuscire mai ad avere dei bambini. Iniziarono a cercare l’aiuto dei taumaturghi, ma invano.

    Infine, una veggente era andata al loro castello e aveva detto loro che avrebbero avuto un figlio se avessero trovato un tesoro molto speciale. La veggente aveva perfino dove trovare esattamente quel tesoro. Quando la coppia si era recata da una famiglia di stregoni, aveva scoperto di essere attesa. Assieme al tesoro, la stregona aveva dato loro una pozione che la regina doveva bere e promesso che un bambino in salute avrebbe presto benedetto le loro vite.

    Ovviamente la regina esitava a dare ascolto a una stregona, ma decise che valeva la pena rischiare. Nove mesi dopo, avevano avuto uno splendido bambino. Era il figlio perfetto e aveva dato loro grande gioia. Poi, il giorno del suo quinto compleanno, la veggente era tornata al castello e aveva detto al re e alla regina che loro figlio era destinato a qualcosa di grandioso, ma prima avrebbe affrontato un tremendo pericolo.

    Il re e la regina avevano rinforzato il castello con i più forti incantesimi e non perdevano mai di vista il figlio. Per anni, le loro vite furono meravigliose. Poi la magia iniziò a scemare nel mondo e le difese del regno si indebolirono.

    Il principe era coraggioso e puro di cuore, perciò, quando il regno era stato attaccato, si era reso conto di dover fare qualcosa per proteggerlo. Con il poco di magia che gli restava, era uscito di nascosto dal castello e si era imbarcato in una missione per scoprire perché la magia stesse morendo e salvarla.

    Purtroppo, era tornato sconfitto e deluso. Il re e la regina erano stati talmente felici di riaverlo a casa vivo e vegeto da indire dei festeggiamenti. I sudditi privi di magia avevano gioito e messo da parte le loro paure.

    Quello che non sapevano era che altri due regni si stavano preparando a rovesciare il loro. Il pacifico regno era stato attaccato senza pietà, e il principe mortalmente ferito. Con l’aiuto di erbe e pozioni guaritrici, era vissuto per due giorni, ma, senza alcun potente taumaturgo rimasto, non c’era speranza. Solo l’amore per i suoi genitori gli dava forza.

    Quando un buco nero si era spalancato in cielo e il sole era diventato rosso, tutto il regno aveva pensato che fosse stato perché il principe stava morendo. Con l’aiuto di sua madre, il ragazzo si era alzato ed era andato alla finestra per poter osservare lo strano fenomeno. «La magia è scomparsa per sempre?» aveva chiesto debolmente.

    «Non lo so», aveva risposto sua madre.

    «Mi dispiace non essere riuscito a salvarla».

    «Non era una tua responsabilità. Avrei dovuto essere io a proteggerti, e ho fallito».

    Mentre il principe faceva il suo ultimo respiro e chiudeva gli occhi, il buco nero aveva iniziato a rimpicciolirsi. Proprio prima che collassasse, delle abbaglianti schegge di luce, come stelle in miniatura, ne erano scaturite. Una di esse era volata attraverso la finestra aperta e aveva colpito il principe al petto. Aveva riempito la stanza di luce brillante e, quando questa si era dissolta, le ferite del principe erano guarite davanti agli occhi di sua madre.

    Nei giorni successivi, nessuno nel regno era riuscito a credere alla guarigione del principe, neanche il principe stesso. Erano a stento passati cinque giorni quando aveva messo accidentalmente la mano nel fuoco, restando del tutto illeso. Aveva deciso di essere diventato invincibile e, quando aveva messo alla prova la sua teoria, l’aveva confermata più e più volte.

    La magia era tornata a Caldaca, e il giovane principe era più forte che mai.

    Solo un mese dopo, un potente stregone aveva fatto irruzione nel castello, distrutto tutte le sue difese e rubato il tesoro che la veggente aveva fatto ritrovare al re e alla regina. La coppia reale non aveva mai detto al principe cosa fosse quel tesoro, ma era convinta che, senza di esso, il principe sarebbe stato loro tolto.

    Una volta ancora, il principe si era allontanato dal castello con una missione, stavolta quella di sconfiggere lo stregone. Anche col cavallo più veloce del regno, gli ci era voluta la metà di un mese per trovare e raggiungere il castello oscuro. Non era stato accolto da un esercito malvagio o da una maledizione maligna. Piuttosto, sembrava che nessuno fosse stato al castello per anni. Il principe era passato dalla porta ed era rabbrividito per il freddo nell’aria densa.

    «Salve?» aveva detto. «Stregone? Sono qui per riprendere il tesoro della mia famiglia! Se me lo restituisci pacificamente, me ne andrò senza darti problemi».

    Non c’era stata risposta.

    Il principe aveva studiato la stanza impolverata e trovato qualcosa sotto una coperta sbiadita, qualcosa che era freddo al tatto. Curioso, aveva tirato via la coperta e scoperto uno specchio, alto quasi il doppio di lui e largo quattro volte tanto. «Inquietante», aveva sussurrato. Con la coda dell’occhio aveva colto del movimento e aveva iniziato a voltarsi. Lo specchio aveva scricchiolato. Istintivamente, il principe aveva alzato le braccia, ma non aveva potuto fare nulla per impedire che lo specchio gli finisse addosso, con il lato riflettente rivolto verso il basso.

    Ma non era stato schiacciato dall’enorme oggetto. Invece si era ritrovato all’improvviso in piedi nel buio, da solo. Lentamente, aveva abbassato le braccia e tentato di dare un senso a ciò che lo circondava. Il suo primo pensiero era stato che si trattasse di una foresta, ma non del genere che cresceva nella sua terra natale. Gli alberi sembravano morti e mutati, con orribili rami contorti e menomati. La neve copriva il terreno e il freddo pungente penetrava i suoi abiti come se non ne avesse avuti affatto. Oltre al calore corporeo, gli risucchiava la speranza e la gioia. Anche se il principe non aveva mai conosciuto prima un tale sentimento di angoscia, era coraggioso e dotato di senso pratico, perciò si era concentrato sul cercare una via di uscita.

    Tra gli alberi aveva trovato oggetti che di certo erano stati apprezzati, come gioielli e giocattoli di bambini, ma tutto era eroso, come se fosse stato perso da anni… o come se il regno oscuro avesse estratto da loro l’amore.

    Il principe era nervoso e il suo coraggio aveva iniziato a vacillare. L’aria fredda e stantia gli era penetrata fin nelle ossa. A quel punto faceva così freddo che non riusciva a fare un altro passo, ma sapeva che, se si fosse arreso, presto sarebbe stato perduto come la bambola ai suoi piedi. Riusciva a sentire il freddo dirigersi verso il suo cuore.

    E poi aveva trovato uno specchio. Non rifletteva la sua immagine, era del tutto scuro. Aveva studiato l’enorme oggetto, che era un bel po’ più alto e largo di lui. Sapeva che si trattava di una via di uscita dalla foresta, ma al di là di esso vi era l’ignoto, e questo lo spaventava di più del freddo e del buio.

    Il netto suono di un rametto che si spezzava l’aveva spaventato, e si era voltato. I suoi occhi gli avevano detto che era solo, che lo era stato fin dal suo arrivo. Qualcos’altro gli diceva diversamente. Un leggero scricchiolio gli aveva fatto abbassare lo sguardo sul punto in cui una grande impronta si era formata nella neve. Era l’impronta della zampa di un animale, lunga quanto il suo braccio.

    Un’altra si era formata davanti alla prima.

    Il principe era caduto all’indietro ma, invece di finire sulla morbida neve, era atterrato su dura pietra. Era in un’altra stanza, dall’altra parte dello specchio che aveva visto nella foresta. Sotto di lui c’era uno strano tessuto che non riconosceva. Si rese conto che era stato sopra lo specchio, impedendogli di vedere la stanza. Si rimise in piedi. Attraverso lo specchio vedeva le impronte avanzare lentamente.

    Per la prima volta nella sua vita, gli mancò il coraggio. Invece di estrarre la spada e combattere la creatura, scappò. L’unica via d’uscita dalla stanza era una scalinata. Nella stanza c’erano delle casse, ma non c’era modo di sapere cosa contenessero, e non aveva tempo di cercare un nascondiglio tra esse. Per fortuna, la porta non era chiusa, e si ritrovò in un corridoio. C’erano una scalinata e un’altra porta. Decise di usare quest’ultima, che lo condusse a una stanza con un fuoco scoppiettante.

    Era arredata in modo spartano, con due sedie imbottite di fronte al fuoco, una credenza, un tavolo, un tappeto decorativo in terra e una libreria. Le pareti erano di mattoni, il pavimento di legno, e c’erano solo due porte, una delle quali era quella da cui stava entrando. La cosa più colorata nella stanza era una grossa tenda marrone. Un dipinto alla parete di un teschio da cui usciva della nebbia e un vecchio libro di magia suggerirono al principe che quella fosse una casa di magia oscura.

    Il rumore di vetri infranti nel seminterrato sotto di lui lo fece sobbalzare, e si affrettò a chiudere la porta.

    «Avresti dovuto coprire lo specchio», disse una voce dolce dietro di lui. Stavolta urlò e si voltò, vedendo una ragazzina di circa dodici anni, con lunghi capelli neri e profondi occhi verdi. Indossava una semplice veste bianca, sporca sugli orli, ed era a piedi nudi. «Sembra che qualcosa ti abbia seguito quando ne sei uscito».

    «Chi sei? Non sei lo stregone che ha rubato il mio tesoro di famiglia».

    «No, non lo sono. Ti stavo aspettando, Yuri Romanus. Io sono Alice. Per prima cosa, ti racconterò una storia, e poi faremo un gioco».

    Capitolo 1

    «Ayden, svegliati», disse Merlino. Fu l’asprezza del tono, non il volume della sua voce nella mia testa, a farmi svegliare di soprassalto.

    «Sono sveglio!» urlai, spaventando lo sconosciuto di fronte a me.

    «Sì, lo spero bene», disse questi, rivolgendomi un’occhiata di avvertimento.

    La ignorai.

    Ero nella sala del trono con Merlino, Mason e mio fratello. La famiglia di Mason era partita due giorni prima per raccogliere le loro cose da casa loro, perciò c’eravamo solo io e Mason a spezzare le maledizioni di coloro che venivano da noi. Mason si occupava di quelle piccole, ma la maggioranza delle persone che avevano fatto quel viaggio per cercare lo spezzamaledizioni l’avevano fatto perché un mago non era sufficiente. Pertanto, la fila di gente che attendeva fuori impaziente di farsi togliere una maledizione era più lunga di dove arrivasse il mio sguardo.

    L’uomo davanti a me non aveva un caso particolarmente interessante, e dopo un po’ tendevano a confondersi tutti. «Quindi, solo per chiarire, hai rubato cinque volte le pecore di uno stregone perché continuavano a vincere la fiera del villaggio, e lui ogni volta se le è riprese senza infliggerti alcun genere di punizione. Poi, la sesta volta che le hai rubate, ti ha maledetto per renderti allergico alla lana».

    «Sì, è quello che ho detto, ora spezza la maledizione».

    «No. Andresti a rubare di nuovo le pecore».

    «Non è giusto che vincano ogni volta».

    «Hai mai pensato che vincano perché lo stregone si impegna molto a prendersene cura?»

    «E allora?»

    «E allora non lo farò. Trova un altro modo per guadagnarti da vivere. Ti suggerisco la gilda dei ladri».

    «Non è giusto! Avrebbe dovuto avvisarmi che intendeva maledirmi!»

    «Sei fortunato che abbia fatto solo quello e che non lo abbia fatto prima che tu gliele rubassi per la sesta volta».

    «Non sei un re, sei uno spezzamaledizioni! Non è compito tuo dirmi cosa è giusto e cosa è sbagliato!»

    «No, era compito di tua madre, perciò torna a casa e chiedile che cosa hai sbagliato».

    «Spezza questa maledizione!»

    «No».

    «Sei un imbroglione! Non sai spezzarla!»

    Feci roteare gli occhi. «Thaddeus, ti serve un altro ratto per le tue pozioni?»

    «Certo, ma è un po’ sovrappeso. Lo terrò nel sotterraneo per un mese finché non sarò pronto per lui».

    L’uomo sbiancò e corse via. «Era quello che pensavo. Mason, chi è il prossimo?»

    Mason controllò la sua pergamena. «Il prossimo è un uomo che ha tradito sua moglie. Poi sua moglie ha assoldato uno stregone per fargli rimpicciolire il…» Si interruppe e si mise a ridere.

    «Grandioso. Un altro».

    «Capisco che tu voglia usare il tuo dono per aiutare la gente», disse Merlino, «ma quand’è stata l’ultima volta che ti ha reso felice

    «Ha importanza? Pensavo che aiutare la gente fosse lo scopo, non essere felice».

    «Se spezzare maledizioni non ti rende felice, allora è un lavoro, e ti serve di prenderti del tempo libero per fare cose che ti rendono felice. Non puoi salvare un villaggio da un incendio mentre tu stesso stai annegando nel fiume».

    «Hai ragione, non sono un elementalista. Penso che il motivo per cui non sono felice a far questo è che non mi sembra di essere d’aiuto. La maggior parte delle persone che vengono qui si sono meritate la maledizione che è stata lanciata loro, o anche di peggio. Coloro che davvero hanno bisogno del mio aiuto sono quelli che non possono viaggiare». Mi alzai. «Hai ragione, Merlino. Non posso continuare così. Da adesso in poi, lo spezzamaledizioni viaggerà, e continuerò a cambiare il colore della mia veste per nascondermi».

    «E dove andrai?» chiese Mason.

    «Dovunque, in ogni luogo».

    «Dovrei venire con te», disse Thaddeus.

    «Io non posso perché i miei genitori non saprebbero dove sono. Tuo padre si è preso lo specchietto magico quando abbiamo sconfitto Ilvera», disse Mason.

    L’espressione di Thad era di conflitto. «In quel caso… dovrei restare, perché Mason non può usare la stregoneria e ha bisogno del mio aiuto più di te».

    «Capisco», dissi.

    «Ne dubito seriamente», obiettò Merlino.

    «Cosa? Mason e Thaddeus sono buoni amici».

    «Sì, sono davvero ottimi amici».

    «Sai qualcosa che non so?»

    «Assolutamente sì. Cionondimeno, sospetto che avresti difficoltà a sfuggire dal castello».

    «Ci trasporterò».

    «Onon ti riconoscerebbero come un piccolo lupo bianco».

    «Se vuoi convincermi a cambiare forma, chiamarmi piccolo non è il modo migliore per farlo». Andai nella mia stanza e iniziai a fare i bagagli con le cose di cui avevo bisogno. Avrei voluto prendere tutti i miei libri, ma non potevo certo portarmeli dietro. C’erano vantaggi e svantaggi nel viaggiare. D’altra parte, anziché leggere del mondo, avrei potuto esplorarlo.

    Avevo chiesto a Merlino se conoscesse un incantesimo per poter rimpicciolire i miei libri in modo da poterli portare tutti, ma aveva risposto che l’energia necessaria per farlo mi avrebbe reso inutile per qualunque altra cosa.

    A parte ciò che indossavo, gli unici altri vestiti che presi furono due maglie extra, un unico paio di pantaloni e il mio ultimo paio di calze. Appena lo presi dall’armadio, Capra fece irruzione e cercò di togliermelo. «No, Capra, ti ho già dato un calzino oggi!»

    Capra belò e mi girò attorno, cercando di strapparmelo dalle mani.

    «No, Capra! Vai a mangiare i calzini di Thad!»

    Belò di nuoto e mi morse lo stivale. «Thaddeus!»

    «Avrò una cena a base di capra prima che partiamo per la nostra avventura?» chiese Merlino dall’ingresso.

    Come se avesse potuto sentirlo, la capra si tuffò sotto il letto per nascondersi.

    «Oh, adesso l’hai spaventata. Che hai fatto? Non ha mai avuto problemi con te prima».

    «Potrei averle fatto uno scherzetto innocente».

    «Perché?»

    «Mi ricorda un po’ Vactarus».

    «In che modo?»

    «Perché Vactarus è un vecchio caprone».

    Mason bussò sulla porta aperta. «Volete che vi trasporti? Ormai dovrebbe essere sicuro».

    «Mio padre ha detto che Ilvera non sarebbe più stata un problema per noi». Le protezioni che Thaddeus e il più anziano dei miei zii mi avevano tatuato addosso si erano consumate da tempo. «Che ne pensi, Merlino?»

    «Mi fido di tuo padre quando dice che sei al sicuro da Ilvera. Tuttavia, se la tua intenzione è quella di imparare, esplorare e spezzare maledizioni, trasportarti non è il modo giusto. La vita è un viaggio, non una destinazione».

    «Lo dici solo perché vuoi che mi prenda la maledizione?»

    Lui si sedette, facendo una smorfia di delusione. «Certo che no. Non dovresti pensare così male di me. D’altra parte, è passato parecchio tempo dall’ultima volta che ho potuto usare la magia, e dovresti cercare di essere un lupo per un po’».

    Sospirai. Ero stato un lupo una volta sola, ma non era stato piacevole. Merlino aveva vissuto da lupo per un anno. Come poteva essere giusto nei suoi confronti? «Va bene. Ma dovrai portare le nostre cose».

    Lui rise. «Molto bene».

    «Mi mostrerai come farlo io?»

    «Credo sia simile al modo in cui hai imparato a parlare telepaticamente con me, nel senso che è qualcosa che dovrai imparare da solo».

    Finii di fare i bagagli e poggiai la borsa, la bacchetta e il bastone accanto alla porta. «Che farai per i vestiti?»

    «Posso usare quelli di Magnus».

    Chiesi a Mason di prenderne qualcuno e lui accettò con riluttanza. Dopo aver trovato una lettera nella stanza del mago defunto, nessuno ci era più entrato. Capra lo seguì. Mi tolsi i vestiti, non volendo strapparli o ritrovarmici annodato dentro. «Posso essere un lupo più grosso? È una cosa magica?»

    «Non sono certo di come funzioni».

    «È perché sono meno potente di te?»

    «Se è così, allora le dimensioni di Gmork indicano che è molto più potente di me».

    «Tu sei stato istruito dai draghi, però. C’è qualcosa che potrebbe averlo reso più potente?»

    «Ci sono dei modi. Devi incrociare il mio sguardo».

    Mi inginocchiai davanti a lui e feci come aveva detto. Prima che potessi mettere in dubbio la mia decisione, la stanza si mise a girare e sentii una tensione formarmisi nel petto. Sapevo di star provando dolore, che le mie ossa si stavano spezzando e riformando, i miei muscoli si stavano estendendo e mi stava spuntando la pelliccia su tutto il corpo, con un prurito che avrebbe potuto far impazzire un uomo, ma lo sentivo come se fosse stato tutto un sogno. Era un bene: non pensavo sarei riuscito a sopportare l’agonia che avevo provato la prima volta.

    Quando fu finita, mi resi conto di aver tentato di artigliarmi il petto nel tentativo di alleviare il prurito, perché Merlino mi stava tenendo lontane le zampe. Era di nuovo un uomo, con addosso la mia veste dei Rynorm. Aprii istintivamente la bocca per chiedergli quanto tempo ci fosse voluto, ma ne ricavai solo un suono roboante e mi morsi la lingua.

    «Stai bene?» gli chiesi nella mente.

    «Sì», rispose lui a voce. «Diventa ogni volta più facile. Ricordi come stare in piedi?»

    Mi misi con cautela sulle quattro zampe. Non erano deboli, nonostante l’energia necessaria per la trasformazione. Mi ci vollero un po’ di prove per camminare, però, il che fu strano. Dopo aver conosciuto Merlino per un anno, non credevo sarebbe stato così difficile imitarlo.

    Mason e Thaddeus tornarono mentre stavo iniziando a capire come fare. «Wow! Non è così che mi aspettavo che sembrassi da lupo», disse Mason.

    «È esattamente quello che mi aspettavo io», disse Thaddeus con un sorrisino.

    Diversamente da Merlino, i cui capelli avevano lo stesso colore della sua pelliccia, io ero un lupo bianco come la neve. Ringhiai a Thaddeus, facendolo ridere. «Non sei grande abbastanza da fare minacce».

    «Io eviterei di prenderlo in giro per le sue dimensioni, se fossi in te», sussurrò Mason. Mio fratello impallidì.

    «Che vuol dire?» chiesi a Merlino.

    «Non ci pensare, non avevano intenzione di fartelo sentire».

    Mason arrossì. «L’ha sentito?»

    «I lupi hanno un udito eccezionale, tra le altre cose».

    «Oh… dimenticavo che ho quella cosa da fare», disse Thaddeus, andandosene in fretta.

    «Giusto, e io devo essere in un’altra stanza a fare un’altra cosa», disse Mason, correndogli dietro.

    «Cosa è appena successo

    «Un giorno lo capirai, con un po’ di fortuna. Hai parlato con Kalyn di recente?»

    «No», mentii. «L’ultima volta che l’ho sentita, stava cercando la sua famiglia. Perché

    «Nessun motivo».

    Non mi credeva.

    Merlino si vestì e

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