Alcune volte
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Disoccupata. Al verde. Damigella d'onore.
Tutte (sfortunatamente) parole che descrivono Em Hayes.
Senza opportunità di lavoro a San Francisco, Em cede alla promessa di sua madre di alloggio gratis e torna a casa. La sua migliore amica, Nikki, non potrebbe essere più eccitata. La laurea di Em in Organizzazione di Eventi sta prendendo polvere, e quale miglior modo di metterla in uso se non organizzare il matrimonio di Nikki?
C'è solo una piega in quel piano: Cole Connors. L'ex coinquilino delle ragazze. E parte della ragione per cui Em non è tornata dal giorno della laurea al college.
Em non è mai riuscita a dimenticare Cole - o quanto vicini fossero prima che lei lo mettesse da parte e se la desse a gambe. Nemmeno Cole ha mai dimenticato Em - ma negli ultimi due anni lei non gli ha dato altra scelta che provare.
E, stando a Nikki, non c'è accoppiata migliore per organizzare il matrimonio dei suoi sogni.
Di solito Em è brava a soffocare sentimenti confusi, ma stare di nuovo intorno a Cole li riporta tutti in superficie.
E questa volta, non è sicura di voler scappare.
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Alcune volte - Jennifer Ellision
Alcune
Volte
∞
Jennifer Ellision
UNO
EM
Qualcuno mi schiaffeggia il viso con un asciugamano caldo mentre esco dalle porte dell’Aeroporto Internazionale di Fort Lauderdale-Holliwood.
No, aspetta; è soltanto l’incredibile umidità della Florida.
I miei piedi si fermano a bordo strada con un sospiro, scrutando il traffico in arrivo in cerca del mio passaggio. Dio, già mi manca San Francisco. Avevo davvero attraversato il paese in una lattina sopravvalutata per arrivare qui? Avevo davvero sofferto per cinque ore al fianco di un vicino di sedile logorroico e un bambino urlante per vitto e alloggio gratis da mia madre?
Noto una moneta da cinque centesimi a faccia in giù a terra e la muovo con l’alluce con noncuranza finché si gira. Sorridendo, prendo la moneta sporca, allungando la mano in borsa per prendere il portafogli. Il mio portafogli triste e molto vuoto. Lascio cadere i cinque centesimi nella tasca delle monete al fianco di uno scontrino appallottolato.
Il mio conto in banca non è migliore. È più probabile che si riempia di rotolacampi che con un deposito diretto.
Per cui, già. Sono qui per vitto e alloggio gratis da mia madre. Le mie prospettive lavorative si erano rimpicciolite in California e il mio lavoro part-time non mi permetteva più di arrivare a fine mese dopo che la mia coinquilina si è trasferita. Avevo venduto o donato praticamente tutto quello che avevo per venire qui, rifiutandomi di prendere i soldi di mia madre per il biglietto. Il senso di colpa già mi pizzica per essermi arresa alle sue preghiere di tornare a casa. Non ho bisogno del peso di un biglietto aereo da aggiungere sulle mie spalle.
Sono disoccupata tanto quanto lo ero ad ovest ma, se Dio vuole, cambierò presto la situazione. Prima che cominci a sentirmi davvero patetica.
Il suono odioso di un clacson interrompe quella che prometteva essere una festa della commiserazione davvero stellare.
"Em! EM!" La mia migliore amica sbuca dall’auto del suo fidanzato, salutando mentre si districa nel traffico dell’aeroporto verso di me. Nikki saluta selvaggiamente, i suoi ricci a cavatappi turbinano nella brezza calda.
Non sono pronta a questo.
Penso brevemente alla mia camera a San Francisco: silenziosa, calma.
E solitaria.
Sistemo il mio borsone sulla spalla e mi districo tra le auto e le persone verso la sedan blu scuro. Con il suo fidanzato ancora alla guida, Nikki salta fuori dalla macchina e mi attira in uno stretto abbraccio. È più bassa di me di una testa intera e io poso il mento sulla sua testa. Fa quasi troppo caldo per il contatto, ma che diavolo? Ricambio l’abbraccio con ardore. Non è tanto male all’ombra del cavalcavia dell’aeroporto.
La mia vita ad ovest non aveva molti inconvenienti, ma a volte essere a tre fuso orari di distanza dai miei amici e familiari si qualificava come tale.
Ehi, Em.
In contrasto, il saluto di Ron è molto più calmo, anche se mi dà un veloce abbraccio e prende la mia borsa per metterla nel cofano.
"Ehi, Dottor Ron," lo prendo in giro, sedendomi nel sedile posteriore.
Sono ancora in tirocinio, Em,
dice Ron, chiudendo la porta e portando la macchina di nuovo nel traffico. Alza cordialmente la mano al vigile che ci fa segno di proseguire. Non sono ancora un dottore.
Ignoralo. È brillante e lo sanno tutti.
Nikki muove con noncuranza una mano alla modestia di Ron e un bagliore coglie la luce.
Le afferro la mano e la tiro verso di me.
Oh, giusto! Non l’avevi ancora visto di persona.
Agita eccitata le dita nella mia mano.
Non lo vedrò comunque se non stai ferma.
Lo avevo visto su Facebook, ovviamente. E nei messaggi, nelle videochiamate, su Instagram, i blog – praticamente, se c’era un modo per documentare il cammino di Nikki verso la beatitudine matrimoniale, lei l’aveva trovato. L’anello è carino. Un semplice, piccolo solitario.
Nikki sarebbe stata felicissima anche di un anello portachiavi se Ron glielo avesse dato.
Lascio andare la sua mano. È bellissimo, Nik.
Grazie,
trilla lei, facendo resistenza contro la cintura per dare un bacio sulla guancia a Ron. Lui sorride e cambia strada.
"Sono così eccitata che tu sia a casa, dice lei.
Non so come avrei fatto a organizzare questo matrimonio senza la mia damigella d’onore."
Giusto. A questo proposito.
Intreccio le dita e rigiro i pollici. Temevo questo momento. Non sono sicura di essere necessariamente la migliore—
Lei si volta nel sedile così velocemente che farebbe venire un colpo di frusta alla ragazza di Poltergeist. Emmeline Hayes. Non ti azzardare a dirmi che non sarai la mia damigella d’onore.
"Per il bene di tutti quelli in questa auto, per favore non dirlo," borbotta Ron.
"Non sto dicendo questo. Enfatizzo con cautela, in caso Nikki provi a darmi fuoco con la sua vista laser.
È solo che dovrei davvero cercare un lavoro mentre sono qui."
Lei sembra ancora intenta ad uccidermi con la mente.
Voglio solo dire che non credo avrò molto tempo per aiutare con l’organizzazione. Cercare un lavoro, sapete com’è.
E non voglio restare qui fino al matrimonio. Non hanno nemmeno ancora deciso una data. L’idea dell’organizzazione di un matrimonio si allunga all’infinito, con una fine indeterminata. La Florida è una situazione temporanea, solo quello. Sono qui fino a quando troverò un altro lavoro. Un lavoro ovunque tranne qui.
Oh!
La sua espressione si spiana. Non preoccuparti. Ho un piano per quello.
Un piano. Grandioso. Un breve riassunto dei piani
di Nikki durante il college mi attraversa la mente come le pagine di un libro.
E il viso di Cole è su ogni. singola. pagina.
C’è un’altra ragione per la quale non sono tornata a casa per anni. Essere qui significa che dovrò vederlo di nuovo. E il modo in cui abbiamo lasciato le cose... diciamo solo che non sono sicura di che genere di accoglienza riceverò.
Nikki non si accorgerà se comincio a battere la testa contro il finestrino, giusto?
∞ Allora ∞
Primo Anno
Dormivo bene fino a quando l’allarme antincendio cominciò a lamentarsi come una banshee.
Ci fu un forte tonfo da qualche parte sul nostro piano mentre Nikki cadeva fuori dal suo letto.
Stai bene?
Dovetti urlare sopra il suono spaccatimpani, spostando di lato le coperte. Il mio cuore stava cominciando a riprendersi dallo shock di svegliarsi in quel modo. Schizzai in piedi, con il pilota automatico, i piedi che già cercavano i sandali che avevo lasciato vicino al mio letto.
Sto bene!
Nikki si tirò su, i capelli sconvolti come se fosse stata colpita da un fulmine. Sarà un’esercitazione?
Non lo so.
Oh mio Dio, le mie orecchie. Era come se l’allarme mi stesse spaccando la testa per poter suonare dentro il mio cervello.
Nikki cercò di fermarsi a controllare il trucco sbavato nello specchio, ma la spinsi fuori dalla porta della nostra stanza per unirci alla folla di gente nel corridoio. Qualcuno, come noi, era in pigiama, i capelli scompigliati dal letto. Altri sembravano non essere ancora andati a letto. Notai occhi rossi. Occhi lucidi. Occhi da sesso.
Ma due dei ragazzi che uscivano dal loro dormitorio attiravano di più l’attenzione. Mentre il resto di noi era... be’, asciutto, loro erano fradici dalla testa ai piedi.
I miei occhi si fermarono su capelli rossi bagnati fradici che spuntavano da un ragazzo basso e lentigginoso. Lui corse al fianco di un ragazzo che avrei scommesso fosse il suo compagno di stanza: capelli bruni sgocciolanti che cadevano su occhi blu che, perfino da quella distanza, erano come schegge di ghiaccio, il suo viso impassibile. La maglietta blu del povero ragazzo era fradicia, gli si attaccava come una seconda pelle.
Il mio polso accelerò.
I miei occhi restarono su di lui mentre correvamo giù per le scale con il resto del piano. Il rosso spillò un flusso continuo di scuse, ma il moro rimase in silenzio.
Dimenticatene. Va tutto bene,
disse alla fine al suo compagno di stanza. Come se l’argomento scuse fosse chiuso; non più aperto alle discussioni. Incrociò le braccia sul petto, gli occhi dritti davanti a sé, rifiutandosi di accennare alla pozzanghera che si formava ai suoi piedi mentre stavamo fuori.
Dio, potevi vedere i muscoli attraverso la sua maglietta. Lo fissai, pietrificata.
Em? Ehilaaaaaaà?
Nikki agitò una mano davanti al mio viso.
Speravo solo di non aver iniziato a sbavare. Lei seguì il mio sguardo.
Oh, capisco,
disse con una risatina. Perché non vai a salutare?
Il mio viso si scaldò, la trance finalmente spezzata. Assolutamente no,
sussurrai di rimando, mortificata di essere stata beccata a fissare. Cosa potrei dire? E abbassa la voce. Ti sentirà.
Dio, spero di sì,
disse con fervore. "Chissene se mi sente? È carino. Tu sei carina. Potreste essere carini insieme. Flirta solo un po’."
Nemmeno per sogno.
Lei si morse il labbro. Riconobbi lo sguardo nei suoi occhi.
"No, Nikki," dissi dura.
Lei mise il broncio.
Nikki...
Prima che potessi fermarla, lei schizzò attraverso la folla di studenti borbottanti che fissavano il nostro edificio con impaziente gravità. Volevamo tutti sapere la stessa cosa: perché mai in nome di Dio eravamo stati tirati fuori dal letto.
/alcol
/studio
/mh... compagnie.
Ma in quel momento, io ero molto più preoccupata di Nikki, che puntava verso il ragazzo carino e bagnato come un missile a ricerca di calore.
Non c’era modo di fermarla. La piccola Nikki era in grado di zigzagare tra gli altri studenti più velocemente di quanto io potessi mai sognare.
Hi!
Lo raggiunse un istante prima di me e cinguettò verso di lui. Voi ragazzi vorreste passare in camera nostra per cena domani sera?
Le calpestai il piede con gran precisione. A suo credito, eravamo state amiche abbastanza a lungo perché questo non la disturbasse.
Nikki mi aveva procurato l’occasione per presentarmi al ragazzo carino, però. A questo punto, tanto valeva farlo.
Quello che vuole dire è: ‘Ciao. Piacere di conoscervi.’
Sorrisi ad entrambi, cercando di mascherare il filo di imbarazzo che persisteva. "E poi, sono abbastanza sicura che intendesse fermarsi dove ogni normale essere umano farebbe, così voi poteste dirci i vostri nomi prima che lei vi invitasse in casa nostra."
Le labbra di lui si contrassero. I suoi occhi si illuminarono considerevolmente mentre perdeva il suo comportamento impassibile. Sono Cole,
disse, allungando una mano. Cole Connors. Stanza 311.
Em Hayes,
dissi, scuotendola. Aveva una buona stretta di mano, notai. Una stretta solida; confidente, ma non intimidatoria. I suoi occhi blu mi fissarono per un minuto, come se mi stesse soppesando. Un inconfondibile lampo di elettricità mi attraversò.
Il mio cuore era occupato a tenere una lezione di Zumba.
Nella mia gola.
Basta, lo istruii con fermezza. Era del tutto normale. Semplice attrazione, e nulla di più.
Nikki Wright,
disse Nikki con entusiasmo, stringendogli la mano quando si voltò verso di lei. Io ed Em siamo in fondo al corridoio, nella 309.
E nessuna pressione,
aggiunsi con leggerezza. "Ma se promettete di non dirlo a nessuno, vi dirò un segreto: potrei essere in possesso di un fornello e non voglio vantarmi, ma faccio del formaggio grigliato da paura."
Lui mosse piano la testa in assenso. Quello potrebbe essere forte.
Sembrando realizzare di non aver introdotto il rosso bagnato fradicio al suo fianco, indicò il ragazzo più basso. Lui è Jerry. Il mio compagno di stanza.
Il compagno di stanza in questione salutò vagamente con la mano prima di allontanarsi nella direzione opposta.
Jerry non era tipo da nuove persone, immaginai. Né sembrava volersi unire a noi per cena.
Devo chiederlo,
dissi. Come mai il look da cane bagnato?
Le sopracciglia di Cole si unirono e lui si passò una mano agitata tra i capelli. Non voglio parlarne.
Ma poi sembrò ripensare alle sue parole e cominciò a parlare in fretta. No, sul serio, è la cosa più stupida di sempre. Il mio compagno di stanza stava facendo la zuppa di piselli al microonde.
Sollevai un sopracciglio. E così... te l’ha tirata addosso?
azzardai.
"Magari."
Essere ricoperti di zuppa bollente non è una cosa che vogliono molte persone.
Risi della scelta di parole. Te ne rendi conto, vero?
Cole si portò le braccia dietro il collo e lo mosse da lato a lato, il suono delle sue ossa che scricchiolavano raggiunse le mie orecchie. "Ha lasciato la stanza per qualche ragione mentre era ancora lì dentro. Io avevo le cuffie, completamente isolato, e tutto quello che so è che il fumo ha cominciato ad uscire dal microonde. Quella merda ha davvero preso fuoco. Il suo tono è incredulo mentre scuote la testa.
Gran modo di cominciare la mia carriera al college."
Almeno è una notte che non dimenticherai,
disse Nikki, l’eterna ottimista.
Ehi, Cole!
interruppe una voce sottile. Cole sbatté le palpebre, guardando giù verso il suo gomito, dove Jerry era ricomparso all’improvviso. A te sta bene se invito un paio di amici da casa per giocare ai videogiochi più tardi?
Cole scolorì. Jerry, sono già le tre del mattino.