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Gli Occhi Di Astrid
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Ebook132 pages1 hour

Gli Occhi Di Astrid

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About this ebook

Vittima di un padre autoritario, Francis, lavoratore accanito diventato milionario, si ritrova all'improvviso in bancarotta. Nel bel mezzo di un divorzio, l'accumularsi di problemi, lo porta alla disperazione. Prendendo in considerazione l'idea del suicidio, si ritrova su strade a caso,  faccia a faccia su una spiaggia deserta con una sconosciuta di nome Astrid.

Attraverso alcune domande mirate, Astrid apre gli occhi a Francis, lo aiuta a identificare i suoi problemi reali e a perseguire la sua ricerca di felicità per ritrovare la gioia di vivere che era davvero a portata di mano. Il loro dialogo prende la forma di una vera lezione di vita. 

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateApr 21, 2018
ISBN9781547522378
Gli Occhi Di Astrid

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    Gli Occhi Di Astrid - Jean-Marie Kassab

    Gli occhi di Astrid

    ––––––––

    Romanzo

    Jean-Marie Kassab

    UN GIORNO SOLEGGIATO

    R

    icordo quella mattina come se fosse ieri. Erano passati molti anni da quando l'avevo incontrata. La spiaggia assonnata, quasi libera da qualsiasi presenza eccetto la sua, il sole silenzioso ed accogliente, il panorama, il suo viso, la sua voce, le sue parole, momenti che rimangono ancora profondamente impressi nella mia memoria.

    Prontamente determinato a finire una volta per tutte con i miei problemi, ho cercato freneticamente un posto isolato dove poter riflettere tranquillamente prima di intraprendere qualsiasi azione di cui avrei potuto pentirmi dopo ..

    Spesso le più importanti decisioni della la mia carriera sono state prese sotto la doccia, o mentre ero bloccato nel traffico per strada e una volta persino in un ascensore affollato.

    Questa volta il bisogno di solitudine dominava su di me, date le questioni in gioco. Ero al limite della sopportazione.

    Molte volte ho preso in giro chi aveva bisogno di tempo per pensare. Quel tipo di gente che sentiva il bisogno di imitare la postura Del Pensatore di Rodin prima di scavare nei propri pensieri. Mi riferisco all’uomo seduto, col mento poggiato sulla propria mano che finge di riflettere. Un cliché senza senso che mi diverte molto.

    A mio avviso, le decisioni dovevano essere prese immediatamente, senza nessuna incertezza.  A condizione che,  i dati, fossero sufficientemente chiari e sintetizzati in una breve tavola fatta da Dispari e Pari. I Dispari a sinistra, i Pari a destra, allineati come in un bilancio. Ogni volta che i numeri Pari hanno superato i Dispari,  io mi sono gettato ardentemente negli affari, diversamente avrei tirato fuori senza altri pensieri e inseguito con tutta la mia energia, il progetto di un’altra preda da far sanguinare.

    Ho praticato questa strategia nei miei affari tanto quanto nella mia vita privata. Il sistema è rimasto impeccabile a lungo fino a quando non é fallito poco tempo fa.

    Col tempo questa tecnica di prendere le decisioni in questo modo, è diventata uno stile di vita per me, una sorta di dottrina personale. Richiedere ulteriori informazioni mi sembrava naturale.

    Porsi delle domande nel mondo, sicuramente, perché no, ma pensa? Mai. Mi sono sempre detto che le conclusioni o compaiono subito alla luce del sole, o non compaiono più.

    Essendo un sostenitore accanito del nero o del bianco, il grigio, per me non esisteva. Non era un colore, nonostante ci circondasse da tutti i lati. Purtroppo il mondo è un luogo grigio.

    La tragedia comunque è che esso è il colore preferito delle persone indecise, e di loro ce n’erano veramente tante. Il grigio le fa sentire a casa e loro tranquillamente si avvolgono nella sicurezza che produce. Inoltre, ma questa è solo la mia opinione personale, il grigio è solo un bianco sporco o un nero sbiadito, niente più, niente meno.

    In diverse occasioni, sono stato rimproverato dalla mia cerchia di persone intime, per il crudele e implacabile predatore che ero diventato. Solo poche persone hanno osato dirmelo in faccia, ma io ho decifrato esattamente lo stesso messaggio nel silenzioso sguardo del resto della folla intorno a me.

    Se ho percepito qualche forma di generosità tra coloro che si sono espressi liberamente, la critica silenziosa mi ha toccato più profondamente. Alcuni criticavano il mio modo di pensare, altri condannavano i miei atti brutali. Mi è stato detto che la vita era troppo importante per essere ridotta esclusivamente in una semplice equazione con solo due unici risultati: O un si o un no. Quante volte ho sentito dire da amici e allo stesso modo da nemici che la vita non può essere sommata in una serie di zeri e di uno come nel caso dei programmi del computer. Tuttavia è stata l’unica realtà per me, la ragione che mi fa resistere dietro al mio comportamento. In molte occasioni venivo definito un robot senza cuore, ma io ignoravo i commenti e andavo avanti con la mia vita.

    La mia risposta era sempre la stessa: Lasciate che i poeti aggiustino i cuori e le cifre ai ragazzi che conoscono il denaro e il mondo sarebbe sicuramente un posto migliore.

    Questo era il mio modo di fare ed è stato a lungo la mia arma segreta, la famosa Botte de Nevers,[1] adottato da Lagardère[2], il personaggio più importante di Paul Feval nel famoso romanzo Francese Le Bossu, che faceva ruotare la sua spada prima di perforare la fronte del suo nemico in una maniera inarrestabile e mortale. Stando seduto per terra, guardando la TV, non facevo altro che sognarlo da giovane. Volevo ottenere anch’io la mia arma segreta, indistruttibile, una di quelle che mi avrebbe fatto avere sempre successo e mi avrebbe reso imbattibile.

    Una volta capito, ho abusato del suo utilizzo. Col tempo e dopo una lunga serie di successi, si è rivoltata contro di me e mi ha trafitto il cuore. La mia ricerca per la vittoria si era trasformata in avidità senza limiti.

    Non appena ritenevo un progetto valido abbastanza, investivo in esso tutto me stesso, anima e corpo, con tutte le risorse disponibili al momento. Dovevo giocare il mio poker fino in fondo, ogni volta spingendo con una mano ferma e salda tutte i miei gettoni al centro del tappeto verde.

    La sensazione era troppo divertente per essere onesto.

    Ho trasformato il tutto o niente nel mio vantaggio personale sugli altri. In realtà in qualche modo è diventato il motto della mia vita. Sfortunatamente, prima che me ne accorgessi, si è trasformato in una maledizione. Sono diventato come il giocatore che spera di vincere o almeno di riavere i propri soldi durante un altro giro e poi un altro ancora, giurando a Dio che sarebbe stato l’ultimo ma non lo era mai.

    Esausto, distrutto, ma fermamente convinto a porre fine ai miei problemi una volta per tutte, mi sono diretto verso questa spiaggia ai confini del mondo.  Dovevo decidere se porre fine alla mia vita sarebbe stata un’alternativa migliore piuttosto che continuare a lottare.

    L’idea del suicidio, che avevo sempre considerato oltraggiosa ed irresponsabile, si era intrufolata nella mia mente insidiosamente.

    Porre fine alla mia vita era diventata una soluzione e non una cosa impossibile.

    In primo luogo destinato ad essere la fine di un percorso lungo una vita, questo viaggio, paradossalmente, si è rivelato la mia rinascita personale. Ha dimostrato che se mettersi alla guida è semplice, raggiungere la propria destinazione è un’altra storia.

    Io chiaramente sapevo prima del tempo che avrei potuto esitare quando sarebbe stata l’ora di premere il grilletto. Tuttavia, la mattina del il mio viaggio, ho preso la mia pistola dalla cassaforte e l’ho pulita frettolosamente prima di mettermi in viaggio. Usarla per terminare la mia stessa vita sembrava irreale e addirittura assurdo in quel momento, tuttavia il giocattolino si é avventato brutalmente nella tasca del mio soprabito ed era pronto a liberarmi dal mio inferno.

    LA SMITH & WESSON ED IO

    E

    ra una calibro 38 rivestita di nickel.

    In realtà era un dono di un amico stretto di mio padre, un vecchio  ufficiale di polizia, che mi considerava come suo figlio.

    Quando mi regalò la pistola, poggiò dolcemente la sua mano nodosa sulla mia spalla e mi disse: spero che non dovrai mai usarla. L’arma migliore è quella che non dovrai mai usare. E’ solo una questione di autocontrollo. Le sue parole, in quel momento, mi lasciarono perplesso.

    C’erano molti ospiti come al solito.

    Avendo avuto la percezione che il vecchio uomo aveva qualcosa da dirmi in seguito, presi nota mentalmente di ciò che avevo sentito e continuai a intrattenere i miei ospiti. Dal momento che i drink scorrevano e la musica era troppo forte per permettermi di capire ciò che avevo appena sentito dire dal vecchio uomo, ho cercato la prima opportunità disponibile per intraprendere una conversazione privata con lui.

    Era il mio cinquantesimo compleanno.

    Questo regalo del tutto inaspettato suscitò la mia curiosità. Naturalmente sono una persona pacifica nonostante la mia arroganza da macho. Non ho mai posseduto una pistola e nemmeno sentito il bisogno di averne una. Riceverne una come regalo, anche da un vecchio poliziotto, mi sembrava assurdo. Certamente non mi aspettavo che mi regalasse dei gemelli d’oro nonostante fosse spesso così in tali occasioni, tuttavia ho esteso miei migliori e contesi ringraziamenti con un caloroso abbraccio.

    Non appena tutti gli ospiti andarono via, gli strumenti musicali erano stati imballati e le posate erano state tolte, il mio ospite si lanciò letteralmente sul

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