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Quaderni Musicologici - Melodia
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Ebook131 pages1 hour

Quaderni Musicologici - Melodia

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La melodia è considerata la regina musicale, è comunemente intesa sorta di sinonimo di musica; tuttavia ancora oggi della melodia è diffusa una ridotta e scorretta informazione. 
In questo quaderno si dà conto di cosa sia una melodia, dai suoi fattori costituenti, il DNA del fare musica e quindi delle scale, il campo di forze e di azione musicale, il suo spazio vitale; con tanto delle esoteriche iperscale e progressione aurea.
LanguageItaliano
PublisherCarlo Pasceri
Release dateApr 23, 2018
ISBN9788828313953
Quaderni Musicologici - Melodia

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    Quaderni Musicologici - Melodia - Carlo Pasceri

    cpasceri@libero.it

    Preludio

    Lo spazio musicale è dato dalle intonazioni frequenziali delle note, registri e tessiture.

    Le forze, ossia le note, formano l'indiscriminato e totale campo di forze, che sono polarizzate mediante i campi di azione forniti dalle varie teorie.

    E siccome la scala è il DNA musicale (che eventualmente genera le armonie) ed è in modo invalso suddivisa nell’ambito di un’ottava (cioè tra una frequenza e il suo raddoppio), ne consegue che lo spazio musicale generato come designato campo di azione è come un affastellamento progressivo di linee segmentate tutte uguali una di misura doppia (o metà) dell’altra. Pertanto lo spazio è perfettamente ricorsivo.

    Ciò non indica che ci siano nella pratica indifferenziazioni nel trattamento dei suoni nei vari registri e tessiture e quindi mere replicazioni delle parti musicali, infatti l’assegnazione delle parti musicali tiene in gran conto che i suoni nell’area grave della tessitura hanno delle caratteristiche di colore timbrico e morfologia corporea assai diverse da quelli nell’area acuta.

    Ed è bene rammentare che il nostro Sistema Tonale (basato sulla scala Maggiore) non ha nessun fondamento di naturalità, come da più parti, soprattutto in passato, è stato sostenuto; senza addentrarci in dettagli tecnici, dovrebbe bastare la considerazione che se così fosse non si comprende perché solo noi europei l’avremmo scoperto e adottato… In realtà è un’invenzione, non una scoperta.

    Questo scritto non è una storia della musica europea ed extra-europea, bensì una disamina sulle potenzialità musicali, prendendo spunto dai principali sistemi melodici mondiali.

    Dunque la sua linea guida è quella di favorire una maggior consapevolezza dell’estensione del campo d’azione musicale, pur assumendo il quadro di riferimento del Sistema Temperato¹ occidentale di 12 note per ottava (quello arabo è di 24 e quello indiano di 22), mediante un ampliamento del campo di forze: l’esplorazione delle possibilità dell’assetto di base di note, le scale, andando oltre quelle diatoniche europee e conoscere le più diffuse scale etniche-esotiche.

    La scala musicale è da intendere come una schematica sequenza di note di graduale intonazione (ascendente-discendente) determinata da una successione qualsiasi d'intervalli nell'alveo della scala Cromatica nell’ambito di un’ottava (cioè tra una frequenza e il suo raddoppio o dimezzamento).

    Principio musicale meraviglioso

    Dopo aver emesso (o ascoltato) una singola nota, senza fretta, se ci si concentra, ci si accorge che siamo come costretti a emetterne (ad aspettarcene) un’altra…

    Prima delle concatenazioni in stringhe scalari è bene chiarire che una singola nota ha un’energia insita; è come un’essenza dinamica, un centro energetico che determina l'obbligo di irradiarsi.

    Dentro una nota subito si configura (mediante gli armonici) un accordo tensivo che determina una forza potenziale particolare, che suscita la necessità di far seguire a esso ancora altre note, e ancora, e ancora… e così via fino alla costruzione di qualche cosa che abbia in qualche modo un ordine soddisfacente. Una nota ha un potenziale di energia attiva sospensiva che dunque genera un’attesa di un susseguente flusso musicale.

    Una singola nota è una sorta di accordo e precisamente il cosiddetto di dominante 7 (appunto si forma l'intervallo di trìtono tra il quinto e il settimo armonico) e pertanto trova riposo nell'approdo intervallatico ascendente-discendente di quarta (e in parte di quinta) e di semitono: ad esempio un DO ha quindi come risoluzioni FA, SI e REb (e parzialmente SOL).

    Risoluzioni che secondo la tessitura frequenziale saranno percepite un po' più chiaramente: in tessiture basse/medio-basse quelle di quarta (e un po' di quinta), in tessiture medio-alte/alte quelle di semitono.

    L’uomo ha tratto dal continuum naturale silenzio-rumore, quindi tra il nulla e il tutto (in termini sonici), i suoni musicali che chiamiamo note, costruendo strumenti appositi (a oggi il più antico è una specie di flauto di circa 50.0000 anni fa); oltre che dalla sua voce.

    Note che possono costituire finalmente la musica: un suono musicale possiede un’altezza intonabile, vale a dire una frequenza determinata da una fondamentale e da armonici, che sono dati dalla frequenza fondamentale che si somma n volte alla frequenza appresso ogni volta, quindi si autorigenera e si autodefinisce sempre con la medesima modalità.

    Questi armonici sono perciò correlati e ordinati aritmeticamente, e oltre a concorrere alla connotazione timbrica, ci consentono di percepire proprio la frequenza matrice, che noi chiamiamo nota fondamentale (primo armonico).

    Il suono musicale (la nota) ha 4 parametri: altezza, durata, intensità e timbro, tutti interdipendenti e pressoché aventi attributi transitivi, in altre parole al variare di uno o più parametri possono variare anche gli altri (anche solo per la nostra soggettiva percezione psicoacustica).

    Quindi un suono, che è comunque timbro (anche il rumore si configura come tale pur non possedendo una precisa altezza), è l'unità fondamentale (multiparametrica), e l'opera musicale è una massa timbrica formata da innumerabili suoni in movimento.

    Dunque ci sono i suoni (sia intonabili sia rumori) e i silenzi (le pause), e queste due eventualità il compositore, per realizzare un’opera, le mette in relazioni reciproche, coordinandole come su di un diagramma bidimensionale (spazio e tempo).

    DNA

    Forse ci si rende poco conto o si dà troppo per scontato che il DNA per generare musica, tutta la musica, è la scala: è determinante per imprimere una basica continuità mediante la sua struttura che permette una sorta di coerenza. È il mezzo principale operativo musicale sia compositivo sia improvvisativo.

    D’altronde va chiarito che un suono meramente percussivo, ovvero ottenuto mediante percotimento di un oggetto

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