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Il viaggio della speranza
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Il viaggio della speranza

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“Non permettere che ti rubino i sogni”, queste sono le parole che la mamma di Jasmine le sussurra prima di morire.
Jasmine è una ragazza marocchina e ha una speranza: ricongiungersi al padre che vive a Bologna, studiare all’università, diventare un medico.
Ma questo sembra un sogno impossibile, la realtà è lo stabilimento tessile di Marrakech in cui lo zio la costringe a lavorare, la realtà è la prospettiva di un matrimonio combinato dalla famiglia.
Jasmine trova il coraggio di ribellarsi e fugge per raggiungere l’Italia, per raggiungere quel padre che nessuno vuol dirle perché non sia mai tornato a casa, per affermare la sua libertà. Il suo è un viaggio avventuroso e pericoloso, attraverso il deserto e il mare, contro i pregiudizi della sua gente e di quella che incontrerà una volta arrivata in Italia. Ma trova anche persone disposte ad aiutarla, e le lettere che scrive al suo amico di penna italiano si riveleranno, oltre che fonte di conforto, la chiave per la soluzione dei suoi problemi.
LanguageItaliano
Release dateApr 24, 2018
ISBN9788828314523
Il viaggio della speranza

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    Il viaggio della speranza - Patrizia Marzocchi

    Vigarani

    1

    PAOLO

    Caro Paolo

    ho avuto una fortuna incredibile.

    Il nostro insegnante di italiano ci aveva annunciato da tempo che avrebbe organizzato una corrispondenza con una scuola del vostro Paese. Questa mattina si è presentato con una lista di nomi, gli studenti della tua classe. Ci ha raccontato che lì da voi ci sono molti marocchini e che siete interessati a conoscerci. Volete sapere come è il nostro Paese e come viviamo qui. Nella nostra scuola si studia l'italiano, oltre che il francese e naturalmente l'arabo, quindi ci eserciteremo a scrivere nella vostra lingua. Il nostro insegnante deve avere faticato molto a stabilire i contatti per avviare questa corrispondenza. Oggi però è sorta una grossa difficoltà: nella nostra classe siamo in trenta, mentre voi siete venti. Alcuni di voi, quindi, anche tu, riceverete due lettere e avrete un doppio lavoro da fare. Spero che tu non ti irriterai troppo, e che risponderai anche a me oltre che a Yasin. Il nostro insegnante ha infatti cercato di abbinare femmine con femmine e maschi con maschi, perché dice che un ragazzo non può essere interessato ai pettegolezzi di noi ragazze. I conti però non tornavano, e così si è rassegnato ad affidarmi un corrispondente maschio. Mi ha scelto perché sono la prima della classe in italiano.

    Ma la vera fortuna, caro Paolo, è un'altra. È stato Allah, credo, a ispirare il nostro insegnante e a indirizzarlo verso una scuola della tua città. Sì, Bologna ha un significato speciale per me: lì vive mio padre.

    Quando io ero molto piccola lui partì per cercare lavoro in Italia.

    Non l'ho visto mai più.

    Non vedo l'ora di poterlo conoscere. A questo proposito, ho un progetto preciso in testa: studierò come una matta per ottenere il diploma della scuola superiore, quindi verrò all'università di Bologna e mi iscriverò alla facoltà di medicina. In questo modo incontrerò mio padre e potrò anche aiutare mia madre che da anni è molto malata.

    I medici, qui, non riescono a guarirla, ma io ce la farò.

    Il nostro insegnante ci ha detto che non avremo mai la possibilità di incontrarvi di persona. Ma per noi due non sarà così, caro Paolo. Noi ci vedremo, perché io verrò a Bologna.

    Certo, passerà molto tempo e per il momento mi accontento di inviarti una mia fotografia. Non lasciarti ingannare dall'apparenza: sono magra e anche bassa, ma ho già tredici anni, proprio come te. Sono nata in una paese vicino al deserto, poi, assieme alla mia mamma e a mio fratello Mustafa, ci siamo trasferiti qui a Marrakech.

    Mia madre faceva la giornalista, ma a causa della sua malattia ha dovuto lasciare il lavoro. Siamo molto poveri, nonostante l'assegno che ogni mese arriva dall'Italia. Nostro padre non si dimentica mai di mandarlo.

    Viviamo assieme alla famiglia di mio zio, il fratello della mamma. Lui dice che io dovrei andare a lavorare, che la scuola è troppo costosa e anche inutile per una donna. Ma per fortuna la mamma lo zittisce e se lui insiste con questa idea di mandarmi a lavorare, lei si fa venire un attacco di cuore e lui tace, per non farla stare male.

    La mia città è molto bella, Paolo, ed è così importante che ha dato il nome al nostro stato. In estate è caldissima e afosa, ma ora, in aprile, è deliziosa. La parte che io preferisco è la piazza Djemaa el Fna. In italiano il suo nome significa raduno dei morti, perché un tempo il governatore vi esponeva le teste mozzate di chi aveva osato ribellarsi. Ma adesso è allegra e colorata. Ci puoi trovare tanti fornelletti a carbonella dove vengono cotti il cuscus, gli spiedini e il tè alla menta. Vi si vende un po' di tutto, anche l'acqua, ma la cosa più divertente sono gli incantatori di serpenti.

    Ora devo smettere di scrivere perché l’insegnante ci ha detto di non dilungarci per non affaticare i corrispondenti con il nostro italiano scorretto. Ma io penso di non averti stancato; studio la tua lingua fin da quando ero una bambina piccola e credo di saperla abbastanza bene. Ho sempre avuto in mente che sarei venuta in Italia, quindi mi sono preparata per tempo.

    Ora ti saluto e aspetto tue notizie. Che Allah sia con te.

    Jasmine

    2

    L’INCANTATORE DI SERPENTI

    Jasmine rilesse accuratamente la sua lettera, perché non voleva fare nemmeno un errore. Italiano era la sua materia preferita. Il suo insegnante all'inizio le aveva dato dei voti bassi, perché pensava così di incoraggiare Yasin, che era lo studente più bravo della classe in tutte le altre materie. Si aspettava che con il tempo il ragazzo l’avrebbe superata, ma non era stato così.

    L'insegnante, che era poi una persona ragionevole, aveva dovuto accettare il fatto che il primo della sua classe fosse una femmina. Ed era rimasto talmente colpito dalla bravura di Jasmine che aveva persino insistito presso lo zio affinché le permettesse di continuare la scuola.

    Jasmine pensava a tutto questo, mentre piegava la sua preziosa lettera; sapeva che lo zio le permetteva di rimanere lì solo per non fare aggravare la sorella che ci teneva tanto all’educazione della figlia, ma sapeva anche che se fosse successo qualcosa di brutto alla sua mamma lei sarebbe stata immediatamente spedita a fare la tessitrice in uno stabilimento a pochi chilometri da Marrakech.

    Alzò le spalle, era meglio non pensarci; d'altra parte, nessuno sarebbe riuscito a impedirle di raggiungere suo padre in Italia, prima o poi.

    Si alzò e consegnò la lettera: era la prima. Gli altri arrancavano faticosamente sulla prima pagina e lei ne aveva scritte tre di getto.

    Solo Yasin era a buon punto. Aveva il suo stesso corrispondente, Paolo. Mentre lei tornava al posto, lui le lanciò un'occhiata rancorosa. Paolo risponderà molto più volentieri a me le sussurrò. A te scriverà solo due righe per educazione.

    Vedremo rispose Jasmine.

    Si sentiva molto sola in quella classe. Le sue vere amiche erano le

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