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Una nuova speranza - Il regno dei due fratelli. Volume 2: Una nuova speranza. Volume 2
Una nuova speranza - Il regno dei due fratelli. Volume 2: Una nuova speranza. Volume 2
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Ebook391 pages6 hours

Una nuova speranza - Il regno dei due fratelli. Volume 2: Una nuova speranza. Volume 2

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In questo II Volume della Saga de “Il Regno dei Due Fratelli”, Filippo ed i suoi nuovi compagni partiranno per un’avventura che li porterà verso i confini del mondo, insieme all’Esploratore Samuel De Champlain. Ancora ignari del fatto che insieme avrebbero affrontato nuovi pericoli e conosciuto nuove culture, i nostri protagonisti si avviano in questo racconto ad affrontare nuove difficoltà e sfide mortali inimmaginabili, nei lunghi e duri inverni delle regioni più selvagge del nord America, sconosciute fino ad allora agli europei;

La vera avventura inizia con questo secondo volume, tra ambientazioni selvagge e rituali primitivi, tra racconti mistici e risvolti inaspettati.

Basterà la forza della loro nuova amicizia per affrontare queste nuove sfide? Basteranno i loro cuori coraggiosi per resistere a difficoltà mai neanche immaginate, come quelle che si accingevano ad incontrare lungo territori inesplorati? Sapranno essere migliori di quel Ministero della Fede che fino ad oggi avevano così fortemente contestato e messo in discussione?

Scopriremo in questa nuova avventura fin dove può spingersi la tenacia di un uomo, e dove invece possiamo vederlo arrendersi nell’accettare i propri limiti ed i limiti legati dalla propria natura...in una rete di fili sottili e taglienti che si intreccia fino a coinvolgere i reali di Francia, lasciando aperta una partita ancora tutta da giocare.
LanguageItaliano
Release dateOct 1, 2015
ISBN9788893069076
Una nuova speranza - Il regno dei due fratelli. Volume 2: Una nuova speranza. Volume 2

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    Una nuova speranza - Il regno dei due fratelli. Volume 2 - Daniele Ingo

    II

    CAPITOLO 17

    Novembre 1603, Mar Mediterraneo

    Cullati dal rollio del veliero tra le onde del mare, l’odore del legno che si alternava a una miriade di odori, immagini e suoni, scandendo con un ritmo lento e calcolato ogni gesto ed ogni momento della vita in quei giorni… la vita, proprio quella per l’appunto eccola riassaporata finalmente insieme alla libertà, confermata in ogni istante da tutte quelle sensazioni nuove, così differenti, così meravigliosamente lontane dal passato. Un nuovo mondo, avvolgeva la mente di Filippo, un piccolo abitat da scoprire, vivere e su cui cullarsi lontano dal trambusto e dalle fatiche della terra ferma. Era così che ora piccoli gesti, diventavano unicamente piacevoli, come ad esempio il passare vicino alla cucina ed alla cambusa, con il suo mix di odori forti e intensi, come il formaggio o gli insaccati che ondeggiavano insieme a quel legno nel mare; invece guai ad avvicinarsi alle brande della ciurma, e non solo per l’odore di marciume che da lì si sprigionava, ma anche per i rischi che si correvano a frequentare i bassifondi di quella piccola comunità galleggiante; a ragion veduta, pensava ora sorridendo Filippo, le cabine degli ufficiali e del comandante erano sempre situate su altri ponti e ben lontano da tali luoghi. Infine salendo sul ponte di coperta non si poteva dimenticare di essere in mare, tra i rumori delle onde, il vento tra i capelli che trasportava il suo profumo intenso di libertà e la confusione un po’ da mercato a farne da contorno, seppur una confusione ordinata e disciplinata, tra i marinai intenti a governare la rotta.

    Augustin e Filippo sempre più vicini l’uno all’altro in questo nuovo abitat che li ospitava, si delineavano sempre più come passeggeri solitari e riservati; nell’intento di occupare il tempo, Filippo pensò di dedicarsi nell’erudizione d’arma dell’ex novizio, avvicinandolo così non solo all’arte della spada ma anche alle regole dello stare in società che gli sarebbero spettate di diritto, visti i suoi natali, ma negatigli con la sua reclusione in convento (come di prassi per i secondo geniti maschi dell’alta società). Forse proprio in quelle piccole lezioni quotidiane, i due inconsciamente rafforzavano quella volontaria reclusione per il breve periodo di quel viaggio, nel tentativo di amplificare il distacco dai pensieri da cui entrambi fuggivano.

    Più i due lavoravano fianco a fianco alla costruzione di un chissà quale nuovo futuro, più gli sguardi di Augustin nei confronti del nuovo mecenate si fecevano interessati e meno nascosti, sempre più attenti e meno virili nei confronti di quel suo maestro, così avvolgente e carismatico; ogni gesto ed ogni movimento, teso ad insegnargli l’impugnatura della spada, la giusta postura del corpo, le regole per stare a tavola in società, finiva per essere sempre più spesso assaporato con distrazione, per quel contatto stretto con Filippo che gli permetteva sfuggenti ed interessati sfioramenti e carezze sicuramente involontari agli occhi dei più. Anche Filippo dal canto suo era rincuorato ed appagato dalla piacevole compagnia del giovane, ed il condividerne la piena giornata lo faceva stare bene, divertendosi in realtà in questo gioco tra maestro e allievo, con un pizzico di complicità stuzzicante di cui si era privato per anni, forse troppi anni...

    Oramai erano già tre giorni che si era in mare, e fu proprio la terza sera, mentre la ciurma era ritirata in coperta e Filippo nel suo alloggio, che il silenzio del beccheggio della nave venne interrotto dal bussare alla porta di Filippo. Pensando fosse Augustin che si era assentato per chiedere al cambusiere qualcosa da stuzzicare prima di andare a dormire, non esitò a rispondere a quella sollecitazione, invitando chiunque fosse ad entrare. La sorpresa ebbe però il sopravvento alla consetuidine, e Filippo si trovò davanti al bel Secondo Ufficiale che non aveva mancato di notare in più occasioni da quando era salito a bordo; occasioni che erano state accompagnate da lunghi sguardi complici e non timorosi di rivelare il proprio piacere nell’ammirare tale reciproca visione; in effetti ed in generale in questi tre giorni Filippo e Augustin non avevano familiarizzato molto con l’equipaggio, nonostante il notevole ufficiale fosse stato sempre casualmente intorno a loro in più di un occasione.

    Il Secondo Ufficiale, non appena avuto il permesso di entrare, irruppe in maniera riservata scusandosi subito per il disturbo, chiedendo senza esitare: Potete concedermi un minuto del vostro tempo? Filippo, stranito da quella richiesta, acconsentì e l’ufficiale richiusosi la porta alle spalle, disse: Perdonate la mia schiettezza, ma noi gente di mare non siamo abituati a tanti giri di parole; il vostro protetto non è al sicuro, vi state esponendo troppo, anche se in realtà siete rimasti sulle vostre; certi atteggiamenti danno da parlare alla ciurma, che per quanto sia brava gente non è così a modo come forse siete abituati nei vostri ambienti. Filippo fattosi immediatamente serio: Cosa intendete dire? Christian: Non offendetevi, vi prego, non intendo mancarvi di rispetto o mancarne al vostro compagno di viaggio, ma… l’equipaggio ha notato che i modi del giovane non sono… come dire… prettamente virili, ecco l’ho detto… e la sua incolumità a bordo in questo momento non è del tutto esente da rischi. Filippo un po’ confusamente e senza riuscire veramente ad articolare una frase compiuta, spiazzato dall’imbarazzo ed un po’ balbuziente: Temete che egli… voi siete un ufficiale, il vostro comandante e voi… non tollero tali insinuazioni, ma come vi permettete! Dal discorso di Filippo trasparì tutto il suo imbarazzo, oltre che risultare del tutto incomprensibile; era la prima volta che Filippo si trovava a dover affrontare in maniera così schietta ed aperta taluni argomenti personali senza registrare da parte del suo interlocutore una certa riluttanza o atteggiamento di volgare condanna; poi il giovane ufficiale continuò: In mare le cose vanno diversamente che a terra, vi conviene badare al vostro protetto più costantemente, a bordo non condanniamo tali inclinazioni, ma possono essere sfruttate in maniera forse un po’… irruenta! se mi passate il termine, da coloro che da mesi non hanno visto molta terra, tanto da far dimenticare le regole secondo natura, oltre che i dovuti modi. Io per ora non posso fare nulla per voi o per lui, ma credetemi se vi dico che è meglio che Voi signore vi rechiate immediatamente dal vostro protetto, a bisogno della vostra assistenza! Filippo si alzò di scatto prese la sciabola uscendo nel corridoio, presagendo le parole dell’ufficiale che gli indicò dove lo avrebbe trovato. Giunto nel ponte dell’equipaggio con l’ufficiale al seguito Filippo si fece ancora più agitato, trovando Augustin con i vestiti logori e strappati, terrorizzato ed indifeso, in balia degli spintoni della ciurma che in lui vedevano di lì a poco un pezzo di carne giovane da sodomizzare a piacimento ed in gruppo. Filippo irruppe nella camerata a spada tratta e gridò: Lasciatelo, o giuro su Dio, che non vedrete il porto di Bordeaux con i vostri occhi lurida feccia! puntando poi la sciabola verso il marinaio che ora lo teneva stretto a sé. Tutta la ciurma si immobilizzò, poi complice il piede non di certo da buon marinaio di Filippo unitamente ad un più accentuato rollio dello scafo, fece perdere a questo l’equilibrio, cadendo come un bambino in terra accompagnato da una sguaiata e fragorosa risata della ciurma che ora avanzava verso di lui con strafottenza, sempre passandosi Augustin come un bambolotto di pezza ed esplorandolo in maniera volgare e prepotente il suo corpo con quelle mani ruvide e sudice. Allora Christian dietro di lui sguainò il fioretto: Fermi tutti, ora basta! non osate fare un altro passo, o vi farò fustigare tutti! che venga lasciato il nostro ospite, questo è un ordine! La ciurma subito indietreggio con le mani poco alzate come a dire: ehi calma, ok, non c’è bisogno di arrabbiarsi. Quegli omoni sporchi, sudici, sdendati e lividi di cicatrici, grandi e grossi com’erano a sfoggiare tatuaggi di ogni tipo, si trasformarono in agnellini innocenti sdrammatizzando con l’ufficiale, e assicurandogli che non gli avrebbero fatto nulla, ma che volevano solo divertirsi un po’.

    Il giovane ufficiale li aiutò a rialzarsi portandoli via dai loro aguzzini, pensando in cuor suo che sarebbe potuta andare molto peggio… entrambi vennero scortati direttamente dal Comandante che agì in maniera inaspettata, almeno dal punto di vista di Filippo, ovvero dimostrando poco stupore per l’accaduto, ma soprattutto giustificando i suoi uomini: Dovete capire caro Barone, che gli uomini non avrebbero mai nuociuto al vostro valletto, in certi momenti è giusto che la ciurma abbia una valvola di sfogo, se intendete capire ciò che vi dico. Sapete l’ordine e la disciplina in mare aperto sono cose difficili da mantenere, e tutto si gioca in un equilibrio tra dare ed avere. Io ho accettato voi ed il vostro… valletto molto suadente e provocante a bordo… ma per condurre la mia nave in porto si deve fare qualche sacrificio per il bene di tutti poichè sarebbe egoista da parte vostra trattenerlo solo per il vostro piacere. Non credete? Filippo: Comandante, con tutto il rispetto, vi rammento che costui e sotto la mia protezione, e non permetterò gli venga usata alcuna violenza, non vi è bisogno che vi ricordi chi avete davanti, ed il peso che la mia famiglia... Il Comandante con voce decisa e seccata lo interruppe: Non state parlando con uno sciocco Barone, ma qui siamo in mare aperto e sono io la massima autorità. Sulla mia nave prima ci sono io e poi c’è Dio! quindi diciamo pure che qui non valgono proprio tutte le stesse regole e ranghi che vigono a terra. Filippo capendo bene l’elevatura morale del Comandante, non poté fare altro che usare l’unica leva che certa gente tiene a cuore: Tenete! pagheremo il vostro favore e la vostra protezione grandemente, ed il doppio vi attenderà a Bordeaux se ci arriveremo con i riguardi che meritiamo e buttò un piccolo sacchettino in pelle, pieno di monete d’oro sul tavolo. Il Comandante sorrise e senza esitare prese il sacchettino togliendolo dalla vista e disse: Sono un uomo di commercio, la mia promessa si compra facilmente. Quindi direi che abbiamo un accordo Signori, e visto quanto vale il vostro denaro, e che so bene chi siete e cosa si addice al vostro Titolo, fino all’arrivo a Bordeaux vi concederò i miei alloggi, voi vi rimarrete sino al nostro arrivo e nessuno alzerà più un dito su di voi, ovviamente non potrò fare nulla se non eviterete ancora di provocare la mia ciurma con il vostro giocattolo! Questo e ciò che vi vendo per il vostro denaro, altrimenti ve la vedrete voi con la ciurma. Filippo rispose: Vi ringrazio della vostra disponibilità comandante, l’accordo è soddisfacente per entrambi, grazie. Così facendo il Comandante si ritirò lasciando i tre dietro di sé. Filippo non mancò di ringraziare subito Christian, il quale rispose: Signori sono io a chiedervi scusa per quella feccia di comandante che ci ritroviamo, è un uomo avido e fin troppo scaltro per poter mai entrare in uno dei raffinati salotti a cui voi siete abituati… in ogni caso è un uomo d’onore e posso assicurarvi che se lui vi ha assicurato protezione, niente di meno di quella voi avrete. In fondo in fondo, ogni uomo ha un suo giusto prezzo, ed il Comandante non è da meno. Non c’erano molte altre parole da dire in quella notte, in quanto già troppo era stato osato, ora non rimaneva che rifugiarsi dentro la cabina, facendo i conti con quell’insieme di emozioni che d’improvviso li avevano sopraffati, come la paura, unita all’orgoglio, ma anche timidezza e vergogna dovuta ad argomentazioni così scomode da mettere in luce una fragilità pericolosa, pensieri bisbigliati nella mente di entrambi, interrogativi che ancora non avevano delle risposte neanche per i due ingenui viaggiatori. Un silenzio rumoroso albergava ora nella mente dei due, un’apparente calma tra le flotte di pensieri guerreggianti e agitati da quell’esperienza assurda e fuori dalle consuetudini di terra, come se questo fosse davvero un altro mondo parallelo, con regole tutte nuove, oltre che istituzioni già largamente ben distinte da quelle della terra ferma.

    Più i due nelle loro rispettive brande, si avvolgevano al silenzio di una flebile candela, più nella mente di Filippo si faceva spazio ora l’immagine del bell’ufficiale, insieme al miraggio quasi inverosimile di aver trovato in questo nuovo individuo qualcuno con cui poter finalmente parlare apertamente, senza schemi, senza remore, senza timori di essere giudicati o condannati… cosa che a Filippo non capitava dai tempi dei suoi incontri segreti nel bosco con Anne ed Andrè.

    Cosa gli stava accadendo? Perché questo suo pensiero ora diventava un chiodo fisso, senza dargli alcuna possibilità di potersene distogliere? Perché continuava a vedere il volto di Christian ininterrottamente? Di colpo tutta la serenità cercata in quei tre giorni di navigazione, tornava a vacillare nella confusione dei suoi pensieri, dei suoi studi, dei suoi libri, delle sue sensazioni così umane… Gli anni di studio? Le lotte contro quel male? Gli anni di repressione… tutto dimenticato? Tutto lasciato? Giusto o sbagliato? Un codardo che fugge da problemi troppo grandi per lui, che si mette a cercarne di nuovi? Ciò che sapeva era che quel tono di voce, quei modi forse un po’ forti, ma che sicuramente nascondevano un animo gentile e generoso, lo avevano spogliato di una corazza che neanche lui fino a quel momento aveva mai capito come scrollarsi di dosso; quel viso, quelle labbra così delicate da richiamare la sua vista e… la poesia della luce di quegli occhi dolci e profondi, quei capelli… oddio che follia… in quali pensieri si stava perdendo senza neanche accorgesene? Come se ora tutto il mondo girasse intorno a quel nuovo volto, ammorbidita una goccia di miele che si scioglie e lentamente scivola lungo il dito… per poi essere appoggiata alle labbra per essere assaporata piano...

    Filippo con il battito del cuore accellerato ora si trovava vittima di sensazioni dimenticate tanto quanto ricordate nuovamente in questo modo così fulmineo, così improvviso ed imprevedibile, così forte e penetrante così… così… bello e confuso come sconosciuto, tanto da interrogarsi su come e cosa gli stesse accadendo per tutta la notte.

    Filippo non riuscì a dormire molto, mentre Augustin dopo non molto rannicchiato in posizione fetale si addormentò tra i brividi di paura, legati allo spavento provocato dagli eventi di cui era stato vittima. Inutile restare a letto, inutile innervosirsi nel tentativo di dormire; decise di uscire dalla cabina del comandante per salire sul ponte a prendere un po’ d’aria, ammirare l’alba e rilassarsi un po’ prima che il veliero si svegliasse e si mettesse all’opera per un nuovo giorno.

    Poter ascoltare solo il rumore del mare e degli scricchiolii di quel legno che seppur forte si fletteva sotto la forza delle onde, lo rilassava. Si sedette su di un barile ad ammirare l’orizzonte, i piedi appoggiati sul parapetto e le mani ad abbracciare le gambe, sguardo fisso nel vuoto, più che ammirare lo spettacolo offerto da un chiarore che faceva immaginare che di lì a poco il sole sarebbe sorto magicamente dall’acqua, come emerso dal blu del regno del Dio Tritone…fino a quando ad un certo punto, non venne distolto dai suoi pensieri da quella voce calda che ancora risuonava nella sua mentre e che ora reale e piacevole giungeva da dietro: Si potrebbe stare una vita in mare, ma questo non basterebbe per farti smettere di ammirarne ogni singola ed unica alba, come ogni tramonto per l’eternità Filippo, voltandosi di scatto, vide che era Christian, nonostante il piacere di vederlo, l’imbarazzo lo pervase, per averlo ora lì davanti concretamente e non solo nei suoi pensieri, sentendolo pronunciare una frase che lui stesso avrebbe voluto pronunciare, neanche l’altro avesse la capacità di leggergli nella mente; dapprima Filippo fece un po’ il sostenuto per non sembrare uno stolto in balia delle proprie emozioni, e nel tentativo di reagire alla timidezza disse: Ma basta un tramonto per scegliere di vivere una vita lontano dalla tua terra, dai tuoi cari? Dalla parvenza di una vita normale? Christian parlando da sognatore: Vivere per mare non è solo questo, è liberta, è grandezza, è la consapevolezza di volare sul mondo, senza troppe certezze, se non quelle di affrontare ogni giorno un’avventura di cui tu solo sei la tua forza ed il mare stesso ricarica infinita di tale forza, ma anche docente severo ed imponente, sempre attento a ricordarti che ogni giorno in mare potrebbe essere l’ultimo. Con la sua forza, la sua grandezza, la sua purezza, ogni giorno il mare ti rammenta quanto in realtà siamo noi piccole ed indifese pedine, troppo fragili per sopportare il peso di tutta questa libertà. Filippo: Sembra quasi poetica la vostra immagine della marineria, e di tutto questo spazio vuoto e blu… anche se di poesia fino ad ora ne ho vista ben poca a bordo, Christian sorrise: Devo ammettere che molte volte c’è davvero poco di poetico a bordo, e devo anche ammettere che la nostra è una vita dura e immeritevole; infatti e con certezza che vi dico che solo chi la comprende fino in fondo può amarla e riesce assecondandola, a sopravviverne. Ad ogni modo credetemi, il mare è un amante travolgente e non è solo male come i più dalla terra credono… lui è semplicemente… diverso, come è diverso di conseguenza vivere per mare, lontani da quella normalità o quel bigottismo, lontano da tutta quella finzione scenica a cui in questa epoca tutti sembrano esserne artefici e vittime, imbrigliatici in essa magari neanche per scelta ma addirittura per diritto di nascita a tutela di un nome più importante della vita stessa; credo che nelle nostre singole esistenze a volte siamo come bloccati dalla nostra stessa realtà, nelle nostre responsabilità di famiglia tanto da permearci di un’illusione di normalità e consuetudine, tanto da non riuscire più neanche a renderci conto che la nostra è solo una realtà su miliardi, tra miliardi di colori e persone, mondi e culture, visioni diverse di possibilità infinite; basta una parola, un gesto, una scelta e tutto può cambiare talmente radicalmente da crearsi un futuro o una realtà assolutamente inimmaginabile, non progettabile a priori perché fino a quel momento eravamo troppo convinti che quella, fosse l’unica realtà possibile al mondo, ma è proprio nel momento del risveglio che capiamo… e come quando un bimbo nasce, piangiamo davanti all’immenso, trovando un significato nuovo, una poesia nuova e ciò che per altri non ha senso o contenuto, perché magari ancora immersi in quella prigione dorata che credono come unica realtà, a noi invece fa commuovere e ci dà la forza di ricominciare o andare avanti, cercando un nuovo inizio… cercando ancora nuovo vento in poppa… verso una nuova alba come questa…ma… scusatemi, sono un chiacchierone, vi sto annoiando con i miei pensieri sull’infinito. Filippo sospirando pensò al ritorno di quel miele sul dito a cui pensava prima: No, a dire il vero sono colpito, e come se vedessi un cerbiatto aver scelto di correre nell’arena spagnola al posto del toro, riuscendo a trasformare in poesia il terribile momento che lì sta per consumarsi e… non saprei come definirla… la cosa è curiosa ed interessante allo stesso tempo; ma ditemi, cosa vi ha spinto ad intraprendere la via del mare? Christian: Be’ inanzitutto siamo per mare e quindi direi che se continuiamo a darci del voi, rischiamo di far seccare perfino tutto questo blu… oltre ai rispettivi ranghi siamo quasi coetanei credo, sempre che non vi offendiate voi visto il vostro titolo? Ma a Filippo il titolo non era mai importato un granché e quindi si trovò ben predisposto a buttare giù quel muro di formalità, lasciandosi alle presentazioni ufficiali sancite da una vigorosa e sorridente stretta di mano. Christian sorridendo: Christian, Visconte De Martignac. Filippo ricambiò il sorriso capendone l’ironia: Filippo Barone De Bonnet e a dire il vero, ora un Barone estremamente costernato ed in imbarazzato. Abbiate la cortesia di perdonare i miei modi schietti, visto il vostro stato di servizio su questo mercantile non avevo immaginato foste ricoperto di un titolo più illustre del mio, vogliate perdonarmi. Christian: Tranquillo, siete stato fin troppo gentile, in realtà sono io che non mi comporto e presento come un visconte ma più come un bifolco del mare, tanto da non dare a pensare certo ad un nobile. Ma sto bene così! E la cosa non mi disturba, anzi la trovo rilassante... Allora entrambi sorrisero, e Filippo: Si in effetti… un pochino bifoclo ogni tanto lo sembrate. Allora Christian sempre sorridendo: Solo un pochino? Comunque se continuiamo dandoci del tu è meglio, ti prego. Quindi Filippo: Allora Christian, non mi hai ancora risposto. Christian: Ah si, volevi sapere di me... beh sai bene che per un secondo genito maschio di buona famiglia, ci sono solo due vie, o il sacerdozio oppure la carriera militare. Filippo: Ma non siete un militare! Christian ridendo: Siete? Ancora del voi? Il sacerdozio era troppo… come definirlo… diciamo che era un po’ troppo casto per me, non avrei resistito a piaceri della carne e… e così diciamo che dopo anni di fedele servizio come ufficiale nella flotta del re, ho trovato il modo per sfuggire ai doveri istituzionali impostimi dalla mia famiglia, dandomi ai mercantili commerciali, una vita più tranquilla e soprattutto meno scombussolata di quella militare o nobiliare. Filippo dopo il sorriso scatenato dall’inclinazione poco casta del nuovo amico, sarcastico: Vostro, emm scusa, il tuo augello ne avrà sicuramente giovato, anche se ritengo però che tuo padre non ne sarà stato altrettanto, vista la tua scelta. Christian ricambiò il sorriso: Il mio augello è mortificato ugalmente purtroppo, visto che siamo sempre per mare, ad ogni modo non credo che mio padre sia mai stato fiero di me, non amavo studiare e quindi già da piccolo ero un ribelle punito di continuo e rimproverato, a differenza del santo di mio fratello maggiore, poi una volta lasciata l’arma…be, credo che se mi avesse avuto tra le mani mi avrebbe ucciso senza pensarci due volte; in ogni caso non saprei, non ci sentiamo ormai da molti anni, ma è una lunga storia e finirei per annoiarti, inoltre sono di guardia e tra non molto riceverò il cambio e ricomincerà un’altra giornata impegnativa e non vorrei mai interrompere il racconto a metà." Filippo stette al gioco e poi i due continuarono a chiacchierare per un’altra buona mezz’ora, nessuna confidenza personale, ma discorsi generici in più che piacevole compagnia e spontanea confidenza.

    Un’altra giornata iniziava e già sarebbe volava via, lontano da tutto, in mezzo al nulla, solo il mare e la sua forza, le onde, la vita di bordo, in quel tutto che giorno dopo giorno contribuiva a cancellare seppur non indelebilmente ogni ricordo, come se il mondo non fosse mai esistito fino a quel momento, come se i problemi della terraferma non fossero problemi di coloro che stavano per mare. Forse ecco il vero motivo di Christian, vivere e basta, lontano dai suoi genitori o da un passato forse scomodo, lontano da ricordi o associazioni mentali inutili, lontano dalla politica, dai doveri di casta, da regole d’etichetta ed obblighi di parentela, ma solo libertà di vivere, vivere come meglio credeva, libero di immaginere e guardare lontano, libero di credere ancora nei propri sogni, nei propri ideali.

    Le vele quadrate, bianche e gonfie sospingevano il veliero oltre le Colonne d’Ercole, lungo la costa oceanica verso la Francia, le onde appena increspate sembravano voler festeggiare lo sconfinato blu dell’oceano ed impennavano dolcemente la prua verso l’alto per poi lasciarla scivolare nell’abisso a rituffarsi nuovamente in quel blu intenso; ora comprendeva meglio quanta forza trasmettesse quel movimento, quanta energia, tanto da far credere ogni impresa realizzabile, tanto da far credere il mondo ai propri piedi.

    Quella sera dopo il rancio sul ponte ufficiali, come sempre il Comandante si ritirò presto, tra una battuta ed un'altra Christian e Filippo era ormai come se si conoscessero da una vita; ad un certo punto Filippo distrattamente disse ad Augustin che avrebbe potuto tranquillamente ritirarsi, che lui lo avrebbe raggiunto dopo qualche altro bicchierino. Augustin così, sottomesso ed irritato per l’essere stato messo subito da parte, a causa della sua nuova confidenza con il Secondo Ufficiale, li lasciò imprimendo nella sua gelosia controllata e repressa l’immagine dei due intenti a bere e ridere insieme.

    La notte volava, il tempo era ormai relativo come spesso accade quando ci si trova in piacevole compagnia, i discorsi e le argomentazioni si concatenavano una dopo l’altra, senza sosta, senza stanchezza, fino a quando dopo ore di bicchierini e risate un’ onda anomala, più grande delle altre fece inclinare di molti gradi il veliero su di un fianco per pochi secondi, tanto rapidamente ed inaspettatamente da far avvicinare i maniera brusca Filippo al petto ed il viso di Christian, trattenendosi alla sedia di quest’ultimo per non cascargli letteralmente addosso. Pochi secondi interminabili, quel sospiro ansimato sulla pelle, i loro odori così vicini, le sue labbra così provocanti da chiamarne obbligatoriamente lo sguardo, quasi ad assaporarle con il pensiero, e tanto bastava per far sussultare il cuore. Una tentazione troppo forte da poter respingere se non fosse che ci pensò il ritorno d’onda a staccare i due che quasi si erano sfiorati e toccati, vivendone l’esperienza con tutti i sensi, assaporandone ogni sapore, ogni istante. Filippo imbarazzato reagì alzandosi dalla sedia di scatto e congedandosi, scusandosi per l’ora tarda, mentre Christian preso da una sensazione incontrollata e contravvenendo ad ogni protocollo di sicurezza oltre che ad ogni saggia considerazione di prudenza, afferrò con la sua mano sinistra la mano destra di Filippo, raggelandogli il cuore. Filippo con tutto l’imbarazzo che provava, come fosse uno scolaretto innocente e senza alcuna virilità, si fece coraggio e sfilò con delicatezza la sua mano da quella di Christian allontanandosi senza dire una parola né guardandolo, non riuscendo ora a sorreggerne lo sguardo.

    Rientrò in tutta fretta nella stanza molto agitato, mentre Augustin che era sveglio ad attenderlo, facendo finta di dormire, lo osservò attentamente rimanendo con gli occhi semi chiusi. Al vederlo in quello stato il sospetto e la gelosia crescevano in lui, ma nulla poteva o sentiva di poter fare, se non arrabbiarsi con se stesso per non avere neanche il coraggio di affrontare il discorso con il suo protettore e mentore.

    Il giorno seguente, dopo un breve scalo a Lisbona per scaricare e ricaricare nuovamente la stiva, Filippo lo passò quasi interamente con Christian, con la scusa di apprendere l’arte marinaresca, tra le risate suscitate dai nodi fatti male, e la goffaggine nel trovare il coraggio di arrampicarsi in cima all’albero maestro per manovrare le vele; e fu proprio quell’ultima sera di navigazione che accadde qualcosa che Filippo non aveva previsto; Christian con il permesso del Comandante concesse a Filippo di poter contribuire ad imbrogliare la vela dell’albero di maestra per la notte, proponendosi di scortarlo personalmente, essendo Filippo ancora inesperto. Christian: Domanda! prima di salire, mi dici che cos’è il sartiame? Filippo sorridente da buon allievo attento e studioso: Ah son preparatissimo, è l’insieme delle manovre dormienti dell’alberatura, sartie e stragli, che intrecciandosi formano una rete che noi ora useremo per salire fino alla vela. Christian: Ma bravo il mio allievo, ora vediamo, ma serve solo a permetterci di imbrogliare le vele? Filippo deciso: Assolutamente no! servono anche per contrastare la pressione del vento sulle vele nonché l’inerzia degli alberi, delle vele e delle attrezzature nei casi di rollio e beccheggio. Christian soddisfatto e vedendo che il ragazzo stava imparando, con viso compiacente come di un maestro che concede un premio all’allievo, gli indicò di precederlo nella salita. Mentre i due salivano, Filippo con il fiatone: Io sono un bravo allievo, ma vedo che tu invece impari poco dai miei modi, e rimani una pietra grezza, come ti ho conosciuto. Christian: Cammina, muoviti senza parlare! Che sei già spompato come un vecchietto e non siamo neanche a metà strada, poi aggiunse: e poi io non sono una pietra grezza, sono proprio un bifolco… non ricordi? I due risero e nel contempo si arrampicarono fino in cima all’albero maestro, Christian rimanendo dietro si era riservato una buona visuale dei suoi glutei nella salita, mentre una volta in cima con i piedi ben posati sul marciapiede fecero entrambi per pronunciarsi verso l’estremità destra del pennone, uno a fianco all’altro, appena fermi in posizione per porcedere, si bloccarono entrambi ad ammirare qualche istante il tramonto, ed i colori che dipingevano il mare che da lassù sembrava tanto immenso quanto dominato. Il vento scompigliava i capelli lunghi di entrambi, e l’odore forte di salsedine accompagnava l’olfatto come fosse una rara fragranza, alchè Christian disse con tono serio e pacato: Domani a Bordeaux scenderò con voi. Filippo lo guardò di scatto chiedendogli di ripetere e Christian con lo stesso tono, con la sua calda e morbida voce: Ai capito bene, domani scenderò con voi, mi sono sentito più vivo in questi giorni che non in tutti gli anni che ho visutto fino ad oggi … forse troppo tempo ho perso per fuggire da tutto e da solo per giunta; se me lo concederete vorrei continuare il vostro viaggio verso il nulla con voi. Filippo ridendo si staccò con una mano dal pennone e diede una forte pacca sulla spalla di Christian ridendo: Sei un pazzo, ma come vuoi, buona fortuna allora e ben venuto nel nostro gruppo. Chi lo sa che il mio ascendente ti faccia un giorno sembrare di nuovo un visconte. Poi perse l’equilibrio, non essendo ancora pratico a tenersi in piedi sul marciapiede di corda, ma venne subito ripescato da Christian che sorridendo: Senti vorrei sbarcare con te non con un cadavere da seppellire! vorrai mica farmi pentire subito obbligandomi a pagarti il funerale? Ed ora muoviamoci, o il Comandante mi sbarca in tempo reale, ma in mare! Ed i due continuarono facendo ciò per cui erano saliti. Filippo era emozionatissimo, era in cima all’albero maestro di un veliero, mentre poche settimane prima era inquisito per un caso di stregoneria; inoltre stare a quell’altezza con Christian, ed il sapere che l’indomani sarebbe sbarcato con loro, erano tutte sensazioni difficili da spiegare, ma eccitatamente nuove e ben accolte. Tutto il vasto mondo quella sera cambiava volto negli occhi di Filippo, tutto cominciava di nuovo da quel pennone… e pensare che proprio Christian sarebbe stato in futuro ribattezzato dalla storia come uno dei due fratelli, insieme a Filippo…

    quanto può essere affascinante l’imprevedibilità della vita…

    Dopo cena Filippo una volta in camera comunicò ad Augustin che Christian si sarebbe unito a loro, e lo disse con una tale gioia da aspettarsi altrettanta gioia dal suo compagno di viaggio, mentre questo lo sbalordì con una reazione spropositata ed inaspettata, afferrato il fioretto di Filippo che poggiava a fianco del letto, con decisione, come gli aveva insegnato un po’ Pierre ed un po’ Filippo in quella breve navigazione, gli puntò la lama sotto la gola, mentre Filippo indietreggiava per non ferirsi, vista la vicinanza della lama, poi con tutta la rabbia accumulata da giorni: E dovrei essere felice per questo? Cosa ti credi di fare, vi ho visti insieme, vuoi lasciarmi, ti sei trovato un nuovo compagno, che cosa ne sarà di me? Filippo non sapeva cosa rispondere, poi Augustin cominciò a tremare i suoi occhi lacrimavano seppur rimanendo fissi su Filippo e continuò: Ed io che farò, ho lasciato tutto per seguirti, chi si prenderà cura di me, sei uno stupido, non capisci mai, non hai mai capito niente! Poi calò la testa e Filippo dapprima stupito dalla sua reazione con uno scatto prese una coperta appoggiata sulla sedia, l’avvolse velocemente sulla lama e lo disarmò buttando il fioretto a terra lontano dai due. Poi lo prese per la maglia con rabbia e con estrema forza stringendo i denti per la tensione muscolare; Augustin arriccio occhi e viso temendo di beccarle di li

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