Amici della montagna
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La realizzazione dei racconti sono la conclusione di diversi progetti di scrittura realizzati di una scuola media di Aosta. Nel primo racconto si narra di alcune “mucche rivoluzionarie” che decisero di ribellarsi al pastore Gût e di instaurare un “Alpeggio degli Animali”. Le mucche Stella Alpina e Lattosa si misero a capo del nuovo ordine, ma ben presto qualcosa tra le due vacche s’incrinò.
Nella seconda storia “Amici animali” viene racconta la particolare amicizia tra un cane cieco e un simpatico riccio. Nel terzo racconto una “Marmotta ribelle” cerca di salvare le sue compagne da un imminente pericolo provocato dall’uomo. Le pigre marmotte sono restie ad abbandonare il loro bel paese del Ginepro. Tutte concordano nel rimanere dove sono, tutte tranne una. L’ultimo progetto è la raccolta di storie che gli alunni hanno immaginato di vivere in un ipotetico “Future Self(ie)” Tra aspiranti calciatori, youtuber e stiliste, è emerso uno spaccato sociale della “generazioni da selfie” in un’istantanea del futuro.
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Amici della montagna - Andrea Camilletti
Premessa
I brevi racconti sono la conclusione di diversi progetti di scrittura realizzati nelle mie classi della Scuola secondaria di primo grado Jean Baptiste Cerlogne
dell’Istituzione Eugenia Martinet
di Aosta.
Nel primo racconto si narra di alcune mucche rivoluzionarie
che decisero di ribellarsi al pastore Gût e di instaurare un Alpeggio degli Animali
. Le mucche Stella Alpina e Lattosa si misero a capo del nuovo ordine, ma ben presto qualcosa tra le due vacche s’incrinò.
Nella seconda storia Amici animali
viene racconta la particolare amicizia tra un cane cieco e un simpatico riccio, accuditi dalla loro padroncina Melissa.
Nel terzo racconto una Marmotta ribelle
cerca di salvare le sue compagne da un imminente pericolo provocato dall’uomo. Le pigre e indolenti marmotte sono restie ad abbandonare il loro bel paese del Ginepro. Tutte concordano nel rimanere dove sono. Tutte… tranne una.
L’ultimo progetto è la raccolta di storie che gli alunni hanno immaginato di vivere in un ipotetico Future Self(ie)
. Tra aspiranti calciatori, youtuber, stiliste, avvocati e medici è emerso uno spaccato sociale della generazioni da selfie
in un’istantanea del futuro.
I progetti hanno cercato di sensibilizzare le nuove generazioni nei confronti della lettura e ad appassionarli alla scrittura in modo divertente e istruttivo. In un mondo sempre più rapido e dominato dai social network, è importante far sviluppare nei giovanissimi un forte amore per la lentezza della scrittura.
Prof. Andrea Camilletti
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti, a cose e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
Mucche Rivoluzionarie
–
L’alpeggio degli animali
Progetto di scrittura creativa
della Classe 3°D a.s 2014-2015
Scuola media Jean-Baptiste Cerlogne
Istituzione Scolastica Eugenia Martinet di Aosta
a cura di Andrea Camilletti
© Maggio 2015
Mucche rivoluzionarie
Capitolo 1
di Serena Taschin
Nel nord ovest italiano, fra verdi prati e cime imbiancate, si trovava un piccolo villaggio Fra verdi prati e cime imbiancate, si trovava un piccolo villaggio e una bellissima cascata da cui nasceva un torrente. Qui viveva Gût circondato da una sfolgorante e ardita natura. Era un uomo alto di corporatura media con capelli scuri e occhi neri che viveva in questo piccolo angolo di paradiso della bella Valle d’Aosta. La regione è circondata da alte montagne spesso innevate tutto l’anno. In questo meraviglioso luoho c’erano anche vaste distese di un verde intenso, dove pecore, capre e mucche pascolavano libere sotto l’attenzione del pastore.
Anche Gût era un pastore e possedeva capre, asini, muli, mucche e anche delle Reîne che ogni anno partecipavano alla Battaille, una manifestazione locale antica, dove le bovine di tutti gli alpeggi si scontravano per dimostrare quale fosse la più forte.
Era una serata autunnale, qualche giorno prima della Désarpa, Gût stava portando il latte delle sue mucche e delle sue capre alla latteria del paese con l’aiuto della moglie, com’era di loro abitudine. La donna era di bassa statura, con dei lunghi capelli biondi sempre raccolti in uno chignon e due grossi occhi azzurri, spesso indossava il suo grembiule con la stampa a fiori.
Profittando dell’assenza dei coniugi, nella stalla cominciò un passaparola fra tutti gli animali per riunirsi l’indomani nell’ovile principale. Il passaparola iniziò dalla capra Barbetta, una bestiola col manto bianco e nero, una simpatica barbetta sul mento e una sola corna, perché l’altra l’aveva rotta durante una battaglia.
- Lattosa, Stella Alpina – belò la capretta Barbetta allo stambecco Alpino detto Pino – mi hanno detto di dirti che domani ci dobbiamo trovare alle 20:00 nella stalla principale. Dillo agli altri!
- Certo ci sarò – rispose Pino – informerò anche gli altri.
Poi si recò nel recinto dei cavalli, riferì la notizia e così fece con tutti gli altri.
La mattina seguente, Gût portò tutti gli animali al pascolo passando per dei piccoli sentierini di montagna. A pranzo mangiò un’ottima valpellinentze cucinata dalla moglie, una fetta di Fontina e bevve un bicchiere di vino rosso.
A fine giornata, verso le cinque del pomeriggio, prese il suo zaino, il suo berretto, il bastone e s’incamminò verso la via di casa, seguito da un lunga coda di mucche. In fondo, ad aiutarlo, c’era il suo fedele lupo pastore che lo seguiva dappertutto.
Dopo aver ben cenato e ben bevuto, Gût e la moglie andarono a letto, mentre nella stalla gli animali iniziavano a riunirsi.
- Dai muoviamoci! È tardi! – belò Barbetta iniziando a saltellare.
- Dai su galoppiamo! – nitrirono in coro i cavalli.
I primi animali ad arrivare furono i tre cavalli: Battagliero, Chocolat e Dolcetta. Battagliero era uno stallone nero con una macchia bianca sull’occhio, veloce, testardo, prestante e molto orgoglioso. Poi arrivò Chocolat, una cavallina marrone con macchie più chiare, una folta criniera beige, con un carattere un po’ lunatico, ma molto mansueta. Poi arrivò la cicciottella Dolcetta, affettuoso, intraprendente e tenero pony, con il pelo grigio a macchie e dalla criniera bianca. Dopo i cavalli arrivò Camillo. Era l’unico asino ed era anche l’animale più anziano, aveva il pelo marroncino chiaro, la criniera nera, anche se un po’ sbiadita. Era debole, ma molto intelligente. Per ultimi arrivarono anche lo stambecco Pino, la capra Barbetta, le mucche Lattosa, Stella Alpina e Châtelaine. Tutti gli animali erano in attesa di sapere il motivo di quella riunione, tranne la volpe, che continuava a lamentarsi e a dire che aveva sonno.
Quando tutti furono presenti il vecchio toro Torino cominciò a parlare.
- Amici animali – disse perentorio il toro Torino – vedete ben anche voi quello che sta succedendo qui nella stalla: l’uomo ci tratta sempre peggio, il nostro padrone e sua moglie ci danno misere porzioni di cibo, ci fanno lavorare tutto il tempo e ci concedono poche tempo per riposare. Le cose devono cambiare. Cara Chocolat, la tua piccola cavallina dov’è? Beh sappiamo tutti cosa le ha fatto Gût, vero? Te l’ha portata via subito. E tu, Battagliero, lavori sempre, con grande fatica, ma Gût non ti ha mai ringraziato o fatto una carezza? No. Ti ha sempre e solo bastonato. Non siete stanchi? Non volete essere liberi?
Un coro di ovazione risuonò nella stalla tra nitriti, belati, grugniti e muggiti. Torino fece una lunga pausa, attese che gli animali si quietassero poi cantò una canzone che gli aveva insegnato suo padre tanto tempo fa e faceva più o meno così:
Noi siamo animali valdostani
Coi manti rossi, neri e castani
Sempre sottomessi all’uomo
Che è tutto tranne che buono.
Ma tornerà l’età dell’oro.
E allora gliela faremo vedere noi a loro.
Saremo di nuovo liberi nei campi
Ad ammirare i sempreverdi e le Alpi.
Patirà l’uomo tiranno!
E allora capirà il suo danno.
niente più battaglie
noi non siamo canaglie.
Noi saremo liberi e fieri,
E animali veri.
Diffondete il lieto annuncio:
Tornerà l’età dell’oro.
Gli animali ascoltarono con attenzione il discorso del vecchio toro e venne loro in mente tutte le cose crudeli e cattive che Gût gli aveva fatto. Iniziarono a fare molto baccano: tutti davano ragione a Torino. Fra le tanti voci si sentiva nitidamente quella di Battagliero che voleva liberiamosi di Gût e di sua moglie! Altri volevano tornare liberi, correre nei prati, smettere di lavorare per l’uomo! Qualcun altro pensava già a una rivolta.
Gût, sentendo tutto quel baccano, prese un’ascia e andò nella stalla a vedere cosa stesse succedendo. Gli animali, sentendolo arrivare, tornarono nei propri giacigli e si addormentarono pensando a come sarebbe bello il mondo se non ci fosse l’uomo, l’oppressione, la fatica, il lavoro e la schiavitù.
Capitolo 2
di Davide Polesel, Christopher Rocca, Thomas Empereur
Dopo tre giorni il vecchio toro Torino, a seguito di un’estenuante lotta tra la vita e la morte, morì nel suo giaciglio di paglia. Erano i primi di giugno. Nei tre mesi successivi alla morte del vecchio Torino si percepiva un’aria di rivoluzione nell’alpeggio. Non sapevano quando la ribellione dai lui predetta si sarebbe realizzata, ma gli animali desideravano una nuova vita. Il compito di organizzare la ribellione fu dato alle mucche, gli animali più intelligenti. Fra loro si distinguevano Lattosa e Stella Alpina. Lattosa aveva delle mammelle grosse con tanto latte, era tutta bianca con chiazze color caffè: era molto vanitosa e desiderosa ottenere il comando. Stella Alpina aveva una coda lunghissima, era tutta nera con una macchia bianca a forma di stella. Era gentile, cortese e disponibile con tutti. Quando il signor Gût si addormentava, le mucche facevano riunioni segrete, stile massoneria, e si preparavano alla ribellione. Lattosa e Stella Alpina avevano raccolto gli insegnamenti del vecchio Torino e li avevano trascritti in un libro chiamandolo I Principi degli Animali
. Le due mucche iniziarono a studiare strategie per sconfiggere gli umani, impadronirsi dell’alpeggio e vivere per sempre sereni e tranquilli senza alcun problema. C’erano animali però che non prestavano molta attenzione ai loro discorsi; dicevano che con il signor Gût non si stava poi così male. Sostenevano che, anche se qualche volta si dimenticava di dargli da mangiare o di mungerli, non era un grosso problema.
Le bovine faticavano non poco a diffondere i principi degli animali. Altri ascoltavano affascinati le storie dello stambecco Alpino, detto Pino, che aveva lunghe corna marroni, zoccoli forti, come quelli di un elefante, ma agile come quelli di una marmotta. Pino raccontava che al di là dell’alpeggio c’era un mondo fantastico senza fatica, dove si viveva in assoluta libertà, dove c’era erba e acqua a volontà.
Tutto avvenne in una fredda mattina d’ottobre. I prati erano ricoperti da un sottile manto di brina bianca. Per l’ennesima volta, il signor Gût ubriaco dalla sera prima, non avevo dato da mangiare e da bere ai suoi animali. Tutte le mucche muggivano forte e dicevano che era la goccia che faceva traboccare il vaso, era giunto il momento di ribellarsi. A un tratto tutti gli animali si infuriarono. I due tori dell’alpeggio sfondarono il