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Al di là di noi: Il segreto delle anime
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Al di là di noi: Il segreto delle anime
Ebook104 pages1 hour

Al di là di noi: Il segreto delle anime

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About this ebook

Chi sono le guide spirituali? Sono angeli? E come ci guidano? Talvolta le percepiamo e seguiamo il cammino indicato, ma la maggior parte delle volte agiscono senza che noi lo sappiamo, portandoci comunque a seguire in un modo o nell’altro, la via del bene, del meglio assoluto per noi. Anche se la vita ci appare dura e faticosa possiamo essere sicuri che tutto ciò che ci succede è il meglio che possa accadere, perché l’universo è perfetto e niente è fuori posto. Tutto ha un senso, tutto insegna, tutto è amore, anche la tragedia della perdita di un ­figlio. Questo racconto ve lo farà toccare con mano. Il suo messaggio forte e potente, può aprirvi la mente ai misteri più profondi della vita e della morte. La storia di Elisabeth, Jeremy, Sebastian, Oliver e Sarah, Isabel e Jimmy, una storia con molti preziosi insegnamenti.
LanguageItaliano
Release dateApr 30, 2018
ISBN9788885586284
Al di là di noi: Il segreto delle anime

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    Book preview

    Al di là di noi - Rita Piras

    Ringraziamenti

    Prefazione

    I personaggi di questa storia non li ho scelti io, sono stati loro a scegliere me. Tutto iniziò con alcune notti turbolente. Le prime non furono completamente insonni, ma disturbate da pensieri che sembravano non appartenermi. Sentivo scorrermi nelle vene emozioni, sentimenti e sensazioni che non erano del mio presente, non erano di questo tempo, e non erano neanche mie. Sentivo martellarmi il cuore nel bel mezzo della notte e mi svegliavo improvvisamente con addosso la storia di qualcun altro. Quella storia si componeva notte dopo notte, pezzo dopo pezzo, come un grande mosaico che stentavo a ricostruire. Me la sentivo nella pelle come mi fosse appartenuta in un tempo lontano. Accusavo la sofferenza, così come la gioia e tutti gli altri sentimenti, esattamente come se all’improvviso rammentassi un’esistenza precedente e riuscissi a vederne solo alcuni piccoli scomparti alla volta. Non riuscivo a comprendere se fosse solo la mia fantasia o se quella storia che si stava pian piano ricostruendo dentro me fosse veramente, in qualche tempo, esistita.

    I dettagli si facevano sempre più chiari e nitidi tanto da non comprendere quasi più quale vita fosse reale, se la mia, quella che avevo sempre vissuto, o quella che mi bussava dentro, dirompente come un uragano che voleva occuparmi tutta. Cercavo di riprendere sonno ma, per molte notti, questo non mi riuscì affatto facile.

    Non sapevo cosa stava per succedermi, ma alla fine decisi di prestare più ascolto. L’ascolto è qualcosa di astratto, è affinare e forgiare quella volontà di riuscire a percepire qualcosa oltre la realtà che vediamo. Presuppone una presa di coscienza dettata dal desiderio e dalla necessità di comprendere, dall’accettazione che c’è qualcosa, o qualcuno, che deve essere ascoltato. Solitamente si fugge, ci si inventa gli impegni più disparati, si corre il più lontano possibile dal silenzio. Perché per ascoltare ci vuole silenzio. È necessario saper tacere per poter ascoltare davvero. Non sono solo le parole che devono mettersi in disparte, occorre che si faccia un profondo silenzio interiore, che si mettano a tacere i pensieri, le emozioni, il cuore. Si deve diventare per un momento come un tempio dove verrà celebrato un rito e tutto deve essere in ordine, in quel clima di profonda e mistica pace, in attesa della celebrazione. Mi turbava la pressione che sentivo crescere dentro di me, essere svegliata nel mezzo della notte con pensieri di una vita passata, di una vita che forse mi era appartenuta, o di una vita che era stata, in un tempo lontano, di qualcun altro. Mi impauriva ma, al contempo, mi emozionava quella sensazione di essere come costantemente in contatto con un’altra vita, un’altra realtà, un altro periodo storico. Le notti divennero intense e le attendevo ormai con impazienza, con il cuore in tumulto e la determinazione all’ascolto. Sapevo che sarebbe arrivata, puntuale, a destarmi dal sonno, quella vita di cui ancora vedevo solo i contorni. Erano sempre più chiari e man mano che trascorrevano i giorni vedevo meglio i colori, riconoscevo i paesaggi, ci camminavo dentro con una disinvoltura inattesa e imparavo a scoprire lentamente dove andare a prendere i pezzi mancanti per ricostruire la storia. Avevo scoperto che nei meandri di me stessa c’è una profondità tale da poter essere definita abisso. Avevo imparato a tuffarmici dentro, scoprendo notte dopo notte tutti gli spazi che ancora non avevo visitato. Fu lì che trovai tutto. Esisteva una storia misteriosa, dal sapore antico, incorniciata di colori tra l’ocra e il giallo sbiadito, come quelle vecchie cartoline ingiallite che ai giorni nostri reputiamo essere d’altri tempi. Ecco, era una storia di un tempo passato, non potevo collocarla in nessuna precisa epoca storica, ma non era dei miei giorni. Sentivo che arrivava da un passato lontano, non troppo, ma comunque non appartenente a questo tempo. I personaggi della storia li vedevo avvolti in abiti antichi, in vite semplici, in paesaggi che non avevano nulla di frenetico, nulla di questa vita moderna. Sembrava una vita dimenticata, fatta di case calde, profumo di minestra, giornate scandite da comode e piacevoli abitudini. Una vita che non ci apparteneva più, avvolta da quella dolcezza che era andata perduta. Vedevo muoversi all’interno della storia dei personaggi semplici, genuini, che facevano scomparire quasi tutto il resto del contesto per farmi concentrare tutta, fremente, sulle loro emozioni, sui loro stati d’animo, sui loro sentimenti. È stato così che sentivo appartenermi sempre più quello che loro avevano dentro, come avessero trasferito all’interno di me ognuna di quelle sensazioni. Iniziavo a recepire un legame profondo con tutti loro, come se li conoscessi da sempre, come se mi fossero passati accanto tante, troppe, volte. Spesso quei loro sentimenti mi giungevano tutti insieme e li sentivo esplodere dentro di me, come non fosse più possibile trattenerli. Mi sentivo tremendamente legata a ognuno di loro, come fossimo appartenuti insieme a un passato che ci aveva uniti tutti. Oramai erano presenti non solo durante la notte, ma li sentivo accanto lungo il trascorrere delle mie giornate.

    Cercavo di comprendere da dove arrivavano e cosa volevano comunicarmi. Cercavo risposte nei labirinti di ricordi a cui la mia mente mi sottoponeva e ci vollero dei giorni perché tutto mi fosse chiaro e perché ogni pezzo della storia facesse ritorno al proprio posto. Una mattina tutto mi fu più semplice.

    Davanti ai miei occhi si era materializzata una storia che si era costruita lentamente, pezzo per pezzo, dagli scampoli distribuiti a caso che mi erano giunti un giorno dopo l’altro. Ora quella vita la vedevo nitida, conoscevo perfettamente la storia dei personaggi che l’avevano vissuta. I loro contorni erano ancora leggermente sfuocati, ma sapevo che, nel giro di breve tempo, si sarebbe dissolta la nebbia e la nitidezza avrebbe reso tutto più comprensibile. Lentamente compresi anche che non erano in tanti. Si trattava di pochi fondamentali protagonisti. Ognuno rigorosamente impegnato nel proprio ruolo. Gli ultimi a giungere furono quelli fondamentali, quelli che avrebbero unito tutti in un unico grande disegno. Erano loro il tassello mancante, quello che serviva a concludere il progetto a cui tutti avevano partecipato. Un giorno accadde: il cast fu al completo e lentamente mi arrivarono tutti i loro nomi. Qualcuno si era presentato con nome e cognome. Qualcuno solo con il nome. Avevo iniziato così a intravedere, lentamente, anche i tratti fisici di qualcuno e, come per effetto di un domino, a un certo punto vidi nitidamente anche quelli di tutti gli altri personaggi.

    Vi erano tre donne. Distinte nella loro unicità, diverse per caratteristiche fisiche e caratteriali, ognuna di esse arricchita del proprio personale percorso. E quattro uomini anche loro con un ruolo ben definito. Non vivono nel mio stesso paese e onestamente dove vivono neanche lo so. Credo che abbiano volutamente tralasciato descrizioni geografiche o temporali per esaltare solo se stessi, le emozioni, gli stati d’animo, i sentimenti. Credo non fosse importante il luogo o il momento storico in cui si collocavano le dinamiche delle loro vite, come a sottolineare che possono avvenire in qualunque momento e in qualunque luogo. Credo che tutti loro volessero distinguersi unicamente per questo, avevano necessità di rimanere impressi, di non passare inosservati, di essere ascoltati, di portare un messaggio che, forse dimenticato nel tempo, doveva essere riportato in vita. Avevo iniziato a conoscerli profondamente, ognuno a suo modo aveva scelto il proprio ruolo nella storia e ne ero così affascinata da sentirli profondamente parte di me, tanto da non capire

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