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Gli strumenti della civiltà del legno. Storia ed uso di attrezzi ed utensili
Gli strumenti della civiltà del legno. Storia ed uso di attrezzi ed utensili
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Gli strumenti della civiltà del legno. Storia ed uso di attrezzi ed utensili

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Per quanto concerne le operazioni di trasformazione del legno, il generico utilizzo di un unico attrezzo arcaico è condizione assolutamente insufficiente per poter dichiarare di rappresentare in maniera adeguata e compiuta lo strumentario delle maestranze artigiane di una qualunque epoca passata.
Gli utensili d’un tempo hanno avuto una precisa evoluzione, così come le tecniche di lavorazione e gli scopi per i quali sono stati concepiti.
L’autore non solo ripercorre la storia dei principali attrezzi utilizzati dai falegnami, ma illustra anche in ogni dettaglio le funzioni alle quali essi erano preposti, alla luce delle fonti pervenute.
Si tratta, da un lato, di una guida utile a comprendere meglio quale fosse la configurazione di una ipotetica falegnameria nei diversi periodi storici; dall’altro, può essere considerato come un prontuario illustrato, destinato principalmente al Rievocatore Storico e a tutti coloro che volessero intraprendere progetti di lavorazione artigianale del legno senza ricorrere a espedienti moderni, restando fedeli all’originario modus operandi dei nostri progenitori.

As for the wood transformation processes, the generic use of a single archaic device is a totally insufficient requirement when you claim to be displaying the artisan tool kit of any past era in an adequate and complete manner.
Bygone tools underwent a precise development, as well as the handcraft techniques and the purposes for which they were designed.
The author not only retraces the history of the main tools used by carpenters, but also describes in detail the tasks they were meant to perform, in the light of the available sources.
This is, first of all, a useful guide to better understand the setup of a hypothetical joiner’s workshop through the ages; besides, it can also be considered as an illustrated handbook, primarily addressed to the historical Re-enactors as well as to anybody willing to undertake woodworking projects without drawing upon modern devices, just sticking to the genuine modus operandi of our ancestors.

L'autore
Ezio Zanini, dopo i primi successi, ottenuti grazie ad esperienze artistiche nel mondo dell'arte contemporanea, si appassiona ad attività manuali tradizionali. Ha condotto lavori nel campo del restauro, della decorazione su legno e dell'arredamento classico, cogliendo l'occasione di confrontarsi con l'esperienza tramandata dai mastri artigiani per approfondire tecniche di lavoro e utilizzo delle varie essenze. Da diversi anni, è impegnato a riscoprire e riproporre antiche tecniche di falegnameria, intaglio e finitura del legno, mantenendo vivo l'utilizzo di attrezzi tradizionali, per realizzare manufatti e repliche destinati a vari mercati di nicchia.
LanguageItaliano
Release dateMay 2, 2018
ISBN9788898275731
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    Book preview

    Gli strumenti della civiltà del legno. Storia ed uso di attrezzi ed utensili - Ezio Zanini

    sitografia

    Introduzione

    La più interessante funzione della Living History è quella di testimoniare, in modo intenso e vivace, eventi, usanze e fatti di epoche passate; tutti sembrano concordare sul fatto che si tratti di un compito molto importante, specialmente quando le memorie in questione risultano a rischio di scomparsa e si ha contezza che molti loro aspetti verrebbero smarriti completamente se non venissero riportati alla luce grazie all'impegno di appassionati Ricostruttori e Reenactors.

    Sono da sempre convinto che la Ricostruzione e la Rievocazione potrebbero superare una semplice, folcloristica e se vogliamo teatrale, interpretazione della realtà a semplice consumo del pubblico, impegnandosi attivamente, con approccio maggiormente rigoroso verso le fonti, per rendere e mantenere vivi quegli aspetti di cultura materiale che emergono come caratteristici delle varie realtà locali nelle diverse epoche passate.

    L'attività rievocativa può, infatti, operare una tutela decisiva nei confronti di molte pratiche misconosciute, per quanto abituali tra i nostri progenitori, o di processi artigianali che possono aver perso redditività a causa della competizione generata dalla massiccia, seriale, produzione dell'industria. Può farlo con interventi mirati alla valorizzazione di questi aspetti, non solo ricollocando i prodotti così ottenuti negli scorci di vita delle epoche rappresentate e negli spazi ad essi più congeniali, ma recuperando attivamente, con lo scopo di perpetuarne la memoria, il rapporto tra l'individuo e i vari strumenti indispensabili alle attività artigianali ormai desuete.

    Questo obiettivo, purtroppo, nonostante l'assiduo impegno dei molti addetti che affollano il settore, non sempre è ottenuto e di fronte alla necessità di realizzare una ricostruzione ambientale completa o eccessivamente estesa, si tende, anzi, ad appiattire la rappresentazione a pochi ripetuti stereotipi (frequentemente anche errati), perdendo il senso della multiforme ricchezza di contenuti e delle varie peculiari fisionomie che le diverse realtà territoriali italiane hanno saputo sviluppare nel tempo.

    Sarebbe auspicabile, per esempio, che l'equipaggiamento di un rievocatore venisse prodotto, laddove possibile, con tecniche di lavoro assimilabili a quelle utilizzate a suo tempo, ma tocca constatare che questo, nella stragrande maggioranza dei casi, non avviene e che ci si accontenta di oggetti approssimativamente simili, ma visibilmente lavorati con mezzi industriali che sacrificano in modo perlopiù impietoso il carattere originario del pezzo.

    Tutto ciò accade, a mio avviso, soprattutto per un errore d'impostazione mentale anche quando le lavorazioni industriali non garantiscono un reale vantaggio (sia esso economico, di facile reperibilità o di risparmio di tempo) a fronte della oggettiva perdita di qualità dovuta alla scorretta prassi di esecuzione.

    In quest’ottica, ripercorrere la storia e l'evoluzione degli attrezzi utilizzati per la lavorazione del legno potrebbe aver senso anche solo per tentare di suggerire simulazioni ed artifici scenici più veritieri, allorquando si rappresentino lavori di falegnameria o si espongano manufatti o ricostruzioni nelle manifestazioni dedicate alla storia locale.

    Sono consapevole che le inesattezze, più o meno appariscenti, faranno sempre parte del mondo ricostruttivo e che non si potranno mai evitare del tutto, ma penso che un corretto metodo di lavoro, il continuo raffronto con altre realtà, la sperimentazione concreta, la diffusione e condivisione delle varie esperienze possano portare giovamento e stimolare un'effettiva crescita di molti appassionati.

    Nel caso dei lavori in legno, comunque, c'è molto di più in gioco, in quanto è solo per effetto della stilizzazione moderna, nata per trarre il massimo vantaggio ottenibile dalle tecnologie odierne, che molti degli attrezzi tradizionali utilizzati nella lavorazione del legno sono caduti in disuso. A dispetto di ciò, essi dimostrano di essere il mezzo più appropriato per dar vita a repliche storiche accurate, generate come espressioni dello stile delle epoche in cui gli originali strumenti venivano effettivamente impiegati.

    Esiste certamente anche un influsso affascinante e romantico che ci lega a questi temi antichi e tipici delle dimensioni rurali; una seduzione che risulta proporzionale alla forza esercitata dal richiamo nostalgico che il legno, come materiale arcaico, svolge sull'individuo moderno, ridotto a vivere in modo sempre più distaccato da ritmi naturali e da contatti significativi con le proprie radici più profonde.

    Occorre, tuttavia, evitare di cadere nel tranello teso da queste suggestioni sentimentali che potrebbero portare a rubricare gli argomenti di seguito trattati sotto la voce cose del passato, come si trattasse di strumenti appartenuti ad una lontana epoca mitologica alla quale guardare con nostalgica sudditanza o, peggio, distacco.

    In tantissimi casi, invece, il ricorso a tali attrezzi è possibile, attuale e consigliabile e può dare in poco tempo risultati davvero apprezzabili e soddisfacenti, se ci si dedica con serietà e costanza.

    Il loro utilizzo, anzi, affranca l'individuo dalla necessità di ricorrere a semilavorati di produzione industriale che si trovano oggi in commercio (spesso inappropriati alle diversificate esigenze ricostruttive) dando la possibilità, con un po' di paziente ricerca, di rifarsi alle essenze più opportune alle proprie personali esigenze, ricavandole in forme e spessori propriamente adatti ai diversi scopi.

    Per questo vorrei suggerire concretamente una lavorazione tradizionale con gli attrezzi che cercherò di descrivere, circostanza che, tra l'altro, offre la garanzia di dotare le superfici delle repliche che verranno realizzate di quei segni di lavorazione distintivi dei reperti originali, il cui studio risulta fondamentale sia in ambito archeologico che nel mondo del restauro e che solo una appropriata manifattura può assicurare.

    Mettendosi all’opera ci si renderà conto che il ricorrere a mezzi moderni è dovuto solo ad una forma di pigrizia mentale che impone processi standardizzati e ripetitivi, e che conduce, spesso anche faticosamente, a lavori inadeguati caratterizzati da vistose approssimazioni ed errori formali.

    Sono convinto che la simulazione, l'inesattezza riveniente da conclusioni arbitrarie e la finzione in questo caso non facciano altro che allontanare la realtà storica, alla quale si pretenderebbe, invece, di rendere un tributo, avvilendola o relegandola a quell'indistinto limbo leggendario in cui vengono riposte le cose che non esistono più, quelle obsolete o non più produttive che finiscono per assolvere soltanto una muta funzione estetica appese alle pareti, altrimenti spoglie, dedicate alla memoria.

    Non è questo il caso.

    Spero che la passione che nutro nei confronti di questi argomenti non condizioni il lettore portandolo a diffidare riguardo alla possibilità di usare con profitto gli strumenti di seguito descritti. Al contrario, mi auguro che possano esserci soggetti sensibili a un approccio costruttivo e impegnato, in grado di accettare la sfida e cimentarsi nella prova. Essi porteranno, sono convinto, un contributo concreto allo sviluppo e alla divulgazione delle tematiche qui accennate; facendolo, soprattutto, ristabiliranno un rapporto perduto con questi meravigliosi utensili, scoprendo un appagante sentimento di gratitudine nei loro confronti che li porterà presto a chiedersi: «come avrei potuto farne a meno?».

    I passi di un'evoluzione

    Se confrontassimo gli elenchi degli strumenti di proprietà di falegnami di diverse epoche passate, giunti fino a noi grazie ad inventari stilati post mortem per motivi di successione[1], potremmo notare una pressoché perfetta coincidenza degli attrezzi in uso dal Medio Evo fino all'epoca moderna.

    Potrebbe quasi sembrare di assistere ad una realtà rimasta immutata per secoli: una sorta di mondo congelato, incapace di modificarsi e di sviluppare nuove idee.

    Naturalmente non è così: se questi utensili, al di là di piccole evoluzioni non sempre di poco conto, mantennero inalterate nel tempo, funzionalità e caratteristiche tecniche, non significa che la frequenza di utilizzo o le mansioni per le quali vennero impiegati non abbiano subito cambiamenti nel tempo.

    Esiste infatti una chiara continuità nell'evoluzione di questi arnesi, la cui vicenda si può ricostruire, ritengo, con precisione, in modo incontrovertibile.

    I mutamenti strutturali sono dovuti per lo più a piccoli progressi di particolari tecnologie legate alla fabbricazione degli strumenti stessi, mentre le

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