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Delos Science Fiction 197
Delos Science Fiction 197
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Delos Science Fiction 197

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Fantascienza - rivista (34 pagine) - È online il numero 197 di Delos, con uno speciale su Avengers: Infinity War e servizi sul fumetto Oblivion Song e sui 200 anni di Frankenstein.


Il 2 maggio 2008 l’Universo Cinematografico Marvel ebbe inizio con l’uscita di Iron Man. Il film fu un blockbuster internazionale, riscosse un grande successo sia tra i fan sia tra i critici e per anni è stato la pietra miliare su cui la Marvel ha costruito un impero che ha prodotto molti dei film con l’incasso più alto di tutti tempi. Nei 10 anni successivi la Casa delle Idee ha battuto un record realizzando 18 film consecutivi che hanno aperto al primo posto al botteghino, con cinque film che hanno incassato oltre 1 miliardo di dollari e un totale di 13 miliardi di dollari al box office globale.

Avengers: Infinity War è, per il momento, l'ultimo film di quest'universo ed è riuscito a mettere insieme la più grande squadra di supereroi di sempre. A questo film, affidato ai registi Anthony e Joe Russo, Delos Science Fiction, la rivista di approfondimento di Fantascienza.com, ha dedicato lo speciale di questo numero 197.

Servizi sono dedicati ai 200 anni di Frankenstein, o il moderno Prometeo, il romanzo di Mary Shelley che per molti critici è il primo di fantascienza e a Oblivion Song, il nuovo capolavoro di Robert Kirkman, il papà di The Walking Dead.

Nello spazio rubriche parliamo anche dei nuovi romanzi di John Scalzi e Jack McDevitt ,appena usciti sul mercato anglosassone, i cartoni animati cyberpunk più belli e parliamo anche di Garth, un fumetto di fantascienza vintage a metà tra Flash Gordon e un supereroe.

Il racconto è di Diego Lama.


Rivista fondata da Silvio Sosio e diretta da Carmine Treanni.

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateMay 8, 2018
ISBN9788825405835
Delos Science Fiction 197

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    Delos Science Fiction 197 - Carmine Treanni

    Lama

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    Bocciati i film di fantascienza secondo le scienziate della Nasa

    Articolo di Carmine Treanni

    Meccanici spaziali al lavoro

    Ogni tanto qualcuno si alza dal posticino che il mondo gli ha assegnato e mette all'indice i film di fantascienza per essere poco scientifici. È successo recentemente: BBC Radio 5 ha intervistato alcune scienziate della Nasa che hanno puntualmente fatto a pezzi alcune pellicole spaziali. Il più bersagliato è Gravity di Alfonso Cuaron, con Sandra Bullock e George Clooney e premiato nel 2014 con sette Oscar.

    Mission to Mars di Brian De Palma e Pianeta Rosso di Antony Hoffman si guadagnano una sorta di secondo posto. Armageddon di Michael Bay è considerato tra i peggiori e qualcuna delle scienziate se le presa perfino con, udite udite, Balle Spaziali di Mel Brooks che di scientifico, diciamocelo pure, non aveva la minima pretesa di essere. Ma una delle intervistate l'ha definito banale. Peccato che forse proprio per questo è un grande film.

    Che cosa ci dice, in ogni caso, questa presa di posizione, non certo l'unica, ma l'ultima in ordine di tempo che ogni tanto compaiono sulle riviste e i giornali?

    Primo: il giochino è interessante e anche pertinente, ma non bisogna prendere tutto troppo sul serio. I film devono essere prima di tutto uno spettacolo, divertente nel senso di ludico, quindi è chiaro che in un film come Gravity ai due protagonisti ne succedono di tutti i colori. Altrimenti ci annoieremmo a morte a guardare due che fanno una semplice passeggiata spaziale per due ore.

    Secondo: in quanto film la parte da leone la devono fare anche le emozioni, la storia, la messa in scena. Certo una certa attendibilità scientifica non guasta, ma quanti saranno coloro che durante il film si accorgono che la Bullock non poteva fare esattamente quell'orbita intorno alla Terra con il suo Shuttle? Pochi, davvero pochi, crediamo.

    Terzo: quando si guarda un film va tenuto un atteggiamento che si riassume nelle parole sospensione dell'incredulità, ossia mettere da parte le proprie facoltà critiche e gosersi semplicemente lo spettacolo.

    Quarto: se voglio attendibilità scientifica allora vado a guardarmi un documentario scientifico o trasmissioni che presentano servizi scientifici, non vado certo al cinema.

    Infine, quello che è importante è anche una certa coerenza della storia. Se in Gravity, ad esempio, davanti alla distruzione della stazione spaziale, la Bullock si togliesse la propria tuta spaziale e cominciasse a volare con un costumino rosso, allora sì che ci sarebbe da arrabbiarsi per i soldi spesi per il biglietto al cinema.

    Le scienziate della Nasa, comunque, hanno fatto anche esempi positivi. Apollo 13 di Ron Howard è il più amato, poi ci sono anche Interstellar, The Martian di Ridley Scott e la serie televisiva di Star Trek: The Next Generation. Insomma, qualcosa le scienziate intervistate dalla BBC Radio 5 salvano, ma proprio non ci va giù la bocciatura di Balle Spaziali. Ma come si fa, andiamo, a silurare un capolavoro di

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