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L'eresia dell'amore: conversazioni con Don Zeno Saltini
L'eresia dell'amore: conversazioni con Don Zeno Saltini
L'eresia dell'amore: conversazioni con Don Zeno Saltini
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L'eresia dell'amore: conversazioni con Don Zeno Saltini

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Una serie di conversazioni a cura di Fausto Marinetti con Don Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia.
Caro Zeno, è ora di aprire cuore ed archivi per sturare la verità. Il popolo ha diritto di sfamarsene. Non dicevi: Il fermento troppo a lungo conservato va a male? Ed il momento è opportuno: in clima di Giubileo la chiesa si dice disposta a riconoscere i suoi torti. Come cambiare rotta se non si mettono in luce le sue sbavature? Come chiedere perdono alle vittime se non si è coscienti della propria complicità?
LanguageItaliano
Release dateMay 5, 2018
ISBN9788828319696
L'eresia dell'amore: conversazioni con Don Zeno Saltini

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    L'eresia dell'amore - Fausto Marinetti

    Fausto Marinetti

    Eresia dell amore

    UUID: 74495226-508f-11e8-88c0-17532927e555

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Fausto Marinetti

    L’ERESIA DELL’AMORE

    I N T R O D U Z I O N E

    Note esplicative:

    Bibliografia citata

    Libri di don Zeno Saltini:

    Abbreviazioni:

    L’ERESIA DELL’AMORE

    PRIMA CONVERSAZIONE : L’UOMO ZENO

    SECONDA CONVERSAZIONE: LA TUA ‘PAROLA’

    TERZA CONVERSAZIONE: CULTURA NUOVA

    QUARTA CONVERSAZIONE : LO ‘SFONDATORE’

    QUINTA CONVERSAZIONE: FAMIGLIA NUOVA

    SESTA CONVERSAZIONE: LA NUOVA CIVILTA'

    SETTIMA CONVERSAZIONE: PEDAGOGIA NUOVA

    OTTAVA CONVERSAZIONE: LA MATERIA

    NONA CONVERSAZIONE: LA CHIESA

    DECIMA CONVERSAZIONE: POLITICA-PRINCIPI

    UNDICESIMA CONVERSAZIONE: POLITICA - I FATTI

    COMMIATO

    Fausto Marinetti

    L’ERESIA DELL’AMORE

    (Conversazioni con don Zeno Saltini)

    Sovracopertina

    Zeno Saltini nasce a Fossoli di Carpi (MO) il 30 agosto 1900.

    "Un tino sociale in ebollizione. Nell’anima mia un paradosso: perché si nasce ricchi e poveri? A 14 anni rifiuto la scuola: è lì che la società ci divide. Libero come gli uccelli dell’aria. Nel 1920 il contraddittorio con un commilitone anarchico mi fa decidere di cambiare civiltà in me stesso: non più padrone, non più servo. Dai venti ai trent’anni mi preparo a questa missione: non mettere cerotti, piantare qualcosa di nuovo. Tante iniziative, fasi di passaggio. Il mio sogno: dedicarmi alla ricostruzione della vita sociale secondo la fede. Amico di tutti, anche dei piccoli delinquenti. Più studio da avvocato, per difenderli in tribunale, più mi rendo conto che hanno bisogno di ritrovare la famiglia da Dio. A 31 anni, sacerdote, prendo come figlio Barile, appena uscito dal carcere: il primo di 4000. La canonica viene invasa da figli abbandonati, che suddivido in famigliole. Nel ‘41, una ragazza scappa di casa, la prima mamma. Poi la guerra, il crollo. Giro tra le popolazioni con la fisarmonica, parlo nelle piazze: Applicate la fede integralmente, altrimenti... Propongo ai genitori di fraternizzare le famiglie e con alcuni sacerdoti fondo l ’Unione sacerdoti Piccoli Apostoli. Ricercato, passo il fronte. Nel 1945 lancio il Movimento della fraternità umana, popolarmente detto dei due mucchi : chi ha i soldi da una parte, chi non li ha dall’altra e si va al potere a fare le leggi che van bene per noi. Viene proibito dall’autorità ecclesiastica. Nel 1948 i giovani rimasti si sposano ed accolgono figli abbandonati alla pari dei propri. Il popolo rifiuta di fraternizzarsi e occupiamo l’ex-campo di concentramento di Fossoli (MO). Si buttano giù muraglie e fili spinati con le mani: la guerra degli angeli. Sulle macerie dell’odio nasce Nomadelfia: dove la fraternità è legge. Non più ricchi e poveri, tutti alla pari. Nel 1950 ripropongo al popolo di fraternizzarsi politicamente e ci fanno fallire di nuovo. La DC, per paura di perdere voti, costringe il Vaticano a ritirare i sacerdoti da Nomadelfia (1952). Dispersione e repressione della comunità. Nel 1953 chiedo la laicizzazione per seguire i miei figli nelle cloache. Nel ‘54 nascono i gruppi familiari. Nel ‘62 riprendo l’esercizio del sacerdozio come parroco della prima parrocchia comunitaria. Varie iniziative: il numero unico, le serate danzanti, la scuola vivente, la stampa, l’università, la nomade, la democrazia diretta". Passa a miglior vita il 15 gennaio 1981. Nel duemila ricorre il centenario della sua nascita: come far rinascere il suo messaggio senza metterlo in circolazione?

    I N T R O D U Z I O N E

    Caro Zeno;

    un secolo dalla nascita, mezzo dal tuo martirio. É ora di aprire cuore ed archivi per sturare la verità. Il popolo ha diritto di sfamarsene. Non dicevi: Il fermento troppo a lungo conservato va a male ? Ed il momento è opportuno: in clima di Giubileo la chiesa si dice disposta a riconoscere i suoi torti. Come cambiare rotta se non si mettono in luce le sue sbavature? Come chiedere perdono alle vittime se non si è coscienti della propria complicità?

    Per il tuo centenario perché non fare un regalo al popolo, che tanto hai amato? Metto a disposizione del pubblico una dozzina di agende che sono andato riempiendo di te dal 1969 al 1979. Un magma vulcanico, al quale tento di dare ordine per renderlo accessibile, completandolo con apporti di altre fonti. Un rischio maneggiare la tua lava. Preferisco correrlo piuttosto che fare la parte del servo infingardo. Non sarebbe un furto, un’appropriazione indebita tenere per sè, o lasciare sepolto in archivio, un patrimonio destinato al popolo? Non lanciavi ai tuoi seguaci la sfida: Siamo un mazzo di fiammiferi... Quando il vento soffierà favorevole, ci accenderemo per incendiare la foresta ?

    Né panegirico, né corte d’appello. Tra gli imputati, Scelba, De Gasperi, Schuster, Pizzardo. Oppure Pio XII? A che usare le macerie altrui per innalzarti? Oltre la vittima ed il carnefice (tu li abbracci tutti e due) , sai cogliere l’essenziale: l’uomo. E l’uomo non si elide.

    Quel famoso 1952! , ripeti con un sospiro. Quanti interrogativi inevasi! Il più paradossale: hai preteso fare i conti non solo con i contemporanei, ma con l’uomo in quanto tale ? Concluderai, come nella storiella della volpe e l’uva, che l’umanità è troppo acerba? O troppo indigesto il tuo sogno? Sul finire della tua giornata, guardi al meritato riposo non senza umana ironia: Quando tirerò le cuoia, sbirciando tra gli ultimi respiri, se vedo qualcuno che piange, gli tiro una scarpa in testa... - E se per caso, dopo il mio viaggio, a qualcuno passerà per la testa di farmi santo, scendo giù dalla gloria del Bernini e lo prendo a sberle.

    Lo stile confidenziale è quello che più ti s’addice, per riempire un vuoto: non esiste, sul mercato, un don Zeno intimo . Così sei più sciolto, libero di gridare dai tetti quello che dicevi in un orecchio. Quello ufficiale corre il pericolo di essere spurgato o ridotto ad una immaginetta. Anch’io sono costretto a sforbiciarti. Non temere: è per limiti di spazio e di leggibilità. Nel dilemma tra la fedeltà alla lettera o allo spirito, ho optato per il secondo, sacrificando ripetizioni e ridondanze.

    Scrivo di te dopo esperienze che sfidano il tuo messaggio: terzo mondo, popoli abbandonati (non sono i figli abbandonati d ’oggi , i nuovi Barile, i Titola, ecc.?) , villaggio globale, politica planetaria. E le vittime sempre a profusione: a nord per eccesso, a sud per difetto, tutte sulla croce del bisogno. L’uomo, quando ha troppo, va oltre; quando ha troppo poco , rimane al di qua del traguardo umano; quindi, si rovina comunque.

    Ho passato parola ad un gruppo di contadini senza terra. Mio malgrado, devo darti ragione: solo se si è liberi dall’ignoranza, dai bisogni primari e con una fede maiuscola si possono creare delle comunità sociali. Non un determinato uomo (o gruppo umano) , è la sostanza umana, che è acerba. Ci vuole un salto qualitativo (T. de Chardin esulta!) , un nuovo soffio creativo per produrre l’uomo delle beatitudini , quello che va bene dappertutto .

    Sostieni che Nomadelfia è fondata su principi universali . Non è giunto il momento di privilegiare il sud del mondo (il nord cosa ti ha dato?) , di mettere alla prova le tue sfide, collaudare il tuo messaggio sui Calvari dei popoli impoveriti? O i tuoi seguaci faranno loro il torto di tenere sottochiave un messaggio che si dice nato per tutti , come il cuore di Dio ? Una Nomadelfia nomade, circolante nelle vene aperte (Galeano) dei popoli abbandonati, non è stata la tua ultima passione? Se si tratta di un popolo nato per i popoli , come potrà esprimere le sue potenzialità, standosene in vetrina-museo a disposizione di qualche curioso? Perché non farti navigare in internet, almeno, tu che spasimavi dalla voglia di nuotare nel cuore di Dio?

    * * *

    Note esplicative:

    1) Viene data per scontata la conoscenza della cornice storica (il dopoguerra) ed alcuni personaggi che fanno da chiaro-scuro nelle tue vicende: Pio XII, De Gasperi, Scelba, Pizzardo, Ottaviani, P. Lombardi, Mazzolari, Dossetti, Turoldo, ecc. 2) I testi in corsivo (ridondanti le virgolette) senza citazione sono tratti dalle mie agende o dai ricordi personali. Quelli citati vengono riportati, tralasciando incisi e ripetizioni. Il grassetto è mio per evidenziare i passaggi più importanti. 3) Le note, ridotte al minimo, vengono incorporate nel testo per praticità. Le citazioni evangeliche non vengono fornite, perché notorie. 4) La conversazione XI (capitolo sui generis ) è dotata di riferimenti storici, per corroborare, con fonti autorevoli, giudizi ed affermazioni (per esempio: De Gasperi è un tiranno ) , che potrebbero apparire gratuite o faziose. 5) É bene tener presente che questa è una testimonianza personale: in nessun modo coinvolge la tua comunità, né pretende presentarti ufficialmente .

    Il tuo scrivano

    Bibliografia citata

    Libri di don Zeno Saltini:

    Tra le zolle , S. Giacomo R., 1940

    Alle radici , 1944

    La rivoluzione sociale di Gesù Cristo , S. Giacomo R., 1946

    Dopo venti secoli , Siena, 1951

    Non siamo d’accordo , Torino, 1953

    Sete di giustizia , pro manoscritto, 1956

    Abbreviazioni:

    AM Archivio Marinetti

    Bett Bettenzoli D., Nomadelfia utopia realizzata? , Milano, 1976

    c Opera citata

    D Dispensa. Don Zeno racconta la sua vita e la storia di Nomadelfia , ad uso interno. Una storia a fascicoli della tua comunità. (Una cernita documentaria con molti omissis).

    DC Democrazia Cristiana

    DZR Zeno un’intervista, una vita, a cura di G. Ciceri, Firenze, 1986.

    Ecc. Eccellenza

    ES Esercizi Spirituali ai Serviti di Milano (gennaio 1950)

    Nfi/a Nomadelfi/a

    NSD Non siamo d’ accordo

    OPA Opera Piccoli Apostoli (nome per designare la tua opera fino al 1948)

    PA Piccoli Apostoli (così avevi battezzato i tuoi figli)

    RSC La Rivoluzione Sociale di Cristo

    SG Sete di giustizia

    Ferrari A., La civiltà industriale , Morcelliana, Brescia.

    Lettere Saltini Don Zeno, Lettere da una vita , Vol. 2, Bologna, 1998

    Lettere di DLM - Lettere di Don Lorenzo Milani , a cura di M. Gesualdi, Milano, 1998

    Mal Malgeri F., La sinistra cristiana , Brescia, 1982.

    Martina G., La chiesa in Italia negli ultimi trent’anni , Roma, 1977

    Pampaloni G., in Comunità , giugno 1952

    Per Perrone N., De Gasperi e l’America , Palermo, 1995

    Pom Pombeni P., Il gruppo dossettiano e la fondazione della Democrazia,

    Bologna,1979

    Ric Riccardi A., Il potere del papa Da Pio XII a Giovanni Paolo II , Bari, 1993.

    Ric 2 Riccardi A., Il Partito Romano nel secondo dopoguerra (1945-1954) , Brescia, 1983.

    Ric 3 Riccardi A., Il Vaticano e Mosca 1940-1990 , Bari, 1993

    Rinaldi R., Don Zeno Turoldo Nomadelfia, Era semplicemente Vangelo, Bologna, 1997

    Scop Scoppola P., La proposta politica di De Gasperi , Bologna, 1977.

    Z Rinaldi R., Mons. Vigilio Federico Dalla Zuanna, Vescovo di Carpi (1941- 1953) , Dosson di Casier, 1992

    Zizola G., Il microfono di Dio, Pio XII, P. Lombardi e i cattolici Italiani, Milano, 1990

    I documenti originali o in copia si trovano nell’archivio della Comunità di Nomadelfia.

    L’ERESIA DELL’AMORE

    PRIMA CONVERSAZIONE : L’UOMO ZENO

    Caro Zeno:

    perché vieni torturarmi la notte? Il mosto delle memorie fermenta. E tu mi prendi per mano per riandare dietro ai sogni; rivisitare le peripezie del cuore; conversare a ruota libera. Perché non rendere pubblica la tua anima e dire, senza veli, che sei nato incendiario e hanno fatto di tutto per ridurti pompiere, smorzando la tua utopia? In un’Italia, parrocchia personale di Pio XII (Pom 124; cf Ric 27), che non vuole collaboratori, ma esecutori (Cf Martina, 62), Segretario di Stato di se stesso, i profeti vengono spenti d’autorità, i rivoluzionari tacciati di comunisti; ai sognatori si tagliano i viveri. Mentre a te è tanto familiare il termine rivoluzione, ‘Le gerarchie non amano certe parole! Preferiscono Evoluzione, Rinnovamento o riforma’ (Scop 87, 225. I l papa la toglie dalle bozze del Lombardi! cf Ziz 334 ). Se gli dà fastidio il termine, puoi immaginare chi tenta di dargli corpo. L’epicentro del potere - civile e religioso - soffoca quanto non è partorito da se stesso. Il regime di cristianità teme il vino nuovo. Gli spiriti liberi, inafferrabili, pericolosi, non si sa da dove vengano e dove vadano.

    Altri personaggi hanno avuto la loro nicchia nella storia, uno spazio negli scaffali. Per te, un sudario di silenzio. Eppure negli anni ’50 la tua Città di Dio è tanto seducente, che penne famose scrivono di te: Buzzati, Alvaro, Longanesi, Cederna, Santucci, Benedetti, Porzio, Fallaci, Mazzolari. Tanto sconvolgente che le signore-bene in visita ti lasciano i gioielli, giovani coppie riparano da te, sei Padri Serviti fuggono dal convento (cf Rinaldi) per fare esperienza dell’ eresia dell’amore. Pretendi svuotare orfanotrofi, liberare i carcerati, fare la politica di Dio.

    La tua proposta, ciò che ho sempre sognato. L’agiografia conventuale non m’appaga. Di uomini interi sento fame, non di rinunciatari. Di un uomo capace di maneggiare la materia senza paura di sporcarsi. Senza arrossire davanti alla donna. Cosciente dei tuoi limiti, senza scandalizzarti delle umane fragilità: Così naturale! una palla di gomma cade e rimbalza.

    Desidero incontrare un uomo di Dio.

    Per vedere comeriesce ad essere tale senza negare l’uomo. Senza fughe in avanti o fuori dalla storia. Certa fuga mundi non è un oltraggio a chi ci stima tanto da affidarci le sorti del pianeta? E tu: Chi disprezza la materia, sputa in faccia al Creatore. La stessa passione per il santo, l’assassino, la prostituta. L’uomo è una perla: la trovi nel fango? La prendi, la lavi e la restituisci alla sua lucentezza.

    Vivi la sfida della fede da uomo, non da angelo. Come me, con i miei difetti. Convivi con il dubbio, alti e bassi, rischi e paradossi.Ti laceri l’anima per l’incomprensione umana e la complicità del delitto sociale: Io devo riconoscere i peccati dei miei fratelli come miei (22.10.1944; DZR 176). Attacchi, denunci, scuoti le fondamenta di San Pietro. Sempre in bilico tra i sogni e la legge di gravità: Mi muovo tra le cose terrene immerso in questa lotta contro l’inerzia della materia. Un forte contrasto tra l’idea e la realtà. Oppure l’ansia di realizzare un sogno che è ancora un seme microscopico. Qui si vive la terra, non il cielo. Se mi abbandono in Te [ Signore ] , devo vivere la vita terrena tutta, senza nostalgie del cielo (12.3.1945; DZR 181s).

    A tavola ci stai bene e ti trattieni a lungo, dopo il pasto, a sfamare un’altra fame: la condivisione del mondo interiore. Inquilino del conflitto, vittima del tuo troppo amore per l’uomo. O troppo ingenuo per maneggiare l’impasto umano? Irruente come un torrente in piena, dolcissimo con i bimbi. Cosciente della tua missione fino allo spasimo, fino a dare in escandescenze e maledire. Votato, corpo e anima, alla tua causa: Il popolo è la mia vocazione.Quando le ore si fanno piccole, noi, gli intimi, dopo averti ascoltato ore ed ore, ci diciamo con lo sguardo: Eppure ha la sua età! E tu celebri l’ultimo cerimoniale della giornata: Signori miei: nel mondo c’è la fame e la guerra. Siccome io non sono né il presidente né il papa, ho diritto d’andare a dormire. Buona notte.

    Che cosa mi attrae di te: più l’uomo o più il cristiano?

    Il tuo vanto: Quando il Nunzio non sa più che pesci pigliare, sbotta: ‘Ma lei che cos’è? Non un sacerdote, ma un civile-sacerdote...’ La tua personalità sconcerta. Bastian contrario per natura. Una volta ti prendo in castagna: Hai detto e disdetto la stessa cosa. Affatto sorpreso: Mia madre diceva che non sono d’accordo neanche con me stesso. Oltre le convenienze e lo stereotipo del manichino clericale. Una sola regola: amare ad oltranza. Anche quando i tuoi padri del Sant’Ufficio ti pugnalano alla schiena; anche quando resisti a Pietro come Paolo di Tarso (22.7.1951; AM).

    Non ti lasci omologare dallo spirito di casta. Né mezzo uomo né mezzo angelo. L’assioma di Tertulliano ti va a pennello: l’uomo è cristiano per natura. Non farai mai il cristiano alle spese dell’uomo. Se il creato è rivelazione di Dio, quanto più l’uomo, Sua immagine? Batti e ribatti questo chiodo fino all’ultima intervista: Non è che prima siamo cristiani, prima siamo uomini. Se uno riuscisse a vedere l’uomo nell’uomo, il mondo non farebbe la guerra. L’unica cosa che rimane quando ci lasciamo, è che ci siam trovati uomini. Il contatto è arrivato... c’è stata una corrente fra noi, ci siamo sentiti fratelli, uomini. Immaginate se si comincia a dir tutti che siamo uomini! (4.1.1981; DZR 319). Nulla rifiuti dell’umana avventura: Io parlo spesso di dolore, o mio Signore, perché soffro una spinta verso l’immenso, mentre devo fare i conti con le distanze, il peso, le misure, il tempo, gli uomini nei quali sono immerso, dei quali sono fratello. Chi non ti approfondisce nella realtà rifugge la vera vita, come fosse diabolica. (13.3.1945; DZR 182).

    Non ti vergogni d’imparare dal bambino e dal comunista. Vai diretto alla natura delle cose e cogli l’essenziale: Il primo compito dell’uomo è farsi giusto . In seminario non si parla né di natura, né di giustizia, che viene sostituita dalla carità. La tua passione per l’ alla pari è tale da farti rifiutare i disoccupati che vengono a mendicare lavoro: Voi cercate la paga, noi cerchiamo la condivisione. Se volete restare, quello che c’è è nostro... O fratelli o niente . Una comunità di volontari non può ridursi ad un ospizio o ad un sindacato. Il tuo ritornello: non s’aggiusta la società con i cerotti. Al Lirico di Milano scoppierai: Forse che al figlio fate l’elemosina? Lo buttate sul petto, date il vostro latte e non vi fate ringraziare. Così, se siam fratelli, se siam figli, dite: condividiamo. Si fanno delle bellissime chiese, dove si spendono molti soldi. Per parte mia non accetto e non apprezzo. Io dico che, prima di tutto, il tempio di Cristo è il sofferente ; che sia comunista o non comunista, ateo o non ateo, il suo volto non ha colore, perché è il volto di Cristo che soffre. Ve ne prego, quando discenderò da questo palcoscenico, sputatemi in faccia, percuotetemi, ma parlo come Cristo parla! Quando vado a Roma, non vado quasi mai in S. Pietro. Vado a vedere le borgate dove c’è Cristo che piange. Sapete chi era il samaritano? Un eretico, uno scismatico. Se io mi azzardassi e dicessi: Passa un prete e tira diritto; passa un cattolico e tira diritto; passa un comunista e scende da cavallo... voi mi lincereste! Gesù ha preso come esempio l’avversario, perché il volto dell’Amore è quello di Cristo: non ha colore (5.5.1951, Bett 82).

    Per te l’uomo nasce per essere cristiano.

    Senza forzature, né integralismi. Umano e cristiano non si giustappongono, si completano. Uno sfocia nell’altro. L’uomo raggiunge la pienezza nel cristiano. Invece certuni usano la religione come un cappello. Il clericalismo ci ha trasmesso la presunzione, che chi sta al piano superiore ( il soprannaturale) non ha più bisogno di quello di sotto ( il naturale); ci ha illuso di costruire l’uomo con gli strumenti del cristiano; di essere cristiani, facendo quello che tutti sono tenuti a fare. Svuotata la fede, svilito il messaggio, contrabbandato per cristiano, l’ umano, ci ha fatto vergognare di avere un corpo, di essere nati da un amplesso coniugale.

    Avevo speso anni alla ricerca dello specifico del cristiano. E tu squarci veli e sipari in un attimo: se ci sono i cristiani non ci possono essere né indigenti, né abbandonati. Vuoi leggere il vangelo? Leggi le lacrime della vittima. Come ti rivolti di fronte al degrado che i cristiani hanno fatto di se stessi! Non sono ancora usciti dalla placenta della storia: Il cristianesimo è un’idea, non è ancora sceso in campo. Grandi opere di carità, ma, socialmente, non è mai esistito. Dicono che c’è crisi di cristianesimo. Macché! è crisi d’umanità, il cristianesimo non è ancora arrivato. Non è ancora l’alba (DZR 213). Purtroppo l’umanità cristiana non è scesa all’osso del problema di Cristo. Un paganesimo clericale che tradisce ad ogni passo Cristo (28.8.1948; D 95, 10). Non è venuto a fare un mondo a latere, ci si è immerso come il fermento nella farina. La tua rabbia: perché spacciare gatto per lepre? Perché far credere, a chi lo vorrebbe, che è facile essere cristiani, c’è posto per tutti, anche per strozzini, tiranni e ricchi sfondati? Insisti con il Sant’Ufficio: le calcolatrici davanti ai confessionali! E al popolino: Se hai due paia di scarpe e ne dai uno a chi non ne ha, fai un atto di giustizia; ma se trovi due poveracci senza scarpe e ti privi anche del paio che ti spetta, questo è amore. L’uomo nasce alla giustizia, il cristiano all’amore.

    Quel tuo raccontare dimesso; quel presentarti come un postino di Dio: non si guarda la persona, ma il messaggio che porta a destinazione; quel contrasto tra il tuo dire terra-terra e le esplosioni mistiche; quella corporatura abbondante, il volto bonario, l’occhio scrutatore, la battuta pronta, l’ironia facile. Il tuo esempio provoca, l’eccesso disturba. Ti si darà dell’ esaltato, presuntuoso, spregiudicato (Cf a Ottaviani, Ascensione 1953; AM). Potrà mai l’amore essere omogeneizzato, normalizzato ? Non quello innocuo e spiritualeggiante, emotivo e canterino alla moda dei cattolici. Un amore concreto, che sai modulare su misura anche per Vittorio, uno dei quattromila, di cui ti sei fatto padre. Un giorno nell’ufficio del presidente della comunità si tratta il suo caso. Dentro e fuori di prigione. Nelusco introduce: Non c’è più niente da fare, le abbiamo tentate tutte... E tu: Si vede che il Signore non ha ancora trovato una soluzione. E, se non la trova Lui, che fare? Poi, rivolgendosi all’interessato: Facciamo un patto: quando ti viene voglia di prendere, fammi un piacere, ruba all’interno della comunità non fuori, perché i carabinieri ti beccano e ti mettono dentro. Favoreggiamento o istigazione a delinquere?

    Nel tuo cuore c’è spazio anche per l’uomo di chiesa che tutto giustifica in nome di Dio. Anche quando la boria della verità lo acceca; quando ti consegna al braccio secolare e la polizia ti porta via i figli. La gerarchia è in vena

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