Il Manuale del Marinaio: Tutto sui velieri e la navigazione
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Book preview
Il Manuale del Marinaio - Alberto De Orestis
Alberto De Orestis
IL MANUALE DEL MARINAIO
TUTTO SUI VELIERI E LA NAVIGAZIONE
© TED
Tiemme Edizioni Digitali
ted.onweb.it
Ebook Documenti
Giugno 2018
In copertina
Creazione digitale di Dino Marsan
€ 3,00
Vietata la riproduzione, la divulgazione e la vendita
senza autorizzazione da parte dell’Editore.
UUID: 6a364d70-4fea-40a9-aeb4-ad98345c9b45
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
https://writeapp.io
Indice
Intro
PARTE PRIMA. Definizioni Elementari Marittime
CAPITOLO I
CAPITOLO II
CAPITOLO III
CAPITOLO IV
CAPITOLO V
PARTE SECONDA. Alberatura e Attrezzatura
CAPITOLO I
CAPITOLO II
CAPITOLO III
CAPITOLO IV
CAPITOLO V
CAPITOLO VI
APPENDICE
Ringraziamenti
Alberto De Orestis
IL MANUALE DEL MARINAIO
TUTTO SUI VELIERI E LA NAVIGAZIONE
TIEMME EDIZIONI DIGITALI
Intro
C’è tutto - ma veramente tutto! - riguardo le navi, i velieri, i bastimenti, le attrezzature di bordo, il colorito gergo marinaresco (randa, bompresso, sartia, terzarolo, fiocco, ecc.), le procedure di navigazione e molto altro ancora in questo preziosissimo ed esaustivo libro del Luogotenente Alberto De Orestis, pubblicato per la prima volta nel 1879 con il titolo Il manuale del mozzo e in questa edizione prudentemente attualizzato nel linguaggio formale.
PARTE PRIMA. Definizioni Elementari Marittime
CAPITOLO I
Definizioni
Si chiama nave o bastimento una riunione ragionata di materiali, sia in ferro che in legno, disposti in modo da comporre un edificio galleggiante atto a trasportare pesi da un punto a un altro, muovendosi con una sufficiente velocità.
Tutti i bastimenti hanno una parte anteriore acuminata, detta prua; una parte quasi cilindrica che forma il corpo della nave; e una parte posteriore arrotondata, chiamata poppa.
La parte del bastimento che rimane immersa si chiama carena od opera viva. La linea tracciata dalla superficie delle acque tranquille in giro alla nave vien detta linea di galleggiamento.
La parte emersa prende il nome di opera morta.
Ogni bastimento è simmetrico rispetto a un piano immaginario che lo traversa nel senso della sua lunghezza. I due lati prendono il nome invariabile di dritta e sinistra.
Supposto un osservatore situato a poppa con la faccia rivolta a prua, il lato che si trova alla sua dritta si chiama dritta della nave; così quello che gli rimane a sinistra prende il nome di sinistra. Cambiando di posizione l’osservatore, non cambiano però queste due denominazioni, e è perciò che abbiamo detto che sono invariabili, onde non si generino confusioni.
I bastimenti internamente sono generalmente divisi, nel senso della loro lunghezza, da piani orizzontali che prendono nome di ponti.
Lo spazio compreso tra il fondo della nave e il primo ponte si chiama stiva: quello tra il primo e secondo ponte, corridoio; al disopra c’è la batteria e poi la coperta.
I vascelli che hanno più di una batteria le numerano dalla linea di galleggiamento a venire in su, prendendo successivamente la denominazione di 1 a, 2 a, 3 a, ecc., batteria, fino ad arrivare al ponte che non ha altri superiori e che vien sempre detto coperta.
I ponti sono sostenuti da travi orizzontali detti bagli. Si chiama baglio maestro quello situato al punto di maggior larghezza della nave.
Ogni ponte si suppone diviso, nel senso della sua lunghezza, in due grandi sezioni; si chiama prua la parte comprese fra la metà dei bastimento e la sua estremità anteriore; poppa, l’altra parte.
La coperta ha altre due divisioni: si chiama cassero la parte compresa fra l’albero centrale e il poppiero; passavanti, lo spazio limitato dall’albero centrale e dal prodiero.
Se la prua è munita di un ponte al disopra della coperta, questo si denomina castello. Se invece è la poppa che lo possiede, allora si dice casseretto.
La parte dell’ossatura del bastimento che circonda i ponti vien detta murata.
La murata di coperta termina con un assito fatto a canale, nel quale si dispongono in ordine le brande. La linea formata da queste si denomina impavesata. Le tele dipinte, destinate a preservare le brande dalla pioggia, si chiamano pavesi.
Al disopra delle impavesate vi sono leggere costruzioni che servono alla direzione del comando e per esaminare ciò che accade al di fuori dei bordo. Si chiamano palchi di comando, e sono distinti coll’aggiunta di poppa, centro e prua, a seconda della posizione che occupano rispetto alla divisione interna della nave.
Le aperture praticate nei ponti si chiamano boccaporti. Ogni boccaporto è munito al suo contorno di un rialzo in legno, detto battente.
Alcuni boccaporti sono muniti di intelaiature con vetri e servono esclusivamente per dar aria e luce nei locali inferiori: si chiamano osteriggi. Altri hanno scale che prendono il nome dal luogo in cui sono stabilite. La scala di poppa è riservata al comandante di bordo; quella del cassero agli ufficiali; le altre servono all’equipaggio per la comunicazione ordinaria fra un ponte e l’altro.
Le aperture praticate nelle murale prendono il nome di portelli o portellini, a seconda della loro dimensione.
Le aperture fatte nelle murate di coperta per dare accesso alle scale esterne si chiamano barcarizzi.
Tutti gli strumenti sì in tela che in metallo, fissi o temporanei, che servono a dar aria nei locali inferiori, si dicono maniche a vento.
Allorché un bastimento naviga a vela si dice sopravento il lato dal quale riceve il vento; e sottovento l’opposto.
Si orza tutte le volte che si avvicina la prua al letto del vento: si poggia ogni qual volta se ne allontana la prua.
Il letto del vento è la direzione in cui esso soffia, riconoscibile dal movimento delle onde sul mare.
CAPITOLO II
Struttura generale della nave
Le forme delle navi non sono generate da alcuna legge matematica, ma risultano da un’esperienza tradizionale. Si è sempre cercato approssimarle con più o meno felice successo alle forme dei pesci. Acuminate le estremità che stanno nell’acqua, in maniera da fendere le onde e diminuire il vuoto che necessariamente si forma sul didietro, la parte