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Pulsione omicida: I serial killer nella storia
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Pulsione omicida: I serial killer nella storia
Ebook145 pages2 hours

Pulsione omicida: I serial killer nella storia

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About this ebook

La definizione di serial killer in criminologia ha soltanto pochi decenni. Eppure la figura dell'assassino seriale è più antica di quanto si possa immaginare. Chi sono stati i più spietati predatori di uomini della storia? Come agivano? Quali differenze avevano con gli "Hannibal Lecter" odierni? Possiamo fare un paragone tra il modo di agire di Ed Kemper e di Elisabetta Bathory? Uno studio sintetico, un mix di parti narrative e approfondimenti saggistici che parte dall'antica Roma e arriva sino alla Seconda Guerra Mondiale, alla scoperta dei serial killer più spietati della storia.
LanguageItaliano
Release dateJun 10, 2018
ISBN9788833000701
Pulsione omicida: I serial killer nella storia

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    Pulsione omicida - Giuliano Conconi

    Giuliano Conconi

    Pulsione omicida

    I serial killer nella storia

    2018 Primiceri Editore. Tutti i diritti riservati.

    ISBN 978-88-3300-070-1

    ISBN: 978-88-3300-070-1

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice

    Dedica

    1. Serial killer contemporanei e serial killer storici

    ​1.1. Ha senso scrivere l’ennesimo testo sui serial killer?

    ​1.2. L’assassino seriale nell'immaginario comune

    2. Il caso Ed Kemper

    2.1. Avevo soltanto voglia di sparare alla nonna

    ​2.2. Il killer delle studentesse

    3. Il serial killer: una breve analisi teorica

    ​3.1. Caratteristiche dell’assassino seriale

    ​3.2. La pulsione omicida

    4. I serial killer nell'Antichità e nel Medioevo

    ​4.1. Il periodo antico

    ​4.2. Periodo medievale

    5. XVI secolo: dai Carpazi alle Highlands

    ​5.1. Contesse nere

    5.2. Una famiglia cannibale

    ​5.3. Avvelenatrici e licantropi

    6. XIX secolo: l’avvento di un nuovo serial killer

    ​6.1. Mi colse l’estro

    ​6.2. Il male muta forma

    6.3. Verzeni è una belva, e non può essere sottoposto al giudizio dell’uomo

    7. Dall’Inferno

    ​7.1. Vostro devoto, Jack lo Squartatore

    ​7.2. Altri demoni di fine Ottocento

    8. I serial killer nei primi del Novecento

    ​8.1. Esistono le streghe?

    ​8.2. Bela Kiss e Belle Gunnes, due serial killer scomparsi nel nulla

    ​8.3. Pulsione omicida o incontrollabile sete di denaro?

    ​8.4. Il secolo dei serial killer

    9. I serial killer dagli anni Trenta alla fine della Seconda Guerra Mondiale

    ​9.1. Ham and Egg

    ​9.2. Tra le due guerre

    ​9.3. Nazisti o serial killer?

    Testi citati

    L'Autore

    Ringraziamenti

    Dedica

    A mia mamma, Maura, con infinito Amore

    1. Serial killer contemporanei e serial killer storici

    1.1. Ha senso scrivere l’ennesimo testo sui serial killer?

    1.2. L’assassino seriale nell'immaginario comune

    ​1.1. Ha senso scrivere l’ennesimo testo sui serial killer?

    La domanda mi ha accompagnato dalla prima all’ultima parola di questo lavoro.

    Non si può negare che l’argomento sia molto inflazionato e che sia stato sviscerato in ogni sua sfumatura da numerosi film e libri. Ecco perché metto subito le mani avanti: chi è esperto della materia, chi è appassionato, chi ha avuto modo di leggere molti testi, non troverà dettagli nuovi, ma solo la mia chiave di lettura.

    Ho deciso infatti di analizzare gli assassini seriali che hanno agito prima del 1945; perciò come primo argomento ho trattato per sommi capi la definizione di serial killer, nata in tempi abbastanza recenti e modellata essenzialmente su criminali in azione a partire dalla seconda metà del Novecento.

    Ecco perché ho dedicato un intero capitolo a un assassino seriale di oggi, quale nel nostro caso è Ed Kemper. Solo dopo aver tracciato un paradigmatico profilo di un serial killer che ben si adatta alle definizioni formulate dalla scienza criminale possiamo poi ricercare nel passato figure che potrebbero anche loro essere definite, a posteriori, serial killer.

    Come capire infatti, senza il raffronto con un serial killer contemporaneo, se un pluriomicida che ha agito secoli fa rientra oppure no nel novero dei serial killer storici?

    In questo lavoro ho dato, come è ovvio, molto spazio a figure quasi mitiche come Jack lo Squartatore o Albert Fish, mentre ho solo accennato i fatti salienti della vita di altri, trattati in modo sommario anche nelle fonti consultate ed elencate nel corso della trattazione.

    Ho inoltre inserito brevi parti narrative: una scena cruenta, una riflessione dello stesso carnefice, un momento del processo. Quasi niente è inventato: i discorsi, le lettere e i pensieri dei criminali, se non addirittura tratti da documenti originali, sono comunque modellati su dichiarazioni e confessioni rilasciate davvero. Così come i personaggi secondari, le vittime e i loro parenti, tutti realmente esistiti.

    Le fonti sono indirette. Non mi sono recato a Quantico, non ho intervistato nessuno né ho avuto accesso agli archivi segreti dell’FBI. Ho semplicemente voluto scrivere un libro di intrattenimento fedele ai fatti storici e con spunti, mi auguro, interessanti.

    Non pretendo neppure di avere scritto un vero studio criminologico. Si tratta solo di un insieme di storie: tremende, vere, crude, folli.

    Le pubblicazioni del resto sono numerosissime e vanno dalle prime ricerche sulla materia, quando ancora i serial killer non venivano denominati così (come nella celebre Enciclopedia del delitto, scritta nel 1961 da C. Wilson in collaborazione con P. Pitmann), a opere che hanno tentato coraggiosamente di classificare e trattare tutti i casi più noti: non posso non fare riferimento alle 1500 preziose voci del Dizionario dei Serial Killer di Michael Newton, per citare uno dei testi più importanti, cui sono debitore per molte delle notizie sulla vita dei serial killer che ho analizzato. Ancora, The Serial Killers, A Study in the Psychology of Violence di Colin Wilson e Donald Seaman, anche questo reperibile in edizione italiana grazie a Newton Compton Editore.

    Anche da noi, in Italia, le pubblicazioni sull’argomento non mancano: basti pensare a ricchissimi lavori come I Serial Killer di R. De Luca e M. Mastronardi, testo che avremo modo di citare e che si premura di analizzare, in maniera attenta e critica, le teorie più recenti, trattando anche casi di assassini seriali meno noti.

    O il noto Serial Killer – storie di ossessione omicida di M. Picozzi e C. Lucarelli, o ancora l’opera di Accorsi e Centini, I serial killer, i casi più inquietanti che hanno terrorizzato l’Italia contemporanea.

    Non deve stupire il numero degli studi italiani dedicati all’argomento: le statistiche mettono il nostro Paese al secondo posto per casi di omicidi seriali, dopo gli Stati Uniti: ben 120 casi.

    Ho voluto citare le principali opere da me consultate prima di affrontare questo impegno: era doveroso e corretto farlo. Ma potrei aggiungere all’elenco uno sterminato numero di altre pubblicazioni. Senza contare poi le informazioni reperibili in rete, i siti internet specializzati (veri e propri portali costantemente aggiornati), quella gigantesca miniera di informazioni che è Wikipedia, sempre utile per un confronto ragionato con le altre fonti in possesso, varie monografie, oltre alle tante opere che sfiorano solo l’argomento o che trattano, incidentalmente, singoli personaggi.

    Bene, chiarito il punto, per me fondamentale, capirete che la domanda messa come titolo al paragrafo assume ancora più significato: ha senso scrivere l’ennesimo testo sui serial killer?

    Alcuni penseranno di no, tuttavia una vicenda accaduta in questi mesi a pochi passi da casa mia e salita alla ribalta della cronaca nera nazionale ed estera mi ha convinto ad apportare un modesto e personale contributo alla materia.

    Tutti i telegiornali hanno riportato la notizia: un noto medico di pronto soccorso e la sua amante, infermiera, sono accusati di aver causato volontariamente la morte di alcuni pazienti mediante cocktail di farmaci. Una sorta di eutanasia fai da te, insomma.

    Tutto ciò ad appena una decina di chilometri dal luogo dove sono nato, esercito come avvocato, vivo, e dal quale sto scrivendo. Di recente, recandomi in Tribunale a Busto Arsizio per un’udienza civile, mi sono imbattuto nei giornalisti in attesa di sensazioni, umori e novità sul caso: si pensa ad almeno quattro decessi sospetti, scoperti all’ospedale di Saronno nel mese di novembre 2016.

    Ora, non è mia intenzione trattare nello specifico questo sconcertante fatto: le indagini sono appena iniziate e, per quanto ne posso sapere, può anche darsi che gli imputati siano innocenti. L’accaduto però ha costituito la definitiva spinta nel convincermi a proseguire quest’opera.

    Come non fare un collegamento mentale tra i fatti di Saronno e il noto caso degli Angeli della Morte (circa cento vittime) ?

    Anni Ottanta, Vienna, Lainz General Hospital: Waltraud Wagner, infermiera in un reparto difficile, dove la morte era quasi desiderata dai pazienti, stanca delle continue lamentele di un’anziana malata, una sera le somministrò una dose letale di morfina, uccidendola. La Wagner lo fece forse per insofferenza, ma durante l’estremo atto si accorse di provare un immenso piacere. Come Dio, anche lei poteva togliere la vita a degli esseri umani. Ecco perché decise di rifarlo, ancora e ancora, reclutando altri tre angeli come suoi compagni di scelleratezze: Maria Gruber, Stephanija Mayer e Irene Leidolf.

    Col tempo il reparto divenne una prigione, e la morte venne somministrata a chi disturbava la tranquillità delle infermiere, non solo ai moribondi.

    Quelli che mi davano sui nervi venivano spediti direttamente in un posto libero presso nostro Signore. Loro, i pazienti, opponevano resistenza, certo. Ma noi eravamo in forze, loro no. Così potevamo decidere noi se quei vecchiacci decrepiti potevano continuare a vivere oppure dovevano morire. Il biglietto del loro viaggio all’altro mondo era in ogni caso scaduto da tempo (NEWTON 2004, p. 13).

    Questo è quanto dichiarato in seguito dalla Wagner a proposito del suo operato.

    Fu un collega, un medico, a sentire strani racconti proprio dall’infermiera una sera, terminato il lavoro, dopo una birra di troppo. E fu lui a denunciare alla polizia l’accaduto. Gli omicidi confessati dalle quattro assassine ammontavano a quarantanove, ma si pensa il numero reale delle vittime superi il centinaio.

    Angeli della morte: serial killer che uccidono i malati o gli anziani affidati alle loro cure. Solo una delle numerose tipologie di omicida seriale, un particolare tipo di assassino. Categorie dentro altre categorie in una spaventosa declinazione della malvagità.

    ​1.2. L’assassino seriale nell'immaginario comune

    Sebbene il fenomeno venga ritenuto legato all’epoca moderna, gli assassini seriali esistono fin dall’antichità.

    Film e libri hanno contribuito a creare un immaginario collettivo ben preciso su questi spietati criminali. Proviamo a metterci nei panni di uno scrittore alle prese con un antagonista per la sua trama: un tipico serial killer. Come potremmo creare il personaggio? In quali anni potrebbe operare?

    Suppongo che quasi tutti lo immaginerebbero nel presente, al giorno d’oggi. Al massimo, si andrebbe con la mente a qualche anno fa.

    Cosa evoca in noi la parola serial killer?

    Autostrade deserte, autostoppisti incauti, indagini dell’FBI, ragazzini che escono la sera in sella alla loro bicicletta nuova senza mai far ritorno a casa.

    Io, per esempio, ambienterei nel periodo d’azione di Charles Manson, l’epoca di Woodstock, gli anni psichedelici, alla vigilia della stessa definizione di serial killer, che venne formulata per la

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