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La società buffa
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La società buffa

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Veramente bizzarra, buffa è la specie umana a causa della sua evoluzione. Il libro, in maniera scientifica ma semplice, a tratti con ironia ed umorismo, spiega le ragioni evoluzionistiche ed etologiche dell’amore e dell’odio all’interno della coppia, il perché ci rifugiamo nell’inganno, perché siamo così attratti dai fiori. Propone un nuovo concetto di malattia ed una nuova organizzazione della sanità. Spiega perché a noi le leggi dell’evoluzione e della fisica precludono la possibilità di essere liberi. Spiega perché siamo soli nell’immensità degli universi e perché ci aggrappiamo a favole sempre più sorprendenti per sopravvivere. Spiega l’intimo meccanismo dei nostri strani e buffi comportamenti, a volte del tutto irrazionali. Apre ad una comprensione dell’essere umano, ai suoi sogni ai suoi amori, ai suoi incubi.

Al senso ultimo delle cose.
LanguageItaliano
Release dateJun 19, 2018
ISBN9788828337966
La società buffa

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    La società buffa - Lorenzo Bonanni

    dell'autore.

    Odi et amo

    Odi et amo Catullo. Ti odio e contemporaneamente ti amo. In questa poesia, il poeta latino riassume la grande tragedia del genere umano, la sua difficoltà a vivere in coppia, il suo dolore immenso di fronte alla donna che ama ed odia.

    Excrucior che letteralmente significa sono messo in croce: questo è il termine usato da Catullo per descrivere il suo stato d’animo di fronte all’odio e all’amore provati per la donna amata. Il poeta dice di non sapere il perché di questo suo dolore, nescio.

    Perché tanto dolore nelle relazioni amorose umane?

    È l’evoluzione che ha messo l’umanità in questa situazione difficile. È l’evoluzione che ci ha cacciati in un vicolo cieco amoroso. All’evoluzione poco importa di questa nostra sofferenza.

    Per l’evoluzione conta solo che i geni passino da un individuo ad un altro. Questo ha voluto e questo ha ottenuto l’evoluzione con noi.

    La nostra è una specie infatti poligama, come la maggior parte dei mammiferi.

    La grandezza del testicolo umano rispetto alla grandezza del corpo, la produzione di 200 milioni di spermatozoi al giorno da parte del maschio, sono segni evidenti della poligamia umana.

    La nostra specie però si è imposta nel mondo anche, e soprattutto, grazie alla grandezza del suo cervello.

    Nel corso dei millenni si sono selezionati individui umani con il cervello sempre più grande. Questi individui erano avvantaggiati avendo maggiore capacità di comprendere e sfruttare l’ambiente che li circondava. Più era grande il cervello, maggiore era la possibilità di imporsi e di riprodursi a dispetto di altre specie.

    Si è arrivati al punto che, pur essendo molto vantaggioso, il cervello non poteva svilupparsi ulteriormente per ragioni anatomiche. Un grande cervello e dunque una grande scatola cranica non erano più in grado di passare per il canale del parto materno.

    Essendo però molto vantaggioso avere un cervello grande, l’evoluzione ha selezionato quegli individui che potevano continuare a far crescere il proprio cervello dopo la nascita.

    L’uomo ha dunque iniziato a nascere non finito, non autosufficiente, avendo bisogno, al contrario degli altri mammiferi, ancora di molti mesi di vita, prima di portare a termine lo sviluppo del proprio cervello ed essere autonomo.

    Questo ha comportato numerosi problemi per i genitori.

    Il maschio per assicurarsi la sopravvivenza dei propri geni attraverso i suoi figli, doveva controllare e proteggere il figlio fino all’indipendenza. Doveva dunque rimanere per molto tempo nei pressi della donna che li aveva partoriti. Solo così era sicuro della sopravvivenza dei suoi figli e dunque dei suoi geni.

    Più crescevano le dimensioni del cervello umano, più il figlio aveva bisogno di tempo per essere autonomo, più era il tempo che l’uomo doveva trascorrere vicino alla donna.

    Stava nascendo il legame di coppia.

    L’evoluzione faceva poi in modo che quando il padre guardava le bozze frontali e la particolare conformazione rotondeggiante della testa del figlio neonato, questa visione provocasse una diminuzione della sua produzione di testosterone. Questo lo distoglieva, almeno in parte, dal cercare altre donne per nuovi accoppiamenti.

    La nostra specie, essenzialmente poligama, si è trovata a fare i conti con questa nuova situazione.

    Almeno altre due cause hanno favorito il legame di coppia a dispetto della poligamia della specie umana: la stazione eretta e l’agricoltura.

    Quando la nostra specie ha iniziato ad assumere la stazione eretta, la donna ha nascosto i genitali esterni tra gli arti inferiori. L’uomo non è più stato in grado di vedere l’intensa colorazione che i genitali esterni femminili assumevano al momento dell’ovulazione.

    Non sapeva più quando la donna era pronta ad accoppiarsi per la riproduzione. Questo ha favorito la disponibilità di accoppiarsi anche al di fuori dell’ovulazione, rendendo un poco più stabile la coppia.

    Anche l’invenzione dell’agricoltura ha contribuito non poco al legame di coppia.

    Da cacciatore/raccoglitore l’uomo si è trasformato in agricoltore e poi allevatore.

    L’uomo ha voluto allora il possesso della terra, di quella terra che lo sfamava. Ha abbandonato il nomadismo e si è fermato. Ognuno ha voluto il suo pezzetto di terra.

    L’uomo si è chiuso nel suo pezzetto di terra. L’uomo ha abbandonato il gruppo dove per tanti millenni si era sentito al sicuro. Ha avuto poi il bisogno di lasciare ai suoi figli la terra che aveva conquistato, lavorato, difeso e che sentiva sua.

    Questa volta è stata una causa culturale, l’invenzione dell’agricoltura, a spingerlo verso il legame di coppia. In coppia... ma sempre strutturalmente poligamo.

    Ego nec sine te nec tecum vivere possum Ovidio alla sua amata che lo tradiva: non posso vivere né con te né senza di te.

    Questa è la triste condizione umana.

    Se nonostante le leggi, le imposizioni religiose, le sopraffazioni, le umiliazioni, le coercizioni, le abitudini culturali, gli interessi, se nonostante le sopraffazioni, le mutilazioni morali e fisiche, le paure instillate ad arte, se nonostante i tribunali, i patrimoni da ereditare, le reprimende sociali, il dieci per cento dei primi figli e il venti per cento dei secondi non sono del marito ma di un altro uomo, significa che la nostra poligamia è ben presente ed è arrivata intatta fino a noi.

    Giuriamo amore eterno e fedeltà, scomodiamo i testimoni e tutta la società... poi acquistiamo, di nascosto, il test di paternità e di nascosto andiamo a vedere se il bambino è nostro. È buffo l’uomo.

    L’evoluzione ha dunque messo l’umanità sullo stretto crinale che corre tra la sua innata poligamia ed il legame di coppia che successivamente, lentamente, progressivamente ed incompletamente si è creato.

    Crinale infido, esposto ai capricci della natura, del tempo, della cultura.

    Crinale che si percorre con dolore, con sofferenza, spesso con rassegnazione. Non tutti ce la fanno e molti cadono dal crinale.

    Alcuni da una parte del crinale, nell’abisso della solitudine, del dolore, della miseria, dell’emarginazione.

    Altri nella parte opposta del crinale, nel baratro di una vita di coppia fatta di soprusi, incomprensioni, continui litigi, omicidi, stragi.

    Indietro non si può tornare, non si può tornare al gruppo, non si può tornare a quello che l’uomo era. Non

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