SAN PIO DA PIETRELCINA - Infanzia e giovinezza: Episodi tratti dalla vita di Padre Pio, narrati sulla base di fatti storici documentati
By Beppe Amico
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Dal giovane mistico protagonista di tante straordinarie visioni celesti, all’impegnato novizio che affronta con coraggio la rigida regola dell’ordine francescano per diventare un vero servo di Dio.
In questo nuovo libro, la figura di San Pio, l’umile monaco di Pietrelcina, ne esce arricchita di tanti aspetti per lo più sconosciuti alla maggior parte dei lettori che lo ricordano soprattutto per i numerosi fenomeni straordinari che hanno caratterizzato la sua vita, come ad esempio le stimmate o i doni mistici della bilocazione e dell’introspezione delle coscienze che hanno accompagnato il serafino di Pietrelcina fino alla morte, avvenuta il 23 settembre 1968 a San Giovanni Rotondo. In queste pagine è tratteggiata come in un romanzo, la grande personalità carismatica del monaco santo Padre Pio, elevato da Papa Giovanni Paolo II all’onore degli altari nel 2002.
Il racconto degli avvenimenti della sua giovinezza che qui vi presentiamo, appare agile e sciolto; le vicende sono descritte con lo stile narrativo e si appoggiano alla documentazione storica presente negli archivi.
Per esigenze editoriali, alcuni punti del racconto sono in parte stati adattati al genere della fiction e rimaneggiati per motivi di narrazione ma i fatti salienti della vita dello stigmatizzato del Gargano, sono rimasti inalterati.
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SAN PIO DA PIETRELCINA - Infanzia e giovinezza - Beppe Amico
Note
Titolo
Beppe Amico
San Pio da Pietrelcina
Infanzia e giovinezza
Episodi tratti dalla vita di Padre Pio, narrati sulla base di fatti storici documentati
NOTE EDITORIALI E COPYRIGHT
" L'uomo potrà sfuggire alla giustizia umana ma non a quella divina."
" Tu puoi, fratello mio, non credere in Dio, ma Dio non cesserà mai di credere in te."
" La vita è una lotta dalla quale non possiamo ritrarci."
Autore: Beppe Amico
Edizione cartacea: Lulu Enterprise America
Versione ebook: StreetLib
Facebook: www.facebook.com/regumlux
© Copyright - Tutti i diritti riservati
Prima edizione: giugno 2018
PREMESSA
In queste pagine impareremo a conoscere un giovane fanciullo rapito
da Dio di nome Francesco, che con tanta buona volontà e determinazione ha iniziato uno dei più fecondi cammini spirituali che la Chiesa cattolica ricordi.
Dal giovane mistico protagonista di tante straordinarie visioni celesti, all’impegnato novizio che affronta con coraggio la rigida regola dell’ordine francescano per diventare un vero servo di Dio.
In questo nuovo libro, la figura di San Pio, l’umile monaco di Pietrelcina, ne esce arricchita di tanti aspetti per lo più sconosciuti alla maggior parte dei lettori che lo ricordano soprattutto per i numerosi fenomeni straordinari che hanno caratterizzato la sua vita, come ad esempio le stimmate o i doni mistici della bilocazione e dell’introspezione delle coscienze che hanno accompagnato il serafino di Pietrelcina fino alla morte, avvenuta il 23 settembre 1968 a San Giovanni Rotondo. In queste pagine è tratteggiata come in un romanzo, la grande personalità carismatica del monaco santo Padre Pio, elevato da Papa Giovanni Paolo II all’onore degli altari nel 2002.
Il racconto degli avvenimenti della sua giovinezza che qui vi presentiamo, appare agile e sciolto; le vicende sono descritte con lo stile narrativo e si appoggiano alla documentazione storica presente negli archivi.
Per esigenze editoriali, alcuni punti del racconto sono in parte stati adattati al genere della fiction e rimaneggiati per motivi di narrazione ma i fatti salienti della vita dello stigmatizzato del Gargano, sono rimasti inalterati.
Pur avendo fatto il possibile per tracciare un profilo fedele a quello reale, è possibile che nel testo siano presenti errori inerenti alle località, alle persone e alle date degli avvenimenti descritti. Ce ne scusiamo fin d’ora con i nostri lettori, pregandoli di segnalarci eventuali imprecisioni.
L’editore.
CAPITOLO 1°
NASCE UN PROFETA
La leggera brezza che accarezzava il volto di Giuseppa era piacevole e segnava il preludio all’estate che arrivava. Il suo tepore faceva intendere che la bella stagione era ormai prossima ed ella pensava ai torridi giorni dell’anno passato, con un sentimento misto di allegrezza e sgomento. Se da una parte il bel sole del Sannio metteva al giusto posto ogni cosa riuscendo ad allietare l’umore e i sensi ed aiutava le coltivazioni a crescere forti e rigogliose, dall’altra, rendeva un po’ più difficile il lavoro nei campi, perché i braccianti erano costretti a concentrare la propria attività nelle ore meno calde e… l’agricoltore lo sa… in questo mestiere sembra non esserci mai tempo sufficiente per sbrigare le numerose faccende di una professione così articolata e complessa.
Quel giorno, 25 maggio 1887, Giuseppa era vicino al marito Grazio: insieme, stavano finendo di aggiustare alcune piantagioni di granoturco, ormai vicino al tempo del raccolto che di solito avveniva tra fine agosto e i primi di settembre ma che, alle volte, a seconda del clima, si doveva anticipare.
La giornata era quasi sul finire e il lavoro era stato molto duro ma erano tanto felici. Stavano all’aria aperta e lavoravano nella loro masseria di Piana Romana in completa autonomia. Cominciavano molto presto al mattino. Solitamente erano nei campi fin dalle prime luci dell’alba e perciò non doveva stupire che la stanchezza si facesse sentire già nel primo pomeriggio.
Che levataccia
- pensava fra sé l’umile donna - ormai sono suonati vent’anni che facciamo questa vita e ne sia ringraziato il Signore
, meditava quasi in continuazione il marito Grazio.
Le giornate dei Forgione, come quelle della maggior parte dei pietrelcinesi erano pressoché simili e alquanto ripetitive.
La Santa Messa del mattino, che tutta la famiglia ascoltava intorno alle 6,30, era l’appuntamento fisso di ogni loro giornata; era una sorta di buon auspicio per il nuovo giorno che nasceva e serviva – secondo le loro credenze – a ricevere le benedizioni del Cielo e la benevolenza di Dio, affinché il Signore di tutte le Misericordie fosse prodigo di grazie e Giudice indulgente nonostante i tanti peccati commessi.
Quella sera, il sole era ancora alto nel cielo e rischiarava con i suoi raggi l’intero appezzamento dei Forgione, tranne qualche piccola zona che restava in ombra per lunghe ore perché era adiacente ai piccoli colli di quella zona che sono un segno distintivo di quei luoghi meravigliosi e caratterizzano le terre assolate della pianura lievemente ondeggiata del Sannio.
Mi sento pronta
- disse Peppa al marito. Ecco, il momento è vicino
continuava con dolcezza la donna rivolta verso quell’uomo stremato dalla fatica.
Ripeté come una cantilena quelle parole più volte con un sorriso aperto e sereno, quasi a voler tranquillizzare il marito e dare un po’ di sollievo a quell’uomo provato dai duri lavori nei campi e dalle responsabilità di capofamiglia.
La donna si avvio con passo spedito e sicuro verso casa. Distava qualche chilometro da Piana Romana e sorgeva nel piccolo centro abitato di Pietrelcina, in mezzo ad un nugolo di vecchie costruzioni in pietra, erette rudimentalmente e rifinite appena, quasi solo per le necessità della loro semplice ed umile vita quotidiana.
La maggior parte di questi alloggi erano di malta impagliata, i pavimenti e i soffitti costruiti tutti in travature di legno, il più delle volte grezzo o solamente levigato artigianalmente secondo gli usi e i costumi di quel tempo.
Peppa, così in paese i vicini la chiamavano, arrivò a destinazione quando il sole stava per tramontare; si approssimava l’ora sesta del pomeriggio del 25 maggio 1887; durante il tragitto aveva incontrato alcune amiche sue compaesane e le aveva informate dell’evento. Queste semplici donne, in quei mesi, si erano adoperate in mille modi e come meglio potevano per assisterla durante la gravidanza e se Giuseppa ne avesse avuto necessità, l’avrebbero assistita anche nel delicato momento in cui il bimbo avesse visto la luce.
Non stava quasi più in piedi per i dolori e nemmeno lei riusciva a capire come aveva fatto quel giorno ad arrivare fino a casa. Certamente una forza soprannaturale l’aveva accompagnata durante il tragitto che non era certamente facile, anzi, pieno di insidie e asprezze che divenivano ancor più gravi se si considera lo stato in cui si trovava la donna in quel momento.
Grazio non era per nulla preoccupato. Come ogni giorno, si era limitato a dire alla moglie di avviarsi verso casa perché a lui rimaneva ancora qualche lavoro da fare. Avrebbe messo a posto gli attrezzi e riassettato gli strumenti del lavoro e di lì a poco l’avrebbe raggiunta.
Così fece, anche quel giorno, come sempre. Il pensiero della nascita di un nuovo figlio non lo impensieriva per nulla, forse perché sentiva dentro di sé che ogni cosa sarebbe andata per il meglio e che anche in quell’occasione il Signore li avrebbe assistiti con la sua grazia affinché tutto filasse liscio.
Nascita di Francesco
Peppa era stesa sul letto e nel frattempo era arrivato anche il medico condotto. Espletò tutte le formalità di rito e preparò la donna al parto. Mentre il dottore, preparava gli strumenti necessari e si apprestava a cominciare il suo lavoro, alcune delle amiche più vicine alla famiglia Forgione, assistevano la paziente e la rincuoravano con parole di conforto intrise di una fede umile e semplice che era un tratto distintivo di quella povera gente.
Il dolore è forte dottore...
andava ripetendo a brevi intervalli mamma Peppa.
" Non vi preoccupate signò, è tutto pronto, vedrete che si tratterà di pochi minuti", rispose il medico con tono rassicurante e deciso.
" Geppì nun t’agità...tu canosci com’ vann stì cose", diceva Maria Scocca una delle amiche più care a Giuseppa.
Spingete, spingete forte...
, intervenne il dottore, mentre passava un panno bagnato sulla fronte della donna, " cuncentrateve, vedrete