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Le sinergie di Marzio - La cronaca di una morte annunciata - La sesta storia della saga
Le sinergie di Marzio - La cronaca di una morte annunciata - La sesta storia della saga
Le sinergie di Marzio - La cronaca di una morte annunciata - La sesta storia della saga
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Le sinergie di Marzio - La cronaca di una morte annunciata - La sesta storia della saga

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Usando grandi dosi di umorismo, tenerezza e realismo, con "Le sinergie di Marzio",  l’autore riesce a creare un ritratto demistificante e allo stesso tempo devastante della vita degli ingegneri informatici in Spagna. Prendendo come protagonista un professionista di nome Marzio (che è un nome raro e, quindi, qualsiasi somiglianza con la realtà sarà una coincidenza), l'autore ci svela un mondo nascosto e chiuso che tutti pensavamo fosse molto diverso: la gestione dei progetti, i rapporti con i subordinati, la ricompensa degli sforzi, il rapporto tra ingegneri, la convivenza in ufficio, i viaggi di lavoro, l'infinita disponibilità... Tutti gli aspetti di questo tipo di occupazione saranno sgranati, senza dimenticare la sorprendente vita personale del protagonista. Immergiti nei sette racconti di Marzio, scopri questo personaggio accattivante e vicino e vivi le sue avventure narrate con lo stile, l'ironia e la crudeltà delle favole.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateJun 22, 2018
ISBN9781547535620
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    Le sinergie di Marzio - La cronaca di una morte annunciata - La sesta storia della saga - Mario Garrido Espinosa

    Dedica:

    Ai miei genitori e a mio fratello

    A tutti gli informatici

    A chi ha letto questo libro per capitoli nella sua prima versione auto pubblicata.

    Questa non è una vendetta, sono solo fiabe, come quella di Cappuccetto Rosso;

    o forse qualcosa di quello che qui si racconta può essere credibile ...

    Nota dell’autore: Nei metalinguaggi informatici è comune indicare tra i simboli < e > espressioni che non sono parole riservate o sono variabili o frasi più complesse. Abusando di questa semantica, in questo libro si usano queste forme metalinguistiche per denotare descrizioni o caratteristiche di qualcosa o qualcuno che è più importante per lo scopo di ogni racconto rispetto al proprio nome. Ad esempio, nel testo possiamo trovare accezioni del tipo , invece di, per esempio, quest’altra espressione più colloquiale: Paco. In questo modo, il lettore informato —cioè, tu in questo momento— saprà a colpo d’occhio che ci stiamo riferendo a un dirigente; qualcuno che, presumibilmente, ha una certa responsabilità, un capo o piccolo capo, un profilo che dovrebbe dirigere progetti e persone; e che dovrebbe farlo bene, poiché ha raggiunto quella posizione, si suppone, per esperienza e competenza. Non ci interessa se si chiami Paco, Torquato o Priscilla.

    Il presente libro è un’opera di finzione. I nomi, i personaggi, le società, i luoghi, i testi, le e-mail, i fatti e gli eventi narrati sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore e ogni somiglianza con la realtà è puramente casuale.

    ––––––––

    # 006 LA CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA

    Era così perplesso dall'enigma che il destino gli aveva riservato, che spesso incorreva in distrazioni liriche contrarie al rigore della sua scienza. Soprattutto, non gli sembrava legittimo che la vita si servisse di tante coincidenze proibite alla letteratura, affinché si compisse senza difficoltà una morte annunciata.

    Cronaca di una morte annunciata

    Gabriel García Márquez

    1

    Oggetto: addio

    Da:

    A:

    Ciao,

    In questa cronaca di una morte annunciata nella quale si è convertito il nostro progetto, dove abbiamo visto molti colleghi andarsene per o essere trasferiti con urgenza ad altri progetti di ADRIN, da un giorno all'altro, senza quasi avere il tempo di salutarsi, è arrivato il mio turno, in questo caso per far parte del secondo gruppo. Qualche ora fa me l’hanno comunicato e domani devo già presentarmi negli uffici della .

    Quindi, prima di iniziare questo nuovo percorso, volevo salutare tutti voi, ringraziarvi per tutto quello che mi avete potuto insegnare e, chi lo sa, ADRIN è piccola e, forse, torneremo a incrociarci! .

    Coraggio e buona fortuna a tutti!

    E infine, vi lascio quello che Julio Iglesias diceva nella sua canzone, che si applica perfettamente a questo caso:

    "Alla fine i progetti rimangono, le persone se ne andranno,

    gli altri che arrivano li continueranno,

    la vita continua ... uguale ... "

    Le e-mail di addio da un progetto o a causa di un cambio di impresa, per gli informatici sono un genere letterario simile a quello che utilizzano per lavoro. Gli improvvisati autori, affrontando per la prima volta questa lirica, seguono di solito tecniche diverse: alcuni si dilungano di più e altri di meno; il testo può essere scritto con una buona e sentita prosa o essere un disastro sintattico in cui è difficile trovare una frase ben costruita (forse è un difetto dovuto all’abitudine di scrivere sempre in linguaggio di programmazione, trascurando così involontariamente il linguaggio umano); quelli che  forse vi diranno le ragioni dell’uscita con la giusta rabbia o altri che si mostrano prudenti, diffidando per le eventuali conseguenze future che nel mondo informatico potrebbero derivare dalle verità troppo esplicite messe per iscritto... Come si vede, c’è di tutto, ma in generale si dicono sempre le stesse cose. Nell'esempio dell'inizio di questa storia vediamo la mail di un consulente che ha sopportato per quasi cinque anni le miserie di un progetto in cui, fin dall'inizio, le cose erano state fatte male e dove, a poco a poco, si è andata via via creando una situazione insopportabile ormai impossibile da invertire. Come abbiamo già imparato a questo punto, è prassi comune non negoziare bene con il cliente e accettare tempi assurdi. Nella nostra storia ci occuperemo di un fornitore imbranato e bugiardo e di un cliente feroce che lo sa e ne approfitta spietatamente. Nessuno di questi due comportamenti, sommati o contrapposti, realizzerà ciò che è impossibile perché, come sappiamo, ciò che non è possibile è ovviamente impossibile e per quanto si prema, si urli o si esiga, gli sviluppi non hanno la qualità minima appropriata, dal momento che il lavoro non viene fatto con tempi e prove adeguate.

    Di conseguenza, le nuove funzionalità messe in Produzione non vanno e il cliente si arrabbia, anche se è il colpevole principale, cosa che non riconoscerà mai. E il fornitore fa nuove concessioni e diventa sempre più schiavo dei propri errori. E il cliente lo sa e chiede ancora di più. E si riproduce un passaggio di codice mal testato, o per nulla testato, che non è conforme a tutte le funzionalità. E gli accessi ai database integrati nel codice o nei sottoprogrammi che devono essere eseguiti migliaia di volte, per esempio, sono pasticciati e non ottimizzati, frutto della velocità, della fatica e del disordine, che a breve termine rallentano l'applicazione e a medio termine causano l'esplosione del sistema. Quindi i server che servono —da qui il suo nome servile— le applicazioni che vediamo quando entriamo in Internet cadono o si riavviano. E mentre questo accade e si ritorna a ripristinare il tutto, l'applicazione non funziona, cosa che per il cliente equivale all’apocalisse o addirittura alla fine del mondo. Questo succede anche se la sua attività, ad esempio, è la vendita di espadrillas, che nessuno dubita essere molto dignitosa ed encomiabile —l'attività—; noi però possiamo intuire che l’applicazione non è affatto strategica. E al cliente sale di nuovo la rabbia, chiede riunioni dove esige spiegazioni che nessuno sa dare, perché non c'è stato un secondo per indagare sulle cause del disastro, poiché la priorità è sempre quella di rendere accessibile l’applicazione che, una volta riavviata, non sempre ci lascia tracce o prove di qualità sufficiente per essere in grado di indagare.

    Alla fin fine, il sistema torna al normale funzionamento e il problema non si verifica, il che sarebbe essenziale per poter monitorare il comportamento errato. Ma questi dettagli il cliente non li capisce né vuole capirli. Nonostante ciò, chiede una spiegazione del problema e la sua soluzione immediatamente —a volte per iscritto in un documento in formato marziale—, con il quale il fornitore, perlopiù, non ha altra scelta che usare l'immaginazione e l’inventiva, strumenti che nella letteratura del genere della spada e della stregoneria, ad esempio, sono un grande alleato, ma che sono il peggior nemico di un progetto informatico, poiché il tempo, in questo settore, smaschera ogni falsità. Implacabilmente e nel momento peggiore. Non fallisce. A questo punto il cliente ha già nelle sue mani un fornitore codardo e bugiardo, che non esiterà a maneggiare a suo piacimento. Questi ingoia tutto quello che gli viene detto, si tira giù i pantaloni e inizia a considerare che la settimana lavorativa ha sette giorni e sette notti; o otto o nove se fisicamente possibile. E il cliente non si ritiene ancora soddisfatto e chiede un software di qualità per ieri senza investire un secondo nella manutenzione delle infrastrutture, che finiscono anch’esse per essere un problema. E il fornitore non passa un solo minuto a negoziare le scadenze folli che il cliente impone e carica di nuovo il codice a caso, facendo tutto di corsa e senza prove, pregando che questa volta non nascano ulteriori problemi; ma non c'è un Dio vero o inventato che voglia entrare in questi pasticci così moderni e lontani dalla fede. E poi il cliente richiede nuove condizioni, come riunioni di crisi due volte al giorno, o conferenze telefoniche ogni due ore, o pretende, nel caso succeda qualcosa, la presenza fisica di uno o due professionisti in ciascuna area 24 ore al giorno ...

    L'immaginario di un cliente maligno e incazzato lascerebbe il diavolo senza idee. E il fornitore, alla fine, dice sì a tutto ... E, quindi, il lettore terrorizzato penserà che queste cattive pratiche continueranno da entrambe le parti all'infinito; o fino alla morte. Ebbene, no. La morte sarebbe una soluzione dolce e seducente. La vita degli informatici sappiamo già che è alimentata da risoluzioni tragiche e orribili, quindi nella storia che narrerà questo racconto agghiacciante approfondiremo la solita conclusione di questi casi: al fornitore viene tolto il progetto e consegnato alla concorrenza. Naturalmente, in tre o quattro anni questa dinamica sarà riprodotta con la nuova compagnia, forse con maggiore virulenza, perché l'essere umano non impara mai dagli errori che non riconosce come suoi, soprattutto se li ha di fronte al naso. Quindi, per la società di consulenza originale, durante i mesi che restano della vita con questo cliente, dovrà subire il peggiore degli incubi, senza essersi ripresa dall'inferno degli ultimi anni. Questa situazione finale che nessun essere umano dovrebbe vivere è chiamata trasferimento. Parlo, ovviamente, della Spagna.

    Per la nostra storia, immaginiamo un progetto che sta per raggiungere questa situazione di trasferimento ma ancora non lo sa. Il codice dell'applicazione che gestisce e si sviluppa è al limite, è stato sistemato da tutte le parti, e fa acqua in più posti di quanti ne possa tappare. La gestione del progetto dà sempre la priorità agli sviluppi e non alla manutenzione e all'aggiornamento dell'hardware e dei prodotti su cui circolano questi sviluppi; e il cliente non dà alcuna importanza a questa seconda sezione, ossessionato dalla vendita della sua merce attraverso il suo sito web. Il fornitore guadagna molto più denaro con gli sviluppi —dieci, venti, trenta volte di

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