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Il retro del cuore
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Ebook186 pages2 hours

Il retro del cuore

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About this ebook

La lacerazione del sentimento, il dualismo del legame: questo è al centro della storia di Bianca. Una donna, una giovane professionista, schiacciata dallo stesso organo che cura: il cuore. Due terre distanti: una d'appartenenza e una d'adozione. Le radici che restano sepolte in Sicilia, insieme ad un passato felice e doloroso al contempo e nuove foglie da far germogliare, a fatica, a Roma. Bianca vive a lungo di rimorsi e sensazioni contrastanti, immersa nella frenesia del suo lavoro, avvolta dall'amore totale di un uomo che la venera e progetta un futuro con lei, e un amore interrotto ma mai nel sogno. Due pezzi di uno stesso sentire che la strappano a metà, e la fanno girare su se stessa come una moneta su un tavolo, mostrando ora una faccia ora l'altra: ora il fronte, ora il retro. Quale delle due strade sceglierà di percorrere Bianca? Tuffarsi nella dolcezza molle di un'isola che l'ha anche tradita, o affidarsi alle braccia sicure di chi la ama incondizionatamente? Il Retro del Cuore è un viaggio d'introspezione psicologica, ma anche di scambi continui tra presente e passato, memoria e proiezioni, passione e familiarità, per una donna tanto forte quanto delicata, che tiene insieme i pezzi di una vita costellata di scelte, rinunce e successi personali.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJun 25, 2018
ISBN9788827837009
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    Il retro del cuore - Florinda Bruccoleri

    Indice

    Prologo

    Il retro del cuore

    Ringraziamenti

    Riferimenti testi canzoni citate

    Florinda Bruccoleri

    Il retro del cuore

    Youcanprint Self-Publishing

    ISBN | 9788827837009

    Prima edizione digitale: 2018

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti  dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    Questa è un'opera di fantasia. Ogni riferimento a fatti o persone esistenti e luoghi reali ha l'unico scopo di dare alla narrazione un senso di realtà e autenticità. Tutti i nomi, i personaggi, i luoghi, i fatti, sono frutto dell'immaginazione dell'autrice o sono usati in maniera fittizia, e qualunque eventuale somiglianza con fatti e persone reali è del tutto casuale.

    A quelle anime che, distanti, si appartengono

    A quegli amori che non si spengono

    A quel destino dal quale non si può fuggire

    Prologo

    BIANCA aveva sentito parlare spesso di quella leggenda popolare giapponese:la leggenda del filo rosso, quella secondo la quale ogni essere umano viene al mondo con un filo rosso annodato al mignolo sinistro, un filo lungo, invisibile e indistruttibile che unisce in eterno due anime destinate ad appartenersi per sempre, al di là delle distanze, dell’età, della classe sociale.

    Ne era rimasta affascinata, forse per via di quel suo animo sensibile o forse per la sua inarrestabile inclinazione a sognare o, ancor più realisticamente, per ciò che aveva vissuto in un passato non troppo remoto ma sempre presente.

    Era costantemente viva, dentro di lei, quella tenace consapevolezza di essersi trovati, appartenuti, ritrovati per poi riperdersi; quel suo perenne desiderio di scoprire il verso giusto per riavvolgere il rocchetto e riportarlo a lei, quella smania incessante di rincontrarsi, anche solo tra i pensieri.

    Lui ormai abitava lì, tra i solchi profondi della sua pelle che contiene da sempre la memoria dei loro incontri, tra i sentieri contorti della sua mente dove spesso si smarrisce anche lei, nei suoi respiri, nei suoi occhi, nei suoi pugni chiusi, nei suoi desideri, nei suoi rimpianti e sensi di colpa.

    Lui era lì. Persino in quell’orbita dorata attorno al suo anulare sinistro simbolo di un’unione e al tempo stesso di un distacco.

    Perché se la leggenda vuole che l’anima che tiene l’altro capo del filo diventerà tua sposa per lei - forse - il destino aveva sbagliato qualcosa, aveva cambiato idea all’improvviso, disorientando tutto, sconvolgendo i piani.

    Oggi, accanto a lei, c’è la presenza solida di Andrea.

    Dentro di lei, assieme al suo organo più vitale, batte forte l’assenza di Lorenzo.

    È l’ultima settimana di giugno e Bianca, ancora profondamente immersa nel suo lavoro, è in attesa che arrivi quella tanto desiderata vacanza con la sua famiglia. Una vacanza che restituirà, dopo un tempo cupo, la bellezza di ritrovarsi tutti insieme, liberi, spensierati, senza agende, scadenze, turni, quaderni e cartelle.

    Tra una stanza di degenza e un’altra del reparto in cui lavora come medico Bianca anticipa col pensiero quel momento in cui si troverà lì, distesa sotto il sole rovente e avvolgente della sua Sicilia a leggere un buon libro, a seguire con lo sguardo accorto i suoi bimbi rallegrati, a sognare lunghe passeggiate al chiaro di luna con suo marito. Perché da troppo tempo con Andrea sembra tutto così monotono, ordinario, incolore quasi. Sei anni di matrimonio alle spalle, due figli, un mutuo, mille impegni di lavoro, sbalzi d’umore improvvisi ed ecco che diventa facile perdere la sintonia, la complicità, la tenerezza e persino l’intimità in una vita da dividere in quattro.

    Ma l’aria della Sicilia con i suoi paesaggi, i colori, gli odori e tutto ciò che la simboleggia rendono Bianca sicura che quello potrà essere lo scenario perfetto per riconfermare le sue scelte: quella di sposare Andrea, di trasferirsi a Roma, di avere due bambini e di piantare le radici in un luogo così maestoso quanto disorientante.

    Tutte scelte, le sue, che sebbene portino ancora oggi il sapore amaro delle rinunce, delle distanze, delle disillusioni, delle mancanze e dei desideri la rendono convinta che siano state quelle giuste o perlomeno quelle migliori: quelle che le hanno consentito di costruirsi un futuro solido ed equilibrato.

    Bianca però, adesso, non vuole pensare a questo, non vuole essere malinconica, né occuparsi la mente rimuginando ancora su quello che ha lasciato dietro di sé una volta salita su quell’aereo l’estate del 2010; su quanto quel giorno le sia mancata l’aria nel guardare giù da quel finestrino e vedere la sua terra diventare sempre più piccola e con lei pure il suo cuore. Aveva deciso di seguire Andrea e lui, del resto, è riuscito a darle sempre ciò di cui lei ha avuto spesso bisogno: quell’ossigeno senza il quale sovente avrebbe rischiato di andare in apnea, soffocata dalle sue stesse emozioni e dai suoi stessi pensieri, quelli più nascosti, invisibili, quelli più indicibili. Ecco perché era attaccata a lui, fortemente: per la sua capacità di farla sentire al sicuro, di donarle quell’equilibrio che lei molto spesso ha perso nei momenti più nevrotici della sua vita; per quel suo essere così inflessibile, responsabile e maturo.

    ***

    Il flusso della sua coscienza e della sua memoria viene d’un tratto interrotto dalla vibrazione del suo cellulare riposto nella tasca sinistra del suo camice.

    «Pronto.»

    «Pronto amore, ciao, sono la mamma.»

    «Ciao mamma, dimmi. Sto lavorando, ma ho un attimo.»

    «Volevo solo sapere come ti senti a tornare da noi dopo tutti questi anni. Lo sai? Papà ha deciso di riprendere in affitto quella casa sul mare in cui andavamo sempre e dove abbiamo anche trascorso l’ultima estate insieme, quella della tua Specializzazione. Era bellissima, ricordi?» L’espressione di Bianca diventa impietrita, il suo cuore si ferma per un istante per poi ricominciare a battere, più accelerato del solito. La memoria di quella casa si scontra con la sua razionalità, e l’eccitazione finora avvertita di tornare in Sicilia diviene un dolce e dolente turbamento, uno scompiglio dal quale spesso lei ha cercato di fuggire conoscendone l’origine e il senso.

    «Si, mamma. Ricordo benissimo quella casa e quell’estate! Ci sentiamo più tardi. Ciao mammina, ciao.»

    Torna alla sua scrivania quasi vacillante, domandandosi tante e tante volte se davvero quella di tornare in Sicilia per le vacanze dopo tutti questi anni fosse davvero la scelta migliore.

    Ma i suoi bimbi non hanno mai conosciuto quei luoghi, i suoi genitori hanno atteso tanto quell’occasione e lei, nel frattempo, era certa di aver smaltito ricordi e sensazioni, memorie e rimpianti. Solo la nostalgia non l’aveva mai abbandonata.

    E la nostalgia, tra tutti, è il sentimento più dicotomico in assoluto, perché assomiglia a quella strana sensazione che sta in bilico tra il vuoto e la pienezza, tra il piacere e il dolore. Ecco perché, non a caso, nella lingua greca nostalgia significa proprio dolore per il ritorno.

    E Bianca lo sentì tutto quel dolore attraversarle la colonna vertebrale al solo pensiero di tornare nei luoghi che tanto in quegli anni ha desiderato quanto sfuggito.

    ERA l’estate del 2008 e Bianca aveva da poco concluso la sua Specializzazione in Cardiologia. Le piaceva conoscere tutto di quell’organo così vitale quanto imperscrutabile, prendersi cura della salute della gente, aiutarla a vivere meglio, più a lungo, salvare le vite. Anche se il suo di cuore, lei, non lo aveva mai ben compreso. Il padre aveva deciso di festeggiare il suo successo tornando in quella casa sul mare, a Porto Ulisse, dove spesso andavano da bambini. Era piccola, bianca, con le persiane azzurre. La classica casetta dallo stile mediterraneo. Era affacciata sul mare e immersa in uno splendido scenario da cartolina. La sera l’atmosfera era magica e la musica che si diffondeva nell’aria proveniente dai locali sul lungomare si mescolava ai profumi dei piatti estivi di tutto il vicinato, all’odore della salsedine e a quello delle candele alla citronella.

    Era l’estate del raggiungimento di quel traguardo tanto ambito e per il quale lei aveva studiato molto rinunciando spesso agli amici, alla famiglia, alle relazioni. Doveva essere quella, quindi, la prima stagione di relax, quella in cui si sarebbe concessa una libertà da tempo sacrificata sui libri; la classica estate dopo la maturità, quella in cui pensi che puoi e vuoi concederti ogni cosa senza freni, senza limiti, senza rinunce.

    Eppure Bianca non era mai stata una ragazza sfrontata, una di quelle che tiran tardi la notte, che si lasciano andare fino all’alba, di quelle disinvolte e disinibite. Sarà stato anche per via della sua famiglia: umile ma ricca di valori, una di quelle famiglie in cui la libertà viene concessa a patto che tu sappia farne buon uso, una famiglia unita, aperta, accogliente e disponibile ma molto attenta all’onestà, alla decenza, al rispetto delle regole. E lei, forse, si era sempre lasciata molto condizionare da questo. Aveva spesso preferito rinunciare piuttosto che sbagliare, compiacere piuttosto che deludere, adattarsi piuttosto che ribellarsi.

    Non voleva deludere i suoi genitori, non voleva scrollarsi di dosso quell’immagine della figlia perfetta, disciplinata, intelligente, studiosa, educata e affidabile. Avevano investito su di lei, le avevano assicurato gli studi per garantirle un futuro migliore, l’avevano sempre sostenuta e incoraggiata. Volevano che lei non fosse l’ennesima ereditiera di quell’antica libreria tramandata dal nonno materno ubicata in una piccola traversa del centro storico del paese.

    Suo fratello Giorgio, lui forse sì, sarebbe stato adatto ma lei no, troppo brillante per invecchiare in quel piccolo paesino a catalogare libri, sebbene amasse profondamente vivere immersa tra gli scaffali odoranti di copertine nuove e pagine da divorare.

    E così si è tratteggiato il suo destino. Finito il diploma l’università, finita l’università la specializzazione, il matrimonio e poi, successivamente, il lavoro fisso come Cardiologa in uno degli ospedali più importanti di Roma, fino alla nascita dei suoi due bimbi Carlotta e Giuliano.

    Tutto perfetto, all’apparenza. Ma dietro ogni apparenza esiste un mondo latente, una vita da esprimere, delle sensazioni che cercano il canale giusto per sgorgare e fluire seguendo il loro naturale ritmo. E lei sembrava non conoscere l’autenticità delle sue emozioni, sempre intenta a controllarle, a disorientarle, a soffocarle e a sostituirle.

    Ma quella sera del primo agosto 2008 il suo corpo decise di sentire senza divieti. Fu lui a parlare e a farsi prepotentemente ascoltare. Perché quando le sensazioni ti attraversano le vene e ti elettrizzano la pelle non le puoi controllare, non le puoi fermare, sono loro che dominano te.

    ***

    C’era una musica soft in quel chiosco sulla spiaggia. Un genere di musica misto tra lounge e chill-out, assolutamente adatto a creare l’atmosfera, a dare la sensazione di trovarsi in un posto paradisiaco.

    Sebbene in parte lo fosse.

    Una musica morbida come quel divano su cui Bianca era sprofondata aspettando le sue amiche di sempre per brindare al suo traguardo. Si guardava in giro in attesa di vederle arrivare e intanto ammirava - quasi incantata - tutt’intorno. Non lo aveva più frequentato da anni quel posto, e si vedeva che era stato da poco ristrutturato. Era un palco sospeso sul mare, una piattaforma di legno bianco adornata con cuscini colorati e lanterne luminose, il classico posto dove puoi riconciliarti col mondo e dimenticare qualsiasi tipo di giornata tu abbia avuto. E lei amava questo genere di luoghi, quelli in cui la sua mente si sentiva libera di viaggiare, di fare resoconti, bilanci, progetti, sogni.

    «Le porto qualcosa da bere o sta aspettando qualcuno?»

    Una voce vibrante e armonica interruppe il suo vagare.

    «No grazie, tra poco. Sono in attesa di alcune amiche.»

    Alzò lo sguardo e incrociò il suo. Un magnetismo. Come quando due calamite vengono avvicinate e inevitabilmente tendono ad attrarsi. Sentì il rossore attraversarle il viso, le mani sudare, il cuore iniziare a scalpitare. Aveva la sensazione di conoscerlo, di averlo visto da qualche parte, di averlo incontrato in qualche altra occasione, ma non riusciva a rendere nitida questa memoria.

    Lui le sorrise, lei ricambiò.

    Una voce da lontano spezzò quella magia:

    «Lorenzo! Sei desiderato al telefono!»

    Ecco, la parola giusta in quel momento era proprio quella: desiderare. Avrebbe desiderato sapere ogni cosa di lui, conoscere la vita al di là di quegli occhi scuri, scoprirne segreti, passioni, sogni. Proprio come i desiderantes: quei soldati, che stavano sotto le stelle ad aspettare quelli che dopo aver combattuto durante il giorno, non erano ancora tornati.

    Desiderare vuol dire proprio questo: stare sotto le stelle ad attendere. E lei sarebbe stata disposta ad attendere oltre ogni giro di lancette per saperne di più di questo Lorenzo, così aveva compreso si chiamasse.

    «Torno subito, promesso!» Le disse sottovoce prima di voltarsi e raggiungere il bancone centrale.

    Lo osservò andar via come si osserva il sole al tramonto che lentamente scivola giù oltrepassando l’orizzonte. Era bello, di una bellezza disarmante e misteriosa, uno sguardo profondo seppur imperscrutabile, un viso pulito ma avveduto, di quelli che

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