Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Gesù Meglio di Freud
Gesù Meglio di Freud
Gesù Meglio di Freud
Ebook238 pages9 hours

Gesù Meglio di Freud

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Cos’hanno a che fare Gesù e Freud? E perché uno sarebbe meglio dell’altro?
Lo spiegano gli autori, con i rispettivi ambiti di competenza: la spiritualità e la psicologia. Romeo Sinigaglia, attuale parroco di Santa Rita da Cascia a Padova, ha preso spunto da piccoli gesti quotidiani, anche dai piatti della cucina di casa, ma non solo, per commentare in modo nuovo e incisivo l’esperienza umana di Gesù. L’ha resa appetibile, viva e pulsante con uno stile evocativo che va dritto al cuore.

Damiano Pellizzari, psicologo psicoterapeuta di Castelfranco Veneto, ha raccolto alcuni suoi scritti, dando loro forma e struttura, in due gruppi tematici, il primo dedicato al cibo e il secondo a temi forti e apparentemente contrastanti, sfruttando anche la sua esperienza di
scrittore ormai affermato. Entrambi concordano sul fatto che la psicologia può essere un ottimo strumento per attingere alle istanze della spiritualità e viceversa.

Un libro che merita di essere gustato lentamente e con costanza, per lasciare riposare e crescere i semi che abbondantemente vi sono contenuti.



Damiano Pellizzari nasce nel 1972 a Castelfranco Veneto (TV) dove attualmente lavora come psicologo psicoterapeuta privato. Si è laureato all’Università degli Studi di Padova in Psicologia e successivamente specializzato in Psicoterapia cognitiva. Oltre alla formazione istituzionale ha frequentato un master in clownterapia e si diverte a conoscere se stesso e gli altri attraverso la biodanza e alcuni percorsi legati alla spiritualità.
Ha compreso che l’essere umano è un insieme di corpo, psiche e anima e ritiene che la guarigione e il benessere avvengano curando queste tre dimensioni in maniera integrata. Per Panda Edizioni ha pubblicato nel 2016 "Il diavolo veste prEda" e nel 2017 "Istruzioni per diventare ansiosi e depressi".
www.damianopellizzari.it




Romeo Sinigaglia nasce nel 1 961 a Valnogaredo, un paesino sui colli di Cinto Euganeo. Consegue il baccellierato presso la facoltà teologica dell’ Italia settentrionale nel 1 986 e nello stesso anno viene ordinato sacerdote. Ha prestato servizio presso le parrocchie di Cave e di Voltabrusegana a Padova; attualmente, è parroco presso il quartiere Santa Rita da Cascia (PD). Ciò che lo caratterizza particolarmente è la sua
curiosità, che lo porta spesso a “smontare” ciò che è consolidato per andarne a coglierne i segreti. Si potrebbe considerare un “prete impressionista”, cioè più incline a evocare emozioni che a dare spiegazioni logiche e definitive.
LanguageItaliano
Release dateJul 2, 2018
ISBN9788828348184
Gesù Meglio di Freud

Read more from Damiano Pellizzari

Related to Gesù Meglio di Freud

Related ebooks

Psychology For You

View More

Related articles

Reviews for Gesù Meglio di Freud

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Gesù Meglio di Freud - Damiano Pellizzari

    anonimo.

    Presentazione

    Il titolo del libro nasce con l’intenzione di suscitare una sensazione di stupore o perplessità in chi, sbirciando in libreria, se lo trova fra le mani. Gesù e Freud rappresentano la spiritualità e la psicologia. Nella nostra visione occidentale vengono considerate due discipline parallele che raramente si intersecano. In realtà, possono andare a braccetto con disinvoltura. Anche se al tempo di Gesù il termine psicologia non esisteva, di fatto, dal Vangelo, si possono trarre diverse indicazioni in cui il Cristo può essere paragonato ad un moderno psicologo. Di seguito,cito uno fra i tanti esempi:

    In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

    Vangelo di Luca, cap.19, 1-10.

    Si può dedurre che, una volta entrati in casa, Gesù e Zaccheo si siano fatti una bella chiacchierata. Non sappiamo cosa si sono detti, ma l’esito è più che evidente. Gesù ha utilizzato quello che la psicologia chiama il linguaggio del paziente. Verosimilmente avranno parlato di soldi in quanto Zaccheo ne aveva una particolare dimestichezza. In qualche modo, Gesù è riuscito a suscitare in lui un cambiamento sulla modalità di gestirli, non più al servizio del proprio ego, bensì come mezzo portatore di gioia per sé e per gli altri.

    L’odierna psicologia usa una metafora divenuta di senso comune, tagliare il cordone ombelicale, per indicare la necessità di liberarci dalle relazioni che creano dipendenza. Lo sviluppo sano dell’individuo inizia con una totale fusione madre-bambino per giungere, attraverso varie fasi, ad una maturità genitoriale. Molto spesso, però, i genitori non si sono svincolati dall’essere figli proprio perché non è stato reciso quel cordone ombelicale. Nelle prossime due citazioni evangeliche si evince chiaramente questo concetto.

    34.Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. 35 Sono venuto infatti a separare

    il figlio dal padre, la figlia dalla madre,

    la nuora dalla suocera:

    36 e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa .

    37 Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; 38 chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Matteo 10

    " «Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chiunque non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo." ( Luc 14:26-27 )

    Con un linguaggio che va opportunamente interpretato, viene ribadito il concetto che il benessere dell’individuo e la sua realizzazione personale devono necessariamente passare attraverso dei tagli netti con ciò che ne impedisce l’evoluzione.

    Un altro principio che uno studente di psicologia impara all’università è quello di mettersi nei panni dell’altro e quindi non giudicarlo in base alle proprie categorie, ma aprirsi ad un ascolto incondizionato ed empatico, come suggerisce la terapia incentrata sul cliente di Carl Rogers, anticipata di 2000 anni da Gesù.

    «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato» (Luca 6,37).

    Sembra che professoroni come Paul Watzlawick e Milton Erickson siano andati a scuola di comunicazione da Gesù. Egli infatti sapeva promuovere il cambiamento in maniera incisiva e repentina. Si pensi per esempio a quando, con la frase Chi è senza peccato scagli la prima pietra ,dissuase su due piedi le persone che volevano lapidare l’adultera. Quando i farisei lo volevano cogliere in errore, ha saputo non entrare in conflitto e disarmarli:

    In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

    ( Mt. 22,15-21 )

    Così dicendo, si è tolto dall’impiccio poiché, se avesse detto che bisognava pagare il tributo ai Romani avrebbe avuto contro gli Ebrei, se avesse detto il contrario si sarebbe attirato le ire dell’Impero. Anche lo psicologo non deve dare risposte, ma aiutare la persona a trovarsele.

    Probabilmente, molti miracoli non sono fenomeni paranormali o sensazionalistici. Gli evangelisti hanno usato un genere letterario simbolico per sottolineare la grande capacità di Gesù di risolvere velocemente problemi o situazioni complesse. Per esempio, nell’episodio dei pani e dei pesci il termine più corretto non è moltiplicazione bensì distribuzione. È plausibile pensare che il Cristo abbia fatto appello alle persone affinché si trovasse cibo per tutti.

    Lo storytelling e l’uso terapeutico della metafora hanno avuto come precursore Gesù, in quanto, attraverso le parabole, sapeva evocare una conoscenza percettiva ed esperienziale prima che intellettiva. In altri termini, era capace di parlare alla pancia della gente. Allo stesso modo, lo psicologo promuove il cambiamento quando riesce a suscitare sensazioni od emozioni piuttosto che spiegazioni o ragionamenti.

    Anche molte tecniche di rilassamento, come il training autogeno e alcune strategie della mindfulness, sono state copiateda diverse tradizioni religiose. Gesù, come Buddha e altri maestri spirituali, ha sostenuto l’importanza della meditazione/preghiera come strategia per imparare a stare nel presente, accettare il passato, accogliere e ringraziare la vita per quello che è e non per ciò che vorremmo che fosse. Meditare/pregare è un modo per svuotare la nostra mente dai pensieri tossici che il nostro ego produce.

    Si potrebbe pertanto invertire il titolo e dire che Freud è meglio di Gesù? La risposta sarebbe affermativa nella misura in cui la psicologia può aiutare la comprensione della spiritualità. Nel contenuto epistolare di questo libro ci sono molti suggerimenti che vanno in questa direzione.

    In origine il titolo di questo manoscritto sarebbe dovuto essere Lettere di Romeo a Giulietta.

    Chi sono Romeo e Giulietta in questo caso? Lui alle quattro ruote di una Giulietta preferisce di certo le due della sua BMW millecentocinquantaR Naked. Lei non è sua sorella che per ironia della sorte o fantasia dei genitori si chiama proprio così. La sua scelta di vita implica il celibato pertanto non ha una partner, tanto meno di nome Giulietta. Qual è l’identità di questi due personaggi evocati da shakespeariana memoria? L’autore di queste lettere si chiama Don Romeo Sinigaglia e sono indirizzate alla Vita che metaforicamente chiamo Giulietta. La differenza tra l’opera di Shakespeare e questi scritti sta nel suo epilogo. Nel primo caso si tratta di una tragedia d’amore dove i protagonisti finiscono male, nel secondo possiamo parlare di un canto di lode alla Vita che può aiutare molti lettori a finire bene.

    Partecipando alle messe ho raccolto domenica dopo domenica le sue lettere lasciate appositamente in un cestone per quanti desiderino portarsele a casa. Ne ho accumulato un cospicuo numero, depositandole in un cassetto. Ho avuto l’impressione che questa modalità fosse come mettere delle opere d’arte in un magazzino che con l’andare del tempo si riempiva di polvere. Pertanto decidendo di pubblicarle non ho fatto altro che valorizzarle dando loro un’appropriata visibilità. Le colloco in una galleria d’arte, con un’adeguata cornice, affinché più persone possibili possano fruire della loro bellezza. Mi auguro che, leggendole, qualche loro pennellata, dettaglio o rappresentazione, possa suscitare una sorta di benefica sindrome di Stendhal, ovvero illuminazione.

    Cerco di nutrire il mio corpo preferendo ai cibi in scatola alimenti freschi e naturali. Se poi devo recarmi in ristorante scelgo quelli caserecci piuttosto che ambienti dove prevale l’etichetta. Allo stesso modo mi piace nutrire la mia anima con momenti spirituali frizzanti e genuini. Pertanto mi sono stancato di tante messe in scatola dove si percepisce un rito svuotato del suo significato, il celebrante è poco capace di comunicare in maniera empatica e la platea subisce passivamente una lentezza che finisce per diventare pesantezza. Ho trovato nelle eucarestie di Don Romeo dei veri e propri momenti formativi ricchi di calorie benefiche per la mente e l’anima. In questo contesto la lentezza non è sinonimo di pesantezza bensì di attenta degustazione di ogni singolo sapore. E’ il tempo necessario che serve per digerire i molteplici alimenti spirituali che di volta in volta propone il suo menù. I contorni, come il canto e i sempre diversi allestimenti della chiesa, danno il giusto ritmo e la necessaria leggerezza per elevarci in volo e non rimanere sempre terra terra come ci induce troppo spesso la nostra società dei consumi. Queste lettere possono essere considerate una sorta di compiti per casa. Suggerisco di leggerne una ogni due tre giorni al massimo. Ricorda che non sei al fast food, leggile piano piano, regalati un tempo per riflettere e meditare. Fai attenzione perché sono molto caloriche e se non le mastichi bene, o troppo in fretta, rischi di fare indigestione. L’autore ha una grande capacità di prendere spunto da momenti all’apparenza quasi insignificanti della quotidianità e trasformarli in stimoli capaci di ispirare il cuore.

    Nella prima parte del libro l’ispirazione proviene dalla cucina di casa, per questo i titoli si raggruppano in una sorta di menù culinario. Nella seconda, invece, ci sono domande o proposizioni che mettono in risalto gli opposti che quasi naturalmente si attraggono.

    PRIMA PARTE

    Spaghetti alle vongole

    Possiedo, come mediamente tutti gli uomini e le donne, un chilo e trecento grammi di cervello che alla fine della fiera è un tessuto di cellule nervose, ciascuna delle quali capace di avere dalle mille alle diecimila connessioni con altre cellule simili. Di fatto procede con una doppia velocità: una parte di esso è capace di elaborare, per così dire nel silenzio e nell’ombra, senza farsi sentire proprio da nessuno, fino a 20 milioni di stimoli al secondo, un’altra solo 40. Questa seconda parte costituisce la nostra consapevolezza. Solo in tale contesto e a questa dinamicità siamo presenti a noi stessi.

    Il fatto che più o meno per tutto il giorno sia impegnato nell’elaborazione di stimoli fa sì che il nostro cervello sia in fondo come un grande radar puntato sull’universo.

    La nostra consapevolezza, che si costituisce ad una velocità tremendamente inferiore rispetto all’evolversi dell’esterno e addirittura alle elaborazioni di una parte del nostro stesso sistema cerebrale, è praticamente inconsapevole di questo. Insomma, mentre tutto corre come tante auto di Formula uno nel circuito di Imola, la nostra ragione è imbottigliata a Bologna nel traffico da bollino rosso di andata o di rientro dalle ferie.

    Anche quella che abitualmente chiamiamo fede, dovendo passare doverosamente per il casello dell’adesione cosciente e volontaria, è sottoposta ad un rallentamento e alla consapevole inconsapevolezza. Nonostante l’umanità da sempre abbia fatto un grossissimo lavoro per offrirle un lasciapassare serio e farla scorrere fluidamente e senza conflitto in mezzo a tante altre scoperte, la fede ancora oggi continua a impantanarsi in una strana situazione di accettazione con beneficio di inventario che definiamo incertezza. Insomma, la chiamiamo fede non perché si riferisca ad un Altro, ad un Trascendente l’universo stesso, ma solo perché questo soggetto a cui fa riferimento non ha ancora un valido passaporto.

    Purtroppo, in quest’ultimo angolo di storia in cui il cervello ha cominciato a misurare se stesso e le sue capacità, tali dubbi non si sono affatto placati, ma hanno avuto ragioni nuove per rafforzarsi. Siamo arrivati a sospettare che tutto quello che diciamo esistere sia in realtà solo una nostra rappresentazione e questo non fa un grande servizio alla faccenda, anzi ci fa sentire in una grande confusione. Anche noi ci sentiamo messi in dubbio nella nostra esistenza, naufraghi come quel Dio che ci aveva dato un cervello per riconoscerlo.

    Le campane finte della nostra chiesa mi stanno avvisando che è mezzogiorno. Preso come sono dalla scrittura, prima del loro rintocco sintetico non avevo neppure avvertito la fame. Ora però, dal momento che non ho una perpetua a mio servizio e che mi devo preparare il pranzo, mi chiedo di che cosa abbia voglia, cosa gradirei mangiare. Dove pongo questa richiesta non lo so, ma è come se velocissimamente mi passassero davanti una serie di gusti che ho archiviato da qualche parte e scegliessi quello che in questo momento si trova in sintonia con una segreta e recondita richiesta, sempre comunque mia.

    Molto probabilmente tale gioco di domande è complesso. A volte penso che il mio corpo mi mandi dei segnali per dirmi di quale elemento avrebbe bisogno per funzionare meglio, altre invece scopro l’intromissione di menzogneri segnali provenienti da ben altri campi della mia esistenza che poco c’entrano sia con l’alimentazione che con un’ancestrale sintonia. E’ il caso in cui mi affogherei di cioccolato solo perché non sono stato soddisfatto da qualche incontro che ho avuto con qualcuno. Il mal di testa, i brufoli o il mal di pancia che poi seguirebbero a quella scelta rivelerebbero quanto tutto quel sentire fosse proprio un inganno.

    Comunque sia, per una ragione o per un’altra che non ho il tempo di distinguere, oggi sento di avere voglia di quattro spaghetti alle vongole. Questa intenzione si rifà decisamente ad un sapore che cercherò di andare a riprodurre tale e quale e che giace in un’area adibita alla memoria, perché la riconosco come un’esperienza che ho già avuto.

    Ho mangiato tantissimi spaghetti alle vongole. Il ricordo più lucido non è neppure positivo, perché è legato ad un piatto che mi fu servito qualche anno fa in una rinomata trattoria di pesce. Quando li avevo ordinati ero pieno di aspettative, non era la prima volta che li mangiavo, e quelle attese erano cresciute soprattutto per i 16 euro che costavano. Quando mi arrivarono rimasi molto deluso. Sembrava che gli spaghetti, scolati di fretta ,l’acqua di cottura presente ne era una chiara testimonianza, fossero stati buttati sul piatto insieme ad una manciata di molluschi senza essere stati minimamente saltati in padella. Il sapore si presentò perciò come diviso tra pasta e condimento, come se fosse mancata l’occasione di un’armonizzazione. Ci mancava solo il sentire sotto i denti lo scrocchiare fastidioso della sabbia.

    Se fosse stato solo per quell’episodio, il primo ad emergere con chiarezza, non mi sarebbe mai sopraggiunto tale desiderio. Il fatto che si facesse sentire era un chiaro segno che in me esistesse una traccia da riscoprire, capace di diventare desiderio attuale. Tuttavia questi archetipici spaghetti con le vongole, porta da cui è entrato in me un nuovo gusto capace ancora di ispirarmi, non riesco a ritrovarli nella mia memoria. Mi chiedo persino se davvero ci sia stata una prima esperienza come quella che vado cercando. Avrei mai potuto avere un desiderio di spaghetti alle vongole se non li avessi mai conosciuti, fatti almeno decentemente?

    Molte volte mi sono posto la stessa questione trasportandola però nel campo della fede.

    Nella mia adolescenza ho militato nei movimenti marxisti che alimentavano in me un’istintiva ribellione verso ogni istituzione e ai suoi fondamenti. Allora mi sembrava evidente che la fede giocasse solo sulla debolezza della mente umana provocata dal dover far fronte alla consapevolezza del morire.

    Siccome tale questione priverebbe di senso ogni lavorio umano, ogni fatica e soprattutto ogni ricerca, ero certo che fosse abbastanza prevedibile che un

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1