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Venti Insidiosi - Libro degli Elementi 4
Venti Insidiosi - Libro degli Elementi 4
Venti Insidiosi - Libro degli Elementi 4
Ebook365 pages5 hours

Venti Insidiosi - Libro degli Elementi 4

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About this ebook

Devon Sanders, un investigatore privato noto per la sua efficienza e discrezione, non ha mai permesso che un po’ di pioggia gli impedisse di risolvere un caso. Sfortunatamente la tempesta che ha luogo nel mondo paranormale potrebbe decretare la fine di Quintessenza.

Quando gli alleati diventano nemici e la fiducia diventa una merce necessaria, Devon dovrà usare il suo istinto, le sue capacità di detective e i suoi amici per salvare non solo gli studenti di Quintessenza, ma l'intera comunità paranormale. Oltre a tutto ciò, scoprirà che sacrificare ciò che per lui è più prezioso è molto più di quanto sia disposto ad accettare. Questa volta gli elementali non sono dalla sua parte e Devon imparerà che la magia ha sempre un prezzo.

La magia sta negli elementi.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateJul 11, 2018
ISBN9781547539031
Venti Insidiosi - Libro degli Elementi 4

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    Venti Insidiosi - Libro degli Elementi 4 - Rain Oxford

    Capitolo 1

    «Non l'ho presa io».

    «Mi riesce difficile crederci» disse l'uomo mentre caricava la pistola. La donna ricoperta di sporco inginocchiata davanti a lui pianse più forte.

    Joy Marina, diciannove anni, era la tipica ragazza della porta accanto, ambiziosa. Aveva l'aria della prima della classe, perfettina, sempre sorridente e sembrava l'ultima persona al mondo che poteva immischiarsi con uno spacciatore di droga. Poi aveva conosciuto Robbie durante il primo mese al college e tutto il suo mondo era andato in frantumi. La prima volta che l'aveva picchiata, aveva cercato di tornare dai suoi genitori in lacrime, ma lui non l'aveva lasciata andare. Aveva cercato di isolarla e, anche se era riuscito ad allontanarla dai suoi amici, suo fratello maggiore era tenacemente protettivo.

    Quando i suoi genitori erano stati ricoverati in seguito a un incidente stradale sospetto, suo fratello mi aveva contattato. Avevo scoperto molto presto che Robbie non era alla ricerca dell'amore; gli mancava un bel po’ della sua droga e accusava la sua fidanzata per questo. Non sapevo se avesse convinto la ragazza ad assumere droghe.

    Li stavo osservando dal ballatoio del vecchio magazzino. Robbie e i suoi tre tirapiedi avevano bloccato Joy contro una parete di casse. Volevo aspettare di avere altre informazioni sui suoi complici, ma non aveva intenzione di andarci piano. Aveva colpito Joy con la pistola e lei aveva urlato.

    «Dov'è?»

    Scosse la testa. «Giuro che non l'ho presa io. Voglio solo andare a casa».

    Fece un passo indietro e le puntò nuovamente contro la pistola. «Non tornerai mai più a casa».

    Sentii che altri umani si stavano avvicinando e feci cadere una cassa dal ballatoio. Cadde a terra pesantemente e i quattro uomini si voltarono automaticamente. Nel momento in cui la pistola non mirava più alla ragazza, reagii con la mia magia. Non avevo più bisogno di spingere le mie sensazioni verso le persone o gli animali per fargliele sentire; pensai semplicemente al fuoco. Alimentato dalla mia rabbia, il fuoco riempì i loro pensieri. Tutti e quattro gli uomini urlarono, lasciarono cadere la pistola e si tennero la testa per il dolore. Dal loro punto di vista, era come se avessero un incubo sul fuoco che bruciava nella vita reale.

    In lontananza si sentivano le sirene della polizia. Quando fui sicuro che nessuno di loro si sarebbe alzato, lasciai andare le loro menti e li lasciai alla polizia. Ovviamente rimasi a guardare da lontano, nascosto nella foresta, mentre la polizia scortava quegli uomini nelle auto di pattuglia. Il fratello di Joy arrivò per portarla al distretto per una deposizione.

    *      *      *

    Credo che gli esseri umani nascano innocenti. Indipendentemente da dove e da chi siano nati, non c'è cattiveria in loro. Questo però non significa che non abbiano la predisposizione genetica a fare del male agli altri. Credo che la differenza tra un uomo che si mette a sparare in una banca e quello che si becca la pallottola per salvare gli altri possa essere attribuita alla natura e al modo in cui è cresciuto.

    I paranormali hanno complicato la situazione. Nascono anche loro innocenti allo stesso modo, ma le loro azioni sono guidate più dalla natura che dal modo in cui sono cresciuti. I mutaforma sono in parte animali, quindi la loro natura umana spesso fa a pugni con l'istinto animale. Le fate e i vampiri non hanno un lato umano. Anche se le fate amano la natura, possono essere estremamente arroganti e violente con le persone che distruggono la natura. I vampiri, che siano nati tali o che siano stati convertiti in seguito, sopravvivono sfruttando gli altri, ma non hanno necessità di uccidere. I maghi sono principalmente degli umani con i poteri. Avevo imparato da John che poteva essere una brutta cosa.

    Quando ero bambino, sapevo di essere diverso. Fortunatamente non ero abbastanza potente da capire cosa potevo fare. Se avessi sviluppato i miei poteri prima di avere una morale, probabilmente sarei diventato come John.

    Tuttavia adesso sono qui e sto pensando di fare un patto con un demone.

    C'è da dire comunque che ho sposato Regina. Ironicamente, dopo aver infestato i miei sogni da quando era morta, Heather era sparita non appena avevo ottenuto una spada magica infuocata… che avevo ottenuto seguendo le salamandre dal fuoco magico.

    Sospirai e presi il mio caffè. Erano le tre di un mattino di metà gennaio e stavo seduto nella mia auto, preoccupandomi di stringere un patto con Heather per salvare la mia amica d'infanzia invece di concentrarmi sul mio lavoro. In questo caso il mio lavoro consisteva nel beccare il marito della mia cliente in flagrante mentre la tradiva. Se si fosse trattato di qualunque altro cliente, sarei stato troppo impegnato per lasciar vagare la mente.

    La signora Thomas mi aveva già assunto tre volte prima di allora ed era sempre sollevata ogni volta che le dicevo che il marito non la tradiva. Ogni volta aveva una scusa diversa per ritenere che fosse così, però veniva da me e mi pagava un sacco di soldi per evitare che il mio lavoro fosse associato a lei in qualche modo. Poiché stava sottraendo denaro alla compagnia del marito, gli mentiva e lo tradiva, in realtà mi sarebbe piaciuto che mi beccasse. Sfortunatamente quella sarebbe stata la fine della mia carriera e non ero ancora pronto ad andare in pensione. Quindi tenevo sotto controllo le finestre della casa di quella coppia e stavo zitto.

    Ultimamente il signor Thomas aveva un sacco di soldi e aveva cominciato a rimanere al lavoro fino a tardi. Quella era stata la nuova scusa per sua moglie per assumermi di nuovo e tenere d'occhio la casa mentre lei passava la notte a casa della sorella. Poiché il marito aveva spento le luci ed era andato a dormire a mezzanotte e mezza, mi aspettava una notte lunga e noiosa.

    Rivolsi un'occhiataccia al mio caffè tiepido e lo poggiai. Ovviamente sapevo controllare il fuoco, ma in qualche modo non pensavo che riscaldare il mio caffè fosse un uso appropriato della magia.

    Quando la luce del salotto si accese nella casa dall'altra parte della strada, presi la fotocamera dal sedile del passeggero. Dopo un attimo, quando nessuna auto posteggiò nel vialetto e nessuno guardò dalla finestra, sentivo di dover dare un'occhiata più da vicino. Fidandomi del mio istinto, tirai la maniglia e rimasi sorpreso quando lo sportello non si aprì.

    «Stai scherzando?» Lo sportello era chiuso a chiave.

    Poggiai le mani sullo sportello come se potessi aprirlo. Mi concentrai sul calore e immaginai di trasmetterlo alla porta. Poiché non volevo bruciare nulla, non pensai alle fiamme, ma piuttosto a una corsa in piena estate. Mentre il cuore accelerava i battiti, lo scorpione dorato cominciava a pizzicarmi la pelle, cosa che mi aveva sconvolto la prima volta che era successo. Questa volta lo ignorai, perché non eravamo per nulla a un punto critico.

    Dopo qualche minuto, lasciai che il calore si attenuasse e provai di nuovo la maniglia. Lo sportello si aprì con una spinta forte. Facendo attenzione a dove mettevo i piedi, chiusi lo sportello della Nissan nera senza far rumore. Era una macchina noleggiata perché la mia dava troppo nell'occhio. Senza attirare l'attenzione, attraversai la strada e girai attorno al garage per arrivare nel cortile posteriore. Quando ero quasi accanto alla finestra della cucina, il mio istinto mi spinse a nascondermi. Mi abbassai dietro i bidoni della spazzatura accanto al garage poco prima che la porta della cucina si aprisse.

    Il marito uscì dalla cucina… nudo. Ebbi abbastanza tempo da chiedermi quale fosse il feticcio di quell'uomo prima che lui si trasformasse. Poiché avevo visto spesso un mutaforma trasformarsi, ero piuttosto sollevato di vedere che era un lupo grigio. Avrei mentito a sua moglie per proteggere la comunità paranormale, ma le avrei detto se suo marito sacrificava vergini o altro nel garage. Ovviamente avevano molte più preoccupazioni che non fossero le bugie della donna.

    Il lupo andò verso il cancello posteriore, quindi io andai verso la mia auto, poiché non avevo motivo di seguirlo. Per la seconda volta nel giro di pochi minuti, il mio istinto mi avvisò del pericolo. Mi nascosi nell'ombra del garage e aspettai. Qualche secondo dopo, un SUV nero percorse lentamente la strada. Rallentò ulteriormente quando arrivò davanti a me, ma finalmente mi passò accanto senza fermarsi.

    Quando le luci posteriori furono scomparse, attraversai la strada ed entrai in macchina. Il calore che avevo creato all'interno se n'era andato del tutto, quindi aspettai un minuto che si riscaldasse dopo aver acceso il motore prima di andarmene.

    Il traffico era molto leggero, ma non inconsistente. Avevo la sensazione che qualcuno mi stesse osservando. Poiché volevo essere pronto a mollare tutto nel momento in cui si fosse presentata la possibilità di salvare Astrid, tenevo la mole di lavoro al minimo. Quindi non riuscivo neanche a immaginare quante persone avessi fatto incazzare. C'erano stati i narcotrafficanti, ma quella era stata una piccola operazione. Se avessero insistito, avrei potuto controllare la mente di Robbie e costringerlo a confessare tutto quello che lui e i suoi amici avevano mai fatto in vita loro.

    Mi fermai a una tavola calda aperta tutto il giorno e chiesi un po’ di torta di mele e un caffè. Quando guardai fuori dalla finestra, la sensazione di essere osservato aumentò. Dopo trenta minuti, non avevo più motivo di restare lì, pagai e uscii fuori al freddo. Un camion, che prima era nascosto nel vicolo buio dietro la tavola calda, prese vita e accese i fari su di me e la mia auto. Sospirai. Prima di poter fare un altro passo verso la mia auto, un altro SUV nero entrò nel parcheggio e si fermò davanti a me. Lo sportello si aprì.

    «Entra». La voce era vagamente familiare, ma non riuscivo a vedere nulla o nessuno all'interno.

    «E perché dovrei farlo?» Tirai fuori la pistola dalla fondina e rilasciai il mio potere. Sentii la mente di un mutaforma potente e quella di un umano. Fortunatamente le conoscevo entrambe. Senza aspettare la risposta o mettere via la pistola, entrai e chiusi lo sportello. «Siete un po’ lontani dal vostro club, no?» chiesi.

    Le luci azzurre interne si accesero, rivelando due sedili posteriori uno di fronte all'altro come quelli di una limousine. Drake era seduto di fronte a me con la sua guardia del corpo mutaforma drago di Komodo seduta accanto. «Metti via la pistola, Devon» disse. Nonostante fosse un umano il cui lavoro ruotava attorno ai paranormali, era abituato a essere ascoltato. Era di altezza e peso medi, con i capelli neri impomatati e un completo nero elegante.

    «Questa è la mia città. Non puoi comportarti da mafioso sul mio territorio».

    Drake fece una smorfia. «Voi poliziotti non sapete come trattare affari».

    Ignorai il suo commento, poiché ero sicuro che lui sapesse che non ero un poliziotto, proprio come io sapevo che lui non era un vero mafioso. «Che cosa vuoi?»

    «Kevin, pensavo di avergli detto di mettere via la pistola».

    Il mutaforma si sporse verso me di pochi centimetri prima che puntassi la pistola alla sua testa. «Pensavo di essere stato chiaro su questo, Kevin. Per di più, questi sono proiettili d'argento». Il mutaforma si ritirò subito.

    «Voglio distruggere il consiglio dei maghi» disse Drake, ignorando la mia pistola e la sottomissione della sua guardia del corpo. «Hanno emesso delle nuove leggi, tasse e un sistema di registrazione e stanno cercando di imporlo come se fosse la cosa migliore per tutti. Stanno convincendo le persone ad affidare il potere a pochi e i diritti e poteri che ci stanno togliendo ce li rivendono in seguito. Se il consiglio riesce a ottenere quello che vuole, ogni paranormale che non sia un mago avrà molti meno diritti degli umani. Ho sentito dire che stanno anche cercando di limitare la dieta dei mutaforma per incoraggiare il vegetarianismo perché pensano che renderà i mutaforma meno aggressivi».

    «A te cosa importa? Tu sei umano».

    Strizzò gli occhi, non arrabbiato ma quasi. «Sono umano e vivo all'interno della comunità paranormale. M'importa dei paranormali e di quello che succede loro».

    «Okay». Misi via la pistola. «Sono d'accordo sul fatto che debbano essere fermati, ma perché sei venuto da me?»

    «Il consiglio non può mettere in atto le tasse fin quando non avrà catalogato tutti i paranormali. Logan Hunt, il preside di Quintessenza, è estremamente protettivo con l'identità dei suoi studenti. Per questo motivo il consiglio dà la caccia ai documenti di Hunt. So che sei uno studente di quell'università. So anche che Hunt tiene i documenti dell'orfanotrofio, della scuola dei bambini e dell'università nel suo ufficio all'università. La cosa migliore per tutti sarebbe che tu distruggessi quei documenti».

    «Ne parlerò con Hunt. Se è davvero la cosa migliore per i suoi studenti, lo farà».  Afferrai la maniglia, aprii lo sportello e uscii.

    Drake non cercò di fermarmi. «Sai come si dice, è meglio non tenere tutte le uova nello stesso paniere».

    Sapevo che non stava parlando della chiave perché non poteva proprio sapere che ci fosse. Tuttavia ero irritato comunque: ero pronto a tutto e mi tenevo aperto a tutte le possibilità, ma stava diventando sempre più difficile capire chi fosse dalla mia parte e chi volesse usarmi. Le mie visioni del futuro erano inconsistenti, il mio cuore poteva cedere la prossima volta che mi fossi arrabbiato e la mia amica d'infanzia era all'inferno grazie a un professore che voleva che stringessi un patto con la sua figlia demone. Beh, non era l'inferno vero e proprio e Heather non era un vero e proprio demone. L'aver scoperto che il padre di Astrid era un mago di Dothra e sua madre era un vampiro non mi rendeva certo le cose più facili.

    Tornai nel mio appartamento nel giro di pochi minuti, entrai nell'edificio e andai al mio appartamento solo per fermarmi davanti alla mia porta. C'era qualcuno dentro. Ancora una volta lasciai fluire il mio potere, poi sospirai quando riconobbi subito l'intruso. Aprii la porta, entrai e la richiusi dietro di me.

    Il giaguaro mutaforma sul mio divano si accigliò preoccupato. «Devo tornare più tardi?»

    «No. Che succede?» chiesi. I capelli neri di Henry stavano diventando scompigliati e i suoi occhi dorati mostravano sfinimento. Lo stress lo faceva sembrare più vecchio di me. Aveva i jeans e la maglietta sporchi, piuttosto strano per lui. Non c'era neanche bisogno di chiedere al re dei ladri come fosse entrato.

    «Mi hai offerto un lavoro una volta. So che non eri del tutto serio, ma potrei chiedere il tuo aiuto?»

    «Ehm… sì. I tuoi genitori sono ancora…»

    «Sono vivi».

    «Quindi non hai chiesto loro di Scott?»

    «Da quando mi hai detto che non ho ucciso Zoe, ho cominciato a ripensare alla mia vita. Ho creduto che tu abbia visto quello che hai detto, ma ho avuto bisogno di mesi per convincermi davvero di non averli uccisi. Ho cominciato ad ascoltare di più il mio giaguaro e a ripensare a quei momenti. Il mio giaguaro odia i miei genitori più di chiunque altro».

    «Perciò hai capito che il tuo giaguaro sta solo cercando di proteggerti?»

    «Non mi fido di lui incondizionatamente, ma voglio credere di non aver mai ucciso nessuno… tranne la signora Ashcraft».

    «Quello è stato John, non sei stato tu né il giaguaro».

    «Ho detto ai miei genitori che sapevo cosa hanno fatto e ho chiesto loro di dirmi dove si trova mio figlio. Hanno detto di averlo lasciato in un orfanotrofio e non hanno idea di dove sia. Stavo per ucciderli… ma mi sono fermato per due motivi. Il primo è che mentono quando dicono di non sapere nulla: l'hanno abbandonato in un orfanotrofio ma non rinuncerebbero mai ad avere il coltello dalla parte del manico. Il secondo motivo è che ho appena scoperto di non essere un assassino. Quando troverò Scott, non voglio essere un assassino».

    «Questo è un ottimo motivo. Ti hanno detto quale orfanotrofio?»

    «Gliel'ho strappato con la forza. L'hanno lasciato senza dire a nessuno come si chiama. Non so che aspetto abbia, dove sia, né come l'abbiano chiamato. Non avrà neanche il compleanno giusto».

    «Non ci sono le sue impronte schedate o qualcosa del genere?»

    «Non è nato negli Stati Uniti, ma mia madre l'ha portato in un orfanotrofio in Arizona».

    «Come gli ha fatto attraversare la frontiera?»

    «Non ne ho idea. Sono stato all'orfanotrofio, ma era bruciato e tutti i documenti dei bambini affidati e adottati sono andati in fumo. C'erano dei documenti dei bambini che sono stati spostati in altri orfanotrofi, ma nessuno di loro corrisponde a Scott».

    «Di solito i bambini sono adottati subito. Ci sono grosse possibilità che ci fosse già una lista d'attesa e che Scott sia stato adottato prima che potessero trovargli una culla. Se è stato adottato, potrebbe avere dei genitori amorevoli».

    «Questo lo so, ma potrebbe anche essere un mutaforma».

    «Okay. Abbiamo una settimana prima dell'inizio del nuovo semestre. Domattina andremo a cercare…»

    «No» m'interruppe. «Il consiglio sospetta di me e Darwin, quindi ci terranno d'occhio. C'è anche l'uomo ombra. Se non siamo più che sicuri che si trovi in pericolo, penso che la cosa migliore sia aspettare fin quando smetteranno di tenerci d'occhio».

    *      *      *

    Gemetti quando il mio telefono squillò. Dopo aver scoperto di essere un mago, avevo cominciato ad alzarmi tardi la mattina e avevo comprato delle buone tende oscuranti. Lo schermo del telefono era troppo luminoso perché i miei occhi erano abituati al buio, quindi lo presi e risposi senza guardare.

    «Pronto?»

    «Devi guardarti le spalle».

    Controllai lo schermo, sorpreso di vedere un numero, anche se non lo conoscevo. «Che cosa c'è che non va?» chiesi mettendomi a sedere. Riconobbi la voce di Marcus.

    «Sai quel problema che ho avuto qualche mese fa?»

    «Sì». Qualcuno lo seguiva, ma non mi aveva mai chiamato per essere aiutato, quindi avevo immaginato che se la fosse cavata.

    «Beh, quel problema mi ha trovato. Tre dei miei buoni amici sono rimasti feriti e sei sono scomparsi. Tutti quelli che mi conoscono sono stati aggrediti».

    «E il tuo computer?»

    «Distrutto. La mia casa è esplosa con me dentro».

    «Hai bisogno di aiuto?»

    «Non ancora. Cercherò di sparire di nuovo, ma ti cercherò se avrò bisogno di te. Devo andare».

    «Aspetta, c'è una cosa…»

    «È nella posta. Se dovessi incontrare…» la sua voce fu interrotta quando la linea cadde.

    Prima che potessi poggiare il telefono, squillò di nuovo. Il numero era diverso. «Pronto?» dissi quando risposi.

    «Buongiorno Devon, sono Cindy. Ti ho svegliato?»

    Cindy era una delle persone che mi aveva detto di Quintessenza prima ancora che conoscessi John. Mi aveva assunto diverse volte per ricercare e comprare alcuni rari libri di magia. «Buongiorno. No, sono sveglio. Hai bisogno di un altro libro?»

    «A dire il vero, ho sentito che adesso fai parte anche tu di quell'arte».

    «Sembra che abbia perso il mio anonimato».

    Rise. «Solo nella comunità paranormale. Perciò ti chiamo. Sta succedendo qualcosa di soprannaturale e non conosco nessun altro che mi crederebbe, per non parlare di aiutare. Il marito di mia sorella è stato aggredito… dalle api. È stato ricoverato con una grave reazione alle punture di api».

    «Okay, e perché sarebbe soprannaturale?»

    «Perché c'erano quattro testimoni e hanno detto che non c'erano api».

    «Qual è l'indirizzo?»

    «Abita di fronte a casa mia».

    «Prenderò il primo aereo, ma devi sapere che devo andare in un posto il venticinque».

    «Sì, lo so; inizia il semestre».

    Volevo chiederle come facesse a saperlo, ma non era il caso di parlarne al telefono. «D'accordo. Ci vediamo fra qualche ora». Riagganciai e mi vestii. Mentre stavo indossando una maglietta nera, il mio telefono squillò di nuovo. Era la signora Thomas, che voleva notizie di suo marito. Le dissi che era innocente per la quarta volta, ma questa volta era la prima che mentivo.

    Quando finalmente arrivai in cucina, Henry stava preparando la colazione. «Buongiorno».

    «Buongiorno» disse. «Dovresti imparare ad alzarti presto anche quando sei in vacanza, altrimenti avrai grosse difficoltà a riabituarti quando ricomincerà la scuola».

    «Non è mai stato un problema. Posso stare in piedi tutta la notte per un appostamento, poi fare un pisolino di un'ora e sto bene». Presi una tazza dall'armadietto e la riempii di caffè. «Abbiamo un caso».

    «Ho sentito. Almeno quello che hai detto tu».

    «Direi che dovresti fare le valigie mentre prenoto il volo, ma non ti sei portato nulla».

    «Ho lasciato la mia roba nel furgone perché non sapevo esattamente dove sarei andato a stare».

    «Beh, non puoi fare la spola ogni giorno tra il mio e il tuo appartamento ed io ho una stanza libera. Come forma di pagamento, preferisci una commissione fissa o una percentuale?»

    «M'interessa solo avere un lavoro legale e lasciarmi i miei genitori e quella vita alle spalle».

    «I tuoi genitori verranno a cercarti?»

    «Se lo faranno, useranno qualcosa per ricattarmi. Metto la tua vita in pericolo abitando qui, ma immagino che tu più di chiunque altro abbia qualcosa con cui proteggerti».

    «Ho un sistema d'allarme e Vincent mi ha insegnato delle magie che mi aiuteranno. Basteranno per fermare un aggressore, ma impedirà a chiunque di infiltrarsi in casa».

    «Se verranno a minacciarmi per Scott, allora posso ottenere delle informazioni su di lui».

    *      *      *

    Anche se l'aereo era arrivato in orario, il volo era stato piuttosto orribile a causa di una turbolenza imprevista e piuttosto violenta. Avevo sentito una delle hostess lamentarsi dei cellulari e presi un appunto mentale di chiedere a Darwin se è vero che interferiscono con il volo. Henry mantenne un'espressione neutrale come se stesse leggendo uno dei miei gialli, ma io riuscivo a capire che era irritato a giudicare dai pugni stretti e dai muscoli rigidi.

    Ci vollero solo sei ore per arrivare nella piccola cittadina dell'Oklahoma. Il taxi ci lasciò davanti a casa di Cindy, che era una delle poche che non stava crollando a pezzi. Quella di fronte, anche se aveva un'aria sinistra in qualche modo, era in condizioni decenti. Cindy uscì sul porticato mentre pagavo il tassista e prendevo la mia borsa.

    «Quindi questo è quello che fai?» chiese Henry guardando la casa con aria dubbiosa.

    «No, a dire il vero. Mi sono sempre tenuto lontano dai casi paranormali».

    «Forse avresti dovuto farlo anche questa volta».

    «Non sarebbe stato male». Studiai la casa.

    «Sono felice che tu sia potuto venire» disse Cindy. La donna era alta un metro e sessanta, piccolina, con i capelli tinti di viola. «Chi è il tuo amico?»

    «Lui è Henry. Lavora con me adesso». Lei e Henry si strinsero la mano, ma notai che lui respirò profondamente, come faceva di solito quando annusava una persona. Notai anche la busta che teneva nella mano sinistra. «Come va?»

    «Fino a un mese fa, stavo benissimo. È stato allora che sono cominciate ad accadere cose strane».

    «Strane in che senso?»

    «Beh, nulla di troppo serio. Strane tempeste di neve durante la notte, cose che fluttuano a mezz'aria, tutte le auto della strada che smettono di funzionare contemporaneamente, oggetti che hai lasciato in un posto che improvvisamente si allontanano… e le sedie si sono accatastate sul tavolo della sala da pranzo più di una volta».

    «Come i poltergeist?»

    «Sì. E c'è qualcosa che non va anche con l'impianto elettrico. Poi una settimana fa le cose hanno cominciato a farsi più serie: le lampadine esplodevano, gli oggetti prendevano fuoco all'improvviso e tutti i gatti randagi sono scomparsi all'improvviso».

    Henry ed io ci guardammo, poi osservammo la casa. «Il marito di tua sorella è stato l'unico aggredito?»

    «Sì».

    «Qualcuno aveva motivo di aggredirlo?»

    «No. Luther non ha mai fatto nulla a nessuno. Vi porto lì e potrete parlare con mia sorella Meg. Oh, e ho trovato questo per te nella posta». Mi consegnò la lettera senza segni sopra e la infilai nella tasca della giacca.

    Attraversammo la strada e bussammo alla porta. La donna che venne ad aprire somigliava a Cindy, tranne che per i capelli castano scuro. Aveva gli occhi iniettati di sangue, ma non le guance gonfie, quindi immaginai che avesse smesso di piangere da un'oretta. Rivolse alla sorella un sorriso del tutto fasullo.

    «Meg, questi sono Devon e Henry. Sono qui per scoprire cos'è successo a Luther».

    «Non è ancora tornato. L'ospedale ha deciso di trattenerlo per un'altra notte in osservazione».

    «Quando è stato aggredito?» chiesi.

    «Ieri sera, verso le otto. Entrate». Si spostò dalla soglia e andò verso il divano.

    Era una casetta rispettabile. La porta d'ingresso dava sul salone, che era un unico ambiente con la cucina. C'era una porta posteriore nella cucina e un corridoio che portava nelle stanze da letto e nei bagni. La mancanza di artefatti stregoneschi mi fece capire che Meg non aveva gli stessi interessi della sorella.

    «Volete un caffè o qualcos'altro?»

    «No, grazie» dissi. Il mio istinto mi stava dicendo che eravamo in pericolo, ma non c'era nulla di strano in quel posto. Era come se dovessi essere disgustato da qualcosa, ma non sapevo cosa fosse. «Suo marito era all'interno o all'esterno quando è stato aggredito?»

    «Ha sentito un rumore all'esterno ed è uscito sul portico posteriore. I nostri vicini stavano facendo un barbecue, quindi hanno visto tutto. Hanno detto che scacciava qualcosa con la mano, ma non hanno sentito o visto api. E non so se ci siano delle api dove vivete voi, ma vi dico una cosa per certo, se trovate uno sciame di api, si sentono eccome».

    «E c'erano punture di ape vere e proprie oppure solo la pelle arrossata?»

    «C'erano pungiglioni di ape ovunque. I suoi vestiti non l'hanno protetto». La seguimmo in cucina mentre si preparava una tazza di caffè.

    «Ha litigato con qualcuno ultimamente?»

    «No…» disse scuotendo la testa. Henry si schiarì la voce, avvisandomi che stava mentendo. Quando la guardammo entrambi, lei distolse lo sguardo. «Beh, litigavamo spesso ultimamente, ma non farei mai del male a Luther. E so che non litigava con nessun altro».

    Henry guardò Cindy, poi me. Scossi la testa. Sapevo che Cindy aveva le conoscenze per farlo, ma apparteneva alle Wicca e credeva nella legge delle tre volte. Credeva che qualunque cosa facesse, buona o cattiva che fosse, le sarebbe ritornata tre volte più potente. Per quanto ne sapevo, il suo potere era creato dal suo credo religioso, diversamente dalla magia insegnata a Quintessenza.

    «Vado a dare un'occhiata fuori» si offrì Henry.

    Annuii e uscì dalla porta posteriore. «Per quale motivo litigavate, se posso chiederlo?»

    «Denaro». Poggiò la tazza e la fece scivolare lungo il bancone.

    Quando stava per passarmi accanto, allungai la mano per prenderla. Si fermò a due centimetri dalla mia mano talmente all'improvviso che un po’ di caffè schizzò fuori. Concentrai il mio potere mentale, non alla ricerca di una mente ma per vedere l'impressione sulla tazza. Sentii Meg, ma lei era priva di poteri ed era preoccupata, senza motivo, che le facessi del male. La magia usata sulla tazza, comunque, apparteneva a qualcuno. Sentii rabbia e possesso, ma non un serio desiderio di fare del male a qualcuno.

    «È…». Deglutì. «È un poltergeist?» chiese.

    «No. Sono abbastanza sicuro che si tratti di una persona».

    «Forse c'è un sacchetto per le maledizioni oppure…» cominciò a dire Cindy.

    «Cindy, smettila» la interruppe Meg. «Siamo cristiani, la tua stregoneria non funziona in questa casa».

    Trattenni a stento una risata

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