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Kansas Kid - Il Mistero della Missione della Sierra Madre
Kansas Kid - Il Mistero della Missione della Sierra Madre
Kansas Kid - Il Mistero della Missione della Sierra Madre
Ebook979 pages12 hours

Kansas Kid - Il Mistero della Missione della Sierra Madre

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About this ebook

Kansas Kid, con i suoi pards Konstantin Dmitric Lëvin, un conte russo, Nick McGinnis e Wild Kid Lattimer, detto l'uomo di Sacramento fa parte dei Los Angeles Rangers che hanno giurisdizione su tutto lo Stato della California.
In questa avventura Kansas Kid, con l’aiuto di Wovoka, capo degli indiani Paiute, è impegnato a dare la caccia a un pericoloso capo apache e a cercare un tesoro misterioso.
LanguageItaliano
PublisherSelf-Publish
Release dateJul 11, 2018
ISBN9788828355106
Kansas Kid - Il Mistero della Missione della Sierra Madre

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    Kansas Kid - Il Mistero della Missione della Sierra Madre - Bruce Wayne

    Copyright

    Kansas Kid - Il Mistero della Missione della Sierra Madre

    di Bruce Wayne

    Copyright MT-MLC - All rights reserved throughout the world

    Prima Edizione in eBook anno 2016 - Self-Publishing

    Pagine 601

    eBook free gratuiti e gratis

    Il Mistero della Torre

    Sherlock Holmes History

    Dark Lady – Le Avventure di John Sherlock Holmes, Il Figlio di Sherlock Holmes

    Il Romanzo Erotico

    Il Romanzo Poliziesco nel Circuito Self-Publish

    Indice

    Copyright

    Indice

    Serie del Circuito Self-Publish

    Letteratura Western

    Introduzione

    Protagonisti della Storia

    Luoghi in cui si svolge l’azione

    Il Mistero della Missione della Sierra Madre

    Antefatto

    1 – Uno strano individuo

    2 – Il criptogramma

    3 – Un attentato

    4 – Una strana storia

    5 – Lo spione

    6 – Una trappola

    7 – In marcia

    8 – Strategie di difesa

    9 – La figura di pietra

    10 – La battaglia

    11 – Il sotterraneo

    12 – Conclusione

    Presentazione Le Avventure di John Sherlock Holmes

    Le Avventure del Diabolico Professor Mefisto di Curt Matul

    Capolavori della Letteratura Poliziesca

    Gli uomini senza volto

    Le Indagini Segrete di Gabriele D’Annunzio di Adelaide Byrne

    Sheila Holmes, la pronipote di Sherlock Holmes di Adelaide Byrne

    Altri romanzi di Adelaide Byrne

    Catalogo Sintetico delle Pubblicazioni Self-Publish

    Collana Omnibus

    Arte e Storia

    Cinema

    Televisione – Serie Televisive

    Filosofia e Religione

    Mitologia e Misteri

    I Costumi degli Italiani nella Storia

    Illustrazione

    Romanzi Rosa

    Letteratura

    Letteratura Avventurosa

    Le Opere di Emilio Salgari

    Letteratura dell'800 e del 900

    Classici dell’Erotismo

    Adelaide Byrne

    Anonymus

    Antoine Bret

    Eleanor LeJune

    La Trilogia di Eleanor

    Otto rintocchi di sesso

    Quattro sfumature di sesso

    Jean Sarky

    Feriha Yilnaz

    Mabel Averback

    Maria Cremonini

    Paul Silvani

    Classici Italiani e Stranieri Erotizzati

    Letteratura Fantasy

    Le Avventure di Elinor di Dashwood

    Altri classici del fantasy

    Letteratura Gotica e dell’Orrore

    Edgar Allan Poe

    Letteratura Italiana

    Letteratura Poliziesca

    Le Avventure di Maschera Bianca di Adelaide Byrne

    Le avventure di Herlock Homes

    Le Indagini Segrete di Gabriele D’Annunzio di Adelaide Byrne

    Arsenio Lupin – Le Nuove Avventure

    Gli uomini senza volto

    Le Avventure del Diabolico Professor Mefisto

    Le Avventure di Petrosino: Il Poliziotto Italo-Americano

    Le Avventure di Kit Masterson di Adelaide Byrne

    Le Avventure di John Sherlock Holmes, il Figlio di Sherlock Holmes

    Sheila Holmes, la pronipote di Sherlock Holmes di Adelaide Byrne

    Altri romanzi di Adelaide Byrne

    Altri autori polizieschi

    Letteratura Western

    Saggistica letteraria

    Miti e Leggende

    Pittura

    Poesia

    Storia

    Storia Antica Grecia

    Storia Romana

    Storia Medioevale

    Storia Rinascimentale

    Storia Moderna

    Storia Generale

    Storia della Crudeltà Umana

    Viaggi

    Serie del Circuito Self-Publish

    Letteratura Western

    Kansas Kid e Il Mistero della Missione della Sierra Madre di Bruce Wayne

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Kansas Kid, con i suoi pards Konstantin Dmitric Lëvin, un conte russo, Nick McGinnis e Wild Kid Lattimer, detto l'uomo di Sacramento fa parte dei Los Angeles Rangers che hanno giurisdizione su tutto lo Stato della California.

    In questa avventura Kansas Kid, con l’aiuto di Wovoka, capo degli indiani Paiute, è impegnato a dare la caccia a un pericoloso capo apache e a cercare un tesoro misterioso.

    Antefatto

    Investendo con rabbia il vasto cortile della Missione, il vento di gennaio scagliava sabbia e pietruzze sugli sbiaditi edifici di quella Compagnia di Gesù, agitava freneticamente le tegole corrose dal tempo, flagellava l’alta campana che rimbombava nella notte con un suono funesto. Strenuamente tesa nella folata, la bandiera della Compagnia pareva un foglio di metallo fino all’ultimo terzo, dove i colori si sbrindellavano schioccando facendo sparire le scritte In hoc signo vinces.

    Padre Giacomo, uscì dalla sua cella e opponendo tutto il proprio peso all’impeto dell’aria attraversò lo slargo della piazza facendo una smorfia sotto la sferza del pulviscolo denso. L’urlo impazzito e trionfante della raffica gli metteva in corpo, era siciliano, l’angoscioso timore delle streghe.

    Sostò alla ramada sghimbescia che ombreggiava i quartieri dei Padri Superiori, quando il sole della California pareva liquefarsi e picchiava senza pietà la Missione solitaria. Non era improbabile, pensava Padre Giacomo, che le streghe urlassero in coro quella stessa notte: sulle celle dei suoi confratelli pareva librarsi la morte.

    Trovò a tastoni la maniglia dell’infermeria e come aperse la porta, un mulinello lo risucchiò nell’androne. Chiuse di schianto l’uscio e vi si appoggiò con le spalle possenti. Aveva occhi e naso pieni di terra che gli si era anche infiltrata tra i folti baffi rossi. Nel secco astringente della tramontana desertica, lì stagnava un lezzo di disinfettante misto a quello del sudore, del vomito rancido e a un nauseante sentore di sfacelo.

    Dio come erano lontani i giorni di gloria. L'ordine dei gesuiti era stato fondato da Ignazio di Loyola nel 1534 da papa Paolo III con la bolla Regimini militantis ecclesiae, con il preciso scopo di portare la parola di Dio nelle terre lontane e selvagge. Espulso da vari paesi europei nella seconda metà del XVIII secolo, l'ordine era stato soppresso e dissolto da papa Clemente XIV nel 1773, ma le lontane Missioni del Messico erano sopravvissute e solo nel 1814 erano state nuovamente ammesse nella gerarchia cattolica da papa Pio VII.

    Da allora la loro Missione era enormemente prosperata, ma ora un nemico mortale la minacciava.

    Padre Giacomo tolse adagio, con le mani, un po’ della polvere dalle maniche e dai calzoni del saio. Da quelle maniche dove G colore oro, il simbolo dei Gesuiti, era sbiadito e liso, perché da quando era cominciata la guerra civile americana non si era più avuta distribuzione di vestiario.

    Sebbene la California si fosse mantenuta neutrale, le truppe ufficiali di Federali e Confederati non erano mai arrivate allo scontro, i nordisti si erano trovati a fronteggiare forze confederate irregolari, in una zona caratterizzata da forti simpatie secessioniste.

    Inoltre gli indiani della California, i Pomo, i Modoc, gli Yana, i Chumash, i Costanoan, i Maidu, i Miwok, i Patwin, i Salinan, i Wintun, gli Yokut, gli Yuki e i cosiddetti Mission Indians (Indiani delle Missioni), Cahuilla, Diegueño, Gabrileño, Luiseño e Serrano, non solo non avevano più rifornito le missioni, ma spesso e volentieri le avevano assalite e le avevano saccheggiate.

    Mentre Padre Giacomo pensava a tutto ciò, si aperse lenta una porta e ne trapelò un lume giallo, intermittente, accompagnato da una esalazione ancora più mefitica di quella che stagnava nell’androne. Padre Juan, un messicano, dal viso affilato e color zafferano, entrò e resto muto.

    — Allora, — disse Padre Giacomo.

    — È peggio di quanto temevo.

    — Parla, benedetto uomo!

    Padre Juan si passò una mano sulla faccia sudaticcia.

    — È peste!

    Un gelo percorse la spina dorsale di Padre Giacomo.

    — Ne sei sicuro?

    Il monaco annuì.

    — Ne ha tutti i sintomi. E, credo che sia peste polmonare, la peggiore. Il periodo di incubazione va da 1 a 7 giorni e si presenta con un notevole abbassamento della temperatura corporea, difficoltà respiratorie, tosse, colorazione bluastra della pelle e delle mucose, sintomo di disturbi circolatori o respiratori e grave debolezza. Difficile curarla, se non impossibile. Inoltre, la peste polmonare è trasmissibile anche senza l'azione di pulci, per via aerea: attraverso, cioè, tosse e starnuti di persone infette, portatori in grado di contagiare il loro prossimo ospite. Per questo dovremo adottare le più ferree regole igieniche.

    — Potrebbe essere altro?

    Padre Juan sbattè gli occhi slavati di grigio.

    — No.

    — Non sei dottore, Juan.

    Padre Juan parve aumentare di statura.

    — Ma... lo sono stato — disse con serenità.

    — Cosa possiamo fare?

    — Ben poco, se non pregare. O abbandoniamo i nostri compagni malati e bruciamo la missione o preghiamo Dio di avere pietà di noi.

    — Lo sai che nella Sierra ci sono gli indiani e che se mettiamo il naso fuori dalla missione siamo tutti morti.

    — Allora non ci resta che pregare.

    Kansas Kid e La Collana del Mistero di Bruce Wayne

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Kansas Kid, con i suoi pards Konstantin Dmitric Lëvin, un conte russo, Nick McGinnis e Wild Kid Lattimer, detto l'uomo di Sacramento fa parte dei Los Angeles Rangers che hanno giurisdizione su tutto lo Stato della California.

    In questa avventura Kansas Kid, con l’aiuto di Wovoka, capo degli indiani Paiute, è impegnato a trarre di impiccio il suo amico Konstantin Dmitric Lëvin che si è messo davvero in un brutto pasticcio. Nello stesso tempo deve catturare un famoso fuorilegge William Preston Longley che agisce nella città mineraria di Bodie.

    A far di contorno a questa storia è la bella cantante Louisa Cody con una sua collana che vale un’enormità di dollari.

    1 - Il conte

    Bodie, una delle più famose città minerarie del Far West, situata nella contea californiana di Mono, a est della catena montuosa della Sierra Nevada, era in baldoria. Quella sera l'allegria era ancor maggiore del solito, per la scoperta fatta dalla Standard Company di un nuovo filone d'oro. Il personale, che comprendeva la massima parte della popolazione locale, aveva ricevuto a titolo di gratificazione un intero mese di paga.

    Nell’ultimo anno la cittadina era diventata un centro minerario emergente che possedeva i servizi e le attrazioni delle maggiori città, tra cui due banche, una banda musicale, la ferrovia, sindacati di minatori e operai, molti giornali e una prigione. Al culmine dello sviluppo 65 saloon costeggiavano la via principale, che era lunga un miglio. Omicidi, sparatorie, risse da osteria e assalti alle diligenze erano all'ordine del giorno.

    I lingotti d'oro sfornati dalle nove presse della città venivano trasportati per via fluviale a Carson City, attraverso Aurora, Wellington e Gardnerville. La maggior parte dei carichi era accompagnata da una guardia armata. Appena il lingotto giungeva a Carson City, veniva consegnato alla zecca o spedito per ferrovia a quella di San Francisco.

    Quel giorno, tutti i saloons rigurgitavano di bevitori e di giocatori, decisi ad innaffiare il fortunato avvenimento e a tentare la fortuna.

    Fra la folla che formicolava per la strada, si sarebbe potuto notare una vecchia conoscenza: il corpulento e gioviale conte Konstantin Dmitrič Lëvin, il Los Angeles Rangers di nazionalità russa della squadra di Kansas Kid. Cantava più allegramente degli altri e la sua voce dominava il fracasso generale.

    Questo però non gli impediva di guardare ben in faccia la gente che gli passava vicino, lanciandogli frizzi più o meno spiritosi per il suo accento tedesco e per la rotondità del suo ventre.

    Quegli innocenti scherzi lo solleticavano e poiché il nostro conte non era suscettibile, nella sua olimpica serenità egli godeva piuttosto che soffrire delle parole ironiche rivoltegli.

    Konstantin era in cerca dei suoi compagni d'avventure e trascinato dal suo temperamento a godere con gli altri l'avvenimento che tutta la città celebrava, diceva a sé sesso che, cantando, probabilmente si sarebbe fatto sentire da quelli che cercava.

    Ma per quanto si guardasse intorno, non gli fu dato di scorgere né Kansas Kid né i suoi amici McGinnis e Lattimer. Stette ancora a cantare per circa mezz'ora, indi si decise ad entrare in Bodie, dove sperava d'essere più fortunato nelle sue ricerche.

    Sospinto e quasi portato dalla folla giunse nella sala da ballo del locale dove era costruito un piccolo palcoscenico, sul quale, in quel momento, cantava una giovane accompagnata da un pianista dai capelli e dai baffi da conquistatore.

    La ragazza, in mezzo ad una triplice salva d'applausi, tacque, qualcuno le lanciò un mazzo di rose, essa lo raccolse con piacere, poi dette un'occhiata in giro.

    E l'altro dov'è? — domandò con quel misto d'impertinenza, di civetteria e di grazia che distingue le stelle da caffè concerto.

    Ne ho comperati due!... Forse la fioraia ne ha perso uno per la strada?

    Gli spettatori ammirarono quel tratto di spirito ed applaudirono fragorosamente.

    Quella donna piacente era giovane e di bell'aspetto. Non cantava male, vestiva con buon gusto e portava indosso dei bellissimi gioielli: sopratutto una sua collana di perle formava l'ammirazione del pubblico.

    Se quelle perle sono vere, la collana deve costare molto denaro! — osservò il russo.

    Sono autentiche, ve l'assicuro, — rispose l'uomo che gli era vicino — Miss Louisa Cody, di San Francisco non è una donna da portare roba falsa!

    È una donna fortunata! — fece Konstantin.

    Dite invece che ha talento.

    Il talento non basta. Anch'io ne ho del talento, ma la mia voce, che nel suo genere vale quanto quella di Miss Louisa, non mi ha mai fatto guadagnare un soldo. Credetemi pure, è così!

    Siete un artista?

    A tempo perso, sì.

    E il pubblico non corre a sentirvi?

    Il pubblico non capisce nulla della vera arte. Invece di mazzi di fiori, indovinate che cosa gettano a me!...

    Dei torsi di cavolo?

    Appunto!

    E Konstantin Dmitrič Lëvin diede in un sospiro che morì soffocato sotto un’aria melodiosa. La stella di San Francisco si era rimessa a cantare.

    È tanto spontanea la sua arte! — esclamò l'interlocutore del conte.

    I minatori, ammirati, battevano le mani facendo piovere delle monete sul palcoscenico.

    Che fortuna! — ripeteva il russo — Mi viene quasi voglia di cantare. A quanto pare i minatori amano la buona musica e forse raccoglierei più d'un dollaro.

    Vi piacciono le perle?

    Le vere soltanto, quelle che hanno valore! Ed io ho sbagliato carriera, caro signore! C'era in me la stoffa d'un tenore e sarei diventato un grande artista.

    È possibile! — disse l'uomo di Bodie — Però, Bodie non vi avrebbe dato un gran successo.

    Siete gente allegra, voialtri! — notò Konstantin.

    Non siete di qui? — gli chiese l'uomo.

    Non ho questo onore!

    Non siete il solo, la città è piena di forestieri.

    Che sorta di forestieri?

    Minatori, italiani, russi, polacchi, tedeschi, cowboys, e tant'altri di ogni sorta e razza....

    Cacciatori?

    Che io sappia, no!

    Degli scout?

    Non ne ho visti

    E Indiani?

    Oh di questi non mancano! Un'ora fa ne ho trovati una dozzina nel saloon. Erano guerrieri Shoshoni. Più d'uno aveva bevuto oltre il bisogno e scommetto che la notte non passerà senza che ci sia qualche colpo di coltello.

    Non avete visto degli Paiute o dei Modoc?

    Né Paiute né Modoc!

    Il conte disilluso ringraziò l'uomo e, lasciato il bar, riprese a girare per la città in cerca di Kansas Kid e dei Los Angeles Rangers, ma non vide nessuno e facendosi tardi, ritornò all'albergo in cui aveva preso una stanza.

    Sono arrivato troppo presto o troppo tardi! — diceva tra sé, mentre seguiva il cameriere che l'accompagnava nella sua stanza. — Se sono giunto presto non mi resta che attendere e se sono in ritardo non so che farci.

    Prima di spogliarsi, chiamò il fattorino per domandargli se fossero arrivati dei forestieri, cacciatori o scouts.

    I nomi?

    Il russo cui forse non garbava di dirlo, eluse la domanda e domandò:

    Conoscete Miss Louisa Cody?

    La stella? Credo bene, è alloggiata qui!

    Ha delle belle perle! — osservò Konstantin.

    Vi tenterebbero forse? — disse ridendo il fattorino. — Badate che non sarà facile portargliele via.

    Oh! — protestò il conte — Non ho affatto l'intenzione di portargliele via. Dicevo cosi per dire....

    Il fattorino uscì ma per ritornare poco dopo con una lettera diretta al conte.

    Konstantin stracciò la busta, persuaso che gli avesse scritto Kansas Kid, ma appena letta la prima riga, si lasciò cadere sulla sponda del letto pallido come un morto.

    Ecco ciò che diceva la lettera:

    Conte Lëvin

    Vi scrivo per dirvi che sono a Bodie, Albergo Walker River Lodge, e che voglio vedervi. Ero ben lontana dal pensiero di trovarvi qui, quando vi vidi dalla finestra, in mezzo alla folla. Vi ho chiamato, ma il rumore della strada vi ha impedito di sentirmi. Fortunatamente ho saputo il vostro indirizzo e ho potuto scrivervi.

    Marito caro, la mia situazione è troppo penosa, bisogna assolutamente vederci!......

    Concedetemi un colloquio. Ci spiegheremo lealmente e sono certa che giungeremo subito ad intenderci e a dimenticare i nostri dissensi.

    Vi aspetterò nella vecchia capanna che si trova al nord della città. Cercate di venire, il più presto possibile. Il latore della presente, un cameriere del mio albergo, aspetterà la risposta, che, sono sicura, sarà favorevole.

    La vostra fedele e affezionata moglie.

    Konstantin non ebbe il coraggio di leggere la firma.

    Ah! — mormorò — Che colpo! Che brutto colpo.

    Cosa c'è? — fece il fattorino.

    È ... qui! — balbettò Konstantin sforzandosi di padroneggiare la propria emozione.

    Chi? Il latore della lettera?

    Sì, c'è. Aspetta la risposta.

    Il conte rifletté.

    Non posso rispondere così su due piedi! — finì col dire — Bisogna che ci pensi bene!

    Vi si annuncia la morte di qualcuno?

    No! Dite intanto a quell'uomo che attenda un po'... Non avrà tanta fretta, spero ....

    Non so! — rispose il fattorino — In ogni caso vado a riferirgli ciò che mi avete detto.

    Il conte passeggiava per la stanza come una belva in gabbia.

    Per San Nicola! Bisogna svignarsela subito alla chetichella. D'altronde, non so neppure perché io sia venuto in questo luogo maledetto. Kansas Kid e McGinnis non ci sono, ed eccomi solo con quell'orrenda arpia.

    Si vestì in un batter d'occhio e cinque minuti dopo usciva furtivamente dall'albergo per una porta segreta, lasciando che il messo di sua moglie l'aspettasse all'entrata principale.

    Lei! Ancora lei! — non cessava di ripetere. — Quel demonio mi domanda un colloquio! Se Miss Louisa mi offrisse anche la sua collana di perle non andrei! A Bodie non c'è il paradiso che io speravo! Ho invece trovato l'inferno!

    Aquila Bianca - Il Capo Apache di Bruce Wayne

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    In questo romanzo Buffalo Bill va in aiuto del suo amico Aquila Bianca, Capo degli Apaches, minacciato dal Capo Comanche, Freccia d’Oro. Piacevole romanzo d’evasione, scorrevole, che, senza essere un capolavoro, è degno, però, del miglior romanzo d’appendice.

    "William Frederick Cody, detto Buffalo Bill, nacque in una fattoria dell'Iowa nel 1846. In seguito alla morte del fratello maggiore, nel 1853 la sua famiglia si trasferì nel Kansas, dove però fu vittima di un pesante clima persecutorio a causa delle posizioni anti-schiaviste del padre. Questi, infatti, morì nel 1857 per le conseguenze di un pugnalamento subito dopo aver tenuto un discorso contro lo schiavismo. All'età di quattordici anni il giovane William divenne uno dei corrieri a cavallo del Pony Express.

    Nel 1863, dopo la morte della madre, si arruolò nel 7º Cavalleggeri del Kansas e prese parte alla Guerra di secessione americana con gli stati dell'Unione. Durante una sosta al campo militare di St. Louis conosce l'italo-americana Louisa Frederici, che diventò sua moglie nel 1866 e dalla quale ebbe quattro figli.

    Dopo la fine della guerra e fino al 1872, William Cody venne impiegato come guida civile dall'esercito statunitense e dalla Pacific Railway. Ricevette la Medaglia d'Onore del Congresso, la più alta onorificenza militare degli Stati Uniti, per aver dimostrato coraggio in azione (nel 1917, ventiquattro giorni dopo la sua morte, la medaglia gli venne revocata, in quanto civile al momento dell'azione, ma nel 1989 gli fu definitivamente riassegnata).

    Fu in questo periodo che diventò Buffalo Bill, dopo aver vinto una gara di caccia al bisonte con William Comstock, a cui apparteneva in precedenza il famoso soprannome."

    Fonte: Wikipedia

    1 – In Cammino

    Erano discesi alla stazione di Pecos, si erano forniti di buoni cavalli, e caricate le provviste di viveri e di munizioni su quelli da traino avevano inforcato i loro mustang e si erano messi in cammino.

    La cavalcata era composta da Buffalo Bill, da Charley Plumket, dal capitano Sivash che aveva voluto prendere parte ad ogni costo alla spedizione, e dai fratelli Tom, Tim e Tit Podmores.

    Il resto delia comitiva era rimasta a Galveston al comando provvisorio di Walter Schmelling che aveva il suo buon da fare per poter mettere insieme il materiale occorrente alla prossima spedizione di Bill in Europa.

    D'altronde il colonnello non lo avrebbe lasciato a lungo solo. Aveva promesso che in un mese al massimo sarebbe tornato con la scorta di pellirossa che si era proposto di aggregare alla sua troupe.

    I sei uomini cavalcavano in formazione. In testa Bill e capitan Sivash; dietro a loro Charley e Tom, in ultimo Tim e Tit. Fra le due file erano serrati i tre cavalli che portavano le tende e le provvigioni.

    II giorno era caldo, ma le rive del Rio Pecos, fiancheggiate da vegetazione rigogliosa, che essi seguivano, erano deliziosamente ombreggiate.

    Per quanto tempo potremo cavalcare al fresco, colonnello?

    Tutto al più fino a domani, perchè raggiunto il Rio Escondido dovremo costeggiare il suo corso per addentrarci nella prateria, dove, se devo dirvi il mio parere, mi sentirò più tranquillo.

    Perchè dite così?

    Perchè fra queste boscaglie vi è sempre da attendersi qualche sorpresa, mentre nella pianura, che si può dominare con la vista per buon tratto, non c'è da temerne alcuna.

    Per Satanasso! State tranquillo, che tendo bene l'orecchio e che vedo ben lontano con i miei occhi. Tit mi raccomando di guardarti ogni tanto alle spalle.

    Non temete Black, che fra me e Tim facciamo buona guardia.

    E dove credete di incontrare il vostro vecchio amico, colonnello? — tornò poco dopo a domandare il capitano.

    È difficile che possa dirvelo, con precisione. Gli Apaches sono nomadi e per quanto non si allontanino da un territorio all’altro, quando sono vinti da qualche altra tribù spesso sono costretti a spostare i loro accampamenti a distanze notevoli. Considerato però che Aquila bianca il capo che io cerco, è un pellirossa molto intelligente e assai propenso ad assorbire la civiltà nostra ritengo non si sia allontanato troppo dai Monti degli Apaches. Quando lo vidi l'ultima volta mi disse che aveva intenzione di far coltivare grandi appezzamenti di terra nei pressi del suo accampamento. Spero che lo abbia fatto. In tal caso saprei dove trovarlo.

    Camminarono tutta la giornata senza fare alcun incontro degno di interesse. Videro alcune piroghe risalire il fiume. Ma erano condotte da anziani e cariche di ceste di giumcastri che li rivelavano mercanti, o pescatori che dovevano essere stati a vendere a Filklyn, dove vi era un mercato, e che probabilmente avevano le loro capanne sul fiume.

    Ma giunti verso sera nei pressi di Passo di Capwater notarono che la vegetazione sia dell'una che dell'altra riva era, per un buon tratto, devastata e che il terreno era ricoperto di una quantità di tracce di cavalli e di indiani, riconoscibile per le impronte dei loro caratteristici sandali di scorza d'albero.

    Charley che aveva arrestato il suo cavallo per rendersi conto della cosa disse:

    Di qui deve essere passata una tribù numerosa. Che ne dite colonnello?

    Non c'è da dubitante. Saranno probabilmente dei Comanches di Flat Rock che avranno passato il fiume per unirsi a quelli della prateria.

    Questa concentrazione potrebbe essere sospetta.

    Vi sbagliate Charley — osservò Black Sivash. — Voi sapete che il guado di un fiume è un punto strategico per i pellirosse, ove spesso tendono agguati. E loro interesse che la vegetazione sia folta nel posto. Per aver spogliato gli alberi, spezzate le liane bisognava che fossero stati ubriachi di acquavite, o in gran festa.

    Trovo giusta la vostra osservazione — disse Bill — ma il fatto importante è che non arriviamo troppo a proposito. Quando i pellirosse si riuniscono e si accorgono di essere forti, diventano impertinenti e aggressivi. Per buona sorte vi è il forte Stokton che è fornito di una guarnigione rispettabilissima. In caso ripiegheremo su quello e se vi è ancora il generale Riders ci staremo come in casa nostra.

    Proseguirono verso Rio Escondido, ma percorsi altri cinque chilometri circa Bill propose di fermarsi per montare le tende e preparare la cena. La proposta fu accolta molto volentieri perchè mancavano poche ore al tramonto e la stanchezza della lunga cavalcata si faceva sentire.

    Le tende furono pronte in poco tempo e per la cena non fu necessario accendere il fuoco. Avevano ancora della carne arrostita e dei salumi portati da Pecos. Chiusero la succulenta cena con un buon bicchiere di vecchio rhum di canna, e dopo accesero i sigari.

    Colonnello — disse Tom — credete che potremo fidarci a dormire a fuochi spenti? Non ci sarà da avere la visita di qualche giaguaro?

    Sono rarissimi ormai da queste parti, ma non sarà male stare in guardia. Più che i giaguari temo i pellirosse che sarebbero ben felici di poterci derubare delle molte cose che abbiamo. Se i Comanches sono in movimento emigratorio, non è difficile che ve ne siano ancora parecchi che debbono passare il fiume.... Monteremo la guardia ad uno per volta. Io non mi coricherò prima di mezzanotte, vi lascio liberi da quell'ora in poi di distribuirvi il turno come meglio credete.

    Fissarono che fino alle una e mezza avrebbe montato la guardia Sivasch, seguito poi da Charley fino alle tre, lasciando poi ai fratelli Podmores di dividersi il rimanente del tempo come meglio credevano, tanto più che avevamo una tenda per conto loro. La notte passò tranquilla.

    Erano circa le quattro del mattino, quando Tit destò suo fratello Tom.

    Che c'è?

    Su tocca il tuo turno di guardia.

    Ma è giorno ormai. — Disse il giovane stropicciandosi gli occhi e alzandosi dalla pelle di capra che gli serviva da letto.

    Dov'è Tim? — chiese sorpreso vedendo vuoto il giaciglio di suo fratello.

    È uscito poco fa, mi ha detto che andava verso il fiume.

    Ha preso le armi?

    .

    Ma è una pazzia allontanarsi solo in questa regione per noi sconosciuta. Aspetta un po' a coricarti che lo raggiungo e lo mando qui immediatamente.

    Tom che aveva allacciato il cinturone alla vita rimettendovi le rivoltelle e il pugnale, si passò a tracolla il lasso, la sua arma preferita, prese il Winchester e si avviò per uscire dalla tenda. Tit lo seguì.

    Che fai?

    Vengo anche io con te, non ho più sonno ormai.

    Uscirono. La mattinata era meravigliosa e fresca. Intorno una tranquillità assoluta. Fra gli alberi qualche discreto cinguettare di uccelli, e il chioccolare di qualche coppia di pappagallini. Sul terreno molle per la vicinanza del fiume non tardarono molto a rintracciare le orme di Tim stampate profondamente. Si era allontanato seguendo la corrente e tenendosi a pochi passi dalla riva.

    Che è saltato in testa a quel matto?

    Vieni Tit speriamo che non ci faccia camminare troppo.

    Fortino Belphegor: Le Avventure di Texas Miller di Bruce Wayne

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    I Texas Rangers è una forza di polizia con sede ad Austin e giurisdizione all'interno dello stato federato del Texas, negli Stati Uniti d'America.

    I Texas Rangers furono ufficiosamente creati nel 1823 da Stephen Fuller Austin per essere poi formalmente costituiti nel 1835.

    I Rangers presero parte ai maggiori eventi della storia del Texas e furono coinvolti in alcuni dei casi più conosciuti del Vecchio West americano, tra cui quello del pistolero John Wesley Hardin, del rapinatore di banche Sam Bass (a cui questa storia è ispirata).

    All'inizio degli anni venti dell'Ottocento era terminata la Guerra d'indipendenza del Messico e si erano stabilite in Texas tra le seicento e le settecento famiglie, la maggior parte delle quali provenienti dagli Stati Uniti.

    Poiché non c'era l'esercito regolare a proteggere i cittadini dagli attacchi dei Nativi americani e dei banditi, nel 1823 Stephen Fuller Austin organizzò un gruppo armato piccolo e non ufficiale il cui compito era di muoversi per il territorio nazionale.

    Per questo furono conosciuti come rangers, dal verbo to range over, girovagare.

    Nella presente storia, il nostro eroe, il Capitano dei Rangers Texas Miller, deve, con l’aiuto della sua squadra formata da due americani, da un italiano, da un comanche, da due apache e da un messicano, deve distruggere un pericoloso bandito che vende wisky di contrabbando agli indiani e che rapina le diligenze.

    1 – Il ballo

    Texas Miller, montante su Ribot, se n'andava tranquillamente per la sua strada, quando la brezza gli portò dei rumori di festa: note stridenti di violini, calpestio dei piedi, voci giocose d'uomini e di donne.

    Tutto ciò deve succedere in casa di Barcley — pensò fra sè il ranger. — Ho proprio voglia di andarlo a visitare tanto non è tardi, e non ho premura di rientrare al forte.

    Barcley era un piccolo allevatore della regione di Riverwalk. Egli aveva invitato i suoi vicini ad un ballo di famiglia.

    Le donne erano rare in quel paese, ove i rancheros non pullulavano; è facile quindi immaginarsi che la riunione non fosse troppo rumorosa. Era una di quelle feste come se ne improvvisano tante sulla frontiera per rompere la monotonia d'una esistenza laboriosa ma isolata, e dove la morale, la più intransigente, non avrebbe trovato nulla da ridire.

    Texas Miller non tardò molto a distinguere la costruzione bassa e primitiva del rancho, con le finestre tutte illuminate, dalle quali uscivano a ondate le note della musica.

    La strada costeggiava il fiume, e da quel punto una striscia piana di terreno si stendeva fra la riva e la casa, questa ultima era addossata ad un'altura dirupata.

    Malgrado che ì pali piantati davanti al rancho fossero tutti occupati dai cavalli degli invitati di Barcley, il ranger trovò modo di legarvi Ribot fra due pony. Ciò fatto si diresse verso l'entrata del rancho.

    Degli uomini in camicia celeste e coi pantaloni stretti in alti gambali ballavano con delle donne in sottana di cotone. Il ranger non intravedeva le coppie che al loro passaggio dinanzi allo spazio luminoso della porta, ma distingueva invece perfettamente il suonatore di violino seduto contro la parete di fondo, sopra una cassa vuota. Mentre alzava ed abbassava la testa marcando il tempo, Texas Miller s'accorse che i suoi occhi erano vitrei, che era cieco.

    La sua infermità non pareva che l'affiggesse troppo, almeno in quel momento, giacché cantava suonando, e sosteneva una cadenza indiavolata.

    Texas Miller era partito la mattina da Forte Lauderdale, il porto militare della valle di Riverwalk, ma quella giornata di cavallo non l'aveva affaticato e non domandava di meglio che di unirsi all'allegra compagnia. Senza cerimonie, sapendo bene che nessuno l'avrebbe considerato come un intruso, si dispose ad entrare in sala.

    Nel vestibolo però, un uomo dalla lunga capigliatura gli si parò dinanzi squadrandolo da capo a piedi e domandandogli:

    Chi siete, amico?

    Texas Miller!

    Gloria a voi! Barcley sarà fiero di ricevervi! Siate il benvenuto! Ma sia detto senza offendervi, siete pregato di sbarazzarvi della vostra cintura dei revolvers. È la regola qui, e capirete bene che non può soffrire eccezioni.

    Il ranger si arrese di buon gradò all'invito.

    Ecco, amico. Del resto, non rimarrò qui molto tempo.

    Fate i conti senza Barcley —rispose l'uomo prendendo la cintura e i revolvers del ranger. — Non gli succede sovente d'aver un invitato tanto ragguardevole come voi. Credetemi, non vi lascerà partire prima che sia terminato il ballo.

    L'uomo dalla folta capigliatura andò in una stanza attigua per appendere alla parete la cintura e i revolvers, poi ritornò e prese il ranger sotto braccio.

    Mi chiamo Anthony Clarke — gli confidò egli — e quella è la mia moglie — aggiunse, indicando una signora in blouse celeste. — Ora balla con Bruce Bradbury, un mio buon amico. Ma entriamo nella sala da ballo.

    I ballerini di due sessi potevano essere in diciotto o venti circa. Mentre si dirigevano verso le panche, videro il ranger insieme con Clarke.

    Si fece subito silenzio e tutti gli occhi si volsero verso lo sconosciuto.

    Barcley — urlò Clarke— potete chiamarvi fortunato! Ladies e gentlemen vi presento Texas Miller più conosciuto sotto il nome di Texas Miller.

    Queste parole produssero una viva agitazione. Tutti i presenti avevano sentito parlare del Capitano dei Rangers e ognuno sapeva che egli era delegato delle autorità militari onde regolare un affare che interessava la legge e il buon ordine di tutta la regione. Così alla sorpresa di ricevere un invitato tanto celebre, si aggiungeva un vivo sentimento di fierezza e di soddisfazione.

    Barcley, un vecchio dai capelli bianchi fu come si conveniva, il primo a stringergli la mano.

    Onorato di vedervi in casa mia! Permettete che vi trovi una ballerina per la prossima contraddanza.

    Quel ricevimento improntato a franca cordialità commosse il ranger.

    Così egli volle mostrarsi compiacente verso i suoi nuovi amici rispondendo a tutte le loro domande e spiegando che la sua missione nella vallata concerneva direttamente la sommossa di un certo Segundo Ramerrez, un fuorilegge pericoloso sospettato di suscitare disordini che davano da pensare alle autorità.

    Le sue spiegazioni furono ad un tratto interrotte dalle note del violino, che invitavano le coppie a prender posto per la prossima danza.

    Senza sapere come, Texas Miller si trovò il braccio intorno alla vita di Eleanor Barcley, la figlia del suo ospite. Del resto non si fece pregare per lanciarsi nel turbine della danza e la maestria con la quale trasportava la sua ballerina sollevò l'entusiasmo generale.

    Anthony Clarke non pensava più che a seguire con gli occhi la graziosa coppia e trascurava la sorveglianza alle armi e al vestiario a lui affidati.

    D'altronde Anthony come tutti, era a cento miglia dal temere una sorpresa.

    Ma Texas Miller era stato pedinato a sua insaputa da un cavaliere che, vedendolo entrare nel rancho, aveva voltato il cavallo e s'era allontanato come uno spettro.

    Rimasero tutti sorpresi quando Anthony, che voltava le spalle alla porta d'entrata, ricevette un violento urto che lo mandò ruzzoloni fra le coppie danzanti.

    I ballerini si fermarono vedendo verso l'entrata una dozzina di pellirosse che si precipitavano nella sala.

    Gli invasori, armati fino ai denti, si divisero in seguito ad un ordine del loro capo, mettendosi di guardia alle porte e alle finestre.

    Texas Miller, benché senz'armi, non si perdette d'animo.

    Indietro le donne! — gridò egli con voce stentorea. — Avanti gli uomini!

    Tratti dal loro stupore da quella voce imperiosa, i rancheros obbedirono e fecero fronte ai disturbatori della festa.

    Segundo Ramerrez! — esclamò Barcley, appena data un'occhiata al capo della banda.

    — rispose sarcasticamente l'interpellato, — sono qui tra voi, ladies e gentlemen. Ah! non mi aspettavate, eh? Maldito! siamo venuti a cercare l'illustre Texas Miller e non uscirà di qui che morto o prigioniero.

    Giuramento di Morte: Le Avventure di Kit Carson di Bruce Wayne

    (Versione Kindle - Versione Kobo – Versione Google Play – Versione iBook per iPad)

    Christopher Carson, meglio noto come Kit Carson (Richmond, 24 dicembre 1809 – Fort Lyon, 23 maggio 1868), fu un celebre uomo di frontiera americano del XIX secolo: fu esploratore, guida, agente indiano, cacciatore e soldato.

    Figura quasi leggendaria, ha sempre rappresentato nell'immaginario collettivo una delle icone del Far West, specialmente qui in Italia ove compare come pard nelle avventure a fumetti di Tex Willer.

    Wikipedia ci dice di lui: "Fuggì di casa all'età di 16 anni, girovagando fino a stabilirsi nel Colorado, dove intraprese l'attività di cacciatore. Successivamente cambiò mestiere, divenendo guida lungo la tratta che conduceva le carovane di pionieri, dall'est del continente americano verso la California. Come esploratore, Carson guidò numerose spedizioni in California e nelle Montagne Rocciose. Come cacciatore, soggiornò a Fort Bent, una delle numerose stazioni commerciali create all'epoca della caccia al bisonte, non molto distanti dall'odierna Denver. La sua funzione era quella di procurare carne sufficiente a nutrire i visitatori e i lavoranti nella stazione. Fu proprio in quel periodo che propose la sua celeberrima sfida: uccidere sei bisonti con sei colpi. Le cronache narrano che riuscì, incredibilmente, a ucciderne ben sette, dopo aver recuperato uno dei sei proiettili, rimasto infilato, percettibilmente, appena sotto la pelle di uno dei bisonti colpiti. Combatté nella Guerra messicano-statunitense (1846-1848) e nella Guerra di secessione, arruolandosi nell'esercito nordista (1861-1865), dove ottenne il grado di brigadiere generale. Alla fine della guerra fu mandato a Fort Stanton, tra i Monti Sacramento con il compito di occuparsi delle tribù indiane Apache e Navajo. Il tenente colonnello Carson si mostrò moderato nella repressione degli indigeni e, nonostante le raccomandazioni di uccidere tutti i maschi e di catturare le donne, optò per la distruzione delle cose rispettando le vite umane. Morì il 23 maggio 1868 a Boggsville, sulla stessa tratta che aveva percorso ripetutamente in passato, come guida."

    Trama

    La bella e diabolica Marie-Laure Roux, al servizio del Governatore interinale del Nuovo Messico, Paco Mendoza, con l’unico scopo di liberare il suo amante, Lopez Escondo, detto anche Bue Selvatico, riesce nel suo intento, con l’aiuto della Banda dei Pueblos, associati ad una organizzazione segreta chiama la Camera Rossa.

    L’ossessione di Lopez Escondo è quella di vendicarsi di Kit Carson, e con l’aiuto dei Pueblos comincerà una caccia serrata all’esploratore statunitense. Una caccia che si risolverà solo con la sconfitta di uno dei due.

    1 – Ciò che donna vuole….

    Un cambiamento, strano ed imprevisto era avvenuto nel carattere di Marie-Laure Roux, cameriera al servizio del Governatore interinale del Nuovo Messico, Paco Mendoza, con residenza a Santa Fé. Da rispettosa, obbediente e lavoratrice dotata di tutte le qualità di una persona di servizio modello, come era, ecco che improvvisamente si è fatta la complice di un fuorilegge.

    Tutti la credevano una Messicana. Essa stessa si compiaceva che la prendessero per una spagnola, ma in realtà era figlia di una meticcia Indiana e di un avventuriero francese venuto nel Messico.

    Per molto tempo ella aveva creduto che suo padre fosse un uomo di spiccato valore intellettuale e morale, e non fu che dopo la morte di lui che seppe da una lettera trovata nelle sue carte, come il preteso gentiluomo, dopo una vita disonesta, consacrata alla pirateria sui mari spagnoli e ai saccheggi, avesse terminato col rifugiarsi nel Nuovo Messico dove poteva sfuggire al capestro.

    Questa scoperta fu fatale per Marie-Laure Roux.

    Il veleno si filtrò nell'animo suo e quando le si offrì l'occasione di imitare suo padre la afferrò immediatamente.

    Si innamorò di Lopez Escondo, detto anche Bue Selvatico e si fece complice del temuto malfattore, il terrore di Rio Arriba.

    Tutti e due avevano complottato di svaligiare il tesoro del palazzo e l’indegna cameriera non si era peritata di catturare la figlia del governatore, senza badare ai pericoli cui andava incontro.

    Ma avevano fatti i conti senza Kit Carson il quale col suo intervento, sventò i loro piani. Lo scout e i suoi pards liberarono la senorita Mariquita Mendoza e fecero prigioniero Lopez Escondo nonché la sua anima dannata Thunder, detto Grease Bob, specie di atleta, canaglia, dagli occhi loschi e dal cuore nero. I due fuorilegge non avevano nulla da sperare dai magistrati che dovevano giudicarli.

    In quanto a Marie-Laure Roux, il suo pentimento le aveva valso il perdono e il Governatore l'aveva ripresa al suo servizio. Ma era sinceramente pentita Marie-Laure Roux, o ostentava lacrime di ipocrisia?

    Se si avesse potuto leggere nel suo cuore, Mendoza si sarebbe spaventato. La sua conversione era ben lungi dall'essere sincera. La cameriera non pensava che al suo amico in prigione e al mezzo di liberarlo.

    Conquistato qualcun altro alla sua causa era riuscita a mettersi in comunicazione con Lopez Escondo, il quale in una sua risposta non le aveva nascosto d'esser perduto se ella non trovava il modo di farlo evadere.

    Ma come fare? A che sotterfugio ricorrere? A quale strattagemma?

    Un giorno, finalmente, a Marie-Laure venne una ispirazione.

    Era mattina. Un Indiano che conduceva un carretto si era fermato davanti al palazzo. In quell'epoca i legnaioli che approvvigionavano il palazzo appartenevano quasi tutti alla tribù dei Pueblos.

    Marie-Laure Roux, seccata dalle grida di quell'uomo, venne alla porta per dirgli che se ne andasse, non avendo bisogno di legna. Ma l’Indiano con un segno d'intelligenza fece subito cambiare idea alla giovane, la quale guardatasi prima d’intorno per assicurarsi che non vi fosse nessuno si avvicinò lesta e prese il biglietto che il Pueblo teneva nel palmo della mano.

    È di Bue Selvatico, non è vero?

    L'Indiano chinò la testa.

    Aspettate un istante, che ci può essere risposta — aggiunse Marie-Laure rientrando per divorare la lettera del suo amico.

    Eccone il contenuto:

    «Marie-Laure,

    «Potete avere piena fiducia nel latore di questo biglietto, è un Pueblo e voi sapete che i Pueblos sono miei fratelli per il patto di sangue. Si chiama Francisco ed è soprannominato Donnola, appunto per la sua astuzia. Se avete bisogno di lui, impiegatelo, ma, per carità, non ritardate più oltre a liberarmi da una prigionia che di giorno in giorno mi abbatte sempre più

    Marie-Laure Roux ritornò sulla porta di servizio. In strada c'era sempre il Pueblo a ripetere senza posa il suo grido: Legna da ardere! ... Comperate da povero indiano le legna!

    Il mio padrone, — gli disse Marie-Laure Roux, — ne ha fatto acquisto da poco, tuttavia mostratemi com'è. Se la legna sarà buona come la decantate forse ne compereremo ancora un pò.

    Il Pueblo obbedì.

    Mentre la cameriera fingeva di esaminarla, si intratteneva a parlare sottovoce con l’Indiano.

    Quando avete visto Lopez? — gli domandò.

    Ieri.

    È cambiato?

    Molto. Lui morire presto se non liberato. Puma non poter vivere in gabbia.

    È solo?

    No. Grease Bob prigioniero pure.

    Lo so.

    Escondo volere andar via, cella non buona per lui. Egli dice alla senorita di ottenere libertà da grande Governatore.

    Sì, ma come ottenerla? Ma come far decidere Mendoza a firmare la sua grazia?

    Non sabe. Lui dire, voi vedere Governatore ogni giorno quasi ogni ora, avere forse mezzo di forzarlo.

    Come? Crede forse che io abbia dell'ascendente sul mio padrone, io, una povera cameriera?

    Pensare altra cosa. Pensare poter voi somministrare Mendoza narcotico.

    È un idea, — disse la cameriera, — ma poco pratica.

    Se soltanto poter far firmare carta, tutto andrà bene. Escondo non domandare di più. Con carta, lui e Grease Bob uscire di prigione. Dopo non più prenderli. Salvi!

    E io? Che cosa ne sarebbe di me se Escondo lasciasse il paese?

    Voi partire con lui.

    S'impegna in ciò?

    Sì.... Non restiamo molto qui, — aggiunse il Pueblo inquieto. — Pericoloso, ditemi cosa fare.

    Lo rivedrete?

    Sì, domani. Porto legna prigione. Io passare per corridoio celle.

    Se avete occasione di vederlo, perchè non lo liberate voi stesso?

    L'Indiano fece un gesto d' impazienza.

    Non potere, — mormorò. — Carceriere sorvegliarmi. Se toccare porta uccidere Donnola con revolver.

    Capisco, — disse Marie-Laure Roux. — Vuol dire che farò io il possibile per ottenere la sua libertà. Diteglielo.

    E assumendo un tono minaccioso aggiunse a voce alta, fingendosi indignata:

    Toglietevi di qui, una buona volta! Volevate ingannarmi ma a me non lo fate, la vostra legna è umida e non vale un maravedis.

    Il Pueblo si allontanò brontolando.

    Marie-Laure Roux rientrò in casa stentando a comprimere i battiti del suo cuore, con le vertigini che le davano i pensieri tragici che turbinavano nel suo cervello.

    Ma aveva deciso. Qualunque cosa succedesse manterrebbe la promessa da lei fatta al Pueblo. Con le buone o con le cattive, in un modo o nell'altro, il Governatore doveva graziare Lopez. Ciò che donna vuole, non lo vuole Iddio? Pensava.

    Juanita: Le Avventure di Kit Carson di Bruce Wayne

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    Kit Carson, dopo aver liberato la giovane Juanita dalla prigionia degli Cheyennes che, sette anni prima le avevano trucidato il padre, si impegna a ritrovare la famiglia di lei, che suppone essere messicana. Unico indizio un sacchettino, che la ragazza porta al collo, composto di due pezzi di stoffa quadrangolari e che porta sulle due facce dei ricami a punta d'ago veramente interessanti: da una parte vi è una madonna, sotto di essa vi è scritto: «Beata Virgen de Sonora». Con l’aiuto di un suo vecchio amico, il colonello Bartells, fine conoscitore del Messico e dei suoi abitanti, Kit Carson riesce a dipanare quella che è una tragedia familiare ove l’avidità, l’invidia, e di quanto di peggiore alberga nell’animo umano, ne sono state componenti essenziali.

    La bella Juanita, dopo aver rischiato di essere violentata e uccisa, troverà la felicità e la ricchezza.

    1 - Un incontro fortunato

    Per quanta la primavera fosse inoltrata e il caldo cominciasse a farsi sentire, la Play de Matamoros era ancora quasi deserta, forse perchè i ricchi americani soliti a passarvi la stagione erano ancora trattenuti a Nuova Orléans per le corse dei cavalli, che avevano da qualche tempo assunto una importanza di primissimo ordine.

    A quell'ora, forse le dieci del mattino, non vi erano che due persone sulla veranda dell'Hotel Miramar che lambiva la spiaggia, e non distava più di duecento metri dal mare calmo come un olio e azzurro come uno zaffiro d'oriente.

    Una di queste era seduta ad un tavolino presso la porta d'ingresso dell'Hotel; teneva su questo appoggiati i gomiti e tra le palme aperte appoggiava la fronte come se fosse assorta in gravi pensieri, dei quali era forse cagione un piccolo involto che aveva dinanzi sul piano della tavola e che il bricco da the non ancora ritirato dal cameriere non permetteva bene di riconoscere.

    Poiché aveva in testa un largo sombrero, non era possibile vedere del suo viso che la estremità del mento guarnita di un pizzo molto accuratamente appuntito, che una volta doveva essere di un bel biondo oro, ma che fra breve sarebbe stato d'un bianco argentato uniforme.

    Ed era appunto quel pizzo che pareva aver messo il diavolo addosso all'altra persona che, seduta sotto un ombrellone all'angolo estremo della veranda, si era data da qualche tempo alle più strane manovre senza perdere mai di vista l’unica parte visibile dell'ostinato pensatore.

    Sicuro: quest'altra persona che vestiva l’uniforme azzurra degli ufficiali di cavalleria americana su di un corpo di atleta, prima si era messo a cantare ad alta voce come se fosse a un tabarin di ultimo rango, poi aveva fatto volare in terra un bicchiere, che si era rotto con gran fragore, poi si era messo a battere con insistenza sul tavolino per fare accorrere il cameriere.

    Questi non aveva certo sentito, poiché lo si poteva vedere sulla spiaggia farsi ammollare le piote dall'acqua per contemplare una fanciulla di straordinaria bellezza, che si bagnava nuotando in acqua come un delfino.

    In quanto all’incognito pareva che neppure si fosse accorto di tutto quel putiferio, ed aveva mantenuta la sua posizione di raccoglimento.

    — Per tutti i diavoli! — masticò fra i denti l'ufficiale. — Troverò bene io il mezzo di far smuovere quella cariatide — e levata di tasca una Colt ne voltò la canna verso il cielo lasciando partire uno dietro l'altro i suoi sette colpi.

    A quella scarica, l’impassibile incognito balzò in piedi fulminando con gli occhi lo sconsiderato sparatore che in piedi anch'egli lo fissava stranamente. Ma l'espressione di furore scomparve ad un tratto. Il suo viso piuttosto pallido parve illuminarsi improvvisamente, la sua bocca si aprì ad una franca risata.

    Tuoni, fulmini e saette! Colonnello Bartells che diavolo vi frulla per il cervello, stamattina?

    Per mille diavoli! Allora siete Kit Carson!

    In persona, e felice di vedervi. Qua la vostra mano, amico.

    Gli andò incontro con la mano tesa, che l'altro strinse con effusione continuando però a fissare in modo strano il pizzo che lo aveva messo in tanta agitazione.

    Sì, non c' è dubbio — continuò dicendo — siete voi... vi avevo riconosciuto subito da quel vostro caratteristico pizzo, ed ho voluto vedervi in faccia per bene.... ma....

    Non siete ancora persuaso che io sia Kit Carson?

    Adagio: persuasissimo che lo siate, ma vi avverto che a Nuova Orleans vi hanno dato per morto, garantito per morto.... e che io ho piena fede che i morti quando vogliono possono prendersi il gusto di....

    Sicché voi mi credereste uno spettro a passeggio? Animo Bartells, che ve ne pare?

    E siccome aveva ancora nella sua la mano del colonnello, gli diede una di quelle sue famose strette da stritolargli le ossa.

    Basta, per tutti i diavoli Kit, volete storpiarmi? Siete ben voi, e sempre lo stesso, nonostante che gli anni vi abbiano imbiancato.

    In quel momento accorreva il cameriere, e dietro lui un vecchio pard, che si affannava a seguire una meravigliosa giovanetta, che nel suo succinto costume da bagno grondante acqua irruppe sulla veranda chiedendo agitata:

    Zio Kit, che è stato? Chi ha sparato? Non vi hanno mica aggredito?

    Niente, Juanita, niente.... E stato il signore, che per chiamare questo tanghero di cameriere ha fatto cantare la sua rivoltella.

    Aho! Un bel sistema, codesto — disse la fanciulla facendo con gli occhi e con la bocca una certa smorfia, che Kit Carson e il suo amico non seppero trattenere una bella risata. La giovinetta volle approfittare per tornarsene di corsa verso il mare, ma il colonnello la richiamò:

    Juanita, basta, ormai. Corri a vestirti, e tu, Nick Wharton, fammi il piacere di impedirle di tornare in acqua, che è dalle sette che sta a mollo.

    Farò il possibile, Carson, ma è un accidente, quella figliola.

    E dovette allontanarsi di corsa per riagguantarla.

    Io non sapevo che tu avessi una nipote Kit — disse Bartells, sedendosi accanto al colonnello che era tornato a prendere posto al suo tavolino, dopo aver ordinato al cameriere un wisky and soda per sè e per l'amico.

    Non l’ho mai saputo neppure io, se devo dirti la verità.

    E quella graziosa giovinetta?

    Quella mi è cara quanto una figlia vera e propria, se ne avessi, perchè mi ha salvato la pelle.... Vedo che vorresti sapere come, quando e qualche cos'altro ancora, non è vero? Sta bene, ma prima di tutto dimmi francamente che cosa stavi facendo qui a Playa Matamoros.

    Ci sono in missione diplomatica — disse abbassando la voce. — Il governo federale ha molto a cuore la prosperità del Messico e ha bisogno di essere minutamente informato circa le sue condizioni interne politiche, finanziaria. Io sono incaricato di riferire, di allacciare relazioni con i personaggi più influenti.

    Ho capito.

    È quattro anni che mi occupo di questo è conosco ormai il territorio messicano come se fosse casa mia.

    Ottimamente, caro Bartells! E saresti tu disposto di mettere un poco a servigio di una causa santa che io patrocino, queste tue preziose influenze e cognizioni?

    Tutto a tua disposizione, caro Kit Carson!

    E allora ascolta.

    La Notte dei Serpenti: Le Avventure di Buffalo Bill di Bruce Wayne

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    L’odio che Julio Bobles nutre per Buffalo Bill porterà ad una infinita di morti. Nella pampa argentina si sviluppa una avvincente avventura di cui ne sono protagonisti, puma, serpenti e i gauchos, i cowboy del sud-america.

    "William Frederick Cody, detto Buffalo Bill, nacque in una fattoria dell'Iowa nel 1846. In seguito alla morte del fratello maggiore, nel 1853 la sua famiglia si trasferì nel Kansas, dove però fu vittima di un pesante clima persecutorio a causa delle posizioni anti-schiaviste del padre. Questi, infatti, morì nel 1857 per le conseguenze di un pugnalamento subito dopo aver tenuto un discorso contro lo schiavismo. All'età di quattordici anni il giovane William divenne uno dei corrieri a cavallo del Pony Express.

    Nel 1863, dopo la morte della madre, si arruolò nel 7º Cavalleggeri del Kansas e prese parte alla Guerra di secessione americana con gli stati dell'Unione. Durante una sosta al campo militare di St. Louis conosce l'italo-americana Louisa Frederici, che diventò sua moglie nel 1866 e dalla quale ebbe quattro figli.

    Dopo la fine della guerra e fino al 1872, William Cody venne impiegato come guida civile dall'esercito statunitense e dalla Pacific Railway. Ricevette la Medaglia d'Onore del Congresso, la più alta onorificenza militare degli Stati Uniti, per aver dimostrato coraggio in azione (nel 1917, ventiquattro giorni dopo la sua morte, la medaglia gli venne revocata, in quanto civile al momento dell'azione, ma nel 1989 gli fu definitivamente riassegnata).

    Fu in questo periodo che diventò Buffalo Bill, dopo aver vinto una gara di caccia al bisonte con William Comstock, a cui apparteneva in precedenza il famoso soprannome."

    Fonte: Wikipedia

    1 - Un grido nella notte

    Era una notte di estate, calda come da molto tempo non se ne ricordava di eguale. Nell'aria nemmeno un leggero soffio. La terra riarsa dal sole pareva che dai mille crepacci apertisi nelle zolle rimandasse il calore che nel giorno aveva forzatamente assorbito. Il silenzio della notte pareva più profondo del consueto. Il più piccolo rumore si propagava lontano con tale sonorità che gli echi se lo rimandavano.

    Non era il sonno che dava riposo agli abitanti della colonia di Villa Dolores, che vinti dalla spossatezza giacevano per la maggior parte all'aperto.

    Nel saladero durante la notte non rimanevano che i Moores con i loro cani di guardia. Il vecchio Jacob da poco era andato a coricarsi. Fram e Gost, due dei suoi figlioli si erano buttati sotto una robinia del cortile che aveva ancora alcuni ciuffi d'erba verde al riparo del suo ombrello, Ben, l'altro figlio, era in giro per lo stabilimento, armato di carabina e seguito da due dei cinque grossi cani che avevano la custodia del vasto recinto che da poco tempo si era allargato abbracciando due fabbricati nuovi dove veniva preparato in grande quantità il boiled beef, che per ordinazione di Buffalo Bill, il saladero forniva all'esercito inglese.

    Ben aveva terminata la sua visita ai corrales, specialmente a quello dei bovini, dove erano rinchiusi settecento capi scelti che dovevano essere macellati in quei giorni, quando si accorse che dinanzi al locale destinato alla gauchada, una specie di casermone di quattro ambienti dove alloggiavano ben cinquanta gauchos, ardeva un fuoco. Scorgendo fra questi il capataz Diego Molillo, un uomo sulla cinquantina, e fra i migliori della gauchada ne fu sorpreso, e avanzando senza riguardo fino a lui disse:

    Diablo! Non è ora di tomar mate questa don Diego, i padroni non vogliono che si accenda il fuoco.

    Lo so, caracolitos! e ti assicuro amigo che non è per riscaldarsi, perchè del caldo ce n'è abbastanza per schiantare.

    E allora?

    Allora ti dirò che prendiamo il mate per stare svegli, e abbiamo acceso il fuoco per tenere lontani gli spiriti maligni o.... per vederli se si avvicinano.

    Che mi andate inventando, Diego?

    Ti dico, Ben, che parlo seriamente. Volevamo mettere in chiaro la cosa noi, prima di parlare a don José, e come vedi montiamo la guardia in sei. Uno può veder male, o sognare chi sa che diavolo, ma sei non è possibile.

    Ehi! La guardia la monto anch' io, e se avete visto qualche cosa di sospetto credo di avere diritto di saperlo prima di don José al quale devo rispondere.

    Hai ragione, amigo, ma sei un burlone tu, come quei matti dei tuoi fratelli, e se ti dicessi che abbiamo visto gli spiriti d'intorno ai corrales ci canzoneresti.

    Vi direi che agli spiriti bisogna tirare come se fossero in carne ed ossa.

    Avrei voluto vederti.... ma senti un poco come stanno le cose. Siedi qui con noi e prendi un mate.

    Ben accettò. Si accoccolò per terra col fucile fra le gambe mentre i cani gli si accucciavano a fianco.

    Con questo caldo non si può dormire, e tre notti fa verso quest'ora sono uscito dalla rimessa per buttarmi qui fuori. Non avevo fatto tre passi fuori dell'uscio che dalla parte del corral sento partire il grido del terù.... preciso, identico come se l'uccello fosse a dieci passi: te.... ruuuu, te.... ruuuu, cosi.

    Impossibile! il terù di notte non canta, e a dieci passi non si lascia avvicinare.

    Me lo son detto anche io. Stavo per avviarmi verso il corral quando vedo spalancarsi il cancello di legno, da sè, senza far nessun rumore. Ho avuto paura, amigo, non te lo nascondo e ho tirato fuori il machete. Avevo la sensazione che ci fosse qualcuno vicino a me e non vedevo anima viva. Faccio per muovere un passo verso il corral, quando sento lontano, nella prateria ripetere il verso del terù.

    Un segnale.

    Mi è passato per la testa.... ma ad un tratto vedo una fiamma azzurra zampillare da terra, agitarsi e allontanarsi, girare dietro il corral.... Nessun rumore di passi, nessuna traccia di corpo umano! Diablo! I cani giravano per il recinto e se fosse stato un uomo lo avrebbero sentito. Io ho fatto una corsa per vedere dove era andata la fiammella, ma quando stavo per voltare l'angolo del corral mi son sentito mancare il respiro, girare la testa e sono cascato in terra. Vi sono rimasto quasi due ore, mi hanno detto, perchè appena sono rinvenuto sono rientrato nella rimessa ed ho raccontato quello che mi era successo ai compagni.

    E la mattina dopo avete guardato attorno al corral se vi erano tracce sospette?

    Mi credete un ragazzo? Sicuro che ho guardato e vi assicuro che non c'era nulla.

    E il muro del recinto? Siete certo che non sia stato scalato dalla parte posteriore del corral? E il cancellino....

    Amigo Ben... questo non mi riguarda. Era di notturna il vostro fratello Fram. Al muro di cinta, al cancellino ci guarda lui.... e poi vi dico francamente che con gli spiriti ho poca confidenza io.

    Ben rise e si alzò dicendo:

    Dite piuttosto che avete paura.

    Non è mica una vergogna! Lo sapete bene che non c'è barba d'uomo che faccia paura a Molillo, ma con gli esseri dell'altro mondo non ci si metterebbe di certo a lottare.

    Fatemi il piacere don Diego, di tenere gli occhi bene aperti e se vedete o sentite qualche cosa di straordinario tirate un colpo all'aria che accorrerò io. Vado a chiamare i miei fratelli intanto, e faremo un giro di fuori perchè il vostro racconto mi ha messo una pulce all'orecchio. Non ci credo ai miracoli, e le cancellate del corral che si aprano da sè mi persuadono poco....

    Levò da tracolla la carabina, la mise in posizione di sparo poi dato un fischio ai cani mosse verso il corral. Vide che i cancelli erano spalancati e tornò indietro.

    Avete lasciato aperto voi, don Diego?

    Sì.... non ci badate, Ben.,.. gli animali sono tranquilli.... Io ho qui il capo di una corda che è legata al battente del cancello e lo posso chiudere quando voglio senza muovere un passo. E una trappola, amigo.   

    Bravo! — disse Ben e si allontanò tranquillo. Tornò verso casa, vide i fratelli sotto l'albero e chiamò piano:

    Fram!

    Balzarono tutti e due a sedere chiedendo:

    Che c'è?

    Siete svegli?

    Come vuoi dormirei. Si soffoca!

    È un martirio, e se non piove a dirotto è un affare serio.

    Andate a prendere le vostre carabine e usciamo insieme. Diego mi ha fatto nascer dei sospetti.

    Gost si levò di un balzo entrò in casa e tornò di lì ad un minuto armato e con la carabina è la cartucciera del fratello chiedendo:

    Che c'è di nuovo?

    Fram, ricordi l'altra notte di aver udito il grido del terù?

    Sì.... mi è parso strano, così strano che ho creduto perfino ridicolo raccontarcelo.... Possibile? mi son detto....

    Mi ha raccontato Diego Mollilo che mentre il terù gridava nel recinto vi erano gli spiriti che spalancavano i cancelli del corral.

    È un brutto scherzo, — disse Fram.

    O questa? — disse Gost sorpreso vedendo

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