La normalità dell'essere speciale: Dalla dislessia in età evolutiva alla dislessia in età adulta
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Alice Aldisio è una giovane Dislessica. Nata nel 1996, ha conseguito il diploma di maturità presso il Liceo scientifico, proseguiti gli studi si è Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche.
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La normalità dell'essere speciale - Alice Aldisio
genitori.
Introduzione
La cultura costituisce un patrimonio di inestimabile valore e la lettura ne è un mezzo di costruzione formidabile. Una esternazione questa che potrebbe apparire retorica, ma che, in realtà, non lo è affatto soprattutto se a esprimerla è una persona dislessica, quale io stessa sono [1] . A tal proposito appare opportuno riportare, ad avvio di lavoro, due citazioni che hanno accompagnato la mia esistenza nelle sue diverse fasi. La prima, pronunciata da Andreotti, asserisce che Il potere sta dietro le parole
[2] e la seconda sostiene Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell’esperienza speciale che è la cultura
[3] .
Si può ben dedurre da queste due grandi citazioni che entrambe attribuiscono un’enorme importanza e uno straordinario potere alle parole e alla lettura. Adesso immaginiamo una bambina che, durante le scuole elementari, non riesce a leggere come tutti i suoi compagni; immaginiamo la sua grande frustrazione perché leggere un fumetto o un libro delle favole per lei rappresenta un’impresa ciclopica, in quanto non riesce, nonostante gli sforzi, a comprendere cosa dice: è più impegnata a concentrarsi a leggere bene che a capire cosa stia effettivamente leggendo. Immaginiamo questa bambina divenire adolescente, con i medesimi problemi che, via via, assumono altre forme: non è in grado di esprimersi come lei desidererebbe perché, a volte, sotto pressione inizia a balbettare. Questa adolescente si sentirà esclusa o in ritardo rispetto a tutti i suoi coetanei e sarà difficile recuperare il gap: è stata privata della capacità di leggere, le è stata sottratta la possibilità di crearsi un bagaglio culturale variegato e multifome. Non ha potuto sviluppare il potere di esprimersi, perché fino in fondo è stata compresa, non ci si è chiesti quale fosse il problema di fondo di questa ragazza.
Ora possiamo dire quale sia stato e quale continua ad essere la sua problematica, che ad oggi, però, si è evoluta e si è tramutata in una delle sue caratteristiche, in uno dei suoi cavalli di battaglia, in una specificità che le dà forza. Oggi possiamo dire che la bambina, divenuta un giovane adulta, è DISLESSICA. Ma cos’è la dislessia? Quali sono le difficoltà di cui stiamo parlando e che dobbiamo affrontare per capire fino in fondo questa caratteristica?
1.1 Cos’è la dislessia?
La categoria dei Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento [4] viene convenzionalmente identificata con l’acronimo D.S.A.
Ma si devono precisare tre cose fondamentali prima di iniziare il tutto:
PER DISTURBO non si fa riferimento a una malattia, ma ad un’alterazione di una particolare funzione
È SPECIFICO perché riguarda specifiche abilità e non l’intelligenza di una persona
COINVOLGE ABILITA’ DI APPRENDIMENTO scolastico, quali la lettura la scrittura ed il calcolo.
Con DSA ci si riferisce alle sole difficoltà delle attività scolastiche e in particolare:
- Dislessia[5] (difficoltà di lettura)
All’interno di questa difficoltà si presentano problemi nella pronuncia di parole e non parole, nella lettura veloce, nella comprensione di ciò che si legge. Spesso i ragazzi si concentrano a leggere correttamente ma a fine lettura non ricordano ciò che hanno letto o non lo comprendono, e di conseguenza rileggono più e più volte. Va, comunque, precisato che esiste una prima distinzione tra dislessia evolutiva e dislessia acquisita, in base proprio alla natura del deficit. La dislessia evolutiva può essere definita come una condizione congenita, esistente già nel feto, a livello cerebrale, e che si manifesta durante l’età evolutiva e si caratterizza per il fatto che il soggetto, pur essendo dotato di un quoziente intellettivo nella norma e pur trovandosi nelle condizioni di acquisire tutte le abilità necessarie alla lettura, si dimostra incapace di leggere in maniera esatta e soprattutto consona al suo livello d’istruzione e alla sua età. La dislessia acquisita, invece, si manifesta dopo l’insorgenza di traumi o lesioni che colpiscono specifiche aree del cervello, danneggiandole e, quindi, impedendone il corretto funzionamento.
- Disortografia⁶ (difficoltà regole ortografiche)
La disortografia si configura come un disturbo specifico della scrittura, in conseguenza del quale non vengono rispettate le regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto. Questa codifica disfunzionale non dipende dalla mancanza di esperienza o da deficit motori o sensoriali. Gli errori si presentano con maggiore incidenza nella scrittura di: parole (sostituzioni, inversioni, assenza di doppie), frasi e periodi (errori della struttura sintattica, cattivo uso dei tempi e dei modi dei verbi, disordine temporale nella descrizione degli eventi).
Si fa riferimento a una difficoltà nel decifrare correttamente i suoni delle parole per poi tradurli e trascriverli in simboli grafici. Gli errori che si presentano sono vari e ricorrenti, come errori di separazione o confusione di parole ad esempio l’ama per lama , si può presentare un inversione di grafemi ad esempio si inverte il al posto di li, poi vi è una sostituzione di grafemi come giraffa per graffa, confusione tra grafemi simili nel quale il bambino ha difficoltà a riconoscere i segni alfabetici che sono simili per forma come ad esempio b/p, o d/p, n/m , o/c ecc, poi vi è una confusione tra fonemi simili ad esempio d/t, p/b, q/c ecc, vi sono spesso omissioni di alcune parti della parola come ad esempio disorganizzazione possa trasformarsi in disorga senza la parte finale, per ultimo si possono presentare anche difficoltà nel porre correttamente gli accenti, apostrofi, o le mutine.
⁶ Cfr. Tressoldi E., Sartori G., Neuropsicologia della scrittura in età evolutiva in Manuale di neuropsicologia dell’età evolutiva
. Ed. Zanichelli Bologna, 1995 ; Trisciuzzi L., La pedagogia clinica. I processi formativi del diversamente abile, Laterza, Roma-Bari 2003
-Disgrafia[6] (difficoltà nella scrittura)
La disgrafia è un disturbo della scrittura e consiste nell’avere difficoltà a scrivere a mano sia segni grafici sia numerici, il cui tracciato appare incerto, irregolare e illeggibile, nella forma e nella dimensione. Si evidenzia nel bambino dopo i primi anni di scuola primaria (terza), in quanto in una prima fase viene frainteso con lo sforzo e successivamente il disordine nella scrittura viene imputato alla fatica dell’apprendimento. La disgrafia o si fa risalire a deficit di coordinazione motoria che rende difficoltosi quei movimenti tesi ad un determinato fine oppure ad una lateralizzazione incompleta
.
La mano dei bambini disgrafici scorre con fatica sul piano di scrittura e l'impugnatura della penna è spesso scorretta. La pressione della mano sul foglio non è adeguatamente regolata; talvolta è eccessivamente forte e il segno lascia un'impronta marcata anche nelle pagine seguenti del quaderno, talvolta è debole e la grafia è svolazzante Il bambino presenta notevoli difficoltà nella distribuzione del testo sul foglio, tanto che tende a lasciare spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole. Sovente non viene seguita la corretta successione di lettere e numeri e la scrittura appare incomprensibile allo stesso bambino e il quale non può quindi neanche individuare e correggere eventuali errori ortografici, soprattutto per quest’ultima difficoltà si ricorre alle tecnologie come il computer, che presenta il correttore automatico nei vari programmi di scrittura. Vi sono difficoltà notevoli anche nella copia e nella produzione di figure geometriche, sono presenti inversioni nell'attività grafomotoria ed errori dovuti a scarsa coordinazione oculo-manuale. La copia dalla lavagna è ancora più difficile, in quanto il bambino deve portare avanti più compiti contemporaneamente: distinzione della parola dallo sfondo, spostamento dello sguardo dalla lavagna al foglio, riproduzione dei grafemi. L’intervento didattico si