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Bukowski. Inediti di ordinaria follia - Vol. 5
Bukowski. Inediti di ordinaria follia - Vol. 5
Bukowski. Inediti di ordinaria follia - Vol. 5
Ebook334 pages4 hours

Bukowski. Inediti di ordinaria follia - Vol. 5

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About this ebook

Charles Bukowski è uno degli autori più conosciuti e apprezzati della letteratura statunitense del Novecento. E il più controverso. La sua ingente produzione, che comprende romanzi, racconti e poesie, si avvale dell’imprescindibile confronto con la vita, quella autentica che Bukowski ha realmente vissuto sulla propria pelle.
La miscellanea “Inediti di ordinaria follia – Vol. 5” comprende trenta poesie e altrettanti racconti. In ognuno dei testi l’autore ha raccontato la vita vera, fatta di sofferenza, di sospetti, di compromessi ma anche di gioia, di risate e di amore. E lo ha fatto attingendo alle proprie esperienze e sensazioni, incurante delle mode stilistiche ed editoriali.
La selezione è il risultato della quinta edizione del Premio Letterario Nazionale Bukowski.
LanguageItaliano
Release dateJul 1, 2018
ISBN9788832922097
Bukowski. Inediti di ordinaria follia - Vol. 5

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    Bukowski. Inediti di ordinaria follia - Vol. 5 - AA. VV.

    Racconto

    Introduzione

    C’è un aspetto che ci piace sottolineare ogni volta che prepariamo la prefazione di questo concorso letterario: non prendete troppo sul serio i nostri giudizi. Le valutazioni infatti si muovono sul crinale assai scivoloso della soggettività e non può essere la classifica di un concorso a mortificare o a esaltare un manoscritto. Prendete piuttosto sul serio il vostro impegno. È da qui che dovete ripartire perché, siamo sicuri, per molti di voi il Bukowski è solo una tappa di quell’impervio e imprevedibile viaggio che è la scrittura.

    Intanto, se siete qui, vuol dire che avete già superato il primo scoglio: la pagina bianca. E, credeteci, non è cosa di poco conto riuscire a dare forma alle proprie emozioni, trovare uno sbocco alle intenzioni creative che, ahimè, spesso rimangono solo buoni propositi. Ci avete provato e, detta tra noi, non vi è andata affatto male. Tutt’altro.

    Ma se la classifica di un concorso letterario è qualcosa di labile (e anche di ribaltabile), quel che rimane è appunto il vostro impegno, la vostra dedizione. Dopotutto è proprio lo stesso Charles Bukowski a insegnarcelo: Il talento da solo non basta, ci vuole costanza, sacrificio, voglia di rischiare. Coraggio. E allora non abbiate paura ad affrontarlo, questo viaggio. Assaporatelo, in tutte le sue declinazioni, in tutte le contraddizioni, in tutte le paure e in tutte le fugaci esaltazioni. E non importa dove vi porterà perché, parafrasando un famoso cantautore, la stessa ragione del viaggio è… viaggiare.

    Il compito di ogni giurato che si rispetti è crudele, impone una scelta, una presa di posizione. Lo abbiamo fatto in buonafede e con il massimo rispetto di tutti perché, dentro i vostri manoscritti, abbiamo trovato un mondo al quale ci siamo avvicinati con gran curiosità e che non ci ha deluso. Ripartite anche da questo, con la consapevolezza che la scrittura è un’esperienza che non lascia indifferenti. Non può esserlo, per natura. È come un demone che ribolle nelle viscere, si alimenta di piccole sensazioni, di fugaci visioni, fino a quando riesce a uscire, a trovare forma, parole e sostanza.

    E, forse, il merito più grande di questo concorso è di aver permesso ai suoi partecipanti di portare la propria scrittura fuori dalla dimensione privata, verso una giuria e un pubblico che è entrato (ed entrerà) a contatto con i vostri pensieri.

    A ognuno di voi, a chi ha vinto la propria sezione, a chi è entrato tra i finalisti, a chi non ha superato la prima selezione, il Bukowski è servito a superare i confini dell’autoreferenzialità, a farvi conoscere, a lasciare una traccia. Non è poco, lo ripetiamo un’altra volta, e per dirla come Bukowski: È forse una delle poche battaglie giuste che ci siano perché, in fin dei conti, la scrittura è uno strumento a disposizione di tutti per rimanere umani. In un mondo che sembra fare di tutto per non esserlo.

    La Giuria

    (Simona Viciani, Rosa Galli Pellegrini, Michele Nardini)

    Classifica finale V ed. Premio Letterario Nazionale Bukowski

    Sezione Poesia inedita

    Luigi Marzano - I poeti oggi

    Simone Sagripanti - In questa notte di maggio

    Silvia Sardini - La mensa dei poveri

    Premio Speciale della Giuria:

    Federico Fabbri - Quel che rimane

    Selene Pascasi - Nuvole e giardini

    Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):

    Bruno Biaganti - Se tu potessi

    Antonio Bini - Ferro

    Emanuela Carla Botti - Pietre di memoria

    Luca Bucciantini - Noi, che guardiamo l’onda

    Erika Caser - Follia

    Carlo Chinellato - Amoerre

    Daniela Conti Benassi - Bipolarismo

    Alessandro Corsi - Eterno viandante

    Paolo Durante - Ascoltaci, o Signore

    Edoardo Firpo - Assoluta

    Ettore Fobo - Cose che si dicono e cose che si sanno

    Sergio Giovannetti - Mascherata melodrammatica

    Valerio Innocenti - Nel passaggio

    Alessandro Lanucara - Il fondo

    Veronica Manghesi - La mancanza

    Roberto Marsiglia - Radici spezzate

    Anna Martinenghi - Farsi brevi

    Giuseppe Melardi - Il dolore di Dio

    Samuela Menna - L’iridescenza dell’anima

    Clara Morelli - Il colore del silenzio

    Flavio Provini - Il volo di Mohamed

    Giacomo Luigi Pucci - La sartoria

    Stefano Reggiani - Il genio

    Olga Rita Rovai - Caos

    Rubens Villarboito - Monotonia

    Sezione Racconto inedito

    Elena Marrassini - Rocco Arpenulo

    Federico Fabbri - La magia del Natale

    Gianluca Papadia - Con le ali ai piedi

    Premio Speciale della Giuria:

    Ugo Criste - Non fermarti

    Andrea Spinelli - Il Dinosauro

    Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):

    Franco Amato - Un colpo perfetto

    Bruno Balloni - Questa è la mia terra

    Claudia Buratti - La ragnatela

    Rossella Corsuto - Non è mia madre

    Maria de Fanis - La Convertita

    Rossana De Lorenzo - L’imperfezione dell’acqua

    Paolo Durante - Mosche d’autunno

    Andrea Gaiardoni - Le lacrime del vento

    Iacopo Maccioni - Giovanni con la pallavolo ci ha sempre incastrato poco

    Tamara Macera - Donna Airone

    Roberto Marsiglia - Sopravvissuto

    Anna Martinenghi - Una brutta compagnia

    Cristina Martone - Ritorno a casa

    Ugo Mauthe - Un incontro

    Monica Monetti - Lexotan

    Nelly Morini - Note stonate

    Guido Morresi - Arturo Vitali

    Silvia Roncucci - Prima o poi doveva succedere che Bernard Stachman mi apparisse in sogno o Una torta per i Romani

    Edoardo Rossi - Il mio amico Tonino

    Ivana Saccenti - Flora, di Gobelin vestita

    Donatella Sarchini - L’appuntamento

    Sabrina Cinzia Sorìa - Maria

    Girolamo Titone - Nel silenzio del mare profondo

    Davide Torelli - Otto

    Arianna Trombaccia - Lei

    Sezione Romanzo inedito

    Roberto Capocristi - A sud

    Benny Pistone - La gran macchina (Precari quando Repubblica non c’era)

    Sara Fioretto - Non voglio essere felice

    Premio Speciale della Giuria:

    Iacopo Maccioni - Zenzero

    Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):

    Stefania Albani - La stanza delle stoffe

    Gianni Baleani - Il sentiero degli addii

    Alessandro Barocchi - La tenerezza

    Riccardo Carli Ballola - Vorrei volare ma non posso

    Emanuele Corocher - V iviamo follemente ogni istante

    Nadia De Stefano - Ritorno a Sasso Marconi (L’ossessione del Commissario Righi)

    Letizia Di Benedetto - Un volo di farfalle rosse

    Alessio Focardi - Il diletto di Tantalo

    Antonio Galeone - Il tempo che non ci resta

    Massimo Granchi - Il Principe delle Arene Candide

    Riccardo Mainardi - Il sogno di Amos

    Francesco Mineo - Barba incolta

    Cristina Pacinotti - Lo strappo

    Roberto Pareschi - Il teatro della Memoria

    Sara Pessino - Ogni quarto di luna

    Giovanni Petta - Altra cosa è l’amore

    Nick Ragazzoni - Rated R - Le cronache di Wang

    Bebo Rebuzzi - La scacchiera sospesa. Omicidio o suicidio

    Marika Salamina - Destino fatale

    Tea Salis - Quartiere Benvenuti

    Valeria Sanna - Looking through you

    Carolina Scaglioso - La strega di Boscoacuto

    Andrea Scaricamazza - Giorni di un presente corrosivo

    Franco Sorba - Nonna cioccolata

    Giordano Tomassi - Memorie della solitudine (gli uccelli non vanno in retromarcia)

    Giorgio Villani - Nel cuore di un sequestro

    Sezione Poesia

    Bruno Biaganti

    Finalista Sezione Poesia

    Se tu potessi

    parlare di colpo la lingua del sale

    cucire gli argini dei vasi interrotti

    usare la gomma a sporcare la tela

    limare le anche la punta dei piedi

    pesanti le orme pensanti le mani

    che danza faresti sarebbe un inchino

    avresti nel seno un ritmo di nodi?

    Ho perso il tempo in un lago di pause

    ricordo a fatica la tua assenza di odore

    ho lavato gli occhi in un’eco di specchi

    è una nuvola bianca più bianca del buio

    dov’era quell’angolo qual era la password

    abbiamo già perso la prima canzone?

    S’impalla lo stereo ho saltato la cena

    non sono i contorni ciò di cui ho fame

    mi cade la mano mi cede l’arcata

    la pianta è secca il foglio è imbrattato

    nessuna delle precedenti domande è risposta

    sono sudari a volte le croci.

    Antonio Bini

    Finalista Sezione Poesia

    Ferro

    Ferro su ferro

    età sopra età

    da un mese di secoli

    si combatte la vita.

    Ferro su ferro

    si batte la falce

    si forgiano zoccoli

    si affondano chiodi.

    Ferro su ferro

    si conia moneta

    si fondono armi

    s’incrociano spade.

    Ferro su ferro

    si scava in miniera

    s’intaglia e s’ammaglia

    si rade e si spunta.

    Ferro su ferro

    si potano tralci

    si strizza e si trita

    si cuoce letizia.

    Ferro su ferro

    corriamo all’incontro

    attraverso paesi

    di gente che sfugge.

    Ferro su ferro

    sudore di carne

    su volti svagati

    e scambi perduti.

    Emanuela Carla Botti

    Finalista Sezione Poesia

    Pietre di memoria

    Affama i ricordi l’autunno, la sua nebbia

    insipida e ruvida come può essere un cuore

    i ricordi… un chiacchiericcio opaco

    meglio un urlo, di memoria e dolore

    gelerà in pietra il perdono incattivito

    ma avrò ali, non artigli.

    Luca Bucciantini

    Finalista Sezione Poesia

    Noi, che guardiamo l’onda

    L’onda culla il tramonto,

    nel suo più cupo e imperscrutabile mistero,

    fino a quando in esso, trova l’oscuro.

    È allora, che l’onda avanza inarrestabile,

    che la sua rabbia travolge l’ultima speranza.

    Avanza, ingigantita dall’odio,

    sempre più grande, sempre più violenta.

    Travolge e soffoca ogni cosa, ogni storia, ogni vita.

    Il mare prova vergogna, ma infine,

    si arrende alla prepotente arroganza,

    alla devastante incuranza per l’essere,

    e inerme, si sgomenta di ciò che offusca la sua poesia.

    Poi però l’onda si placa, scivolando sul manto di sabbia

    e avvolgendo, come in un abbraccio, qualcosa di inerme.

    Lo sospinge, lo riprende, come a volerlo cullare,

    come se si volesse scusare.

    L’ipocrisia dell’onda cancella ogni prova del misfatto,

    lasciando solo il viso, le piccole mani,

    affondate nel soffice grigiore.

    Oramai è tardi per il pentimento,

    oramai è tardi per discolparsi, oramai è tardi.

    Tutto tace, l’onda in silenzio si ritira

    e torna al suo mare.

    Mentre noi, che guardiamo l’onda,

    torniamo a non vedere, ciò che in noi,

    affonda.

    Erika Caser

    Finalista Sezione Poesia

    Follia

    Sono fuori dal vostro mondo,

    sono un lucido folle,

    una testa vuota!

    Crocifiggetemi

    se mi considerate un diverso.

    Inquietudine, turbamento

    mi creano un orribile scampanio nella testa.

    Un repellente mostro.

    Così mi giudicate.

    Parlo a voi…

    I miei occhi vi fanno tremare.

    Sciocchi!

    Scappate dai miei gesti inconsueti,

    dalle mie parole avvelenate.

    Dialogo con le vostre ombre,

    troppo magre, troppo grasse, troppo sole.

    Ah, deboli creature!

    Rinchiudetemi…

    Uccidetemi…

    Non sarà il corpo a fermarmi.

    Viaggio oltre,

    non so mentire,

    non so giocare.

    Sono ciò che volete scoprire.

    Tagliate le mie carni,

    aprite il mio cuore

    fino in fondo alle viscere.

    Non troverete quell’anelito

    che mi rende vivo,

    quel soffio vitale,

    che tanto vi terrorizza.

    Sono io.

    Un viandante

    solitario che attraversa i pensieri,

    che vive nel ricordo dell’anima pura che ero.

    Lasciate che io chiuda gli occhi per l’ultima volta

    e con un sorriso un po’ beffardo…

    mi possa accomiatare da voi comuni uomini.

    Carlo Chinellato

    Finalista Sezione Poesia

    Amoerre

    Palpiti come faville

    puzzle di segreti derelitti

    miserevoli dubbi per i quali impaurire

    suoni acuti d’anime doloranti

    raffinate amoerre,

    ecatombi di rinunce insincere

    la tua gamba che si muove nervosamente

    io incline… ti guardo i sensi.

    Daniela Conti Benassi

    Finalista Sezione Poesia

    Bipolarismo

    Nel tempo che fu,

    quello tentato invano

    di cancellare,

    innocenza e lussuria,

    convivevan passo passo,

    nessuna sapeva dell’altra.

    L’angelo dalle ali tarpate,

    vittima e persecutore,

    percorreva la strada

    da vendicatore.

    Con gli occhi appassionati,

    di novella Cleopatra,

    di uomini forti

    faceva stracci.

    Resi inermi,

    dopo amplessi agitati.

    Nel delirio di potenza

    volgeva attorno

    lo sguardo predace.

    Ancora e ancora

    fino a sera.

    Quando con le mani

    sporche di sperma

    ed il corpo lacerato dal dolore,

    risaliva le scale di casa,

    l’innocenza torturata.

    Alessandro Corsi

    Finalista Sezione Poesia

    Eterno viandante

    Raccolgo le mie storie

    ad ogni alba

    per un altro giorno

    di cammino nella vita.

    Nel canto della luce

    che sboccia dalla notte

    mi guardo le mani

    per scorgervi il volto

    dell’uomo che sogno

    di essere nel tempo.

    Nel frinire delle stelle

    trovo dei silenzi

    che saranno l’acqua

    per la mia gola,

    riarsa dalle speranze:

    infinite come il tempo,

    dolci come il tramonto

    d’una sera perfetta.

    Queste immagini,

    racchiuse nei miei occhi

    con sorrisi come suggelli,

    sono le biglie

    per i miei giochi di bimbo:

    l’eterno viandante

    del tempo e della vita.

    Paolo Durante

    Finalista Sezione Poesia

    Ascoltaci, o Signore

    Signore delle macine del cielo

    questa è la mia preghiera

    in cui

    ti si chiede poco o nulla

    solo si spera

    che tu possa esistere davvero.

    Se ne potrebbe avere

    -facci il santo favore-

    una minima prova?

    Signore dei fili d’erba e degli uragani

    delle torri e delle macerie

    fammi vedere domani

    non andartene in ferie.

    Per le giornate di sole

    per le piogge e l’odore d’erba

    per il bosco suonato dal vento

    per un trasalimento

    e per una montagna da scalare

    fino in vetta,

    ascoltaci, o Signore,

    non aver fretta!

    Per favore, facci ricordare

    il tempo dell’amore

    delle risate

    l’acqua fresca da bere.

    Il calore, la mano,

    la carezza, la stretta,

    il dolore

    la canzone del mare.

    Ascoltaci, o Signore!

    E non farci dimenticare

    le voci e i volti

    i gesti e le parole,

    l’ardore e le feste,

    le braci ardenti, i fiori,

    i dubbi, le ore,

    il suo pallore di luna

    la sua mente folletta.

    Per la maledizione del cuore

    ascoltaci, o Signore!

    Federico Fabbri

    Premio Speciale della Giuria

    Quel che rimane

    Ho steso al sole brandelli di cuore.

    Della mia vita fatta a stracci

    non resta altro

    che questo lento ondeggiare

    al vento.

    Edoardo Firpo

    Finalista Sezione Poesia

    Assoluta

    Traduco l’inconscio

    che parla un’altra lingua

    su frequenze in codice

    decifrate dal mio involucro.

    Stretto da un disagio

    di libertà assoluta

    dove ogni via di fuga

    mi riporta dove sono.

    Ettore Fobo

    Finalista Sezione Poesia

    Cose che si dicono e cose che si sanno

    I

    Fotografie di un’estate fa

    mi osservano magnetiche

    perché assorbono la mia attenzione

    su dettagli, forse, insignificanti:

    ecco vedi il bianco dei pallini

    a pois della tovaglia

    pare un po’ opaco,

    l’intonaco della casa

    è leggermente scrostato,

    ecco, per la prima volta, non te lo nascondo,

    l’insieme del tuo sguardo pare un po’

    ehm… appesantito, dall’età certo,

    e insomma qualcuno potrebbe dirti

    (sono cose che la gente ama ripetere)

    che il meglio della vita è già passato,

    quando il bianco della tovaglia era splendente,

    la casa profumava soltanto di abeti,

    e tu eri giovane, all’acme delle forze.

    Son cose che si dicono,

    per colorare un po’ il passato.

    Tutto era come ora,

    insieme vertiginoso, abissale, disperato, estatico.

    L’oblio, che tutto sa e tutto dimentica,

    lo potrà serbare per millenni.

    II

    L’infinito è una rotazione stellare,

    il turbinoso gioco invisibile degli atomi,

    la bontà regalata in un sorriso,

    la regale indifferenza degli aironi,

    l’impalpabile bellezza dei numeri,

    il luccicare, insieme sinistro e allegro,

    di uno sguardo pieno di lussuria,

    la vagante e spettrale potenza della nebbia,

    la sferica beatitudine dell’orologio,

    la pazienza millenaria della clessidra.

    Queste sono le cose che sai

    e che l’oblio non può nascondere.

    Pensa, neanche il supremo reggitore degli universi

    è capace di nascondere

    l’infinita moltitudine della bellezza.

    Sergio Giovannetti

    Finalista Sezione Poesia

    Mascherata melodrammatica

    La falena non può più tacere

    e ulula raffiche di fuoco.

    Ragnatele bianche di morte

    saldano gli squarci della notte,

    paralizzano la libertà.

    La notte è una vasca di pace,

    immobilità che si perde tra gli abissi.

    I pipistrelli possono anche dibattersi,

    schiantarsi contro la muraglia di fiele;

    hanno la veste del Male,

    e l’Ordine si solidificherà.

    La notte è brulichio di serpenti

    e/o serpente che si morde la coda.

    Attenti alle stelle che cadono:

    le senti esplodere nel cuore,

    ma pronta è la pattumiera

    a ingoiarle con occhio metallico

    e a tener pulita la fossa.

    Nel centro della notte qualche volta

    carogne di stelle affiorano

    vomitate dalla furia del mare,

    cadaveri bianchi degli abissi,

    grandi esseri dagli occhi afflosciati e pallidi.

    In ordine come l’asfalto,

    si accendono all’alba le spiagge.

    Sciacalli d’amianto, bianche ombre silenti

    hanno già anestetizzato la scena

    e il tuo cuore sentiva nel sonno

    i loro passi pesanti sugli occhi,

    il loro vuoto inorridire i capelli.

    Ma gli addetti già accesero il sole,

    si può pure incominciare la commedia,

    che diritto rimane di urlare,

    la Normalità è una trappola vischiosa,

    tra i sogni impaniato è usignolo.

    Le ali spezzate di farfalla

    non ti possono più svegliare,

    tu stesso le hai ben sepolte

    furtivamente, nella piaga putrefatta,

    nel fianco di un corpo non tuo.

    Mangia, lavora e godi, fratello,

    lavora e non attristarti,

    il tuo strazio non esploderà mai sulla scena:

    la libertà di dissoluzione infinita

    -pesci dannati saltano fuori dal vaso,

    in volo verso cieli d’acido autodissolvimento-

    non è che un miraggio lunare,

    vertigine che i proiettori non illuminano.

    Il coro allucinante di vita tradita,

    in inesorabile apnea

    sotto la montagna di rifiuti

    si contorce.

    Ululare coi cani alla luna

    -sanzionato come disturbo alla quiete-

    al veggente nottambulo si consente,

    di digrignare le fauci

    contro il cerchio stregato dell’orizzonte

    il folle ha ancora diritto.

    Il suo ululato è oltremondano silenzio,

    l’Ordine si solidificherà.

    Valerio Innocenti

    Finalista Sezione Poesia

    Nel passaggio

    Ruscellano i ricordi

    di petali e ricami

    nel carsico affiorare

    di giorni ormai lontani.

    Poi placido torpore

    smorza l’emozione

    e palpebre suggella

    provvida iniezione.

    La mano che accarezza,

    seppur per un secondo,

    le pare proprio quella

    di chi la mise al mondo.

    Alessandro Lanucara

    Finalista Sezione Poesia

    Il fondo

    Con la bottiglia giro in tondo

    sulla mia notte fonda

    braci consunte le mie labbra

    non tocco ancora il fondo intorpidito

    del vetro circolare di fanghiglie

    dove s’intossica l’idea

    e il suo spirito si mette all’opera

    n’è rimasto un dito appena

    che tracanno a trapassare il cielo

    con una falla lirica d’alibi storditi

    la verità in un capitombolo

    che solo ad annusarla da vicino

    trascritta in fretta sugli appiccicosi

    fogli a quadretti maculati

    dal rosa tea dei vini a buon mercato

    farà girar la testa a quegli originali

    che hanno il coraggio di poetare sobri

    e terrà in piedi un altro giro

    il mondo.

    24 maggio 1

    come fossi un bevitore

    come fossi un poeta.

    Veronica Manghesi

    Finalista Sezione Poesia

    La mancanza

    Accade dopo l’assenza

    la mancanza, la tua sedia vuota,

    dopo tanti giorni stridenti

    come gessetto ascendente sull’ardesia.

    Mi scuote dall’amnesia

    il chiasso del tuo silenzio,

    l’appuntamento mancato

    in cui inciamperò da sola.

    Con l’indice hai vorticato

    nel nostro florilegio

    più arrogante di un dio invidioso

    che spartisce e misura nel calco.

    Avrei preferito starti dietro,

    sorvegliare la nabla del tuo dorso

    piluccando povere parole

    lasciate cadere distratte.

    Adesso rimbocco lembi vuoti,

    svestiti gli occhiali da sogno

    percorro orme asincrone

    verso la spietata certezza

    che non saremo mai aceto insieme.

    Roberto Marsiglia

    Finalista Sezione Poesia

    Radici Spezzate *

    Le strade erano vuote

    si percepiva soltanto

    un mesto canto di morte.

    Le stanze si fecero mute

    il passato si frantumò

    famiglie sradicate

    come un albero

    alla sua terra.

    *In memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.

    Anna Martinenghi

    Finalista Sezione Poesia

    Farsi brevi

    Farsi brevi

    nell’ora intima

    una sedia

    un’arancia da sbucciare

    tintinnare di chicchere

    del caffè di ieri

    nel silenzio

    del temporale lontano

    il non dire quieto

    di ciò che fa star bene.

    Luigi Marzano

    Primo classificato Sezione Poesia

    I poeti oggi

    I poeti oggi son nascosti

    in caverne di parole,

    girano per strada

    e contano i loro passi

    come fossero preziosi

    giorni della vita.

    Puoi incontrarli ovunque:

    a fare la spesa, a bere caffè,

    li vedi che attraversano

    miserabili le strade

    e magari quando ne incontri uno

    pensi che sia un uomo comune

    nella routine del giorno,

    invece è proprio lui,

    un poeta con il suo sguardo

    profondo di tenerezza.

    I poeti oggi rimorchiano i propri sogni

    e non sono come quelli di una volta,

    siedono davanti ai computer

    trovando l’ispirazione

    nella loro solitudine

    di immagini dolci.

    Usano gli smartphone

    e qualche volta ridono

    ma difficilmente sono felici

    e quando lo sono,

    lo sono per davvero.

    I poeti oggi non sembrano poeti,

    non sono di certo come quelli dei libri,

    sono brutti ma anche belli,

    sono strambi, quasi sempre taciturni,

    hanno macchie sui vestiti

    ma mai nella loro anima.

    Sanno piangere guardando il mondo

    e il viso delle donne di cui s’innamorano,

    sanno piangere lacrime

    di una purezza infantile

    e quando il cielo s’adombra

    di un’oscura malinconia,

    passano le dita tra le nuvole grigie

    e invocano parole

    come fossero divinità,

    fino a quando

    una rima di azzurro

    non viene loro in aiuto supremo,

    restituendo a mo’ di colore

    una carezza di autentico cielo.

    Giuseppe Melardi

    Finalista Sezione Poesia

    Il dolore di Dio

    Scivola l’acqua,

    come in un ruscello,

    a ritmo irregolare

    sulla viuzza lastricata

    di granito di lava.

    Ha fretta l’acqua

    di giungere al suo fiume

    e, inarrestabile, ogni

    sporgenza aggira.

    E scorre l’acqua, mutevole,

    seguendo il battere

    della pioggia e non si cura

    della pendenza che la trae

    lungo il suo dislivello.

    Proprio come la vita

    che slitta sui giorni

    e sui nostri corpi,

    che il suo scandire ritma

    alle variabili congiunture

    generate dall’incalzare

    del tempo e dall’indefinibile

    caos che plasma questo mondo.

    Gli antichi e i nuovi

    arnesi in azione,

    accesi i motori,

    le armi spianate,

    brulica l’universo

    in ogni sua specie

    e in ogni sua categoria.

    Nella terrestre dimensione

    e in quella ancestrale.

    Nell’oggi e nel domani.

    Fioriscono riviere,

    pianeti si disfano,

    si sfaldano attese

    e i battiti scanditi

    al pulsare della vita

    smuovono monti,

    abbattono barriere,

    dilagano sulle superfici.

    Dall’alto guardo,

    senza volermi schierare,

    questo vivo brulicare,

    (sensato o insensato,

    comunque cieco

    e non sempre decifrabile),

    e cerco la mano di Dio

    che non facilmente

    riesco a vedere,

    anche se un coro di voci

    ne acclama la presenza.

    Deluso, forse,

    dal suo miracolo più bello

    e angosciato

    per l’olocausto del Figlio,

    nell’attesa del suo grande giorno,

    altrove andato è Dio

    a creare altri mondi

    per riparare ai danni

    e mitigare il suo dolore.

    Samuela Menna

    Finalista Sezione Poesia

    L’iridescenza dell’anima

    Accadde, una notte.

    Un incontro inaspettato, imprevisto

    un miracolo o una disgrazia,

    una scintilla venuta dal nulla

    …e sono Vita.

    Accadde un giorno.

    Un piedino coraggioso proteso in avanti,

    uno scroscio di applausi nel buio di una sala,

    un foglio decorato di buoni risultati;

    visi soddisfatti

    occhi che regalano sorrisi

    …e sono Gioia.

    Una guerra improvvisa: feriti, sangue

    invisibile,

    parole taglienti, insulti scoccati con abile mira,

    odore di lacrime

    un singhiozzo soffocato di cuori trafitti

    …e sono Fardello.

    Spilli d’acqua alimentano

    generosi

    profondi solchi aridi sul volto di una signora.

    Inclino il mio ombrello come timida corolla

    corteggiata dal leggero sfarfallio di un’ape;

    un flebile moto increspa le sue labbra

    …e sono Salvezza.

    La solitudine mi culla tra le sue braccia possenti,

    un freddo pungente mi avvolge

    delicatamente.

    Il cigolio di una porta che viene chiusa

    il risultato di una scelta,

    una pagina di vita strappata

    il cuore accartocciato e gettato via,

    oggetto contuso

    consunto

    …e sono Errore.

    Una codina scodinzola felice

    una soffice nuvola mi sfiora le caviglie

    un saluto straniero

    familiare,

    due occhi sinceri e indifesi

    …e sono Amore.

    Un cornetto lasciato a metà,

    un vestito su un corpo colpevole

    di non essere abbastanza,

    punito

    rimproverato

    lontano dalla perfezione, requisito

    inespresso ma richiesto

    necessario per essere accettati

    …e sono Inadeguatezza.

    Un volto nello specchio mi osserva,

    un corpo trapunto di cicatrici

    alcune rimarginate altre ancora umide.

    Un ammasso di cellule in costante cambiamento

    una combinazione irripetibile

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