Bukowski. Inediti di ordinaria follia - Vol. 5
By AA. VV.
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La miscellanea “Inediti di ordinaria follia – Vol. 5” comprende trenta poesie e altrettanti racconti. In ognuno dei testi l’autore ha raccontato la vita vera, fatta di sofferenza, di sospetti, di compromessi ma anche di gioia, di risate e di amore. E lo ha fatto attingendo alle proprie esperienze e sensazioni, incurante delle mode stilistiche ed editoriali.
La selezione è il risultato della quinta edizione del Premio Letterario Nazionale Bukowski.
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Bukowski. Inediti di ordinaria follia - Vol. 5 - AA. VV.
Racconto
Introduzione
C’è un aspetto che ci piace sottolineare ogni volta che prepariamo la prefazione di questo concorso letterario: non prendete troppo sul serio i nostri giudizi. Le valutazioni infatti si muovono sul crinale assai scivoloso della soggettività e non può essere la classifica di un concorso a mortificare o a esaltare un manoscritto. Prendete piuttosto sul serio il vostro impegno. È da qui che dovete ripartire perché, siamo sicuri, per molti di voi il Bukowski
è solo una tappa di quell’impervio e imprevedibile viaggio che è la scrittura.
Intanto, se siete qui, vuol dire che avete già superato il primo scoglio: la pagina bianca. E, credeteci, non è cosa di poco conto riuscire a dare forma alle proprie emozioni, trovare uno sbocco alle intenzioni creative che, ahimè, spesso rimangono solo buoni propositi. Ci avete provato e, detta tra noi, non vi è andata affatto male. Tutt’altro.
Ma se la classifica di un concorso letterario è qualcosa di labile (e anche di ribaltabile), quel che rimane è appunto il vostro impegno, la vostra dedizione. Dopotutto è proprio lo stesso Charles Bukowski a insegnarcelo: Il talento da solo non basta, ci vuole costanza, sacrificio, voglia di rischiare. Coraggio
. E allora non abbiate paura ad affrontarlo, questo viaggio. Assaporatelo, in tutte le sue declinazioni, in tutte le contraddizioni, in tutte le paure e in tutte le fugaci esaltazioni. E non importa dove vi porterà perché, parafrasando un famoso cantautore, la stessa ragione del viaggio è
viaggiare.
Il compito di ogni giurato che si rispetti è crudele, impone una scelta, una presa di posizione. Lo abbiamo fatto in buonafede e con il massimo rispetto di tutti perché, dentro i vostri manoscritti, abbiamo trovato un mondo al quale ci siamo avvicinati con gran curiosità e che non ci ha deluso. Ripartite anche da questo, con la consapevolezza che la scrittura è un’esperienza che non lascia indifferenti. Non può esserlo, per natura. È come un demone che ribolle nelle viscere, si alimenta di piccole sensazioni, di fugaci visioni, fino a quando riesce a uscire, a trovare forma, parole e sostanza.
E, forse, il merito più grande di questo concorso è di aver permesso ai suoi partecipanti di portare la propria scrittura fuori dalla dimensione privata, verso una giuria e un pubblico che è entrato (ed entrerà) a contatto con i vostri pensieri.
A ognuno di voi, a chi ha vinto la propria sezione, a chi è entrato tra i finalisti, a chi non ha superato la prima selezione, il Bukowski
è servito a superare i confini dell’autoreferenzialità, a farvi conoscere, a lasciare una traccia. Non è poco, lo ripetiamo un’altra volta, e per dirla come Bukowski: È forse una delle poche battaglie giuste che ci siano perché, in fin dei conti, la scrittura è uno strumento a disposizione di tutti per rimanere umani. In un mondo che sembra fare di tutto per non esserlo
.
La Giuria
(Simona Viciani, Rosa Galli Pellegrini, Michele Nardini)
Classifica finale V ed. Premio Letterario Nazionale Bukowski
Sezione Poesia inedita
Luigi Marzano - I poeti oggi
Simone Sagripanti - In questa notte di maggio
Silvia Sardini - La mensa dei poveri
Premio Speciale della Giuria:
Federico Fabbri - Quel che rimane
Selene Pascasi - Nuvole e giardini
Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):
Bruno Biaganti - Se tu potessi
Antonio Bini - Ferro
Emanuela Carla Botti - Pietre di memoria
Luca Bucciantini - Noi, che guardiamo l’onda
Erika Caser - Follia
Carlo Chinellato - Amoerre
Daniela Conti Benassi - Bipolarismo
Alessandro Corsi - Eterno viandante
Paolo Durante - Ascoltaci, o Signore
Edoardo Firpo - Assoluta
Ettore Fobo - Cose che si dicono e cose che si sanno
Sergio Giovannetti - Mascherata melodrammatica
Valerio Innocenti - Nel passaggio
Alessandro Lanucara - Il fondo
Veronica Manghesi - La mancanza
Roberto Marsiglia - Radici spezzate
Anna Martinenghi - Farsi brevi
Giuseppe Melardi - Il dolore di Dio
Samuela Menna - L’iridescenza dell’anima
Clara Morelli - Il colore del silenzio
Flavio Provini - Il volo di Mohamed
Giacomo Luigi Pucci - La sartoria
Stefano Reggiani - Il genio
Olga Rita Rovai - Caos
Rubens Villarboito - Monotonia
Sezione Racconto inedito
Elena Marrassini - Rocco Arpenulo
Federico Fabbri - La magia del Natale
Gianluca Papadia - Con le ali ai piedi
Premio Speciale della Giuria:
Ugo Criste - Non fermarti
Andrea Spinelli - Il Dinosauro
Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):
Franco Amato - Un colpo perfetto
Bruno Balloni - Questa è la mia terra
Claudia Buratti - La ragnatela
Rossella Corsuto - Non è mia madre
Maria de Fanis - La Convertita
Rossana De Lorenzo - L’imperfezione dell’acqua
Paolo Durante - Mosche d’autunno
Andrea Gaiardoni - Le lacrime del vento
Iacopo Maccioni - Giovanni con la pallavolo ci ha sempre incastrato poco
Tamara Macera - Donna Airone
Roberto Marsiglia - Sopravvissuto
Anna Martinenghi - Una brutta compagnia
Cristina Martone - Ritorno a casa
Ugo Mauthe - Un incontro
Monica Monetti - Lexotan
Nelly Morini - Note stonate
Guido Morresi - Arturo Vitali
Silvia Roncucci - Prima o poi doveva succedere che Bernard Stachman mi apparisse in sogno o Una torta per i Romani
Edoardo Rossi - Il mio amico Tonino
Ivana Saccenti - Flora, di Gobelin vestita
Donatella Sarchini - L’appuntamento
Sabrina Cinzia Sorìa - Maria
Girolamo Titone - Nel silenzio del mare profondo
Davide Torelli - Otto
Arianna Trombaccia - Lei
Sezione Romanzo inedito
Roberto Capocristi - A sud
Benny Pistone - La gran macchina (Precari quando Repubblica non c’era)
Sara Fioretto - Non voglio essere felice
Premio Speciale della Giuria:
Iacopo Maccioni - Zenzero
Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):
Stefania Albani - La stanza delle stoffe
Gianni Baleani - Il sentiero degli addii
Alessandro Barocchi - La tenerezza
Riccardo Carli Ballola - Vorrei volare ma non posso
Emanuele Corocher - V iviamo follemente ogni istante
Nadia De Stefano - Ritorno a Sasso Marconi (L’ossessione del Commissario Righi)
Letizia Di Benedetto - Un volo di farfalle rosse
Alessio Focardi - Il diletto di Tantalo
Antonio Galeone - Il tempo che non ci resta
Massimo Granchi - Il Principe delle Arene Candide
Riccardo Mainardi - Il sogno di Amos
Francesco Mineo - Barba incolta
Cristina Pacinotti - Lo strappo
Roberto Pareschi - Il teatro della Memoria
Sara Pessino - Ogni quarto di luna
Giovanni Petta - Altra cosa è l’amore
Nick Ragazzoni - Rated R - Le cronache di Wang
Bebo Rebuzzi - La scacchiera sospesa. Omicidio o suicidio
Marika Salamina - Destino fatale
Tea Salis - Quartiere Benvenuti
Valeria Sanna - Looking through you
Carolina Scaglioso - La strega di Boscoacuto
Andrea Scaricamazza - Giorni di un presente corrosivo
Franco Sorba - Nonna cioccolata
Giordano Tomassi - Memorie della solitudine (gli uccelli non vanno in retromarcia)
Giorgio Villani - Nel cuore di un sequestro
Sezione Poesia
Bruno Biaganti
Finalista Sezione Poesia
Se tu potessi
parlare di colpo la lingua del sale
cucire gli argini dei vasi interrotti
usare la gomma a sporcare la tela
limare le anche la punta dei piedi
pesanti le orme pensanti le mani
che danza faresti sarebbe un inchino
avresti nel seno un ritmo di nodi?
Ho perso il tempo in un lago di pause
ricordo a fatica la tua assenza di odore
ho lavato gli occhi in un’eco di specchi
è una nuvola bianca più bianca del buio
dov’era quell’angolo qual era la password
abbiamo già perso la prima canzone?
S’impalla lo stereo ho saltato la cena
non sono i contorni ciò di cui ho fame
mi cade la mano mi cede l’arcata
la pianta è secca il foglio è imbrattato
nessuna delle precedenti domande è risposta
sono sudari a volte le croci.
Antonio Bini
Finalista Sezione Poesia
Ferro
Ferro su ferro
età sopra età
da un mese di secoli
si combatte la vita.
Ferro su ferro
si batte la falce
si forgiano zoccoli
si affondano chiodi.
Ferro su ferro
si conia moneta
si fondono armi
s’incrociano spade.
Ferro su ferro
si scava in miniera
s’intaglia e s’ammaglia
si rade e si spunta.
Ferro su ferro
si potano tralci
si strizza e si trita
si cuoce letizia.
Ferro su ferro
corriamo all’incontro
attraverso paesi
di gente che sfugge.
Ferro su ferro
sudore di carne
su volti svagati
e scambi perduti.
Emanuela Carla Botti
Finalista Sezione Poesia
Pietre di memoria
Affama i ricordi l’autunno, la sua nebbia
insipida e ruvida come può essere un cuore
i ricordi… un chiacchiericcio opaco
meglio un urlo, di memoria e dolore
gelerà in pietra il perdono incattivito
ma avrò ali, non artigli.
Luca Bucciantini
Finalista Sezione Poesia
Noi, che guardiamo l’onda
L’onda culla il tramonto,
nel suo più cupo e imperscrutabile mistero,
fino a quando in esso, trova l’oscuro.
È allora, che l’onda avanza inarrestabile,
che la sua rabbia travolge l’ultima speranza.
Avanza, ingigantita dall’odio,
sempre più grande, sempre più violenta.
Travolge e soffoca ogni cosa, ogni storia, ogni vita.
Il mare prova vergogna, ma infine,
si arrende alla prepotente arroganza,
alla devastante incuranza per l’essere,
e inerme, si sgomenta di ciò che offusca la sua poesia.
Poi però l’onda si placa, scivolando sul manto di sabbia
e avvolgendo, come in un abbraccio, qualcosa di inerme.
Lo sospinge, lo riprende, come a volerlo cullare,
come se si volesse scusare.
L’ipocrisia dell’onda cancella ogni prova del misfatto,
lasciando solo il viso, le piccole mani,
affondate nel soffice grigiore.
Oramai è tardi per il pentimento,
oramai è tardi per discolparsi, oramai è tardi.
Tutto tace, l’onda in silenzio si ritira
e torna al suo mare.
Mentre noi, che guardiamo l’onda,
torniamo a non vedere, ciò che in noi,
affonda.
Erika Caser
Finalista Sezione Poesia
Follia
Sono fuori dal vostro mondo,
sono un lucido folle,
una testa vuota!
Crocifiggetemi
se mi considerate un diverso.
Inquietudine, turbamento
mi creano un orribile scampanio nella testa.
Un repellente mostro.
Così mi giudicate.
Parlo a voi…
I miei occhi vi fanno tremare.
Sciocchi!
Scappate dai miei gesti inconsueti,
dalle mie parole avvelenate.
Dialogo con le vostre ombre,
troppo magre, troppo grasse, troppo sole.
Ah, deboli creature!
Rinchiudetemi…
Uccidetemi…
Non sarà il corpo a fermarmi.
Viaggio oltre,
non so mentire,
non so giocare.
Sono ciò che volete scoprire.
Tagliate le mie carni,
aprite il mio cuore
fino in fondo alle viscere.
Non troverete quell’anelito
che mi rende vivo,
quel soffio vitale,
che tanto vi terrorizza.
Sono io.
Un viandante
solitario che attraversa i pensieri,
che vive nel ricordo dell’anima pura che ero.
Lasciate che io chiuda gli occhi per l’ultima volta
e con un sorriso un po’ beffardo…
mi possa accomiatare da voi comuni uomini.
Carlo Chinellato
Finalista Sezione Poesia
Amoerre
Palpiti come faville
puzzle di segreti derelitti
miserevoli dubbi per i quali impaurire
suoni acuti d’anime doloranti
raffinate amoerre,
ecatombi di rinunce insincere
la tua gamba che si muove nervosamente
io incline… ti guardo i sensi.
Daniela Conti Benassi
Finalista Sezione Poesia
Bipolarismo
Nel tempo che fu,
quello tentato invano
di cancellare,
innocenza e lussuria,
convivevan passo passo,
nessuna sapeva dell’altra.
L’angelo dalle ali tarpate,
vittima e persecutore,
percorreva la strada
da vendicatore.
Con gli occhi appassionati,
di novella Cleopatra,
di uomini forti
faceva stracci.
Resi inermi,
dopo amplessi agitati.
Nel delirio di potenza
volgeva attorno
lo sguardo predace.
Ancora e ancora
fino a sera.
Quando con le mani
sporche di sperma
ed il corpo lacerato dal dolore,
risaliva le scale di casa,
l’innocenza torturata.
Alessandro Corsi
Finalista Sezione Poesia
Eterno viandante
Raccolgo le mie storie
ad ogni alba
per un altro giorno
di cammino nella vita.
Nel canto della luce
che sboccia dalla notte
mi guardo le mani
per scorgervi il volto
dell’uomo che sogno
di essere nel tempo.
Nel frinire delle stelle
trovo dei silenzi
che saranno l’acqua
per la mia gola,
riarsa dalle speranze:
infinite come il tempo,
dolci come il tramonto
d’una sera perfetta.
Queste immagini,
racchiuse nei miei occhi
con sorrisi come suggelli,
sono le biglie
per i miei giochi di bimbo:
l’eterno viandante
del tempo e della vita.
Paolo Durante
Finalista Sezione Poesia
Ascoltaci, o Signore
Signore delle macine del cielo
questa è la mia preghiera
in cui
ti si chiede poco o nulla
solo si spera
che tu possa esistere davvero.
Se ne potrebbe avere
-facci il santo favore-
una minima prova?
Signore dei fili d’erba e degli uragani
delle torri e delle macerie
fammi vedere domani
non andartene in ferie.
Per le giornate di sole
per le piogge e l’odore d’erba
per il bosco suonato dal vento
per un trasalimento
e per una montagna da scalare
fino in vetta,
ascoltaci, o Signore,
non aver fretta!
Per favore, facci ricordare
il tempo dell’amore
delle risate
l’acqua fresca da bere.
Il calore, la mano,
la carezza, la stretta,
il dolore
la canzone del mare.
Ascoltaci, o Signore!
E non farci dimenticare
le voci e i volti
i gesti e le parole,
l’ardore e le feste,
le braci ardenti, i fiori,
i dubbi, le ore,
il suo pallore di luna
la sua mente folletta.
Per la maledizione del cuore
ascoltaci, o Signore!
Federico Fabbri
Premio Speciale della Giuria
Quel che rimane
Ho steso al sole brandelli di cuore.
Della mia vita fatta a stracci
non resta altro
che questo lento ondeggiare
al vento.
Edoardo Firpo
Finalista Sezione Poesia
Assoluta
Traduco l’inconscio
che parla un’altra lingua
su frequenze in codice
decifrate dal mio involucro.
Stretto da un disagio
di libertà assoluta
dove ogni via di fuga
mi riporta dove sono.
Ettore Fobo
Finalista Sezione Poesia
Cose che si dicono e cose che si sanno
I
Fotografie di un’estate fa
mi osservano magnetiche
perché assorbono la mia attenzione
su dettagli, forse, insignificanti:
ecco vedi il bianco dei pallini
a pois della tovaglia
pare un po’ opaco,
l’intonaco della casa
è leggermente scrostato,
ecco, per la prima volta, non te lo nascondo,
l’insieme del tuo sguardo pare un po’
ehm… appesantito, dall’età certo,
e insomma qualcuno potrebbe dirti
(sono cose che la gente ama ripetere)
che il meglio della vita è già passato,
quando il bianco della tovaglia era splendente,
la casa profumava soltanto di abeti,
e tu eri giovane, all’acme delle forze.
Son cose che si dicono,
per colorare un po’ il passato.
Tutto era come ora,
insieme vertiginoso, abissale, disperato, estatico.
L’oblio, che tutto sa e tutto dimentica,
lo potrà serbare per millenni.
II
L’infinito è una rotazione stellare,
il turbinoso gioco invisibile degli atomi,
la bontà regalata in un sorriso,
la regale indifferenza degli aironi,
l’impalpabile bellezza dei numeri,
il luccicare, insieme sinistro e allegro,
di uno sguardo pieno di lussuria,
la vagante e spettrale potenza della nebbia,
la sferica beatitudine dell’orologio,
la pazienza millenaria della clessidra.
Queste sono le cose che sai
e che l’oblio non può nascondere.
Pensa, neanche il supremo reggitore degli universi
è capace di nascondere
l’infinita moltitudine della bellezza.
Sergio Giovannetti
Finalista Sezione Poesia
Mascherata melodrammatica
La falena non può più tacere
e ulula raffiche di fuoco.
Ragnatele bianche di morte
saldano gli squarci della notte,
paralizzano la libertà.
La notte è una vasca di pace,
immobilità che si perde tra gli abissi.
I pipistrelli possono anche dibattersi,
schiantarsi contro la muraglia di fiele;
hanno la veste del Male,
e l’Ordine si solidificherà.
La notte è brulichio di serpenti
e/o serpente che si morde la coda.
Attenti alle stelle che cadono:
le senti esplodere nel cuore,
ma pronta è la pattumiera
a ingoiarle con occhio metallico
e a tener pulita la fossa.
Nel centro della notte qualche volta
carogne di stelle affiorano
vomitate dalla furia del mare,
cadaveri bianchi degli abissi,
grandi esseri dagli occhi afflosciati e pallidi.
In ordine come l’asfalto,
si accendono all’alba le spiagge.
Sciacalli d’amianto, bianche ombre silenti
hanno già anestetizzato la scena
e il tuo cuore sentiva nel sonno
i loro passi pesanti sugli occhi,
il loro vuoto inorridire i capelli.
Ma gli addetti già accesero il sole,
si può pure incominciare la commedia,
che diritto rimane di urlare,
la Normalità è una trappola vischiosa,
tra i sogni impaniato è usignolo.
Le ali spezzate di farfalla
non ti possono più svegliare,
tu stesso le hai ben sepolte
furtivamente, nella piaga putrefatta,
nel fianco di un corpo non tuo.
Mangia, lavora e godi, fratello,
lavora e non attristarti,
il tuo strazio non esploderà mai sulla scena:
la libertà di dissoluzione infinita
-pesci dannati saltano fuori dal vaso,
in volo verso cieli d’acido autodissolvimento-
non è che un miraggio lunare,
vertigine che i proiettori non illuminano.
Il coro allucinante di vita tradita,
in inesorabile apnea
sotto la montagna di rifiuti
si contorce.
Ululare coi cani alla luna
-sanzionato come disturbo alla quiete-
al veggente nottambulo si consente,
di digrignare le fauci
contro il cerchio stregato dell’orizzonte
il folle ha ancora diritto.
Il suo ululato è oltremondano silenzio,
l’Ordine si solidificherà.
Valerio Innocenti
Finalista Sezione Poesia
Nel passaggio
Ruscellano i ricordi
di petali e ricami
nel carsico affiorare
di giorni ormai lontani.
Poi placido torpore
smorza l’emozione
e palpebre suggella
provvida iniezione.
La mano che accarezza,
seppur per un secondo,
le pare proprio quella
di chi la mise al mondo.
Alessandro Lanucara
Finalista Sezione Poesia
Il fondo
Con la bottiglia giro in tondo
sulla mia notte fonda
braci consunte le mie labbra
non tocco ancora il fondo intorpidito
del vetro circolare di fanghiglie
dove s’intossica l’idea
e il suo spirito si mette all’opera
n’è rimasto un dito appena
che tracanno a trapassare il cielo
con una falla lirica d’alibi storditi
la verità in un capitombolo
che solo ad annusarla da vicino
trascritta in fretta sugli appiccicosi
fogli a quadretti maculati
dal rosa tea dei vini a buon mercato
farà girar la testa a quegli originali
che hanno il coraggio di poetare sobri
e terrà in piedi un altro giro
il mondo.
24 maggio 1
come fossi un bevitore
come fossi un poeta.
Veronica Manghesi
Finalista Sezione Poesia
La mancanza
Accade dopo l’assenza
la mancanza, la tua sedia vuota,
dopo tanti giorni stridenti
come gessetto ascendente sull’ardesia.
Mi scuote dall’amnesia
il chiasso del tuo silenzio,
l’appuntamento mancato
in cui inciamperò da sola.
Con l’indice hai vorticato
nel nostro florilegio
più arrogante di un dio invidioso
che spartisce e misura nel calco.
Avrei preferito starti dietro,
sorvegliare la nabla del tuo dorso
piluccando povere parole
lasciate cadere distratte.
Adesso rimbocco lembi vuoti,
svestiti gli occhiali da sogno
percorro orme asincrone
verso la spietata certezza
che non saremo mai aceto insieme.
Roberto Marsiglia
Finalista Sezione Poesia
Radici Spezzate *
Le strade erano vuote
si percepiva soltanto
un mesto canto di morte.
Le stanze si fecero mute
il passato si frantumò
famiglie sradicate
come un albero
alla sua terra.
*In memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.
Anna Martinenghi
Finalista Sezione Poesia
Farsi brevi
Farsi brevi
nell’ora intima
una sedia
un’arancia da sbucciare
tintinnare di chicchere
del caffè di ieri
nel silenzio
del temporale lontano
il non dire quieto
di ciò che fa star bene.
Luigi Marzano
Primo classificato Sezione Poesia
I poeti oggi
I poeti oggi son nascosti
in caverne di parole,
girano per strada
e contano i loro passi
come fossero preziosi
giorni della vita.
Puoi incontrarli ovunque:
a fare la spesa, a bere caffè,
li vedi che attraversano
miserabili le strade
e magari quando ne incontri uno
pensi che sia un uomo comune
nella routine del giorno,
invece è proprio lui,
un poeta con il suo sguardo
profondo di tenerezza.
I poeti oggi rimorchiano i propri sogni
e non sono come quelli di una volta,
siedono davanti ai computer
trovando l’ispirazione
nella loro solitudine
di immagini dolci.
Usano gli smartphone
e qualche volta ridono
ma difficilmente sono felici
e quando lo sono,
lo sono per davvero.
I poeti oggi non sembrano poeti,
non sono di certo come quelli dei libri,
sono brutti ma anche belli,
sono strambi, quasi sempre taciturni,
hanno macchie sui vestiti
ma mai nella loro anima.
Sanno piangere guardando il mondo
e il viso delle donne di cui s’innamorano,
sanno piangere lacrime
di una purezza infantile
e quando il cielo s’adombra
di un’oscura malinconia,
passano le dita tra le nuvole grigie
e invocano parole
come fossero divinità,
fino a quando
una rima di azzurro
non viene loro in aiuto supremo,
restituendo a mo’ di colore
una carezza di autentico cielo.
Giuseppe Melardi
Finalista Sezione Poesia
Il dolore di Dio
Scivola l’acqua,
come in un ruscello,
a ritmo irregolare
sulla viuzza lastricata
di granito di lava.
Ha fretta l’acqua
di giungere al suo fiume
e, inarrestabile, ogni
sporgenza aggira.
E scorre l’acqua, mutevole,
seguendo il battere
della pioggia e non si cura
della pendenza che la trae
lungo il suo dislivello.
Proprio come la vita
che slitta sui giorni
e sui nostri corpi,
che il suo scandire ritma
alle variabili congiunture
generate dall’incalzare
del tempo e dall’indefinibile
caos che plasma questo mondo.
Gli antichi e i nuovi
arnesi in azione,
accesi i motori,
le armi spianate,
brulica l’universo
in ogni sua specie
e in ogni sua categoria.
Nella terrestre dimensione
e in quella ancestrale.
Nell’oggi e nel domani.
Fioriscono riviere,
pianeti si disfano,
si sfaldano attese
e i battiti scanditi
al pulsare della vita
smuovono monti,
abbattono barriere,
dilagano sulle superfici.
Dall’alto guardo,
senza volermi schierare,
questo vivo brulicare,
(sensato o insensato,
comunque cieco
e non sempre decifrabile),
e cerco la mano di Dio
che non facilmente
riesco a vedere,
anche se un coro di voci
ne acclama la presenza.
Deluso, forse,
dal suo miracolo più bello
e angosciato
per l’olocausto del Figlio,
nell’attesa del suo grande giorno,
altrove andato è Dio
a creare altri mondi
per riparare ai danni
e mitigare il suo dolore.
Samuela Menna
Finalista Sezione Poesia
L’iridescenza dell’anima
Accadde, una notte.
Un incontro inaspettato, imprevisto
un miracolo o una disgrazia,
una scintilla venuta dal nulla
…e sono Vita.
Accadde un giorno.
Un piedino coraggioso proteso in avanti,
uno scroscio di applausi nel buio di una sala,
un foglio decorato di buoni risultati;
visi soddisfatti
occhi che regalano sorrisi
…e sono Gioia.
Una guerra improvvisa: feriti, sangue
invisibile,
parole taglienti, insulti scoccati con abile mira,
odore di lacrime
un singhiozzo soffocato di cuori trafitti
…e sono Fardello.
Spilli d’acqua alimentano
generosi
profondi solchi aridi sul volto di una signora.
Inclino il mio ombrello come timida corolla
corteggiata dal leggero sfarfallio di un’ape;
un flebile moto increspa le sue labbra
…e sono Salvezza.
La solitudine mi culla tra le sue braccia possenti,
un freddo pungente mi avvolge
delicatamente.
Il cigolio di una porta che viene chiusa
il risultato di una scelta,
una pagina di vita strappata
il cuore accartocciato e gettato via,
oggetto contuso
consunto
…e sono Errore.
Una codina scodinzola felice
una soffice nuvola mi sfiora le caviglie
un saluto straniero
familiare,
due occhi sinceri e indifesi
…e sono Amore.
Un cornetto lasciato a metà,
un vestito su un corpo colpevole
di non essere abbastanza,
punito
rimproverato
lontano dalla perfezione, requisito
inespresso ma richiesto
necessario per essere accettati
…e sono Inadeguatezza.
Un volto nello specchio mi osserva,
un corpo trapunto di cicatrici
alcune rimarginate altre ancora umide.
Un ammasso di cellule in costante cambiamento
una combinazione irripetibile