Una città di medici. L'orgoglio della professione
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About this ebook
Così inizia il racconto della biografia di diversi medici paolani non più viventi, la cui memoria è importante mantenere viva perché fanno parte della storia della nostra città.
Il lavoro è il frutto di attente e documentate ricerche condotte in archivi e biblioteche familiari; alla sua realizzazione hanno contribuito lunghi colloqui e telefonate con i parenti dei medici citati e le testimonianze di persone che li hanno conosciuti e frequentati quando erano in vita.
Un breve capitolo è dedicato alla memoria delle Ostetriche comunali che in epoca precedente all’apertura del reparto ospedaliero di Ostetricia hanno fatto nascere generazioni di paolani.
Nella seconda parte del libro, l’Autore immagina “interviste e dialoghi impossibili” tra quattro medici paolani attualmente all’apice della loro carriera professionale e altri due non più viventi che hanno svolto la loro professione in epoche pionieristiche della Medicina, prima e dopo la seconda guerra mondiale, e in condizioni socio-sanitarie molto difficili.
L’Autore è certo che il Lettore accorto, sfogliandone le pagine, noterà che questo libro
“è qualcosa di più di una indagine, di un resoconto, di una ricostruzione puntuale e attenta di un pezzo importante della storia sociale della nostra città. È, sì, tutto questo. Ma è anche un romanzo storico e un trattato di medicina”. (Dalla “Prefazione” di Roberto Losso)
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Book preview
Una città di medici. L'orgoglio della professione - Giancarlo Mantuano
1950)
Presentazione
Poter definire Paola Una città di Medici
è già di per sé l’occasione per parlare di un’esclusiva territoriale difficilmente replicabile altrove.
Disporre di una storia che da oltre un secolo racconta le gesta delle centinaia di camici bianchi cresciuti, maturati e vissuti nella nostra realtà territoriale, è un orgoglio
che giustamente fa parte di questo libro già a partire dal titolo. Perché è un valore aggiunto senza il quale, probabilmente, sarebbe stato molto difficile per Paola giungere all’attribuzione dello status di città
.
L’attenzione e la professionalità profuse nella salvaguardia della salute collettiva hanno contribuito al rafforzamento del tessuto sociale cittadino, gettando le basi per una crescita urbana divenuta esemplare per l’intero territorio.
Nel rispetto di un giuramento sacro che nell’etica e nella morale affonda solide radici, i professionisti presenti e passati che hanno preso in cura il nostro territorio sono divenuti pilastri della sua stessa struttura, edificata secondo un progetto capace di resistere anche agli scossoni più vigorosi.
Parlare dei medici paolani significa – pertanto – parlare di amici, di persone che oltre a vivere la città l’hanno visitata
costantemente, entrando a contatto con tutte le sfaccettature di cui è composta. Nella moltitudine di nomi e biografie presenti tra le pagine a seguire, ognuno potrà trovare un riferimento familiare, un aneddoto particolare utile a rivivere momenti passati e sensazioni presenti. Merito della completezza e della compiutezza di un lavoro con cui Giancarlo Mantuano è riuscito a rendere tangibile finanche il sentimento avvertito dall’intero contesto, fatto non solo di storie di dottori, di pazienti, di malattie e terapie, ma anche dei riflessi fragili e forti al tempo stesso dell’animo umano.
Oltre a raccontare, questo libro ha il merito di far parlare
i medici, con quei Dialoghi e interviste impossibili ai tavolini del Bar Conte
che, presenti nella parte finale, aiutano a fare il punto sull’attualità, senza nascondere nulla al lettore che, forte della consapevolezza maturata nello scorrimento delle pagine precedenti, è messo in condizione di comprendere quale sia la disposizione ideale per valorizzare e difendere al meglio una risorsa di cui questa città non può fare a meno.
A Giancarlo Mantuano va quindi tributato un caloroso ringraziamento, nella certezza che la memoria del passato e il ricordo del presente rappresentano i passi fondamentali per un percorso che Paola deve proseguire. Con orgoglio.
Roberto Perrotta
Prefazione
Mi ha subito colpito quel suo richiamo "all’orgoglio della professione". Un bisogno d’identità che il dottor Giancarlo Mantuano voleva condividere con quei tanti medici che, nel tempo, hanno garantito ai paolani un alto livello di assistenza sanitaria.
Si rincorrono e si ritrovano due concetti-chiave, umanità e professionalità, nella sua fertile cultura classica e nella sua brillante carriera ospedaliera. Nonostante il passare degli anni, d’altra parte, quando incontri un suo paziente, avverti che conserva un bel ricordo di quel camice bianco pacato, meticoloso, convincente. Ce ne erano tanti, tre stagioni fa, alla presentazione del suo primo libro "Un piccolo, grande ospedale". Erano lì per stringergli la mano. Un gesto antico e nobile che sancisce e conferma un rapporto d’affetto e stima, che resiste alle sfide della quotidianità e della lontananza, quando diventa emozione sincera e pensiero positivo.
Leggendo le pagine rispettose e riconoscenti che riserva ai suoi colleghi di ieri e di oggi, mi torna in mente la delicatezza delle parole e dei sentimenti che dedicò a suor Irene, "giovane e dolce suora. Gli era particolarmente cara, quella suora di bianco vestita, perché gli
insegnò carità e amore verso chi soffre, educandolo ad essere
un medico buono prima che bravo. È questo il soffio d’infinito che riempie di contenuti il suo approccio al giuramento di Ippocrate e il suo rapporto con l’ammalato, che può anche chiamarsi spirito di servizio, rispetto della vita umana, cultura della solidarietà. È un valore in sé, direi anzi un valore aggiunto, questa traccia di umanesimo applicato alla professione medica. L’ha cercata, questa
grande bellezza", ricostruendo storie individuali e collettive ancora presenti nel vissuto quotidiano della comunità paolana.
Ne è venuto fuori un bel libro. Scrivendolo, peraltro, ha assolto ad un impegno morale: far sì che quei nomi non sfumassero nella dimenticanza per l’inesorabile trascorrere degli anni.
Vive intensamente, Giancarlo Mantuano, la compiutezza delle soddisfazioni, dei riconoscimenti, delle certezze che ha maturato esercitando da protagonista la "professione più bella del mondo".
Non la considera, però, un traguardo individuale, bensì la sommatoria di esperienze che, nel tempo e tutte insieme, diventano scienza e coscienza. La sua aspirazione è proprio questa: descrivere la complessità dell’arte medica nella sua dimensione umana, coglierne il valore universale, trasmettere l’idea che l’assistenza sanitaria progredisce perché c’è un tratto comune che lega l’una all’altra le generazioni che la praticano con amore e passione.
Quello della sanità, d’altra parte, è un mondo che cambia velocemente e tende a migliorarsi sempre più per assicurare alle persone una diversa qualità della vita e un rapporto meno sofferto con la malattia. Ciò richiede una quantità crescente di figure professionali che svolgono, ognuna con le proprie competenze e specializzazioni, compiti insostituibili e complementari rispetto a quelli propri del medico.
È il mondo delle ostetriche, dei tecnici, degli infermieri. Nella sua narrazione c’è il riconoscimento convinto della centralità di tutti e di ciascuno. Li ricorda, ne descrive le qualità, li indica come soggetti creativi nella gestione delle difficoltà che, ogni giorno, vanno affrontate e risolte negli ospedali e negli ambulatori. Lo aveva già fatto, in maniera minuziosa e puntuale, nel volume "Un piccolo, grande ospedale". Oggi, riprende il filo di quel ragionamento, rendendo un omaggio particolarmente affettuoso e motivato
"alle eroiche figure di ostetriche comunali che, in anni precedenti all’apertura del reparto ospedaliero di ostetricia, spesso da sole e in condizioni ambientali non sempre felici, hanno assistito durante il parto tutte le nostre mamme e fatto nascere innumerevoli generazioni di paolani"
Ci tiene molto l’Autore a ricostruire lo scenario che costituisce l’antefatto della sua ricerca e del suo libro. Perché aiuta a capire meglio quante difficoltà dovessero affrontare i sanitari di quel tempo. Mostrando una notevole capacità di sintesi, gli sono bastati pochi paragrafi per descrivere una professione, una società e i suoi protagonisti.
La professione
"Nei primi decenni del ’900 l’attività sanitaria dei medici paolani era rivolta alla cura delle malattie allora più diffuse, quelle infettive in primo luogo, all’assistenza alle gestanti e partorienti, alle prestazioni di pronto soccorso (suture di ferite, traumi); ma la figura amica e compassionevole, familiare e consolatoria del medico era sempre presente in tutte le case e in tutti i momenti, buoni o cattivi, della vita quotidiana delle famiglie".
La società
"L’analfabetismo, la povertà diffusa, l’emigrazione forzata e la scarsa igiene contribuivano ad aggravare le precarie condizioni sociali e di salute della popolazione; la mortalità era molto alta anche per semplici malattie come un raffreddore o una tonsillite; i pochi farmaci a disposizione (tipo aspirina) erano scarsamente efficaci in casi di patologie più gravi e anche le pratiche mediche allora più diffuse (salassi, clisteri ecc.) erano del tutto inefficienti.
I protagonisti
"In questo clima e in questo ambiente lavoravano i medici dell’epoca: Domenico Anastasio, Giuseppe Cilento, Nicola Cinelli, Angelo Ferrari, Antonio Ferrari, Natale Logatto, Beniamino Magnavita, Eugenio Maraviglia, Pasquale Monaco, Agostino Pisani, Michele Pisani, Gustavo Pizzini, Eugenio Tarsitano".
A Giancarlo piace sottrarsi alla turbolenza dei sentimenti. Li nasconde dietro al rigore della ricerca storica e della competenza scientifica. Conoscendolo, però, è possibile scoprirli intensi e profondi nelle pieghe del racconto, negli aggettivi scelti con cura per rievocare una qualità o una virtù, nella metrica della scrittura che, quando il cuore prende il sopravvento, diventa discorsiva, accorata, coinvolgente. Sono "eroiche", appunto, le ostetriche. "Dolci, le suore.
Sapienti, i farmacisti.
Compassionevoli" i medici. Gli viene spontaneo, quindi,