Giovedì 23: e altre follie
By Andy Ben
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Semplicemente è un insieme di idee concepite in questi mesi e follie rimaste sepolte in qualche cassetto per anni. Ora ho deciso di dare a tutto ciò, la luce che merita.
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Book preview
Giovedì 23 - Andy Ben
SÍ
.
GIOVEDÌ 23
L’eco dello starter è seguito immediatamente dal tonfo cupo causato dall’impatto dei corpi con l’acqua.
Il tanfo di cloro, che invadeva le narici fino a qualche istante fa, mi ha abbandonato ma tornerà appena dopo l’ultima boccata d’aria, quando, giunto al traguardo, ricomincerò a respirare normalmente.
Sono due le cose che non sopporto di questo splendido sport.
Il cloro, con il suo odore penetrante e quella sensazione di viscido che rimane sulla pelle anche dopo la doccia, quando, alla fine di una gara o al termine degli allenamenti, l’adrenalina cede il posto alla stanchezza.
Il cloro che brucia le palpebre, nonostante gli occhialini e che lascia quel rossore intorno all’iride disinfettando tutto, anche l’anima.
La seconda è perdere. Non lo sopporto. la sconfitta non è contemplata. Perdere significa gettare alle ortiche mesi di lavoro, fatti di infinite ore di preparazione fisica e psicologica, fatica e sudore in palestra e chilometri macinati in vasca, a sopportare il cloro.
Eppure sto perdendo.
Con la coda dell’occhio ho visto Marco in terza corsia sopravanzarmi.
Nella corsia alla mia destra c’è Giulio, appena poco dietro di me. Un avversario temibile che sono sempre riuscito a tenere a bada negli ultimi anni.
Alla mia sinistra, Aliosha. Da quando è entrato in squadra, tutte le mie sicurezze hanno cominciato a vacillare. È un dannato italo-russo di un metro e novanta. Biondo, giovane e potente. Lui è quello che mi sta portando via la gloria, che sta avvelenando la mia vita. Nell’ultimo mese ha stracciato i miei record in vasca, sia quello indoor che quello nell’olimpionica all’aperto.
Alla partenza era già avanti.
Ma oggi l’importante non è batterlo.
Per quello c’è tempo.
Posso lasciargli vincere questa battaglia per puntare a un obbiettivo più grande: vincere la guerra, batterlo quando davvero conta qualcosa, quando c’è un trofeo in palio.
L’importante oggi è qualificarsi, arrivare tra i primi tre per partecipare ai campionati nazionali fra cinque mesi. Allora sarà fondamentale non solo batterlo ma umiliarlo, ripagarlo della stessa moneta, fargli assaporare il gusto amaro della sconfitta.
Oggi mi posso accontentare.
Siamo alla virata.
Marco ha allungato il suo vantaggio.
Ora sono decisamente terzo ma sento il fiato di Giulio sul collo: sta velocemente recuperando lo svantaggio.
Non capisco cosa mi stia succedendo.
Le bracciate si fanno sempre più faticose e continuo a perdere decimi da Aliosha e Marco.
Ancora pochi istanti e sarà tutto finito.
Tocco la parete della vasca poi lentamente riemergo.
Ora respiro a pieni polmoni: una boccata, poi un’altra.
Il cloro torna a farsi senrtire.
L’allenatore, con sguardo attonito si affaccia sopra il blocco della corsia e farfuglia qualcosa.
Non riesco a sentire quello che dice.
Tolgo la cuffia e il mondo torna all’improvviso, tutto insieme.
«Che diavolo hai combinato!»
Non riesco a comprendere. Mi volto verso Giulio e vedo che esulta.
«Ale, Ale!!!»
Guardo l’allenatore che ormai sbraita: «Ale, che cazzo è successo in acqua?»
Scuoto la testa.
Mi sento smarrito, non capisco, poi lancio uno sguardo verso Aliosha e la realtà mi colpisce alla bocca dello stomaco con una violenza inaudita: ho perso!
«Ale, Aleeeee!»
Il mondo intorno a me si appanna per qualche secondo poi, realizzo che sono ancora in vasca.
Con uno scatto mi trascino fuori e finalmente rivolgo la parola all’allenatore: «Come è andata?»
«Come cazzo vuoi che sia andata? In sette anni che ti alleno non hai mai nuotato così male.»
«Come è andata?»
«Ale sei in te? Ti senti bene.»
«Ti ho chiesto, come è andata?»
«50 secondi netti»
«Quindi?»
«Quindi sei quarto. Giulio ti ha preceduto di 2 centesimi.»
Aliosha mi passa di fianco e non si lascia sfuggire l’occasione per infierire: «Amico, ricordatela bene questa data! Sei Fuori!». Poi scoppia in una risata fragorosa e va a complimentarsi con Giulio e Marco.
Guardo il tabellone luminoso che sormonta la vasca:
Aliosha 48.10
Marco 48.77
Giulio 49.98
Alessandro 50.00
Via via tutti gli altri.
L’orologio segna le 14.47 di giovedì 23 aprile.
L’allenatore cerca ancora di chiedermi spiegazioni ma non lo ascolto più. Raccolgo l’accappatoio dalla mia postazione e mi dirigo mesto verso lo spogliatoio.
Fuori è una bellissima giornata primaverile.
Sono stato a lungo sotto la doccia, al rifugio dagli scherni e dai complimenti verso i miei compagni, o meglio sarebbe dire avversari.
L’acqua bollente ha lavato via tutto l’odore dell’odiato cloro e ancora più in profondità la mia pelle. È passata oltre un’ora prima che lo spogliatoio si svuotasse. Solo allora sono uscito.
Mi sono asciugato e vestito nell’assoluto silenzio. Nemmeno l’allenatore