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Ode al simulacro
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Ebook99 pages59 minutes

Ode al simulacro

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Federico Fabregat Vidrio (1975), scrittore e cineasta messicano, posa il proprio sguardo su diverse aree del pensiero. In Ode al simulacro, l'autore riflette sulla schiavitù verso dio (in minuscolo), la purezza della morte e la potenza dei sogni. L'esistenzialismo, la decadenza e persino il pessimismo sono le costanti con cui l'autore risponde alle domande che lo rendono irrequieto. L'uomo ordinario, secondo Fabregat, si chiede cos'è dio e come risposta ottiene: "dio è una di quelle idee formidabili che ci parlano della sproporzionata capacità di sognare collettivamente".
LanguageItaliano
PublisherArlequín
Release dateJul 24, 2018
ISBN9786078338801
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    Ode al simulacro - Federico Fabregat

    Lichtenberg)

    FEDE, DIO E ALTRI

    FANTASMI

    SCHIAVITÙ

    L’uomo dovrebbe essere uno schiavo di dio, mentre invece è dio a rappresentare un’estensione dello sdoppiamento umano; una specie di spasmo fisico-spirituale che dà nome a ciò che appare extracorporeo. Quello che chiamiamo divino è solo un riverbero delle nostre grida interne (che nessuno ascolta) e del nostro individuale, infimo riflesso in un tutto collettivo. In fondo, dio è nostro schiavo perché è a lui che ricorriamo nella disperazione dell’intangibile. Siamo gli usurai dell’anima, adoratori della convenienza dell’incorporeo.

    DIO

    Dio è onnipresente, ossia, il suo nulla si trova dappertutto. Meglio ancora, dio è onniassente.

    ATTI DI FEDE

    Le religioni si reggono su atti di fede. Le loro norme quindi sono il miglior pretesto per sostenere idiozie. L’umanità: il più elevato atto di fede.

    INCAPACITÀ

    Siamo incapaci di desiderare la pace mentale e, al tempo stesso, non sappiamo cavalcare a lungo il logorio corporale che si cela dietro a ogni incendio spirituale. In un modo o nell’altro, dimentichiamo princìpi comuni come il considerare la natura una melodia folle, e la nostra stupidità consiste, precisamente, nel dotare d’ordine il caos primordiale di tutta la nostra specie, impregnata di anarchia divina. Siamo turbamento metafisico. Siamo veleno di dio.

    IDEE SPROPORZIONATE

    Dio è una di quelle idee formidabili che ci parlano della straordinaria capacità umana di sognare in collettivo. Quale mancanza di tranquillità invade il nostro spirito, tale da generare enormità indefinibili di una siffatta simmetria? Che disperazione e avvilimento ci costringono a reclamare un creatore di creatori? È davvero tanta la nostra ansia di sollievo? Tale, l’ansia d’unità?

    FEDE

    La nostra fede infuocata ci ha ridotto l’anima in cenere. Il nostro spirito di pietra ha modellato il mondo dandogli la forma della rovina più antica.

    SIMILITUDINI

    Ci hai creato a tua immagine e somiglianza. Che pena, e che compassione provo per entrambe le parti!

    SPORT METAFISICO

    Paradossalmente necessarie risultano le strampalate teorie sulla reincarnazione e la morte, dove le anime si dedicano ad attività legate a doveri spirituali o, in alternativa, deambulano in fantasmagorie erranti e in dimensioni parallele della perdizione... e una volta ottenuti certi trionfi della conoscenza, o avendo chiarito alcuni labirinti esistenziali, allora e solo allora è necessario rinascere scegliendo la vita che più desideriamo sperimentare: una donna, un invalido, un assassino o un attore cinematografico.

    Forse che in questo strano sport divino godiamo di una meta-coscienza sublimata o di una comprensione suprema? L’umanità dovrebbe essere in grave disaccordo con le strane regole che le vengono imposte da non so quale colosseo del divertimento vivenziale. Noi, superiori, dovremmo sentirci imbarazzati d’essere i pezzi di un giocattolo metafisico. Sembra quasi che la nostra vita sia stata acquistata, scelta in una specie di supermercato celestiale.

    POLITICA E RELIGIONE

    L’animale politico è anche una bestia religiosa. L’uomo delle caverne (con la sua diplomazia animale) che adorava il fulmine o il fuoco, lo faceva spinto più dalla paura che dall’ammirazione. Per questo non è un segreto che politica e religione operino in congiunto per ottenere una complessa legislazione del timore, poiché sanno bene che il terrore rappresenta unità. La civiltà è quindi il progresso del panico e il preziosismo dell’abitudine alla fannulloneria (la comodità). I governi di stampo laico, infatti, sono un inganno o un controsenso. Le masse hanno bisogno di qualcosa di molto più potente della pena di morte o dello stato d’assedio per rimanere ammanettate, e dio si erge come uno degli strati più puri e sofisticati della paura.

    Religioni come il cattolicesimo, inoltre, non si sono mai distinte come divulgatrici dell’amore per il sapere, né perché esortassero a coltivare una raffinatezza spirituale sensata; l’adorazione di dio, infatti, non è altro che l’allontanamento dall’autoconoscenza — ammesso che una tal cosa esista — per mezzo di una morale dell’evasione che recita grossomodo così: «Io sono il tuo dio, dimenticati di te stesso poiché io cammino nella tua ombra. Io ti darò pace dal di fuori». Formula arcaica ma funzionale: dio è una semplice droga, una farmacia celestiale che ci evita l’incontro decisivo con noi stessi. Dio è l’oasi del codardo.

    RELIGIOSITÀ EROTICA

    C’è più religiosità nel sesso che in qualsiasi altro culto. Tutta questa profusione d’energia e d’estasi ci eleva più di mille orazioni. Poche cose ci astraggono tanto quanto questo potente rito, ed è già chiedere molto in un mondo dove tutto è contaminato dalla debolezza. Dobbiamo essere grati di poter godere di una tale beatitudine. Ma poiché tutto in natura ha due poli, anche nel sesso vi è un rovescio della medaglia: le patologie, in particolar modo quella che porta a partorire (la più antica e potente di tutte).

    DIO CON «D»

    Concordo con Cioran: Dio va scritto con la «d» minuscola. Altrimenti qualsiasi cosa, grande o piccola, dovrebbe godere del privilegio d’iniziare con una maiuscola, o persino con una magnifica capolettera.

    MISTICISMO OCCIDENTALE I

    La violenza è la nostra forma concreta di pregare. Non mi sorprende quindi che il nostro grande tempio sia la guerra: in lei troviamo l’oscura catarsi che ci porta

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