Giocare con le parole: Antologia di racconti
By Mario Catania, Paola Vigna and Enrico Serra
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About this ebook
Insieme ai miei compagni di avventura, la professoressa Paola Vigna ed il professor Enrico Serra, grazie al prezioso patrocinio della casa editrice per la quale scrivo, il Gruppo Albatros il Filo, abbiamo dunque pensato di dare una grande opportunità ai nostri ragazzi: quella di poter partecipare ad un piccolo concorso interno nel quale veniva messa in palio la pubblicazione assolutamente gratuita di un libro, raccogliendo i racconti migliori di tutti gli allievi. Et voilà, il loro sogno penso possa dirsi avverato!
Questo è un libro composto da una raccolta di racconti di ragazzi e ragazze di diverse età, da quelli della secondaria di primo grado a ragazzi del liceo, dell’Università e addirittura laureati i quali hanno voluto condividere con i lettori emozioni, esperienze e... sogni! Sogni, emozioni ed esperienze che il nostro Laboratorio di scrittura e giornalismo cerca, quotidianamente, di fare uscire dalla penna dei nostri giovani e meno giovani scrittori...
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Giocare con le parole - Mario Catania
parole
Prefazione
L’avventura di Labor è iniziata circa tre anni fa, quando venni contattato dalla mia ex professoressa di lettere dell’Istituto Sociale di Torino della quale ho sempre serbato uno splendido ricordo. Scoprimmo, allora, di avere un sogno in comune, quello di creare un laboratorio di scrittura. Grazie, anche, all’appoggio dei Padri Gesuiti di Torino, nel tempo di un paio di anni, siamo arrivati ad avere parecchie decine di allievi, esterni ed interni all’Istituto, e il sogno ha iniziato a prendere forma. Tornando, nuovamente, indietro negli anni con il pensiero, mi sono ricordato di quando, nel periodo delle medie e del liceo, custodivo un altro sogno nel cassetto: quello di pubblicare un libro. Ricordo che lo scrissi su di un quaderno, ai tempi non si usava ancora utilizzare il computer a quella età o, perlomeno, io ho iniziato a scrivervi per battere la mia tesi di laurea. Insieme ai miei compagni di avventura, la professoressa Paola Vigna ed il professor Enrico Serra, grazie al prezioso patrocinio della casa editrice per la quale scrivo, il Gruppo Albatros il Filo, abbiamo, dunque, pensato di dare una grande opportunità ai nostri ragazzi: quella di poter partecipare ad un piccolo concorso interno nel quale veniva messa in palio la pubblicazione assolutamente gratuita di un libro con i racconti migliori di tutti gli allievi. Et voilà, il loro sogno penso possa dirsi avverato! Con l’amore per la cultura che ci contraddistingue e, credendo sempre di più che i ragazzi siano il futuro del mondo e i Loro sogni vadano, sempre, accompagnati e sostenuti, Labor ed il Gruppo Albatros il Filo hanno deciso di non fermarsi a questa pubblicazione sostenendo anche un premio letterario all’interno della Federazione Italiana Sport Equestri intitolato HorsEmotion. Il risultato è questo libro composto da una raccolta di racconti di ragazzi e ragazze di diverse età, da quelli della secondaria di primo grado, a ragazzi del liceo, dell’Università e, addirittura laureati i quali hanno voluto condividere con i lettori emozioni, esperienze e... sogni! Sogni, emozioni ed esperienze che il nostro Laboratorio di scrittura e giornalismo cerca, quotidianamente, di fare uscire dalla penna dei nostri giovani e meno giovani scrittori... Eggià perchè cos’è realmente Labor? Un Laboratorio, appunto, dove a mezzo di fotografie, immagini, visite a luoghi simbolo della nostra città, letture di articoli e quanto altro, si cerca di dare degli imput agli allievi non solamente insegnando loro le tecniche della scrittura, nelle sue differenti forme da quella creativa, alla narrativa, al giornalismo ma, soprattutto, stimolando in loro idee e fantasia. Labor non ha la presunzione di creare scrittori
ma il desiderio di formare una generazione di ragazzi e ragazze che siano in grado di esprimere i propri pensieri tanto per iscritto quanto oralmente. Anche per questa ragione, il Laboratorio si avvale della collaborazione dello strumento radiofonico grazie alla partnership con Radio Wida Network perchè, credetemi, quando si ha la coscienza che la propria voce possa venire ascoltata magari da migliaia di persone, ci si responsabilizza ponendo attenzione a mille particolari che, noi di Labor, non finiremo mai di indicare come fondamentali per uno scrittore, un giornalista ed un professionista in qualunque ambito: l’importanza delle fonti alle quali si attinge, la capacità di documentarsi, l’attendibilità di quanto si dica o scriva. Auguro a tutti, dunque, una buona lettura!
Mario Catania
Riccardo Cellino e Edoardo De Los Rios
Angolo misterioso
No, non parlerò mai
– disse il ragazzo che aveva una missione da compiere, ma non voleva rivelarla alla polizia di New York e così lo rinchiusero in gattabuia per più giorni.
Durante la terza notte, l’adolescente, che in realtà si chiamava Alessandro conosciuto meglio come The Shock, cercò di evadere da quel posto buio e umido; alzò gli occhi e cercò qualsiasi cosa che potesse essergli utile allo scopo. Vide un fascio di luce penetrare dalla grata che gli stava sopra la testa, la sua cella infatti si trovava sotto terra e subito cercò un modo per arrampicarsi. The Shock lanciò una corda sulla grata, la incastrò e si tirò su. Appena pensò di essere scappato, l’agente incaricato di sorvegliarlo lo riprese, lo riportò nell’interrogatorio e, minacciandolo, lo costrinse a parlare.
Quando andavo a scuola, un mio compagno di classe, con i suoi amici, mi prendeva di mira tutto il tempo: mi picchiava, mi buttava nei cassonetti
. The Shock non fece in tempo a finire di parlare che l’agente lo interruppe: Vai dritto al punto
Alessandro, allora proseguì Bene, adesso loro sono qui a New York e stanno escogitando un furto alla gioielleria DoDo
, l’agente informò il suo capo di una eventuale rapina alla gioielleria del quartiere Bridge
. Andarono tutti insieme a vedere e notarono che era già stata rapinata. Chiesero al ragazzo dove potessero essere andati i furfanti; lui non seppe rispondere e ritornarono alla caserma, ma, durante il tragitto, il ragazzo vide a terra una perla luccicante nei pressi di un’altra gioielleria del quartiere. Andarono a controllare, ma anche essa era vuota; decisero allora di andare a visionare i filmati di una delle telecamere di sorveglianza. Dalle immagini Alessandro riconobbe i quattro ragazzi. Nell’audio si sentiva il capo pronunciare il nome del luogo che avrebbero rapinato la mattina seguente: l’argenteria Dysnake. La mattina stessa, la polizia e The Shock si recarono sul posto e videro i ragazzi. La polizia non ci pensò due volte ad entrare, i ladri, vedendoli in anticipo, riuscirono a scappare; Alessandro fece finta di arrabbiarsi, avevano perso una bella possibilità di catturare i ladri, quindi ritornarono alla base di polizia. Arrivati trovarono i furfanti in caserma intenti a cancellare tutti i dati, Alessandro, che per loro era The Shock, fu il primo a notarli e tirò un pugno al capo, il cui soprannome era il bullo, il quale cadde a terra. Quando rinvenne, il capo, disse a The Shock, strizzando un occhio Strano che tu non sia ancora in prigione
Alessandro lo guardò con fare minaccioso mentre scappavano dalla finestra. The Shock prese allora in mano la situazione e, dopo aver avuto accesso al computer, grazie alle sue conoscenze informatiche riuscì in brevissimo tempo a capire quale sarebbe stata la prossima mossa dei malandrini.
Il giorno seguente Ale scappò dalla base della polizia per andare a cercare la gang; passò un giorno e non li trovò da nessuna parte finché, mentre passeggiava nel centro di New York, vide i quattro ragazzi fare finta di niente e mangiare una ciambella; The Shock prese una ciambella e si sedette al bar. Gli sembrava che loro non si fossero accorti di niente ma, appena ebbero finito, si alzarono iniziando a correre: avevano forse iniziato a sospettare. Stavano correndo veloci più che mai, The Shock si girò e vide cinque macchine della polizia e due agenti con la pistola che puntavano verso i ladri: li avevano catturati.
Il giorno successivo andò alla polizia chiedendo di poter vedere i furfanti. Appena arrivò nella loro prigione, The Shock stese le guardie e liberò i ladri i quali scapparono. Appena usciti andarono nella loro base segreta per recuperare la refurtiva, gioielli, soldi, collane di diamanti e quanto altro avevano rubato. Prima di tornare alla loro città, fecero rotta verso l’Africa per distribuire i nove decimi dei miliardi che avevano rubato in beneficenza tenendo per se stessi soltanto la decima parte. Una volta rientrati a New York, la Giustizia si accorse della fuga; lessero tuttavia un foglio lasciato da Alessandro nel quale dichiarava le buone intenzioni dei suoi compagni e il fatto che fosse stata tutta una messa in scena così tutti, compresi i bambini dell’Africa, vissero nell’agiatezza mentre, i cinque ragazzi avevano iniziato a lavorare per la giustizia.
Attualmente i giovani fanno tutto il contrario di quello che facevano prima, perché aiutano le persone con problemi fisici e vengono pagati parecchio anche dagli anziani che gli danno soldi a palate con i quali hanno potuto comprarsi una casa per vivere e del cibo per mangiare.
…Non furono mai messi in connessione con quel furto fino al giorno in cui la polizia li vide per strada e si mise a rincorrerli. Dopo giorni e giorni di fughe, arrivarono in un paesino sconosciuto abitato da persone molto agiate. Entrarono in città casualmente insieme a due delinquenti che, all’inizio sembravano innocui, ma nei giorni seguenti rapinarono tante case della via principale tra cui quella della banda del Bullo senza sapere che fossero loro.
Furono scoperti qualche giorno dopo e i ragazzi che avevano già rubacchiato li presero e li portarono in prigione dalla polizia che per premiarli concesse loro la meritata libertà e trenta mila euro. Aprirono senza commentare tornando alla loro città Natale e da lì incontrarono i genitori che li abbracciarono visto che erano ormai anni che non si vedevano. Tutti insieme il giorno dopo andarono alle giostre dove fecero il bungee jumping da 50 metri di altezza e alcune giostre da adulti. Vennero a