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The strangers
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Ebook164 pages2 hours

The strangers

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About this ebook

Mentre i ricordi gli stanno scivolando via, Adam si risveglia all’interno di un edificio circondato dal nulla, ma l’unica cosa di cui il ragazzo ha memoria è il fatto di non essere solo in quella struttura. Dovendo così lottare per la propria libertà e per quella delle persone a cui tiene di più, fuggendo da uno scenario di desolazione e superando numerose insidie, in un viaggio all’interno di un luogo misterioso. Ma Adam dovrà anche affrontare la sfida più grande di tutte, quella di dover comprendere ed accettare la verità che si cela dietro la sua esistenza. Perché la realtà non è sempre come crediamo che sia.
LanguageItaliano
Publishereditrice GDS
Release dateAug 18, 2018
ISBN9788867828524
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    The strangers - Alessandro Di Maria

    Alessandro Di Maria

    THE

    STRANGERS

    Alessandro Di Maria

    The Strangers

    Editrice GDS

    Via Pozzo 34

    20069 Vaprio d’Adda- MI

    www.gdsedizioni.it

    www.gdsbookstore.it

    Ogni riferimento descritto in questo romanzo a cose, luoghi o persone sono da ritenersi del tutto casuali.

    TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI

    Disponibile anche in formato E-Book

    La Chiamata

    Fu quando i loro corpi volteggiarono tra il cielo e la terra, che una forte scossa percorse la superficie terrestre ed un lampo di luce blu squarciò l’oscurità, illuminando le tenebre. Sembrava una lama azzurra che trafiggeva la notte, mentre due sagome ne fluttuavano al centro.

    Si trattava di una coppia, maschio e femmina, con gli arti penzolanti nel vuoto e gli occhi chiusi, nascosti dietro le palpebre. I loro corpi risplendevano avvolti da quella fonte di luce, stranamente fredda e pungente.

    La terra sotto di loro appariva verde e germogliate. Un luogo lontano ed isolato, quasi misterioso e nuovo da scoprire. La folta vegetazione ricopriva ogni centimetro della superfice, in un intrecciarsi di foglie e rami. Alberi dal robusto tronco si innalzavano possenti verso le stelle, che risplendevano nel cielo blu, creando un alone attorno a loro.

    Di colpo tutto tornò buio. La luce si spense e l’oscurità calò nuovamente sulla terra, mentre nell’aria si sparse un forte boato, simile a quello di numerose trombe, innalzando un leggero vento che scosse la natura.

    Tutto tacque.

    Il Risveglio

    1

    Adam, Adam, Adam. Mi chiamo Adam.

    Aveva continuato a ripeterlo a sé stesso nelle ultime due ore, da quando aveva riaperto gli occhi. Pensava di avere due cose a cui tenersi stretto: i suoi ricordi e il suo nome … anche se non ricordava molto del suo passato.

    Sapeva il suo nome, Adam. Sapeva la sua età, ma poi si rese conto di non esserne del tutto sicuro. All’incirca poteva avere vent’anni, o qualcosa di più.

    La testa gli faceva male, pulsava ad un ritmo incessante, mentre il cuore martellava nel petto, pronto ad uscire dalla cassa toracica. Ma la cosa più preoccupante era che si sentiva i ricordi scivolargli lentamente via dal corpo, come una goccia di sudore che scorre sulla pelle umida. Si chiamava Adam, e nulla poteva farglielo dimenticare, ma il resto era un enigma, un puzzle in cui doveva mettere a posto le tessere della memoria, per poter ricomporre i suoi ricordi. Anche se più si sforzava, più gli era chiaro che non avesse nulla di cui ricordarsi. Nulla di così importante.

    La sua vita era sempre stata lineare e monotona. O così credeva, ma non ci diede peso e lasciò che i ricordi fluissero da soli, facendo capolinea in quell’oceano vuoto e oscuro che era la sua mente.

    Viveva da solo, in completa autonomia e solitudine. Aveva abbandonato la sua famiglia appena raggiunta la maggiore età, fino a che non incontrò la ragazza dei suoi sogni ed il suo migliore amico: Evey ed il lei fratello gemello Leo. Andavano nella stessa scuola e lei era tanto gentile con lui, soprattutto era l’unica che lo aiutò durante la sua malattia che lo divorava poco a poco. Adam aveva posato gli occhi su di lei già da parecchio tempo e sembrava che anche Evey ricambiasse. Gli piaceva guardarla. Lei aveva i capelli rossi, quasi sempre raccolti in una treccia del colore delle amarene, e le braccia scoperte, ma c’era qualcosa nel candore di quelle braccia, che le faceva sembrare ancor più nude di quanto non lo fossero in realtà. Chi aveva i capelli rossi di solito aveva anche le lentiggini, ma il suo viso sembrava esser scolpito nel sapone. La ragazza era molto carina, più o meno della sua età, mentre il fratello era un ragazzo snello con i capelli biondo grano così chiari da essere quasi bianchi, ed entrambi avevano gli occhi del colore del mare. Ci mise poco Leo a diventare il suo migliore ed inseparabile amico.

    Ma oltre a tutto ciò non ricordava molto. Era convinto di sapere molto di più della sua vita, ed invece la sua testa era come un buco nero, che cancellava tutto ciò che inghiottiva. E ora che ci rifletteva su, si ricordò che in vita sua mai aveva parlato del suo passato, a nessuno, nemmeno ad Evey, come se non ci fosse mai stato un qualcosa di cui parlare, come se la sua esistenza fosse cominciata durante la sua adolescenza. E in quel momento gli fu tutto molto strano. Quali erano le sue origini? Quale fu la prima parola che pronunciò? Non lo sapeva.

    Anche se c’era una cosa che ricordava molto bene. La sua malattia. Quell’inferno che gli scoppiò dentro e lo prosciugò come avviene nei fiumi durante un periodo di secca. Sapeva che amava correre e sentire l’aria che gli accarezzava il viso, scompigliandogli i capelli. Si sentiva vivo a spingere contro di sé la leggerezza del vento. Ma tutto ciò svanì all’istante, come quando ci si risveglia da un bellissimo sogno. Accadde durante una corsa in campagna, quando cadde violentemente, schiacciato dal suo stesso peso. Rovinò sulla arida terra, innalzando una nube di polvere, e quando dovette rialzarsi, le sue gambe non lo ressero più. La forza di gravità lo spinse verso il basso, costringendolo alla resa. Un debole formicolio gli attraversò gli arti inferiori, provocandogli un’orribile sensazione di panico. Spingendo prima con i gomiti e poi con le mani, si costrinse a rialzarsi. Con molta fatica si aggrappò al tronco di un albero, usandolo come sostegno, e con il cuore alla gola decise di non piangere, ma essere forte e cercare aiuto. Quando raggiunse il centro città venne portato d’urgenza al pronto soccorso, dove fu visitato e tenuto in osservazione.

    Atrofia muscolare. Due semplici parole che lo segnarono a vita. Una riduzione della massa muscolare che ne determina una parziale o completa perdita di funzione. Lentamente, Adam perse l’utilizzo delle gambe e fu costretto a ricorrere alle stampelle per camminare. Ma era doloroso, non tanto per il corpo, ma quanto per la mente. E fu in quel giorno che pianse per la prima volta in vita sua, o almeno così ricordava.

    2

    Stava cercando di salire le scale della sua scuola, quando una stampella scivolò via dal gradino e Adam rischiò di ruzzolare a terra. Sentì l’equilibrio mancargli da sotto i fragili piedi ed il peso della gravità attirarlo a sé, verso il basso.

    «Attento» la delicata voce di Evey lo colse di sorpresa alle sue spalle, sostenendolo in un equilibrio precario. Aiutata dal fratello Leo, la ragazza risollevò Adam sul gradino.

    «G-grazie» balbettò timidamente lui, per poi ricomporsi e ripetere un grazie in modo più risoluto.

    Evey abbozzò quello che sembrava un sorriso e Leo stava per risponderle, quando suonò la campanella. L’intero edificio fu richiamato all’ordine, per dare il via alle lezioni. Una calca di ragazzi e ragazze andò ad infittirsi, spingendo in avanti Evey.

    Avrebbe voluto parlare con quella ragazza, ma non sapeva che cosa dirle e in un attimo perse l’occasione. Mentre Adam la guardò allontanarsi, sperò che lei si voltasse a salutarlo, ma non lo fece, naturalmente non lo fece. Ormai il corridoio e la scalinata erano affollati di studenti che si dirigevano nelle varie aule.

    Leo sorrise e intanto parlò alla sorella, ma mentre gli parlava guidava Evey verso la classe, distanziandola sempre di più dal ragazzo con le stampelle.

    Pazienza. Ci sarebbe stata una nuova occasione per poterla incontrare e Adam avrebbe saputo esattamente cosa dire per presentarsi a lei. Così guardò nostalgico il gradino sul quale era comparsa la ragazza, come se lei potesse riapparirvi in qualche modo. Poi chiuse le mani saldamente attorno ai manici delle stampelle, si voltò e si affrettò verso l’aula.

    3

    Adam scorse Evey una settimana dopo, non si chiese neanche il perché non l’avesse più incontrata, e quella volta fece finta di non vederla. Non era impresa facile, con il cuore che gli batteva nella gabbia toracica come un ubriaco furioso che scuote le sbarre della cella dopo l’arresto. Aveva pensato a quel momento non solo ogni giorno, ma quasi ogni ora di ogni giorno, dall’ultima volta che l’aveva vista. Era troppo per il suo sistema nervoso, ormai sovraccarico.

    La ragazza indossava un paio di pantaloni di lino color crema e una camicetta bianca con le maniche rimboccate. I capelli, come sempre, erano raccolti in una graziosa treccia. Quando entrò nell’edificio guardò dritta verso di lui. Ma Adam finse di non averla vista. Leo la raggiunse e si voltò verso la sorella, rivolgendole uno sguardo prolungato. Lei non parve accorgersene: stava fissando Adam. Il cuore gli batteva così forte che era sicuro che lo sentisse anche Evey. La contemplò mentre si avviava verso l’uscita, con i capelli fiammeggianti alla luce.

    Mentre gli studenti cominciarono ad uscire dalla scuola, lui rimase dov’era. Evey si spostò tra i compagni ed in un sensuale slalom scivolò in avanti, veloce come un'anguilla. Ad Adam piacque la forma delle sue spalle, il modo in cui scuoteva i capelli ramati mentre camminava, naturalmente seguita dal fratello Leo. Lui si aspettava che lei si fermasse per salutarlo, ma Evey non lo guardò nemmeno. Si era voltata a chiacchierare. Il ragazzo aprì la bocca per rivolgerle la parola, ma in quel momento gli caddero gli occhi sulla mano sinistra di lei, che teneva l’indice puntato all’indietro, verso il corridoio ormai vuoto. Era un gesto così casuale da poter essere un semplice movimento del braccio, ma Adam ebbe la certezza che gli stesse dicendo dove aspettarla. Lui si appostò nella penombra del corridoio, aspettando il ritorno di Evey. Non dovette attendere a lungo. Quando lei riapparve, la scuola era pressoché deserta. La ragazza si guardò intorno senza vederlo e lui rimase nell’ombra ad osservarla. Adam si stava incamminando verso di lei. Non aveva la sensazione di essere lui a muoversi: le sue gambe non erano più sue. Provò una sensazione di vertigine e nausea, con il cuore in gola come se stesse precipitando dall’orlo del mondo.

    Non si fermò fino a quando lei alzò la testa.

    «Ehi» le disse «Ancora grazie per l’altro giorno»

    «Di niente, Adam»

    «Come fai a sapere come mi chiamo?» chiese lui, sorpreso dal modo in cui lei arrossì all’improvviso.

    «Ho chiesto a qualcuno. Non ricordo perché, ma…»

    «E tu sei Evey»

    Lei lo fissò, sorpresa a sua volta.

    «Ho chiesto a qualcuno» spiegò lui.

    Evey guardò verso la porta «Mio fratello mi starà aspettando»

    «Okay»

    Quando uscirono dalla scuola, il sole era così abbagliante che per un attimo Adam non vide nulla. La giornata odorava di asfalto bollente ed erba appena tagliata. La stampella non trovò un appiglio sicuro ed il ragazzo, accecato dal sole, ruzzolò a terra, portando giù con sé Evey. Seguì un debole sussulto e poi il tonfo della caduta. Adam stava ridendo. Lei era inginocchiata sopra di lui, e i suoi capelli rossi gli solleticavano il naso.

    «Che cosa c’è da ridere?» Evey profumava di limone e menta.

    «Niente» disse lui, in una risata soppressa da una serietà forzata «Direi che non puoi proprio farne a meno di stare lontana da me»

    4

    Per tutto il resto dell’estate continuarono a imbattersi l’uno nell’altra. La volta in cui Adam andò a far visita a quel luogo infernale dove perse l’utilizzo delle proprie gambe, ci trovò Evey intenta a fare una passeggiata, e alla fine tornarono a casa insieme. Lui scacciò ogni segno di tristezza dal suo viso ed ingoiò le lacrime che spingevano per uscire dai suoi occhi. Avevano il gusto del veleno e la gola gli pizzicò. Quel giorno, di tanto tempo fa, la sua vita venne completamente rovinata e nulla gli avrebbe potuto ridare la felicità che gli procurava la corsa.

    La ragazza aveva preso un sacchetto di ciliegie, che condivisero mentre camminavano.

    «Non è stalking, questo?» chiese Adam «Il fatto di incontrarsi così …» ed indicò lo spazio attorno a sé, aprendo le braccia, attento a non perdere l’equilibrio.

    Evey non rispose, ma si limitò a sorridere e sputò in mano un nocciolo di ciliegia, che consegnò a lui. Glieli passava tutti, aspettandosi che Adam li facesse sparire. Lui risolse il problema mettendoseli in tasca e, quando arrivò a casa, aveva nei jeans un rigonfiamento umido e dal profumo dolce, grande quanto il pugno di un bambino.

    Si diedero poi appuntamento in un venerdì sera ancora soleggiato. Presero due cocktail seduti all’interno di un bar e rimasero a parlare, sotto il ronzio del ventilatore a pale. Evey raccontò ad Adam che l’indomani sarebbe andata in gita con il fratello al mare. Lui le disse che adorava nuotare, soprattutto per la dolce sensazione che provavano le sue gambe nel galleggiare, e lei lo invitò ad andare con loro. Aveva le labbra tinte di rosso del drink. Non era difficile stare insieme, anzi, era la cosa più naturale del mondo ... anche se Adam avvampò all’improvviso, come se fosse stato colto in fallo. Evey in bikini, ci aveva fantasticato sopra molte volte.

    5

    Sulla riva si affollavano le

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