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Ereditiera cerca marito - Libro 3: Ereditiera cerca marito, #3
Ereditiera cerca marito - Libro 3: Ereditiera cerca marito, #3
Ereditiera cerca marito - Libro 3: Ereditiera cerca marito, #3
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Ereditiera cerca marito - Libro 3: Ereditiera cerca marito, #3

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About this ebook

Il nuovo divertentissimo, emozionante romanzo di Sierra Rose, autrice bestseller negli U.S.A.

Libro 3

Doveva trattarsi di una cosa da nulla per Rose, e invece il finto matrimonio le sta creando un mucchio di problemi. Gli avvocati vogliono accusarla di truffa e allo stesso tempo ciò che prova per il marito è tutt’altro che una messinscena. Mettersi contro la legge e restare col cuore spezzato non era esattamente ciò che aveva previsto quando si era buttata in questa avventura…

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateDec 18, 2018
ISBN9781547542475
Ereditiera cerca marito - Libro 3: Ereditiera cerca marito, #3

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    Ereditiera cerca marito - Libro 3 - Sierra Rose

    EREDITIERA

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    MARITO

    Parte 3

    By

    Sierra Rose

    Capitolo 1

    Tommy era già ad aspettarmi in aeroporto, quando toccai terra. Non si era fatto ingannare dalle mie false promesse di allegria, neppure un po’, persino a migliaia di chilometri di distanza. Quando ci scorgemmo sulla pista, non dicemmo nulla. Lui non commentò il mio abito da sera e io non accennai al fatto che aveva qualcosa che somigliava a un Cheerio masticato tra i capelli. Aprì semplicemente le braccia e io vi entrai, singhiozzando senza ritegno sulla sua spalla.

    Per un tenero momento, il mondo sembrò fermarsi.

    Il tempo non era mai stato un problema per Tommy. E chiaramente in quell’istante io non ne avevo alcuna cognizione. Restammo così abbracciati per quello che parve un attimo infinito, mentre gli aerei attorno a noi atterravano e ripartivano, del tutto indifferenti all’opinione del resto del mondo. Non fu che quando alzai finalmente la testa, che lui mi offrì un sorriso gentile.

    Sei pronta ad andare a casa, Rosie?

    Non sono mai stata tanto pronta in vita mia.

    Annuii tra le lacrime e lui mi prese per mano, guidandomi attraverso la folla di passeggeri affannati sino al parcheggio di fuori. Sollevai il vestito e salii sulla macchina con l’espressione di una che si fosse finalmente messa a letto dopo una giornata incredibilmente lunga. Chiusi gli occhi e inalai gli odori familiari dell’acero da zucchero e del cuoio riscaldato. Il finestrino era abbassato e quando sporsi la testa all’esterno fui accolta dall’abbraccio accecante del sole del Tennessee.

    Eccoci qua. Casa dolce casa.

    Come sta Theo? domandai. Si sta adattando bene?

    Sì sta andando alla grande. E tu gli manchi un casino.

    Tommy accese la radio a tutto volume e senza una sola occhiata alle spalle entrammo nella superstrada e ci lanciammo verso il sole, lasciandoci alle spalle tutto il dannato trambusto.

    Ci fermammo per un taco a metà strada—sconvolgendo il venditore ambulante con il mio abbigliamento stravagante—e uscimmo dall’interstatale una ventina di minuti più tardi. Da quando eravamo partiti, avevamo entrambi risolutivamente evitato qualunque argomento non fosse di natura superficiale. Quando rallentammo su Main Street, sorrisi. Non vedevo l’ora di arrivare a casa.

    Theo mi è mancato, dissi. Grazie per avermi mandato tutte quelle foto.

    Il viso di Tommy, al solo sentire quel nome, si addolcì. Nessun problema.

    Lo sta guardando tua madre?

    No, è con Lily. Aggrottai la fronte e lui ridacchiò. Non ci crederai, ma si è presa una pausa dal lavoro per aiutarmi.

    Un po’ come un congedo di maternità?

    Rise ancora. Sì. Non ce l’avrei mai fatta senza di lei.

    Scossi il capo, guardando fuori dal finestrino. In effetti non ho alcun problema a crederlo.

    È stato bello, comunque...avere un po’ di aiuto. Tommy uscì dalla strada principale e si diresse con espressione pensierosa verso la campagna. Sono tutti sempre pronti a regalarti consigli, ma mai il loro tempo. Lily non è così. Si è rimboccata le maniche e si è tuffata. Certo, nel frattempo ha tentato di rivendicare i diritti parentali.

    Si interruppe e ruotai sul sedile per guardarlo. Eccomi lì, a crogiolarmi nella tragedia in cui mi ero cacciata con le mie stesse mani mentre la vita di Tommy veniva altrettanto ribaltata. E non con una data di scadenza di dodici mesi, bensì con un impegno permanente e di totale sconvolgimento della sua esistenza.

    Mi dispiace di non esserci stata, mormorai, arrossendo per la vergogna.

    Che? fece lui, rialzando il finestrino in modo da sentirmi meglio.

    Non ci sono stata, ripetei, stavolta più forte. Fui assalita dal senso di colpa e abbassai il viso tra le mani. L’evento più importante della tua vita e la prima cosa che faccio è partire per New York. Dopo aver sposato la tua nemesi. Tempismo perfetto.

    Tommy scosse in fretta la testa. Rose, non è quello che intendevo riguardo a Lily—

    Non ho neppure tenuto il bambino per più di un paio di volte, dissi, corrugando la fronte per il disgusto e stringendogli la gamba per scusarmi. Tommy, io—

    Rose, basta. Sul serio. Un raggio di luce attraversò l’auto quando lui imboccò il lungo vialetto per parcheggiare all’ombra degli alberi accanto alla casa. Sono stato io a dirti di andare. Theo non si muove da qui. La tua era una faccenda legata a delle scadenze. L’ho capito. Non preoccuparti.

    Mi rivolse un sorriso solare, analizzando, comprendendo e perdonando nello stesso momento, in un modo che solamente Tommy Murphy riusciva a fare. Scossi il capo e gli restituii un sorriso incerto.

    Mi dispiace lo stesso.

    Certo che ti dispiace. Mi fece l’occhiolino e spalancò la portiera, inondando l’auto dell’improvviso profumo di fiori di campo. Puoi rimediare facendomi da babysitter. Voglio che il piccolo cresca credendo di essere circondato da un harem di donne: è l’unico modo per far sì che pensi che io sia fico.

    Sbuffai e lo seguii in casa, trascinando l’orlo del mio splendido vestito sull’erba soffice. Un harem, eh?

    Lo farete tu e Lily, per cominciare.

    E parli del diavolo...

    Prima che fossimo arrivati alla veranda, la porta si spalancò e Lily si precipitò all’esterno, un enorme sorriso a illuminarle il viso e il piccolo Theo comodamente sistemato tra le braccia.

    Sei tornata! strillò con insolita allegria, scostandosi i lunghi boccoli scuri dal viso per poter ammirare l’intera scena.

    La maternità aveva senz’altro fatto miracoli su Lily. Aveva la pelle radiosa e una luce interiore, solitamente contaminata dal sarcasmo, difficili da immaginare.

    Poi il suo sorriso divenne furbo e non poté fare a meno di aggiungere: Abbiamo visto sulla TV a pagamento la tua piccola sconfitta.

    Si è trattenuta per due secondi pieni. Deve essere un vero record per McAllister.

    Faccio quel che posso per amore dello spettacolo, ribattei, risalendo i gradini insieme a Tommy.

    Non porti l’anello, fece lei.

    Già, l'ho restituito. Non mi sembrava giusto tenerlo.

    Hai un buon cuore. Alcune donne l’avrebbero tenuto.

    Lo sai che non sono fatta così.

    Ed è per questo che ti voglio bene.

    Sorrisi.

    Avevo il prurito alle mani dalla voglia di tenere il bambino, ma Theo aveva occhi soltanto per il padre. Non appena vide Tommy, tese le braccine grassottelle con uno strillo di gioia. Tommy lo raggiunse nel medesimo momento—come due calamite—baciandolo rapidamente sulla fronte per poi palparlo con la mano come un pallone da calcio, controllando istintivamente che non avesse danni di sorta. Nessun graffio sarebbe stato troppo piccolo per sfuggire alla sua attenzione, nessun livido troppo sbiadito.

    Theo è incredibile, fece Tommy. Nel breve periodo in cui l’ho conosciuto, mi ha cambiato radicalmente la vita. Le ha dato un nuovo significato. Non riesco a credere che la madre non voglia neppure vederlo. Ignora le mie telefonate, il che è probabilmente una vendetta per quando io ignoravo le sue. Penso comunque che il piccolo abbia bisogno di un padre e di una madre.

    Dalle ancora un po’ di tempo, dissi. Si farà di nuovo viva. Probabilmente è stressata e sopraffatta.

    Non capisco come abbia fatto ad allevarlo per tutto quel tempo per poi scaricarlo come ha fatto. Io non potrei mai, mai. È da persone aride e senza cuore. Tommy sospirò. E sai cos’è stato ancora più crudele? Che non mi abbia detto nulla. Se l’avessi saputo, avrei assistito alla sua nascita.

    Le avresti mai creduto? domandai. Lo sai che salta da un letto all’altro.

    Mi ha detto che sono stato l’unico ragazzo con cui è rimasta così a lungo, perciò era sicura che fosse mio. Ci sarei stato anche per la sola eventualità che lui fosse mio figlio. E lo so che è mio. Ha i miei stessi occhi chiari ed è identico a me. Anche mia madre ha detto che non c’erano dubbi. Ha tirato fuori le mie foto da bambino e sembravamo la stessa persona. È incredibile. Dovrò fartele vedere la prossima volta che andiamo. Ma per quanto riguarda mio padre, è tutta un’altra storia.

    Eh, come se non c’era da aspettarselo.

    Esattamente. Ha pagato per un test di paternità. Dovremmo avere i risultati entro qualche settimana.

    Il test chiuderà la bocca a tutti, disse Lily. Credo sia una buona cosa. In questo modo tuo padre non avrà più dubbi per la testa.

    Sono d'accordo. Voglio che ami il nipote senza riserve, sai?

    Tommy si leccò un dito per ripulire qualcosa che si rivelò essere succo di frutta. Lo guardai meravigliata e alle sue spalle Lily fece un sorrisetto. Non era l’unica a essersi tuffata a capofitto a fare il genitore. Theo durante l’ispezione restò perfettamente immobile—sospettai si fosse abituato—ma la sua pazienza aveva un prezzo. Stava ovviamente aspettando qualcosa, qualcosa che gli faceva agitare i ditini dei piedi per l’eccitazione.

    Non appena il calvario ebbe fine, i suoi occhietti di posarono su quelli di Tommy e vi si aggrapparono all’improvviso. Entrambi gli sguardi danzarono d’intesa. Theo si contorse e ridacchiò in attesa, mentre Tommy fece finta di perdere ogni interesse. Poi, senza preavviso, lanciò Theo in aria talmente in alto da indurre a me e Lily le palpitazioni al cuore.

    Tommy, non—

    Ma Theo non avrebbe potuto essere più felice. Sollevò le manine verso il sole con un urlo feroce di gioia, come un principino, reclamando tutto ciò che conteneva la sua vista. Quando atterrò leggero tra le braccia di Tommy, mantenne lo sguardo rivolto in alto, pronto a riprendere il volo.

    Era stata forse la cosa più bella che avessi mai visto, ma i bambini sono volubili e una sola volta non è mai sufficiente. Quando fu chiaro che Tommy non lo avrebbe rifatto, Theo cambiò in un soffio. Il visino si inasprì immediatamente e afferrò i capelli dorati del padre con le manine, strappandoli con tutte le forze.

    Abbiamo subito stabilito dei limiti, non è vero? scherzai, seguendoli in casa mentre Theo gridava in segno di protesta.

    Tommy fece una smorfia e lo sistemò su un seggiolone accanto al tavolo, estraendo delicatamente le piccole dita arrabbiate. "Cavolo, diventerà proprio forte. Forse dovremmo andarci piano con la pappa...se voglio salvarmi l’attaccatura dei capelli."

    Sprofondai nella sedia accanto con un sorriso, ma Lily, mentre recuperava un barattolo di salsa di mele dal frigo e lo ficcava nel microonde, lo guardò male. Non è un pallone da calcio, lo sai? Non puoi lanciarlo in aria in quel modo.

    Tommy la ignorò, fissando il piccolo con un sorriso infatuato. A lui piace. Saltavamo più in alto, prima. Ma una volta si è eccitato così tanto che mi ha vomitato sulla fronte. Da allora ci siamo dati una calmata.

    Scossi il capo, incapace di credere a ciò che stavo ascoltando. Quand’è che quel posto era diventato una specie di clinica pediatrica? Era cambiato così tanto nei pochi giorni in cui ero stata via!

    Non...riesco a credere quanto voi due vi siate presi.

    Da una parte non ne ero sorpresa. Nonostante fosse un dio del sesso avventato e temerario, Tommy era sempre stato una delle persone più gentili, premurose e altruiste che avessi mai conosciuto. Solo che...non avrei mai immaginato che avrebbe attuato la cosa su un bambino. Men che meno su un figlio suo.

    Tommy si passò la mano tra i capelli, estirpando un Cheerio nel procedimento. Lo so, fa un po’ paura. In realtà, guardalo! Gli ho già insegnato un gioco!

    Lily estrasse la salsa dal microonde con un vigore non necessario. E non è neppure un cane...

    Tranquilla, Lil. Rose, guarda! Si rivolse al piccolo con un sorriso indulgente, solleticandogli i piedini per attirarne l’attenzione. Theo, mostra a Zia Rose il giochino, ok? Falle vedere cosa sai fare.

    Non successe nulla.

    Andiamo, lo esortò Tommy, chinando la testa per essergli all’altezza degli occhi. Solo una volta, lo prometto.

    Per essere un neonato, Theo era sorprendentemente espressivo. Non sembrava affatto impressionato dalla richiesta, al pari di Lily, ma in un atto di suprema generosità sollevò la manina.

    Tommy la picchiettò con la sua e si voltò verso me con un sorriso radioso. Visto?!

    Battei le palpebre. Perdonami, credevo fosse la fase preparatoria. Cos’era?

    Lily scoppiò a ridere, frugando ancora nei cassetti in cerca di un cucchiaio. Tommy, d’altra parte, sembrò mortificato.

    Era un cinque! esclamò. Un cinque perfetto! Davvero non l’hai visto?

    Riguardando il punto in cui Theo aveva ancora la mano sollevata, pareva più che altro che il piccolo stesse facendo un gestaccio al padre.

    Oh, quello! dissi con falso entusiasmo. Sì, l’ho visto! È stato incredibile!

    Il vecchio Tommy avrebbe individuato la menzogna in un secondo. Quello nuovo era così pieno d’orgoglio che non aveva spazio per nient’altro.

    Lo fa quasi tutte le volte, affermò con aria compiaciuta. Ecco, guarda...forse riesco a farglielo fare di nuovo. Theo, mostra alla zietta il tuo...

    Ma l’attenzione di Theo si era focalizzata su qualcos’altro. I brillanti occhietti azzurri si spalancarono osservando i raggi del sole pomeridiano diffusi sul mio vestito scintillante. I minuscoli cristalli ne catturavano fino all’ultima goccia, dipingendoli sulle pareti e facendoli danzare negli occhi del bambino affascinato.

    Grazie alla differenza di fuso orario, avevo vissuto il tramonto due volte. Entrambe in circostanze molto diverse. Qui a Wessler, insieme alla mia famiglia adottiva era una cosa, ma una parte di me era rimasta sulle scale del MET, a fissare lo sguardo di uomo dal cuore spezzato.

    Feci scattare la mano alla velocità della luce per asciugare una lacrima errante. Lily e Tommy se ne accorsero subito, ma mi voltai intenzionalmente verso il piccolo, ruotando a destra e sinistra per far danzare i raggi di luce sulla parete.

    Ti adorerà, fece Tommy, osservando Theo allungare le mani verso di me per la prima volta.

    Lo sollevai senza esitare, cullandolo leggermente sul mio fianco mentre compivamo una lenta giravolta, indicando le luci sul muro. Il piccolo si sporse in avanti per afferrarne una e rimase molto deluso di non sentirla come gli era parsa. Per quanto riguardava il mio vestito, invece, fu tutt’altra storia.

    Theo, no, lo rimproverò Tommy, tendendo le braccia per prendere il figlio, il quale aveva cominciato a masticarmi eccitato una delle maniche.

    Risi e scossi il capo, rifiutandomi di cederlo tanto facilmente. Avevano avuto tutti il tempo di legare col piccolo, mentre io no. Ero stata mondi lontana, a fare tutto ciò che era in mio potere per spezzarmi il cuore.

    Ti piacerebbe? chiesi, facendo una vocina sciocca. Vorresti averlo?

    Di quel passo avrei anche potuto fare il vestito a brandelli per appenderglieli alla

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