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Svelata dal tempo
Svelata dal tempo
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Svelata dal tempo

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About this ebook

Un antico edificio gotico, abitato dalla sola governante, fa da sfondo a una vicenda dai contenuti misteriosi che si rivela alla protagonista, Samantha Benelux, chiamata da un grande progettista a dar corso alle ultime bizzarre volontà del defunto proprietario. Durante i lavori di ristrutturazione, ostacolati da strani incidenti, seguendo l'indicazione di enigmatici messaggi che le vengono recapitati a stillicidio, Samantha con l'aiuto di Sandro De Curtis riporterà alla luce una vicenda di egoismi, disillusioni, viltà, antiche leggende e morte, rimasta sepolta per decenni. Apparenza e sostanza si confondono, alternandosi, fino all'epilogo finale quando la nemesi farà la sua entrata svelando una verità sconcertante.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 30, 2018
ISBN9788827844090
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    Book preview

    Svelata dal tempo - Susanna Benassi Rebecchi

    633/1941.

    Prologo

    Il Quotidiano, 5 Settembre

    'Ieri pomeriggio il Maestro Pablo Pico ha visitato il Palazzo Namie Fanifi situato a qualche centinaio di chilometri dalla città. La struttura secolare intrisa di storia, ammantata di misteri e disabitata da anni sarà la prossima sfida della mente creativa di Pablo. L'edificio, esempio di arte gotica conosciuto anche come le 'Otto Guglie a causa degli otto  pinnacoli che si ergono sulla cima della parte centrale, è stato la sede di una stazione di posta per cavalli, unica nel suo genere per la grande mole e l'aspetto sfarzoso. Ospitava uomini e donne di alto lignaggio, che viaggiavano per affari o per piacere, offrendo loro ristoro nelle ampie e lussuose stanze. Rimasto inutilizzato dopo l'avvento del treno a vapore si diceva fosse abitato dai fantasmi dei vecchi proprietari che in certe notti rischiarate dalla luna si potevano addirittura scorgere attraverso i vetri delle finestre resi opachi dai densi e affastellati strati di fanghiglia. Una cinquantina di anni fa fu acquistato da un facoltoso uomo dal passato misterioso e dal carattere sfuggente, Glamis Del Reo. Grande appassionato d'arte rimise in sesto l'edificio tappezzando le pareti di dipinti e riempendo le stanze di opere artistiche di incommensurabile valore. Alla sua morte l'immobile è passato nelle mani della fondazione da lui stesso istituita che si è rivolta a Pablo Pico per dar corso al progetto. Il Maestro, presa visione dello stato della dimora, si metterà all'opera e come da sua peculiarità, ne siamo certi, riuscirà sicuramente a sbalordirci'  L.B 

    Capitolo I

    Le Otto Guglie e Brisa

    La strada per le Otto Guglie si inerpicava su per una bassa collina coperta da una folta boscaglia. L'auto imboccò il viale disseminato di curve alla fine del quale apparve l'imponente facciata gotica.

    Che strana struttura da adibire a una sosta per cavalli pensò Samantha osservandola dal finestrino mentre Paul, l'autista, scendeva ad aprirle la portiera.

    'È un singolare edificio se si pensa alla funzione a cui è stato destinato e gli storici non hanno saputo fornire una spiegazione esaustiva sull'inusuale scelta architettonica. È forse anche a causa di tale incongruenza, se una moltitudine di leggende lo ha accompagnato nel corso dei secoli'. Commentò Pablo quasi le avesse letto nella mente.

    Il palazzo dalla forma circolare occupava un'estesa area e si innalzava nella parte centrale in otto alte cuspidi. Tutto era immerso nella quiete, solo una leggera brezza si muoveva riservata e morbida tra le fronde delle gigantesche querce che popolavano un parco abbandonato a se stesso.

    Pico inserì e roteò con forza una grossa chiave nella serratura cigolante del portone di entrata e spinse la pesante anta che gracchiò rumorosamente.

    Una copia de "La Verità svelata dal tempo" di Gian Lorenzo Bernini svettava al centro dell’atrio e lungo tutto il perimetro delle mura completamente tappezzate di dipinti si ergevano decine di sculture di ogni genere e misura. Samantha osservava rapita quella meraviglia artistica mentre seguiva Pablo che le mostrava l'ambiente. L'ampia scala a ventaglio correva fino al piano superiore dove lo spettacolo si ripeteva: pochi i mobili presenti nelle camere, ognuna arredata in un colore diverso, tantissime le tele appese ai muri e sculture disseminate ovunque. Pico sostò di fronte a un arazzo che ricopriva il fondo del corridoio cieco rivolgendo a Samantha un sorriso allusivo. Lei osservò con attenzione i disegni che componevano la tela senza notare niente di particolarmente interessante. Si trattava di un paesaggio agreste risalente ai primi del '700. Si voltò verso di lui con aria interrogativa, ma era già lontano.

    Scesero al piano terra e imboccarono lo stretto passaggio al lato della scala che conduceva a un piccolo salotto nel quale non erano presenti opere d'arte bensì interi scaffali ricolmi di libri. Un divano e due poltrone stile Luigi XV ricoperte dello stesso velluto viola dei pesanti tendaggi appesi alle finestre e un ampio tavolo da tè ne occupavano il centro. L'aria profumava di un'essenza che non seppe definire ma che le parve familiare.

    'Torno subito', le disse, e sparì dietro una porta a due ante laccate di bianco.

    Si mosse nella stanza osservando i volumi ben allineati e raggruppati per argomento sulle mensole: storia, filosofia, botanica, astronomia, medicina, alchimia. Si fermò di fronte a quest'ultimo incuriosita: alcuni testi erano decisamente molto antichi.

    'Eccoci qua!' Esordì Pablo alle sue spalle. 'Samantha, ti presento Brisa; ti mostrerà la camera che ti ha destinato dove potrai sistemarti e prepararti per la cena. Ci ritroveremo qui per le nove in punto. Ti lascio in buone mani.' Disse e uscì.

    Brisa le sorrise, i suoi occhi erano grandi e scurissimi.

    'Piacere, Samantha, sono felice di incontrarti'. La voce era profonda ma velata da una nota di dolcezza che la stupì.

    'Sono molto felice anch'io'.

    'Se vuoi seguirmi'.

    Samantha annuì.

    La donna era alta e ossuta eppure si muoveva con grazia. Aveva lunghi capelli neri raccolti in uno chignon, indossava un tailleur grigio molto fuori moda e un paio di mocassini scuri. Un abbigliamento che sembrava non appartenerle, notò. In cima alle scale svoltò a destra, proseguì fino alla parete senza uscita che le aveva mostrato Pablo poco prima e aprì l'ultima porta d'angolo sulla quale spiccava un'etichetta di metallo brunito con su scritto: 'Stanza Glicine'. Al suo interno le pareti e la tappezzeria di un lilla gessato si sposavano con il bianco candido dei cuscini sul letto.

    'Ti piace?' le chiese.

    'Sì, moltissimo. Il lilla è uno dei colori che preferisco assieme al bianco'.

    'Ottima scelta. Il mio è il viola. Ti aspetto di sotto per la cena, fai con comodo e se avessi bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi.’ Precisò indicando una corda finemente decorata che pendeva dal soffitto, 'quello è il nostro rudimentale citofono' sorrise.

    'Cosa prepara di buono per cena, se posso permettermi di chiederlo?'

    'Per favore dammi del tu. Certo che puoi, anzi, devi! Amo molto cucinare e sono fiera dei miei esperimenti. Preparare un piatto è sempre una sfida riguardo ai risultati, un po' come azzardare una previsione: hai gli ingredienti, segui le dosi che ti indica la ricetta, oppure osi nuovi procedimenti, ma non sai mai cosa ne scaturirà. È l'elemento imponderabile che fa sempre la differenza, come nella vita. Il menù di questa sera prevede: Antipasto Blu, Baccalà con salsa di patate e pinoli e Sinfonia estiva di pesche'.

    Samantha sorrise deliziata.

    'Non vedo l'ora di sedermi a tavola! Ma in cosa consiste l'antipasto blu?'

    'Lo scoprirai al momento opportuno. Ti lascio.’ Disse e uscì sorridendo.

    Samantha si avvicinò alla finestra. La stanza si affacciava sull'interno del parco che appariva molto ben curato. Che strano, pensò, di solito se proprio si deve operare una scelta si è portati a prestare maggiori attenzioni al fronte di una dimora piuttosto che al lato celato all'occhio esterno.

    Il manto erboso di un verde intenso e rigoglioso si estendeva per centinaia di metri fino al confine di un bosco di querce e salici piangenti, punteggiato qua e là di rododendri e gardenie. Sui lati correvano composti e ben allineati in fila giacinti azzurri, bianchi e rosa intervallati da aiuole di mughetti ormai sfioriti ma dalle foglie carnose. Un gazebo completamente ricoperto di gelsomini invitava alla contemplazione di quell'angolo di mondo fuori dal tempo. Sospirò e entrò in bagno decisa a fare una doccia e a prepararsi per la serata, ma il telefono squillò costringendola a tornare sui suoi passi.

    Era il suo amico Christian.

    'Ciao bellissima amica mia, come stai?'

    'Ciao, Christian, non immaginerai mai cosa mi sta succedendo!' rispose ridendo.

    'Invece una vocina mi ha detto che sei andata in meta bimba! Il grande Pablo ti ha notata alla Biennale'.

    'Sei incredibile! Come tu riesca sempre ad avere informazioni in tempo reale non lo capirò mai'.

    'Ho una bella rete di amici come te che mi vogliono bene. Allora, che effetto fa potersi confrontare con un mostro sacro come Pico?'

    'Esaltante, direi, ma sono preoccupata perché la condizione per poter prendere parte al progetto prevedeva che accettassi la proposta a scatola chiusa! Non ho la minima idea di quanto sarò chiamata a fare! Non è pazzesco?'

    Christian scoppiò a ridere.

    'Si lo è, ma il nostro mondo è così, composto da persone particolari. Non mi preoccuperei troppo se fossi in te. Hai talento non c'è dubbio e se Pablo ti ha offerto questo incarico significa che ti ritiene pienamente all'altezza'.

    'Lo sai? Quando parlo con te mi tranquillizzo sempre'.

    'Ah bene! Fa piacere sapere di avere un effetto soporifero, specialmente su una donna!'

    Risero entrambi.

    'Adesso ti devo lasciare, mi aspettano per la cena alle nove in punto'.

    'Ok, bella musa ispiratrice, tienimi aggiornato e passa una bella serata. Un bacio'.

    'Grazie, Christian. Ti abbraccio'.

    Capitolo II

    La prima cena e il misterioso messaggio

    Avvolta nell'accappatoio e con una salvietta in testa a raccogliere i capelli ancora gocciolanti rientrò in camera. Dalla finestra aperta un alito refrigerante insinuava la coltre afosa di una giornata giunta al tramonto. Il canto di grilli e il rumore di foglie ondeggianti tra i rami si univano alle note di un motivo appena percepibile proveniente da chissà dove.

    Scelse un abito bianco, un paio di sandali turchesi con il tacco altissimo e un copri spalla di seta dello stesso colore da abbinare al vestito.

    Vide un biglietto scivolare da sotto la porta. Turbata e incuriosita scattò veloce ad aprirla, controllò percorrendoli avanti e indietro i due lati del corridoio buio, ma non c'era nessuno. Rientrò raccogliendo il foglietto ripiegato su se stesso e l'osservò rigirandolo più volte tra le dita prima di leggerne il contenuto.

    La carta e il colore dell'inchiostro di un azzurrino sbiadito facevano pensare ad un testo molto vecchio e la frase contenuta all'interno era scritta di pugno:

    La verità risiede nella profondità dell'arte.

    Cosa significava quel messaggio e perché qualcuno glielo aveva recapitato?

    Non aveva tempo d'interrogarsi, lo nascose nella federa del cuscino, si vestì e uscì determinata a non farne parola.

    In cima alla scala rimase immobile per qualche minuto a fissare la scultura al centro dell'entrata. La sua grandezza amplificata dalla penombra ne faceva la vera e sola protagonista dell'intero esercito di opere che la circondavano. Il padrone di casa aveva voluto puntare tutta l'attenzione su di lei, unica e maestosa regina governatrice di quel microcosmo artistico.

    Sceso l'ultimo scalino imboccò sicura lo stretto corridoio che conduceva alle stanze della governante. Le voci di Pablo e Brisa attutite dalle spesse mura la guidarono fino al salotto viola. Bussò e attese qualche secondo per lasciare ai due il tempo di terminare la conversazione.

    Un tavolo rotondo apparso come per magia e apparecchiato con porcellane bianche e viola, bicchieri di cristallo e posate d'argento attendeva i commensali davanti alla finestra.

    Entrambi l'accolsero con un caloroso sorriso. Pablo si complimentò per l'eleganza dell'abito e la intrattenne finché Brisa rientrò dalla cucina spingendo un carrello ricolmo di pietanze.

    Servì l'antipasto blu: gamberetti mignon affogati in una salsa azzurra resa tale dalla presenza di una particolare alga, come tenne a specificare la cuoca. 

    Assaggiò l'originale preparazione che trovò deliziosa così come i crostini al caviale e crema di mandorle che l'accompagnavano.

    'Questo antipasto è fantastico oltre che originale nell'aspetto e nel gusto!' disse rivolta a Brisa che sorrise soddisfatta.

    'Sono felice che ti piaccia. È un'antica ricetta di famiglia tramandata da generazioni'.

    'Brisa ha notevoli talenti', intervenne Pablo, 'avrai occasione di verificarlo personalmente strada facendo'. Aggiunse sorridendo.

    Lo guardò chiedendosi quando si sarebbe deciso a illustrarle il progetto, ma non era il caso di entrare in argomento durante la cena e in presenza della governante che riempiendo di nuovo il piatto dell'uomo le domandò: 'Hai già potuto dare un'occhiata in giro? Cosa ne pensi della villa?'

    'È sicuramente un edificio singolare soprattutto nell'aspetto non in linea con la sua destinazione d'uso, ma mi ha molto colpita lo squarcio del parco visibile dalla mia finestra'.

    Pablo la interruppe con un gesto esaustivo di ovvietà in direzione di Brisa.

    'Questa ragazza è perspicace, ha innato il dono dell'osservazione! Cosa ti ha colpito esattamente di quella parte della tenuta?'

    'Innanzi tutto la bellezza e la cura dei particolari. Sembra un luogo irreale'. 

    Lui sorrise annuendo, ma attendendosi altro.

    'Mi sono poi chiesta il motivo per cui si è scelto di dedicare maggiore cura al lato interno del giardino piuttosto che a quello frontale. Di solito si tende a prestare più attenzione all'entrata'.

    Pablo sorrise soddisfatto.

    'Hai colto nel segno. La tua osservazione è esatta. Ma vedi, questa preferenza rispecchia l'originale personalità del proprietario che si dice fosse un grande conoscitore della natura umana e della sua propensione a voler credere solo a ciò che vede o pensa di vedere'.

    C'est n'est pas una pipe' commentò lei citando Magritte.

    'Esatto!' concordò Pico, mordendo l'ultimo crostino rimasto nel suo piatto.

    'Come hai giustamente fatto notare salta all'occhio che la zona verde all'ingresso sia molto trascurata, ma anche il proprietario di primo acchito veniva scambiato per un barbone da tenere a debita distanza. Conosceva la differenza tra apparenza e sostanza e il vero significato del termine 'libertà' poiché l'aveva imparato a sue spese, anche se troppo tardi'.

    'Il vero significato del termine ‘libertà’ ?' chiese.

    'Può

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