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Il barbiere di Karl Marx morì di stenti
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Il barbiere di Karl Marx morì di stenti

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About this ebook

Nel primo decennio del millenovecento, James Hornet, sfogliando il giornale, legge un trafiletto che riporta la notizia del suicidio di Laura Marx, figlia di Karl Marx.
  James Hornet racconta di aver bevuto, una sera, dentro un'osteria con il vecchio Karl Marx.
  Karl Marx ha raccontato a James i drammi e le lotte politiche.
  Trascorso un mese dall'incontro, James decide di andare a cercare Karl Marx. Si inoltra nei sobborghi di Londra, dove scoprirà la verità sull'uomo che si è presentato con il nome di Karl Marx.
  Era il vero Karl Marx?  O era coinvolto nei delitti commessi a Londra?
LanguageItaliano
Release dateSep 3, 2018
ISBN9788829502509
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    Il barbiere di Karl Marx morì di stenti - Salvatore Giannone

    fittizio.)

    1

    Cosa c’è di buono nella vita di un uomo? Non molto si pensa. La sera, dopo una giornata senza fare niente, sedersi in una comoda poltrona del Circolo White's e godersi un sigaro con un bicchiere di buon sherry, è quanto di buono ci possa essere. Il maggiordomo, con il suo portamento ritto, pronto a servirti, a ogni cenno della mano o movimento impercettibile del capo, simile a un cane obbediente, con inchini e i famosi sissignore, certo, signore e altre baggianate che gli hanno insegnato i suoi padroni e anni di apprendistato di rimproveri e umiliazioni.

    Il mio amico, Lord William Sandflies, porta i capelli e i basettoni alla moda, veste elegante come un perfetto dandy, è intonato alla boiserie delle stanze del Circolo e soprattutto è in sintonia con il mio modo di pensare. Anzi, asserisce, senza alcun dubbio, che il sigaro e il bicchiere di sherry acquistano un delizioso sapore se si è a conoscenza che delle persone hanno lavorato, tutto il giorno, senza sosta, per mantenerti e farti vivere bene.

    Lord Sandflies vive in una splendida villa fuori Londra con un vecchio zio. Un barbagianni, ha detta di lui. L’unico difetto dell’anziano è di essere ancora vivo. Difetto alquanto passibile, visto che alla morte erediterà una fortuna. Era una speranza che nutriva da giovane. L’idealismo è il pane dei giovani. I capelli si sono diradati e i restanti sono diventati bianchi.

    Suo zio sembra ringiovanire anno dopo anno. Ha un tarlo in testa che diventa più grande ogni giorno che passa. Vuole risposarsi con una giovane donna che possa dargli degli eredi. Il mio amico, dalla nascita del tarlo, dimagrisce e mi confida i suoi timori. Un moccioso erediterà quello che io ho sperato in una lunga vita di ereditare. Lo accenna con aria sconsolata. Fissa un punto sul pavimento scuote in modo impercettibile la testa. La vita è ingiusta, amico mio e la morte non ci rende giustizia. Manda giù il resto del bicchiere.

    Dalla stanza attigua giungono risate. I soci raccontano barzellette sconce, su dame e tradimenti. Forse chi è stato tradito è tra loro.

    Lord Sandflies sbadiglia seduto comodamente, con il sigaro in bocca, annoiato sfoglia il Times. Si sofferma su una notizia a piè di pagina.

    Vedi dice. Certa gente non sa come attirare l’attenzione. Si suicida. Non trovi deprimente una persona che si toglie la vita per affermare di aver vissuto?

    Non solo è deprimente rispondo masticando il sigaro. È anche una persona con cui non mi accompagnerei. Sa di macabro. È uno che conosciamo?

    Non rientra nel panorama delle nostre conoscenze, per fortuna. Una donna. Laura Marx. Figlia di un certo Karl Marx. Mai sentito nominare. Lo conosci?

    Sarà un vecchio latifondista rispondo alzandomi a fatica e posando il bicchiere vuoto sul piccolo tavolo di fianco alla poltrona. Mi dirigo alla finestra. Il cielo di Londra aveva la cataratta. Sentivo le fronde degli alberi scompigliate dal vento, battere sui vetri. Fissai un punto nel buio. Questo nome non mi è nuovo, aggiunsi con tono pensieroso.

    Ehi, Jacob chiamò William.

    La porta si aprì. Entrò con passo silenzioso il maggiordomo.

    Sì, signore, si inchinò con fare cerimonioso e servile.

    Sapete dirmi chi è Karl Marx?

    Un noto giocatore di cricket, credo, per servirla, signore.

    No, dissi. Cercavo di ricordare dove avevo sentito questo nome. Presi il bicchiere di sherry che nel frattempo il solerte Jacob aveva riempito e lo mandai giù a piccoli sorsi, frugando nella mente. Tamburellai con l'indice il mento. Marx Karl. Karl Marx mormoravo, sforzandomi di ricordare.

    Jacob vide il bicchiere vuoto e si apprestò a riempirlo.

    Grazie, Jacob dissi senza guardarlo.

    Non c’è di che, signore. Se i signori permettono, dovrei andare a portare una forbice da potare a Sir Windsor. Vuole accorciarsi le unghie dei piedi.

    Lo congedammo con un gesto della mano.

    Non appena il maggiordomo lasciò la stanza, mi sedetti comodamente nella poltrona e accavallai le gambe.

    Mio caro amico, ti devo dare una brutta notizia. Credo che Karl Marx non era un giocatore di cricket, né un latifondista. Era un filosofo.

    Un filosofo! si meravigliò lord Sandflies. Sbuffò.

    Esatto. Un filosofo. Il filosofo dei poveri. Il filosofo che voleva lo Stato gestito dagli operai. O roba del genere.

    Oh, bella! Chi ha queste idee assurde, di questi giorni? Deve essere un visionario. Se non è visionario deve essere un nullatenente. O un demente. O.… Prese dalla tasca della giacca un fazzoletto, con lo stemma del suo casato ricamato, e si tamponò le labbra. Lo ripiegò e lo ripose in tasca. Si aggiustò comodamente il deretano e aggiunse: Solo in questo modo possono convincersi di cambiare la loro situazione. Aspirano a rovesciare il Sistema. Da sotto vogliono passare sopra. Lottano per sostituirci, per farci lavorare al posto loro.

    Era un uomo particolare. L’ho conosciuto. Gli rivolsi un sorriso stanco.

    Hai vissuto la brutta avventura d’incontrare un uomo con quelle strampalate idee? My god, James! Ami farti del male. Si alzò e andò a stuzzicare, con un alare, il fuoco nel camino.

    Per poco tacemmo.

    Mi rigirai in mano il bicchiere, assorto. Una sera, ho bevuto con Karl Marx.

    Non potete immaginare i pensieri che mi sono tornati alla mente alla lettura del trafiletto sul giornale. Karl Marx aveva sposato una donna di casato nobile. I familiari della donna l'aveva disconosciuta.

    È un gesto insano, Jenny le ripeteva il padre. Dacci un taglio. È un fanfarone. Uno dei tanti che puoi trovare alla fiera dell'usato, tra arnesi agricoli arrugginiti e bestie da vendere. Sono tutte parole. Dietro le parole non c'è niente.

    Lei era ostinata. Viveva nelle parole di Karl Marx. Credeva che le parole potevano cambiare il mondo. Le parole la incantavano, nella poesia di un amore di fanciulla a lungo sognato e a lungo aspettato. Adorava il modo unico di come Karl si passava la mano tra i capelli e li scrollava dalla forfora.

    Guarda, sta nevicando amava dire mentre rideva sotto la barbetta ancora nera. Poi aggiungeva: La differenza tra me e tuo padre sta nel vestito che indossa.

    Oh, Karl! esclamava Jenny. Tu, uno di questi giorni, mi farai morire.

    Jenny, non paga della vita fatta con il padre, aveva deciso di sposare un idealista, ignara di cosa le avrebbe riservato il futuro. Era stata una nomade, allevato figli e visti andare via in tenera età, tra stenti e privazioni. Aveva diviso la vita con un uomo che non amava il lavoro fisico, ma difendeva e sfornava idee su idee per gli operai per farli risollevare da una vita abbietta e meschina.

    Marx aveva sposato un ideale di vita, mentre sua moglie un idealista, dissi portandomi il sigaro in bocca e aspirando una buona boccata.

    L’idealismo è una merce a buon mercato, amico mio. Esci e la trovi agli angoli delle strade che si offre. È la realtà che piega le menti ed è costosa.

    A volte penso dissi alzandomi dalla sedia. Penso che le persone abituate a un certo modo di vivere riescono a vederne un altro. Andai verso la finestra. Il vento sbatteva i rami sui vetri da sembrare unghie che raschiassero. Penso che il comportamento, le azioni, le scelte, per loro sono naturali. Gli esempi sono importanti nella vita. Scostai le tendine e vidi il buio di Londra attaccato alle case. Il campo da golf era un mare di silenzio e di oscurità.

    Gli esempi da dire sono al quanto semplici, da dare sono difficili. Almeno che...

    Almeno che? lo interruppi lasciando cadere la tendina e voltandomi verso di lui.

    Non vivi già nell'esempio. Ti viene tutto semplice.

    Vorresti dire che è il buon esempio quello che manca? Non sono i discorsi e i libri che possono cambiare gli uomini. Sono i fatti. Eppure, ti dico che ho conosciuto Karl Marx e non è come tu asserisci, mio caro William. Ma prima voglio raccontarti cosa mi ha spinto a cercare di conoscerlo.

    2

    La prima volta, che ho sentito parlare di Karl Marx è stato durante una cena da Lord Henry Wethead, da un tale di origine italiane. Nel parlare della vita in Italia e dei sentimenti che nutrivo per il Rinascimento e soprattutto per i nudi femminili nelle opere d'arte, il signore italiano si presentò con il nome di Augusto Rapiccioli di San Giuliano sul Solofrana.

    Vivete in una zona ricca di gente rivoluzionaria dissi tanto per imbandire un discorso e lasciarlo per andare a salutare la moglie di un conoscente che qualche mese prima avevo visitato in modo integrale, non so se mi sono spiegato.

    Se è per questo disse l'italiano. Anche voi ospitate nella vostra patria gente espulsa da altre Nazioni, per idee poco chiare e dannose per il sistema governativo in vigore. Non certo un buon esempio.

    Cosa volete insinuare, che nella nostra forma di governo ci sono dei sabotatori contro la regina e i suoi familiari?

    Forse non conoscete i socialisti, mio lord fece l'uomo con un sorrisino di cortesia. Chinò poco la testa per farmi capire che non era venuto a offendere un gentiluomo.

    Sapete qualcosa che io non so dissi, mostrando un'aria curiosa. Intanto seguivo la donna che mi aveva visto ma aveva preferito la compagnia di un vecchio membro della Camera dei Lord. Molto utile per la carriera del marito e per la sua posizione nella società e nell'intimità.

    Ho conosciuto un certo Karl Marx, è vero, in una taverna di Parigi. A voi non dice niente questo nome? disse lanciando un'occhiata maliziosa verso la mia vecchia conoscente. La donna ricambiò, divertita. L’avete perduta, continuò.

    Risposi con una alzata di spalle. L’ho restituita. Poi lo invitai: Continuate, vi prego.

    A proposito di cosa? disse in tono allegro.

    I rivoluzionari. Cosa dovrebbe dirmi? Sono un uomo di mondo, ma si vede che il mio mondo è piccolo da non fare entrare nell'orizzonte di conoscenza questo Frank March. Passò il cameriere con il vassoio e presi da bere lasciando il mio bicchiere vuoto sul ripiano. Il cameriere si fermò in attesa che il mio compagno di conversazione prendesse, ma l'uomo fece segno che poteva andare.

    Marx, Karl Marx mi corresse con tono cortese. Mi ero recato a Parigi. Conoscete Parigi? proseguì. Per partecipare a un convegno di industriali. A questo punto mi aspetto una vostra obbiezione. Del tipo: come fate a essere un industriale se nel vostro territorio di residenza non ci sono industrie? E io vi risponderò, prontamente, che la magia del mio paese sta in questo: rappresentare ciò che non abbiamo in un convegno, prendere la parola e essere eletti presidenti di associazioni. Avevano insistito di riunirsi a Parigi perché ci sono molti luoghi dove soggiornare e i ponti su La Senna sono i migliori, come si dice in giro. L'idea di visitare una città così ricca di cultura e di movimenti culturali, mi stuzzicava. La rivoluzione francese era arrivata fino alle nostre orecchie. L'avevamo vissuta, soffocata e ci apprestavamo ad organizzarne un’altra. Era il solo diversivo per far sfogare gli animi dei disgraziati, per poi farli ricadere nella stessa condizione di prima e sfruttarli lasciandoli felici e contenti. Sapete da noi c'è il sole. Si ride. Si canta. E compagnia ballando. L'uomo si fermò e fece un segno di saluto a un suo conoscente. Poi riprese. Un certo Napoleone Bonaparte, ragazzo discolo e poco raccomandabile dalle mamme alle loro figlie, faceva di tutto per espandere l'idea della Francia come Paese ospitale e turistico. Era così premuroso che era capace di venirvi a trovare nel vostro Stato, si intende, accompagnato da un numeroso esercito, se voi non andavate a trovarlo. Oltre a spandere l'idea della Francia libera, amava spandere il suo seme. Gesto alquanto generoso da parte sua, non ben visto da parte dei mariti di spose con tendenze particolari, come amare gli uomini di potere e farsi scarrozzare da un letto all'altro. Ma vedo che di queste cose Voi, lord, ne siete a conoscenza. Distolse lo sguardo dalla mia persona per indirizzarlo alla donna che mi aveva concesso i suoi favori e ora rideva senza ritegno al vecchio Lord.

    La signora si voltò verso di lui con uno sguardo languido. S'incamminò insieme al vecchio Lord. Dopo qualche passo si voltò di nuovo. Sorrise all'italiano che ricambiò alzando il bicchiere per brindare alla bellezza della donna.

    Alzai le sopracciglia, facendogli capire che la vita non è sempre una continua vittoria. Bisogna, di tanto in tanto, capire il gioco e ritirarsi al momento giusto.

    L'italiano sospirò. Ah, le donne! Tornò al suo discorso. Era uno slogan molto efficace: Non spostatevi dai vostri Paesi, è la Francia che viene a trovarvi. In Polonia, l'arrivo di Napoleone fu salutato come il più grande evento dell'anno, da molto mancavano a Varsavia spettacoli di quel genere. I Polacchi erano sicuri, per le ristrettezze economiche di non avere la possibilità di visitare la Francia. I francesi avrebbero portato le loro Leggi, le loro usanze e la lingua. Un esercito francese poteva tenere lontano dai confini il compagno russo. Napoleone portò la cucina francese, oltre la lingua e come ho detto le leggi e ogni cosa buona che serviva a rafforzare l'idea della Francia e dei tre principi capisaldi della Rivoluzione. Legalità, fraternità e uguaglianza. Ma queste vecchie storie vi annoiano. E vengo al dunque. Karl Marx era un tipo che a prima vista, per il suo aspetto, poteva sembrare scontroso, poi lo frequentavate, per qualche sera, ed era veramente scontroso. Amava contraddire. Ti riempiva la testa di chiacchiere che vi chiedevate: come faccio a liberamene? Questo individuo che ha problemi con i capitalisti, avrà problemi con tutti. Veniva la voglia di sbattergli la bottiglia in testa se non fosse stata piena. E in natura niente va sprecato. Per farlo star zitto lo portai in una riunione di senzatetto. Fu lì che si formò. Fu anche lì che ascoltò le teorie che avrebbe messo nero su bianco e pubblicandole con il titolo Il Capitale. Se permettete, disse con tono ossequioso. Fece una pausa in attesa di una mia risposta.

    Permetto dissi facendo un leggero inchino del capo, non molto da poter capire che ero alle sue dipendenze e che pendevo dalle sue labbra. Ma constatai che era un uomo di mondo e che dalle sue parti aveva avuto l'educazione di gentiluomo. Inoltre, pensai che se fosse stato invitato alla festa doveva essere un uomo di un certo rango sociale. Lord Wethead, il proprietario della tenuta era alquanto sofisticato nello scegliere i suoi invitati e non gradiva le persone di basso rango sociale, diceva che sporcavano i tappetti e non voleva tra i piedi poveri che si erano arricchiti con loschi traffici. Diceva che avevano tolto il guadagno alla classe degli industriali e proprietari terrieri. Quando la festa finiva, prima di far uscire gli invitati, bisognava contare l'argenteria, con il dispiego di uomini e di cani.

    " Dicevo: ho conosciuto Karl Marx in una taverna, Rosignol Pendu . Se passate da quelle parti, fatemi la cortesia di salutarmi l'oste. Una brava persona. Il classico evaso dalle amate patrie galere. Ci sono entrato per caso. Mi ero perso, essendo nuovo dei luoghi. Seduto al tavolo fumavo la pipa e mi versavo da bere. Si avvicinò un uomo pieno di peli. Era tarchiato. Sembrava uscire da un libro di favole per bambini. Mi chiese: avete, per caso, da accendere."

    A quel punto, io e il signore italiano, uscimmo di casa e ci incamminammo nel giardino ben curato, tra fiori e piante ornamentali, fumammo un sigaro e l'uomo riprese il racconto

    Cos’è il caso? chiese l'italiano all'uomo tarchiato.

    L'uomo barbuto e capellone sorrise. Filosofo?

    No, semplice vegetariano.

    Allora l'uomo fece un segno se poteva accomodarsi. Senza aspettare risposta spostò la sedia e si sedette di fronte.

    Una bella risposta. Davvero. Complimenti. Indicò il bicchiere. Posso?

    Si serva pure.

    L'uomo sedette di fronte e si versò un bicchiere di vino.

    In questi giorni ho sempre la gola secca e non solo la gola. Ho le tasche aride.

    È il periodo più nero per un uomo. Avere sempre sete di vino e non avere i mezzi per comprarlo. Ci sono passato anch'io. È una vera sofferenza, disse l'italiano.

    Come vi chiamate? Sempre se non sono indiscreto. Mi piace conoscere il nome dell'interlocutore. Tra i tanti vizi. Questo è un altro.

    Antonio Esposito mentì l'italiano. E voi? Ho anch'io il vizio di ficcare il naso nei nomi degli altri e sapere, soprattutto, chi beve a scrocco alle mie spalle.

    Marx. Karl Marx, per non servirvi, s'intende.

    Siete di Parigi?

    No, della Germania.

    Grande Nazione la Germania. Ho fatto il militare a Amburgo.

    E voi? Voi di dove siete?

    Di Napoli.

    Ah, italiano! esclamò Marx.

    Veramente ho detto Napoli. È una cosa ben diversa.

    Conosco Napoli.

    Adesso potete anche morire. Quando siete venuto a Napoli?

    La conosco per sentito dire.

    Allora state tranquillo che non morirete.

    Dicono che siete grandi produttori di uova pur non avendo galline.

    Questa è la grandezza di Napoli. Esportiamo in tutto il mondo spazzole, pur non avendo fabbriche di spazzole.

    La vera forza è la massa operaia. L'ho sempre sostenuto. Si riempì il bicchiere e lo mandò giù tutto di un fiato. Si asciugò le labbra sul polsino della camicia e proseguì. Vedete, qui è difficile far accettare l'idea della massa, la vera motrice dell'economia. Secondo le mie teorie tutto dovrebbe essere nelle mani dello Stato.

    E a capo dello Stato chi ponete? Scusate la domanda che può sembrare impertinente.

    Oh, no. Avete fatto bene a porla. Siete libero di porla. Tanto non vi rispondo. Lo Stato fornisce la materia prima e le fabbriche. Poi distribuisce in modo eguale i profitti. Così vedete, si riempì il bicchiere e continuò: Uno a me. Lo tracannò in un batter di ciglia. Poi mi mise davanti il bicchiere vuoto e aggiunse: Uno a voi.

    È vuoto, constatai.

    Riempitelo.

    È vuota la bottiglia, ribattei e la agitai a conferma della mia versione.

    Cosa volete? Può succedere che nella spartizione i mezzi, i profitti finiscono.

    E che si fa?

    " L’operaio si rimbocca le maniche

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