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Valle Pega
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Valle Pega

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Il professor Lombardi, archeologo di fama internazionale, è convinto che la scoperta della Necropoli di Spina non sia un caso isolato. E' sicuro che nella bassa pianura padana ci sia ancora molto da scoprire sulla civiltà etrusca. La campagna di scavo effettuata nell'estate del 1969 con la collaborazione dei suoi giovani ricercatori però non sembra dare i risultati sperati. Non sembra…Mentre qualcuno pare essere molto vicino ad una scoperta sensazionale avviene un omicidio inspiegabile che turba la quiete del basso ferrarese e la tranquillità del commissario Monaldi che si trova tra le mani un caso che pare inestricabile. Assieme ai suoi collaboratori cercherà di scandagliare gli aspetti più reconditi dell'animo delle persone coinvolte scoprendo che quasi tutti hanno qualcosa da nascondere e interessi da difendere.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateSep 17, 2018
ISBN9788827846728
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    Valle Pega - Alessandro Fogli

    633/1941.

    GIOVEDI’ 11 SETTEMBRE 1969 VALLI DI COMACCHIO

    LOCALITA' VALLE PEGA

    La pala gettata a terra sollevò una nuvola di polvere, mentre Claudia Zanotti si asciugava la fronte con le mani.

    - Anche oggi è andata, caro professore! - esclamò laconica.

    La giovane ricercatrice sembrò manifestare il pessimismo che pervadeva le menti di tutti da tempo. Solo Luca Iotti, assistente di Lombardi, sembrava esprimere ancora ottimismo nonostante il suo carattere ombroso e taciturno.

    Rita Marsala, ricercatrice come Claudia, non fu da meno:

    - Sì, andata a quel paese!

    Lo sconforto misto a rassegnazione era palpabile nel gruppo di Lombardi il quale, come sempre, replicò solo dopo lunga riflessione:

    - L'archeologia non è una scienza esatta. Niente è scontato, nel bene come nel male. Bisogna avere fiducia. Sempre.

    Nessuno dei suoi ragazzi ebbe la forza di controbattere. Un'estate era trascorsa senza alcun risultato e non era affatto scontato che il ministero avrebbe rifinanziato la ricerca. Eppure lui era convinto. Spina non era l'unico villaggio, era solo un agglomerato portuale di un altro centro abitato molto più grande, più distante dalla linea di costa. Perché quella necropoli così vasta? E il centro abitato vero e proprio? Questi erano i dubbi di Lombardi. Dubbi che costituivano le fondamenta della sua convinzione: ciò che era stato scoperto di Spina doveva essere solo la punta di un iceberg.

    Erano già le sei e mezza e Lombardi diede ordine di smobilitare. Dopo avere caricato gli attrezzi sul Fiat 850 si avviarono verso la pensione Ines, nei pressi di Anita, loro base di appoggio durante tutta la campagna estiva.

    Ines Cavalieri, titolare assieme al marito Oscar, li accolse con la consueta loquacità:

    - Buonasera! Tutto bene? Ma che bravi i miei scienziati. Dopo l'ennesima giornata negativa Lombardi e i suoi aiutanti risposero al saluto con stentata cordialità per poi scomparire nelle rispettive stanze in attesa dell'ora di cena.

    Oltre a Lombardi e ai suoi ragazzi ospitava anche un gruppo di operai dell'Agip che, da oltre un anno, lavoravano presso un impianto di perforazione che si trovava a pochi chilometri di distanza.

    La pensione Ines era modesta e la sua pulizia non sempre ineccepibile, ma la sua cucina era ottima. Il profumo di selvaggina si insinuava ovunque fin dal primo pomeriggio.

    Alle otto erano già tutti a tavola. Ines prese le ordinazioni con grande tempestività. Dopo un quarto d'ora arrivarono i primi: il professore e Rita optarono per pappardelle al sugo di lepre mentre Luca e Claudia preferirono il ragù di carne.

    In attesa dei secondi Lombardi espose il programma del giorno dopo e, rivolgendosi a Luca, chiese:

    - Domani cosa fai? Torni a casa o rimani? .

    Il professore , Claudia e Rita tutti i venerdì nel tardo pomeriggio tornavano a casa per fare poi ritorno il lunedì mattina. Luca a fine settimana alterni rimaneva ad Anita a proprie spese.

    Era orfano dall'età di nove anni. La madre morì di tumore e dopo pochi mesi anche suo padre se ne andò. Gli era rimasto solo un vecchio zio che lo adorava e con il quale viveva a Castelnovo Monti, nell'Appennino Reggiano. Un po' perché orfano, un po' per la distanza non sempre se ne tornava a casa.

    Luca rispose prontamente quasi come si aspettasse la domanda:

    - Domani rimarrò qui.

    Il professore abitava a Bologna, così come Claudia, Rita invece abitava a Ferrara . Nel ritorno verso il capoluogo Lombardi avrebbe lasciato Rita a Ferrara poi si sarebbe diretto verso Bologna.

    Prima avrebbe accompagnato Claudia poi si sarebbe diretto verso il parcheggio dell'università ove avrebbe lasciato il pulmino prima di recarsi a casa. Come tutti i venerdì sera.

    Rita era nata a Ferrara ma i genitori erano originari dell' Agro Pontino. Suo padre, dipendente statale, fu trasferito al nord prima che lei nascesse. Era figlia unica e da piccola desiderava tanto avere un fratellino.

    Claudia era la figlia più giovane di agiati commercianti bolognesi che non le fecero mancare mai nulla. La sorella era medico, il fratello avvocato. La sua innata passione per l'archeologia fu assecondata dai suoi genitori con malcelato scetticismo ma nulla le fu precluso.

    - Ecco i secondi! - esclamò famelica Rita.

    - Un goccio di rosso? - replicò il professore.

    Nessuno rifiutò.

    - Per chi sono le costine di maiale? - chiese Ines orgogliosa dei propri manicaretti.

    - Per me! - risposero all'unisono Rita e Luca.

    - La scaloppa ai funghi se non sbaglio è per il professore mentre per la signorina Claudia solo un pezzo di grana - esclamò Ines.

    Mangiarono tutti con grande appetito e il vino rosso scorse in abbondanza.

    Terminato il secondo Claudia, all'improvviso si rivolse a Luca:

    - Devi vederti con lei?

    - Non sono affari tuoi! - rispose Luca indispettito.

    Rita mantenne il capo chino sul piatto come a volersi estraniare dal battibecco.

    Lombardi intervenne con il solito tempismo e con la pacatezza del saggio:

    - Non mi sembra il caso! Direi che un buon caffè è quel che ci vuole.

    Il discorso parve essere chiuso, ma i musi erano lunghi e gli sguardi smisero di incrociarsi.

    Luca durante l'estate ebbe il modo di conoscere Rosa Zagatti, figlia di un imprenditore agricolo della zona. Non erano fidanzati ma era indubbio che i due si piacessero. A Claudia questo non andava giù, anche a lei piaceva Luca e glielo aveva fatto capire in tutti i modi.

    Bevvero il caffè in assoluto silenzio poi alzarono da tavolo per recarsi alle rispettive camere, al piano superiore.

    Claudia un istante prima di entrare in camera venne raggiunta da Rita che la rimproverò bonariamente:

    - Perché non la smetti? Dai! Che senso ha insistere?

    - Hai ragione! Ma cosa posso farci? E’ più forte di me! -

    rispose Claudia fissando il pavimento.

    - E poi non riesco a sopportare l'idea che mentre io sono a Bologna lui è qui con quella puttanella! - aggiunse con un groppo alla gola.

    - E il tuo fidanzato bolognese?- obiettò Rita

    - Quell'imbecille? Non lo sopporto più! Piace solo ai miei...

    Le due ragazze troncarono il discorso augurandosi reciprocamente la buonanotte.

    II

    Luca, Claudia e Rita scesero per la colazione a breve distanza l'uno dall'altro. Come sempre Lombardi era sceso molto tempo prima e aveva già terminato. Era un abitudinario e lo faceva perché così sarebbe riuscito a leggere il giornale. Erano soli nella piccola sala da pranzo, gli operai dell'Agip erano al lavoro già da un pezzo. Il silenzio era interrotto solo dalla vecchia radio che Oscar teneva ad alto volume per ascoltare i notiziari che si succedevano periodicamente nel corso della mattinata. La colazione dei tre ragazzi terminò con il sottofondo della notizia dello sciopero dei metalmeccanici.

    - Se avete finito, usciamo a caricare il pulmino - esclamò Lombardi interrotto dalla notizia del raid di aerei israeliani a Suez.

    C'era poca voglia di parlare. L’atmosfera, dopo un’estate trascorsa senza risultati, era pesante e il battibecco della serata precedente non aveva fatto altro che alimentare una sorta di malessere strisciante. Il professore capì la situazione e cercò di dare una scossa all'ambiente:

    - Animo! Su con la vita! Lo scavo ci attende.

    - Professore pensa che il prossimo anno saremo ancora qui? - chiese Claudia preoccupata.

    - Me lo auguro.

    - Ma lei cosa pensa? – incalzò Rita.

    - Io ci credo e credo che il ministero ci concederà un'altra estate, ma non posso garantirvelo.

    Non era la risposta che le ragazze avrebbero voluto.

    - Io sono fiducioso - intervenne Luca quando ormai il discorso sembrava chiuso.

    - Ah sì? Per quale motivo? - rilanciò Claudia con malcelato astio.

    - Nessun motivo! Sono fiducioso e basta! - tagliò corto Luca.

    A quel punto caricarono il pulmino per dirigersi verso l'area di scavo. Un botto terribile proveniente dalla marmitta sancì l’accensione del mezzo che si allontanò lasciandosi alle spalle una nuvola di fumo.

    La giornata era splendida. Il sole stava regalando ancora giornate piuttosto miti nonostante l'incedere della stagione, ma non sarebbe durata. Il lavoro procedette come tutte le giornate precedenti ovvero senza risultati e, come se non bastasse, lo splendido sole del mattino fu oscurato nel pomeriggio da nubi minacciose che provenivano da ovest. Come tutti i venerdì fecero ritorno alla pensione un po’ prima degli altri giorni per preparare i bagagli e tornare a casa per il fine settimana. Alle sei e un quarto il professore, Rita e Claudia si trovarono puntualmente nell'ingresso della pensione. Era presente anche Luca intento a leggere una rivista seduto su una poltroncina.

    I saluti furono concisi:

    - Fate buon viaggio - fece Luca sorridente. Sembrava quasi contento di vederli andar via.

    - Grazie - risposero quasi distrattamente Lombardi e le ragazze.

    - Ci troviamo qui all'ingresso lunedì mattina verso le otto - ricordò il professore.

    - Non dubiti - fu la pronta risposta di Luca.

    Appena furono partiti Luca entrò nella cabina telefonica posta a sinistra del bancone e di fronte all'ingresso della sala da pranzo. Aveva voglia di sentire Rosa . Chissà forse sarebbero riusciti a vedersi prima di cena.

    - Pronto chi parla? - dall'altro capo rispose Giovanna , la madre di Rosa.

    - Buonasera signora sono Luca - fu la risposta educata.

    - Potrei parlare con Rosa?

    - Sì certo - rispose Giovanna con poco entusiasmo.

    Dopo alcuni istanti che parvero eterni:

    - Ciao Luca finalmente!

    - Avevo tanta voglia di sentirti!.

    - Ciao tesoro anch’io.

    - Riusciamo a vederci tra un po'?

    - Mah non so....vorrei tanto...sai mio padre fa sempre delle storie.

    - Non capisco il motivo! Non mi sembra di essere maleducato o prepotente.

    - No, no non prendertela, lui farebbe così con chiunque. Ora chiedo se mi fa uscire.

    Dopo essersi allontanata per qualche minuto, tornò al telefono con la bella notizia.

    - Mi ha detto di sì.

    - Grandioso! Dai facciamo tra venti minuti al Bar Centrale.

    I due si salutarono in tutta fretta desiderosi di vedersi al più presto.

    Uscito dalla cabina Luca cercò Oscar. Come spesso accadeva gli avrebbe chiesto in prestito il suo Garelli 50. Il bar dove si sarebbe incontrato con Rosa si trovava a Longastrino, a circa 10 chilometri e non aveva altro modo per spostarsi dalla pensione. Non era la prima volta che chiedeva il motorino in prestito a Oscar il quale non aveva mai detto di no. Si fidava e comunque non lo aveva mai lasciato senza miscela.

    Rosa abitava appena fuori Longastrino. Suo padre Carlo era un imprenditore agricolo che coltivava prevalentemente pomodori. In zona era uno dei pochi a portare avanti quel tipo di

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