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Solo amore
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Solo amore

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Solo amore è un romanzo troppo problematico dove un intreccio di circostanze portano il protagonista ad una serie di eventi contro la sua volontà, ignaro del suo destino lo portano ad una fine tragica come in una tragedia Greca. Chi subisce un danno in età della pubertà e dell’adolescenza che sono l’estati della vita dove tutto si disvela come in una penombra - come scriveva il Leopardi in “Unico fiore” - se lo porterà dietro per tutta la vita. La trama si svolge a Genova tra gli anni sessanta e settanta, nella parte della città vecchia dove regnava la povertà, la miseria, la prostituzione e ogni sorta di mercificazione. In questa desolante realtà il protagonista nascerà in una della vie della città vecchia e tenterà in tutti i modi dopo essersi fatto nove anni di galera a riscattarsi del suo danno. Ma la vita nella sua sfavillante bellezza è crudele “anche nella bellezza d’un fiore è celato il dolore - Lucrezio”. L’unica cosa che supera il dolore è l’insaziabile voglia d’amare cercando in essa l’oblio dei sensi, il sogno della carne, il vagare dentro le stagioni nei dolci amplessi dove naufragano i desideri. E’ quel riscatto che dona all’essere umano la voglia di sopravvivere come unica condizione possibile al mistero della vita e al suo manifestarsi.
LanguageItaliano
PublisherAbel Books
Release dateSep 17, 2018
ISBN9788867522170
Solo amore

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    Solo amore - Mario Pozzi

    Mario Pozzi

    SOLO AMORE

    Romanzo

    AbelBooks

    Proprietà letteraria riservata

    © 2018 Abel Books

    Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    Abel Books

    via Milano, 44

    73051 Novoli (LE)

    ISBN 9788867522170

    Al di là dei sogni c’è la vita.

    Cos’è la vita nella nostra natura così detta umana?

    E’ un dilatarsi dei nostri sensi che sono la percezione che la ragione non può esprimere, sentendo il grido dell’universo si dilatano in un vuoto che non ha confini.

    Dove sei stato Mario? Sono stato a respirare l’alito segreto della vita.

    Nel vento della vita che rincorre i ricordi come fossero luoghi abbandonati nella memoria, doline d’ un tempo passato, dimenticato dove i sogni ritornano con i suoi folletti che danzano inquieti sul prato della tua solitudine, dove ci si perde in luoghi conosciuti che ti sono divenuti mistero, mistero della vita e della sua crudele bellezza.

    Sono nato in via di Prè nella parte antica di Genova, allora era un luogo malfamato dedito al contrabbando al meretricio e alla ricettazione e covo di ladri, dove i bordelli e le puttane gli facevano da cornice. Sono nato in un antico stabile vicino al ghetto Ebraico, dove mia madre in un seminterrato faceva la portiera, mio padre alcolizzato era dedito al contrabbando e a qualunque genere di traffici poco puliti, così che entrava e usciva dalla galera come se andasse in villeggiatura. L’ambiente dove vivevamo era malsano, pieno di muffa e si sentiva sempre odore di fogna, i topi ci facevano compagnia. Le poche volte che mio padre stava a casa essendo ubriaco picchiava mia madre senza ragione. Avevo tre fratelli piccoli due maschi e la più piccola una femmina, tra le grida e le urla piangevano continuamente nascondendosi seminudi sotto il letto, allora uscivo e per giorni non rientravo a casa, avevo appena undici anni. Vagabondavo per Genova dove il sole e l’aria marina mi facevano da compagni, sentire il profumo del mare e la sua eterna voce m’incantava, era vivere in una favola tutta mia e allontanarmi con la mente dallo squallore quotidiano e dal degrado dove vivevo.

    Amavo andare a Bogadasse splendido borgo antico raccolto su un piccolo promontorio dove le sue case antiche tinte di giallo e rosa mattone indoravano al sole che le specchiava nel mare con i suoi riflessi azzurri. Vagabondavo fino a sera rubando qualche mela dai banchi e le vecchie fruttivendole mi lanciavano impropri in dialetto mentre scappavo di corsa.

    Scendevo alla caletta dove le barche dei pescatori erano ormeggiate sulla riva, allora m’inoltravo nell’acqua fresca e un senso lieve di libertà mi bagnava la pelle. Dopo il bagno mi stendevo al sole per farmi asciugare e il sapore del sale mi profumava la pelle. Quando arrivava la sera m’infilavo in una delle barche e guardavo la lanterna che illuminava il porto fondendosi con la sua dolce luce nel cielo stellato e così mi addormentavo.

    La mattina la brezza del mare mi svegliava con il suo profumo e stropicciandomi gli occhi mi lavavo con l’acqua di mare, guardando la barca dove avevo dormito pensavo che era più comoda del letto di casa mia dove dovevo dormire con i miei tre fratelli.

    Da lì ritornavo a via di Prè ma non per andare da mia madre, passando per porta di Vacca andavo a via del campo a bussare a un bordello, dove viveva una vecchia maîtresse che avevo conosciuto un giorno incontrandola al mercato e gli portai la spesa da lì fino al bordello.

    Così in cambio della colazione mattutina le andavo a fare la spesa. Bussando al portone e dicendo il mio nome mi faceva entrare e sedere al tavolo dove tutte le belle mignotte mi salutavano e mi dicevano che ero troppo piccolo per frequentare un bordello e che mi aspettavano quando diventavo più grande. Gli raccontavo che avevo dormito in una barca e che le stelle mi avevano indicato paesi lontani dove la vita era un sogno di luce e potevi amare le donne accarezzandole con fiori delicati e che un giorno anch’io sarei partito per quei paesi. Ridevano e mi dicevano che avevo troppa fantasia Finito di fare la colazione la vecchia maîtresse mi dava il foglio con scritto la spesa e i soldi dicendomi di non fare la cresta.

    Uscito dal portone di fronte al primo piano c’era una bellissima bambina bionda che da dietro la finestra mi guardava, io con la mano la salutavo e lei si ritraeva. Ritornando dalla spesa la ritrovavo lì che mi guardava, allora le mandavo un bacio e lei sorridendo si ritraeva. Tenendola nei miei pensieri andai al mercato orientale a fare la spesa, tirando sui prezzi e rubacchiando qua e là riuscivo a risparmiare qualche soldo che tenevo per me. Ritornando al bordello guardavo Genova e il suo porto che risplendevano al sole accarezzato dalla brezza marina, la dolce brezza marina dove facevo scivolare i miei sogni che non hanno tempo si perdono lungo le scie del mare e lo attraversano fino a paesi lontani, sconosciuti dove il loro richiamo si perdeva nella mia anima con un dolce languore. Risvegliandomi tornavo al bordello a portare la spesa, le fanciulle mignotte mi

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