Viaggio fuori e viaggio dentro. La primavera sboccia sotto ai tuoi piedi
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Viaggio fuori e viaggio dentro. La primavera sboccia sotto ai tuoi piedi - Anna Chiara Fontana
lettura!
IN VIAGGIO VERSO LA LIBERAZIONE
Avevo fallito un’altra volta. Anche l’ultima storia d’amore, così intensa e risanatrice, era finita e sapevo che dipendeva da me. Avevo l’impressione di sabotare dall’interno ogni cosa che facessi. Per questo ero andata in crisi, volevo morire e l’avevo pianificato nei dettagli.
Mi sentivo profondamente insoddisfatta della mia vita e del mio incessante correre come una scheggia impazzita, cercando di imparare più cose, conoscere più gente e riempire un tempo che alla fin fine risultava più o meno come il costume di Arlecchino: pieno di pezze.
Poi per caso ero andata ad un meeting buddista che mi aveva colpito e avevo iniziato a partecipare a quegli incontri, con la faccia lunga che avevo in quel periodo. Avevo iniziato a recitare Nam myoho renge kyo sempre più intensamente, spesso piangendo, volendo gridare e spaccare tutto ma vedendo immediatamente accadere cose impensate, che in anni di psicoterapia non erano successe. Fu così che migliorò radicalmente il rapporto con mia mamma e iniziai ad andare a pranzo da una collega con la quale non c’era mai stata comunicazione. Alla fine, quando decisi di viaggiare, fu proprio lei ad offrire ospitalità agli scatoloni pieni delle cianfrusaglie che in quattordici anni di vita padovana avevo accumulato.
Già, finalmente avevo deciso di partire! Avevo aspettato nove anni per realizzare il sogno che sapevo di avere dentro di me: dopo tanti tentennamenti mi ero decisa! Da quel momento in poi tutto era andato così velocemente che sembrava fosse già pronto per me: a scuola mi avevano dato un anno libero invece dei sei mesi che avevo chiesto, mia mamma, normalmente critica nei miei confronti, mi stava incoraggiando in questa impresa e anche lasciare la casa in cui stavo vivendo era stato facile. Nonostante ciò, mi sentivo molto spaventata e quindi avevo deciso di fare le prove durante l’estate partendo da sola, zaino in spalla, per il Portogallo. Volevo rendermi conto di cosa mi sarebbe servito davvero per il viaggio e di come fosse viaggiare da sola. E così scoprii di amare profondamente questo modo di viaggiare perché da soli si ha tutta un’altra energia, la propria, che si traduce in pratica nell’aprirsi agli altri quando lo si desidera, nel dormire, mangiare e girovagare secondo le proprie esigenze e, andando oltre all’idea di esser soli, ci si diverte comunque. Un altro aspetto positivo del viaggiare da soli è passar del tempo con se stessi, ascoltarsi e imparare a sapere cosa si vuole. Forse sembreranno cose banali o ovvie, ma io di queste tre cose ne avevo un gran bisogno! Mi sono resa conto con il tempo che in realtà ho una grande necessità di stare sola, di pensare, di farmi colpire da ciò che vedo e vivo per poi metterlo giù tutto d’un fiato sulla carta o meglio sulla tastiera del piccolo pc che mi ero fatta convincere a comprare proprio il giorno prima di partire, non sapendo quanto mi sarebbe stato utile (nonostante la preoccupazione che mi fosse rubato ogni volta che salivo in un bus per un tragitto notturno)! Ma non voglio accelerare troppo il racconto. Questa è la storia del viaggio che ho affrontato, dentro e fuori di me, alla ricerca di un altro modo di vivere e di lavorare, che mi ha portato poi ad affrontare e vivere veramente la mia vita con gioia!
Sto aspettando l’arrivo del volo di Christian, il mio amico fraterno e compagno di altri viaggi, che ha deciso di accompagnarmi a Cuba, la prima tappa di quest’avventura! Io ci sono già stata otto anni fa per un progetto con le Nazioni Unite e quindi partire da lì ha il sapore di ricevere una coccola prima di fare un salto nel vuoto. In che modo? Salutando gli amici, rivedendo luoghi amati, visitandone altri ancora da scoprire e riprendendo contatto con la latinità
grazie al sostegno di chi mi vuol bene.
13 settembre 2010, ore 9.24, Frankfurt airport
LA PARTENZA.
Il viaggio è iniziato e non sono ben sicura di ciò che sto facendo. Avrò fatto bene? Sarà una cavolata invece? Lasciare il proprio Paese per viaggiare... ricominciare da capo al ritorno...
Beh, ormai sono partita ma posso sempre tornare prima se mi stufo.
15 settembre 2010, Pinar del Rio, Cuba
L’Avana ci ha trasmesso una sensazione di soffocamento e la voglia di scappare dall’essere turisti. Come giustamente ci ha detto il mio amico Gerard (che ho conosciuto nella mia precedente esperienza cubana), questa città ha perso il suo cuore, è solo denaro e rapidità. Anche Gerard ha perso il suo cuore poiché, volendolo o meno, ci ha fregato, portandoci in una stanza che costava molto più del normale e dicendoci che questo era il minimo. Ci ha trattati come fa con i clienti nel suo lavoro di guida turistica, facendo giochetti come invitare altra gente a mangiare con noi, mettendoci poi in condizione di dover pagare per tutti alla fine! Così siamo stati molto felici di fuggire dall’Avana e di essere accolti dai miei amici a Pinar del Rio.
Mi sento stordita oggi, un po’ dal jet leg, un po’ dai ricordi, un po’ da tutte le persone che ho intorno. Vorrei stare in silenzio. A parte questo, Gerard ha ragione: Cuba è cambiata ed è diventata molto cara... Non so come la gente sbarchi il lunario... ma se anche la vita qui non è facile e il rincaro è stato forte, i cubani ce la fanno sempre con il sorriso sulle labbra, ridendo di loro stessi e della loro situazione!
Chissà come sarebbe questo Paese se potessero vivere senza l’embargo... chissà quanti se ne andrebbero e chissà quanti invece tornerebbero dai Paesi in cui sono emigrati.
Venerdì 17 settembre 2010, Pinar del Rio, Cuba
Sono solo cinque giorni che siamo partiti e tre che siamo a Pinar, eppure mi pare di esser qui da molto più tempo. La vita è più intensa quando nulla è obbligatorio ma sei tu a scegliere...
CUBA SA DI BENZINA!
Non me ne sono ancora andata e ho già voglia di tornarci di nuovo!
Cuba è un’isola dalla natura stupenda, piena di contraddizioni e di gente calorosa che ti aiuta, sempre con il sorriso sulle labbra e il cervello in movimento per trovare soluzioni ai mille problemi di una giornata. Poi c’è anche l’altra faccia del cubano, che ti assilla per darti una stanza, per un giro in taxi, perché vuole i tuoi vestiti, i tuoi soldi, fare un baratto o semplicemente conoscerti.
Sembra di fare un salto indietro nel tempo! Infatti qui si vive in strada: i vicini parlano, i bimbi giocano e i giovani si incontrano. La gente telefona ancora dalle cabine e aspetta un tempo indefinito ad un appuntamento, perché se la persona che deve incontrare ha un problema (cosa che accade molto di frequente), non ha il cellulare e non può avvisare, ma naturalmente nessuno s’arrabbia! Tutto si risolve, sicuramente si arrangia, con pazienza e tempo. Ma c’è anche chi le cose