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Il profumo della conoscenza
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Il profumo della conoscenza

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Sul pianeta letterario potete concedervi sempre di più perché la libertà è l’unica legge che vale veramente e che va sempre rispettata. Con questa nuova opera letteraria Gianluca Celestino Cadeddu diffonde una avanguardia letteraria che non rinnega la tradizione letteraria e giornalistica ma ne prende decisamente le distanze. Lo scrittore anarchico costruttivo è già inventore di due generi letterari: la Croni-Poesia e il Thriller Filosofico. Con “IL PROFUMO DELLA CONOSCENZA” inventa il suo terzo genere letterario: il Giornalismo Poetico Viandante. In questa nuova avventura narrativa ha radunato tanti articoli, tanti reportage di viaggio, tante indagini viandanti e anche qualche nuova Croni-Poesia, materiale narrativo che ha creato nei suoi 15 anni di carriera letteraria, parallelamente alla sua crescita da romanziere e da autore di apprezzati Thriller Filosofici. Chi conosce bene Gianluca Celestino Cadeddu come uomo e chi lo conosce bene come autore sa che la sua grande passione è viaggiare. Ha sempre rinunciato a tanti beni materiali, investendo i suoi guadagni per andare alla scoperta di Paesi e culture diverse dalla sua. Il suo perpetuo peregrinare per il globo terracqueo ha accresciuto e perfezionato la sua Conoscenza. Tramite il suo stile artistico cerca di condividere con tutti la sua Conoscenza. Lui può condividere la sua Conoscenza perché dal mondo e sul mondo ha imparato tanto. 
 
LanguageItaliano
PublisherLIBRINMENTE
Release dateOct 8, 2018
ISBN9788897911661
Il profumo della conoscenza

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    Il profumo della conoscenza - Gianluca C. Cadeddu

    CIAMPA

    SARDEGNA: PERLA O PRIGIONE?

    La Sardegna l’ho girata tutta, a piedi, in treno e con i pullman di linea della ARST. Dopo aver vissuto molteplici esperienze, dopo aver trasalito per vivide emozioni, dopo aver incontrato splendide persone ma anche qualche uomo ipocrita, falsamente cordiale e opportunista di natura, dopo aver sofferto per gli abnormi contrasti tra le zone costiere e i desolati entroterra vilipesi dalla disoccupazione, sono giunto a pormi un’epocale domanda: ma che male abbiamo fatto per essere nati in una terra risplendente come una perla e, invece, in maniera paradossale siamo costretti a viverci come se questa landa sbattuta in mezzo al Mar Tirreno fosse una colonia penale o un inestricabile carcere?!

    L’isola in cui sono nato è una perla quando il vento, suo fedele difensore, spazza via gli stratocumuli di stazza inaudita e rende l’aria linda e pulita.

    L’isola in cui sono nato è una perla quando passeggio tra le strade a reticolo di paesini sul mare, osservato dalle pareti delle case color pastello e con l’olezzo della salsedine che traspira dai vicoli, s’incunea tra i meandri delle vie sollevando le vesti alle madri di famiglia e alle giovani donzelle.

    L’isola in cui sono nato è una perla quando davanti a me si spalancano azzurre trasparenze che lambiscono rade e spiagge di indescrivibile bellezza.

    L’isola in cui sono nato è una perla quando, col mio zainetto sulle spalle, m’inoltro su sterrati, appiedato e libero, sfiorato da offensive automobili. Ma proseguo, al di là di un capo, dove le scatolette di lamiera rovente non possono arrivare, e raggiungo quel luogo tranquillo dove finalmente posso godermi in santa pace il Mediterraneo splendore.

    L’isola in cui sono nato è una perla quando salgo su piccoli gozzi armati di vele latine e sfidando i montanti radioattivi del sole estivo scivolo e dondolo sul mare. Seguo estasiato i contorni dolci e regolari delle coste sarde, in peripli che seguono il volgere del sole.

    L’isola in cui sono nato è una perla quando il maestrale giunge smorzato sulla vegetazione bassa e lievi mulinelli sollevano la sabbia candida che accarezza la mia pelle bramosa di albe rigeneranti.

    L’isola in cui sono nato è una perla quando evoca immagini esotiche di documentari polinesiani alla Folco Quilici o telefilm hawaiani alla Magnum P.I , e poi mi abbaglia col giallo delle ginestre e il bianco e il rosa del cisto, ricordandomi che sono in pieno Mediterraneo.

    L’isola in cui sono nato è una perla quando nuoto nelle acque cobalto e turchesi, in un gioco di correnti e riflessi o quando mi sollazzo immobile sul bagnasciuga godendomi una morbida bonaccia.

    L’isola in cui sono nato è una perla quando mangio ai tavoli dei ristorantini costruiti direttamente sulla sabbia finissima delle spiagge vergini sarde assaporandomi le specialità di terra e di mare: orate e dentici, gamberoni, aragoste, seppie alla griglia, Marolledus alla campidanese, Porceddu Arrosto.

    Io che ho sempre vissuto nella DENSITA’ DEL DUBBIO su una cosa non nutro nessun dubbio: è proprio una bella terra la Sardegna! E io di terre ne ho viste ovunque sul nostro globo terracqueo.

    Ma allora perché quando ci vivo mi sento incatenato per le mani e per i piedi, buttato a marcire in mezzo al Mediterraneo con la rabbia che tracima da ogni poro della mia consunta epidermide!? E pensare che qualcuno va in giro a dire che la Sardegna è la tanto sognata Atlantide. Ci scrivono anche dei Best Sellers sull’argomento.

    Non si offendano i sardi ma il mio è un concetto molto filosofico. IO SONO NATO IN SARDEGNA MA NON SONO SARDO, NON SONO ITALIANO E NON SONO NEMMENO EUROPEO. IO VIVO SOLTANTO IN QUEL GRANDE MONOLOCALE DALLE PARETI CURVE CHE E’ IL MONDO E VIVO GODENDO DELL’ETERNITA’ DELL’UNIVERSO. RINUNCIANDO A TUTTI QUEI BENI MATERIALI CHE I SARDI HANNO SEMPRE FATTO GARA AD AVERE PER ESIBIRE, IL NOSTRO PIANETA L’HO GIRATO QUASI TUTTO INVESTENDO TUTTO QUELLO CHE HO GUADAGNATO, ANNO DOPO ANNO, NEL PEREGRINARE PER IL GLOBO TERRACQUEO. POSTI BELLI COME LA SARDEGNA E ANCHE MOLTO PIU’ BELLI NE HO VISTI E VISSUTI TANTI. E DA ESPERTO VIAGGIATORE SCRIVENTE GLOBALE POSSO SPIEGARE AI SARDI PERCHE’ LA PRIGIONE SARDEGNA STA AFFONDANDO IN ABISSI TIRRENICI DA CUI RISCHIA DI NON RIEMERGERE PIU’.

    Adesso vi spiego perché la Sardegna è una prigione da cui sono pochi i soggetti che possono evadere (io sono uno di quelli) e perché i sardi si sentono prigionieri in una perla.

    La Sardegna è una prigione perché untuosi politici di professione si rimbalzano la responsabilità per ciò che non va e si perdono in lacunosi discorsi in quell’obbrobrio che è il nuovo palazzo del consiglio regionale. Ma cosa ci si può aspettare da amministratori che decidono di costruirsi quello scempio architettonico ben visibile dal traghetto quando si giunge via mare al porto di Cagliari, un palazzo avveniristico nel bel mezzo dei palazzi storici sul lungomare di Via Roma. E lo hanno abbellito esternamente con sculture di NIVOLA, opere bruttissime spacciate come dei capolavori. Chiedete ai turisti che ci passano davanti e che non riescono proprio a capire quell’immane offesa all’isola e ai sardi.

    Tutti i giorni davanti a quell’assurdo palazzo del consiglio regionale ci sono le proteste e le manifestazioni di molti lavoratori delle industrie che hanno chiuso e che stanno chiudendo, di tutti gli allevatori e di tutti gli agricoltori che fino a dieci anni fa rappresentavano la ricchezza dell’isola e che oggi stanno marcendo nelle segrete della povertà. A una di queste proteste sono stati esposti dei cartelli che definivano quel palazzo L’HOTEL CAPELLACCI. Ugo Cappellacci è il nuovo presidente della regione Sardegna, quello che ha sostituito il sommo evasore fiscale e finto leader di TISCALI, Renato Soru. Ai protestanti che avevano tutta la mia vicinanza e tutta la mia solidarietà ho fatto capire che quello non era L’HOTEL CAPPELLACCI.

    Venni invitato a fare un discorso e in sintesi dissi questo: QUESTO NON E’ L’HOTEL CAPPELLACCI. QUESTA E’ LA FOGNA CAPPELLACCI. MA DEL RESTO I PEZZI DI MERDA NON POSSONO CHE STARE IN UNA FOGNA E DI PEZZI DI MERDA QUI DENTRO CE NE SONO TANTI E CE NE SONO STATI TANTI ANCHE QUANDO C’ERA L’ALTRO PRESIDENTE DELLA REGIONE. SOLO CHE ALL’EPOCA SI PULIVANO IL CULO CON LA CARTA IGIENICA TISCALI, MA I SARDI SONO ORO E VIVONO IN UN’ISOLA PARADISO CHE CON LA MERDA POLITICA NON HA NIENTE A CHE FARE. PECCATO SIANO IN POCHI I SARDI CHE RIESCONO A CAPIRLO. TIRIAMO LO SCIACQUONE UNA VOLTA PER TUTTE E LIBERIAMOCI DEFINITIVAMENTE DI QUESTO STERCO!!!

    La Sardegna sta diventando una prigione perché quei politici bavosi se ne vanno in giro con le loro moderne timonelle (Mercedes, Volvo) e i loro autisti. Tutto pagato da noi. Mangiano nei bei ristoranti del centro città; elargiscono subdole promesse di sviluppo e nuovi posti di lavoro, di valorizzazione dell’attività turistica. Poi sull’isola arrivano gli eminenti esperti del turismo mondiale e li deridono quando scoprono che la Sardegna è ancora all’anno zero nello sfruttamento delle sue potenzialità turistiche. E ve lo dice uno che il mondo l’ha visto e che ha visto certi posti, anche meno belli della Sardegna, dove però il turismo lo sapevano fare veramente e creavano un invidiabile indotto. E per nove anni ho anche lavorato per un Tour Operator che portava gruppi di turisti in Paesi che il turismo lo sanno veramente fare e proporre.

    La Sardegna sta diventando una prigione perché permette a quello stronzo di Fabio Briatore e a una nutrita marmaglia di VIP criminali e delinquenziali di organizzare nei loro locali della Costa Smeralda le feste di beneficienza per i poveri talassemici dell’isola (ottusi e limitati anche i sardi che permettono a questi neo-colonizzatori di fare i padroni nella villa Sardegna, i cui unici proprietari dovrebbero essere solo ed esclusivamente i sardi). Che ipocriti i nuovi conquistatori: ma cosa volete che possa importare a quella gente griffata dei talassemici sardi? È solo il modo iper-visivo per dare il contentino a una Terra dove possono fare affari e gozzoviglie senza nessuna remora e senza nessun rispetto per la perenne sofferenza ergastolana dei sardi.

    La Sardegna sta diventando una prigione perché stanno sorgendo complessi alberghieri, residence da sogno e casette di cemento non lontano dalle coste vergini. Tutte opere la cui paternità è da attribuire a delle multinazionali che hanno pagato fior di mazzette ai nostri avidi, unti e luridi amministratori pur di arrivare a costruire in paradiso.

    La Sardegna sta diventando una prigione perché i più grandi residence turistici, i più grandi shopping center e gli immensi centri commerciali dell’isola sono stati creati per l’ottanta per cento con soldi investiti sull’isola dalla Camorra Napoletana e dalla Ndrangheta Calabrese. Insomma sono nati con soldi sporchi e riciclati. È paradossale ma in Sardegna i criminali, i delinquenti, gli assassini, stanno dando più posti di lavoro rispetto a quelli promessi e garantiti a oltranza da subdoli progetti politici di sviluppo. A quel finto ribelle e schiavo del sistema letterario e informativo italiano che risponde al nome di Roberto Saviano dico: troppo semplice raccontare nei propri libri e da ultra pagato in TV dei Sandokan di Casal di Principe o di tutte le commistioni e gli affari tra Camorra e politica. Saviano racconta delle cose che tutti già sappiamo, cose che tutti abbiamo sempre saputo. Prova a raccontare al mondo quello che nessuno racconta come faccio io da sempre nei miei thriller filosofici. E non ho bisogno della scorta per farlo perché io non ho paura dei miei nemici. Mentre i mediocri autori che vengono trasformati in eroi e in miti dalle camorre giornalistiche, letterarie e politiche si arricchiscono sull’ignoranza indotta e pianificata alla gente normale. Vero Roberto Saviano? Guarda che a chi combatte veramente ogni giorno per elevare le vere ricchezze della vita che sono la conoscenza, la libertà, l’umiltà e l’onestà umana e intellettuale non lo puoi fregare o abbindolare col tuo costruito saperti proporre con coraggio. Sei solo un finto coraggioso giullare in mano al potere editoriale, televisivo e politico anche se fingi di attaccarlo. In fondo anche tu sei un servo della gleba come la maggior parte dei giornalisti e degli scrittori italiani.

    E i sardi stanno già nelle loro celle (case) che si lamentano, mentre i loro secondini (i politici) hanno già buttato in fondo al mare le chiavi che potrebbero permettere agli isolani di uscire dalla prigione, di evadere e magari di fare una rivoluzione contro chi li vuole inermi a soffrire per colpe non loro.

    La Sardegna sta diventando una prigione perché il presidente della regione di turno (un ruolo in cui i politici sardi fanno a turno come fanno i giocatori di pallavolo quando vanno alla battuta) prima di decidere qualcosa deve fare una telefonata ad Arcore e deve chiedere l’autorizzazione del Pigmeo Pelato prima di agire. E dire che la Sardegna è una regione autonoma. I politici sardi sono solo autonomi quando si tratta di mettersi a novanta gradi e prenderlo in culo da Berlusconi. Ai politici sardi, che siano di destra o di sinistra, piace essere sodomizzati.

    Ma alla povera gente che sputa il sangue dalla mattina alla sera non piace questo tipo di sottomissione. Come può un sardo sottomettersi a un imprenditore che ha creato il suo regno Mediasettano con soldi derivanti dalla Mafia? Come può un sardo sottomettersi a un concussore? Come può un sardo sottomettersi a uno sfruttatore della prostituzione e a un propositore della prostituzione in tutte le sue case? Come può un sardo… Accidenti, purtroppo da quasi vent’anni il sardo può!!!! In questo abbindolamento che ha reso il sardo inoffensivo, non rivoluzionario ed eterno colonizzato un ruolo importante l’ha avuto il crollo culturale e informativo. Un crollo e una mediocrità voluti dai politici marci, un crollo e una mediocrità voluti in tutti gli ambienti informativi e culturali a partire dall’ottanta per cento dei giornalisti dell’Unione Sarda e dalla pseudo-elite culturale sarda

    Quindi inneggio alle masse sarde: è arrivato il momento che i sardi ripeschino dal fondo del mare le chiavi delle loro celle. È arrivato il momento di aprire veramente al mondo il portone di quella che è una perla e non una colonia penale. Una perla che ha visto la loro nascita e che dovrà vedere la loro morte ma soltanto per raggiunti limiti di età.

    È ora che il popolo sardo si riunisca in un’anarchia costruttiva, occupi i palazzi del potere, assalti le navi cariche di scorie nucleari e respinga quelle piene di persone che vanno ad arricchire ulteriormente i sardi già ricchi (turisti bivaccanti nelle seconde case dei benestanti sardi che non denunciano di avere affittato la seconda casa e quindi non ne pagano le tasse). È arrivato il momento che i sardi facciano dei prigionieri, ma non come faceva L’ANONIMA SARDA che sbagliava sempre gli obbiettivi rapendo i pochi imprenditori onesti o i geniali creativi (tipo il grande Fabrizio de Andrè). Devono alzare la mira colpendo i veri untuosi del potere.

    E ricordo a tutti i sardi una cosa molto importante: la storia ci insegna che le vere rivoluzioni si fanno in maniera cruenta e sanguinaria!

    È ora che il sardo si svegli! È ora che la smetta di essere deriso dal resto del mondo! È ora che la smetta di essere succube della sua scarsa propensione al rischio! È ora che il sardo si apra al mondo senza paura ma deve imparare a selezionare che tipo di mondo và sulla sua isola! Perché io ho la certezza che sulla Sardegna è stata accolta quasi sempre la gente sbagliata.

    Il sardo deve tornare a vivere assaporando la libertà della sua terra affinché la Sardegna rimanga una terra risplendente come una perla e non una terra dove nascono solo dei PIRLA, o meglio dei CALLONISI (coglioni in lingua sarda).

    D’ora in poi dovrà esserci soltanto una prigione sul suolo sardo e coloro che dovranno esserne rinchiusi dentro le celle se la sono già costruita: è quel palazzo del Consiglio Regionale sulla via Roma di Cagliari. Lo stesso palazzo che il turista sognatore vede quando arriva a Cagliari col traghetto della Tirrenia e che nel constatarne la bruttezza si chiede: ma com’è brutto quel palazzo avveniristico in mezzo a tutte le altre costruzioni storiche?

    E io che per anni sono sempre evaso e ancora continuo a evadere dalla PERLA-PRIGIONE in cui sono nato a quel turista perplesso potrei rispondere: quel palazzo è brutto perché è affollato da brutte persone di cui non ci si può fidare; ma in fondo la Sardegna e i sardi sono altra cosa e di valore inestimabile anche se spesso loro stessi non riescono a capirlo; quindi goditi tranquillo la PERLA DEL TIRRENO.

    QUANTE CHIAVI IL SARDO DOVRA’ RIPESCARE DAI FONDALI!!!???

    MA CON DIGNITA’ E COMBATTIVITA’ VOGLIO ANCORA PENSARE CHE POSSA FARCELA.

    IL MIO ANIMO È A FORMA DI TROLLEY

    In un occidente eccessivamente materialista dove tutti ambiscono ad avere più che ad essere spesso vengo circondato da anime affiatate che si affascinano del superfluo e dell’inutile solo per il piacere di esibirlo. Non si rendono conto che stanno ammainando bandiera, arrendendosi al capitalismo fittizio. Molti si credono arrivati solo quando si comprano una casa, un’automobile di grossa cilindrata, uno yacht o un motoscafo. Io, invece, non ho mai posseduto una casa e vivrò tutta la mia vita prendendo in affitto bilocali ovunque nel mondo. Non ho mai posseduto un’automobile, non guido e con ogni mezzo pubblico mi sono girato lo stesso il mondo. E ho scritto i miei romanzi che sono quasi delle autobiografie romanzate. Quando vedo gli yacht dei ricconi che profanano e offendono le coste sarde mi vengono impetuosi conati di vomito e quando vedo grandi motoscafi che trascinano degli acquaplani io mi sento più puro perché sono sempre stato trascinato sull’oceano della vita da tutti quei motoscafi umani che sono le etnie variegate da cui ho imparato qualcosa andando a scoprirle. Per un po’ andrei a vivere a Rio de Janeiro o a Singapore, metropoli che conosco bene e che amo. In Italia mi piace molto Milano indipendentemente dalla puzzetta sotto al naso che è sempre esistita negli ambienti giornalistici e soprattutto letterari del capoluogo lombardo. Ho frequentato per anni la Thailandia. Però sono innamorato dell’India e soprattutto della zona del Garwhal Himalaya nello stato dell’Uttaranchal. Lì ho scoperto un’organizzazione che si occupa di 9000 bimbi abbandonati o che vivono con i genitori in condizioni pietose. Due bambini di Rishikesh (ora sono adolescenti) li ho adottati a distanza. La somma di denaro che ogni furbo occidentale spende in tre mesi per riempire di benzina il serbatoio della sua automobile, ogni dicembre io la mando ai miei bambini in India. E lo faccio senza intermediari.

    Sarà per la mia natura umile e per le mie origini di piccolo imprenditore, o sarà per la voglia di trovarmi con gente sincera che mi guarda dritto negli occhi, ma i posti nei quali maggiormente comunico sono quelli poveri, poco occidentalizzati, o quelli di certe province italiane che ancora conservano dei veri valori (e sono sempre meno). Amo i luoghi complicati dove le persone, con accoglienza e sorrisi, ammortizzano i loro malesseri.

    Per me diventa agghiacciante stare fermo. L’immobilismo è come fare un’overdose di anestetici. Come se mi sentissi in un agonismo sconosciuto devo muovermi continuamente senza capire esattamente chi

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