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Speranza
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Speranza

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Come ogni pomeriggio, per far ritorno a casa, taglia per il parco cittadino; ed è lì che la incrocia per la prima volta nella sua vita. E' bellissima, dal volto e dalle fattezze angeliche. Si scambiano uno sguardo e lui se ne innamora follemente all'istante. Spera con tutto se stesso di poterla rivedere ancora. E, da lì in poi, per sua fortuna gli capiterà spesso. Ciononostante non troverà mai il coraggio di rivolgerle anche solo un semplice saluto, perché troppo timoroso di non poterle piacere; lui, che si reputa troppo poco affascinante per una del suo calibro. Però in cuor suo sente che il loro incontro non sia stato un caso: c'è senz'altro di mezzo lo zampino del destino, il quale evidentemente sta mettendo in atto una strategia tutta sua, che un giorno li porterà a percorrere la medesima strada, mano nella mano. O forse si sta illudendo; forse la sua non è che una mera speranza…
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateOct 9, 2018
ISBN9788827850176
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    Speranza - Michael Mosby

    633/1941.

    1.

    Ti incrociai per la prima volta in un assolato pomeriggio di fine inverno, al parco cittadino. Tu stavi camminando nella direzione opposta alla mia e io, distratto come sempre dalle mie ataviche riflessioni sulla vita, alzai lo sguardo all'ultimo istante, di scatto, come se accanto a me stesse passando un'entità divina, angelica e io fossi il fortunato testimone oculare di quel miracolo. Rimasi come folgorato dalla tua bellezza e non potei fare a meno di seguirti con gli occhi fintanto che avessi potuto, prima che tu non fossi sparita dal mio campo visivo. Tu facesti altrettanto e i nostri sguardi si poterono così trovare. Ci fissammo entrambi, con espressioni simili, ma al contempo diverse. Sì, perché tu di certo non avevi avuto la mia stessa reazione interna, lo stesso battito accelerato del mio cuore, lo stesso calore che d'improvviso riscaldò la mia anima resa gelida dal freddo e dalla vita. Era impossibile.

    Il tempo sembrò quasi fermarsi in quel momento. Quei due secondi netti che durò il nostro incontro, a me parvero minuti, ore.

    Quando mi avevi ormai superato, mi fermai istintivamente e mi voltai per ammirarti ancora, speranzoso che tu potessi fare altrettanto, ma conscio che ciò non sarebbe mai potuto accadere. Difatti…

    Ti seguii con lo sguardo fintanto che la tua figura minuta non si fece via via ancor più sottile all'orizzonte, notando il tuo lungo cappotto sottile nero, che ti riscaldava dal fresco umido di quel giorno e che sventolava sinuoso ad ogni tuo passo come la tua chioma liscia e dal colore autunnale, dolcemente posata e cascante sul cappuccio piumato; una porzione della sciarpa di lana celeste chiaro che proteggeva il tuo collo; i tuoi jeans aderenti, interrotti alle caviglie da degli stivaletti neri di media altezza.

    Chissà se mai la rivedrò, un giorno…, mi chiesi, prima di chinare il capo e riprendere il cammino che, purtroppo, non coincideva con il tuo. Sospirai mesto, mentre nella mia testa ripercorsi la scena, che bloccai subito e volutamente come se fossi un esperto videomaker in una sala di montaggio, sul fotogramma che ritraeva il tuo candido volto, le tue guance leggermente arrossate dal freddo e i tuoi occhi scuri ma al contempo lucenti nell'esatto momento in cui avevano incrociato i miei.

    La risposta a quell'interrogativo la ebbi due giorni dopo, quando nel ripercorrere lo stesso parco, alla stessa ora, ti incrociai di nuovo. Ti notai quando eri ancora lontana da me, più avanti. Un senso di felicità mi pervase lungo tutto il corpo: il mio cuore riprese a pulsare in maniera incessante; le mani, infreddolite dalla bassa temperatura, si riscaldarono di colpo e presero addirittura a sudare. D'istinto le mie gambe vollero fermarsi, ma fui più forte e mi dissi che no, non potevo stopparmi, non finché mi fossi stata davanti e avresti potuto vedermi e insospettirti. Così continuai a camminare, teso come la corda di un violino. Chinai il capo come la volta precedente, facendo finta di non averti vista e sperando che tu non te ne fossi accorta.

    Quando fummo vicini, rialzai il capo e diressi il mio sguardo verso di te per poter così riammirare il tuo viso candido e dai lineamenti così fini e morbidi. Una vera bellezza. Un sussulto mi scosse tutto: mi accorsi che tu mi stavi fissando, e probabilmente già da qualche secondo, a voler essere ottimisti.

    Ci guardammo per quei due

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