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Julia Kendler vol.2 - L'evoluzione della specie
Julia Kendler vol.2 - L'evoluzione della specie
Julia Kendler vol.2 - L'evoluzione della specie
Ebook188 pages2 hours

Julia Kendler vol.2 - L'evoluzione della specie

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About this ebook

Nel livello più basso della città di Cinque si sta propagando un virus che trasforma gli uomini in scimmia. L’artefice è un misterioso individuo che si fa chiamare il Re dell’Evoluzione. Gli uomini più potenti della città chiedono l’intervento di Julia e Kate, gemelle investigatrici, che sospettano proprio tra le loro fila si nasconda il loro nemico. Riusciranno a smascherarlo e fermare i suoi piani prima che per la città e i suoi abitanti giunga la fine?
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateOct 19, 2018
ISBN9788827834985
Julia Kendler vol.2 - L'evoluzione della specie

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    Julia Kendler vol.2 - L'evoluzione della specie - Manuel Mura

    633/1941.

    L'innalzamento della specie

    Il vicolo era lercio e oscuro oltre che molto stretto. Il buio della notte e la totale mancanza di luci - tipica della zona Feccia in cui Julia si trovava - aumentava notevolmente la tensione. Anche se era abituata a mantenere il controllo di sé, quel luogo avrebbe messo i brividi addosso a chiunque. A ogni modo era ben equipaggiata per la missione che, di per sé, non si presentava difficile.

    Era alle prese con un piccolo spacciatore che aveva fatto perdere le sue tracce in fondo al vicolo; di sicuro era diretto al piccolo edificio di cui si intravedeva la sagoma di mura consunte e cadenti. Si trattava di un rudere dei tempi antichi, un reperto del passato che  stonava con la tecnologia del ventiduesimo secolo e precisamente nell'anno 2146. Cementificazioni come quell'edificio erano ormai considerati reperti da museo, sconosciute ai più nelle città moderne.

    Visti gli spazi sempre più ristretti ormai disponibili e l'aumento smisurato della popolazione, non restava che creare le città su più livelli. Solo la parte superiore poteva godere della luce del sole mentre nelle altre era sostituita con quella artificiale.

    Tutto era filtrato via computer e in ogni zona ce n'era uno che alternava luce e oscurità.

    Di questa mansione, spesso e volentieri se ne occupavano i robot programmati solo per quello con la conseguenza che molto lavoro era stato sottratto alla gente favorendo rivolte per la fame.

    Per quanto avanti si fosse con la tecnologia cose come povertà e miseria erano sempre presenti.

    Tuttavia, anche le persone più disagiate evitavano di frequentare il livello più basso, cercando di rimanere sempre in quelli medi per evitare rogne.

    La Feccia era ciò che di peggio poteva avere una città, praticamente una parte di mondo in cui criminalità, soprusi, violenze e spesso guerre facevano da padroni. Insomma, il posto peggiore dove un individuo si sarebbe potuto trovare, polizia inclusa.

    Addirittura, in luoghi come quello la polizia faceva da padrona con i delinquenti e poteva capitare che non ci fosse nessun capo: in questa situazione si combatteva l'uno contro l'altro pur di ottenere il potere, scatenando guerre con la conseguenza di numerosi morti.

    Così era accaduto a Diciassette, la città dove Julia era cresciuta insieme a sua sorella Kate: nate e cresciute in un campo di battaglia dove la violenza e il dolore regnavano sovrane. Di questa triste infanzia ne portavano ancora i segni sul corpo e soprattutto nella mente.

    Kate, anche se forte d'animo, durante uno scontro era rimasta paralizzata dalla vita in giù in maniera così grave che nemmeno le moderne tecnologie erano riuscite a far niente. E nella mente di Julia questo episodio era marchiato a fuoco visto che la disabilità della sorella era stata causata dal sacrificio per salvarla: Kate l'aveva protetta da un colpo mortale restando invalida a vita.

    Da allora si era promessa di prendersene cura e ora che finalmente erano fuggite da quell'inferno avevano messo su l'agenzia investigativa Kendler.

    Ora Julia si trovava in un posto simile a quello in cui era cresciuta e non poteva che essere inquieta.

    Strinse con maggior forza la pistola a energia mentre si avvicinava cauta radente il muro, sporco e consunto alla sua destra; poi svoltò in quella direzione.

    Aveva già attivato gli infrarossi dal casco trasparente e non appena giunse allo svincolo attivò anche il visore termico per capire quanta gente fosse presente all'interno dell'edificio in cui si era rifugiato l'uomo che inseguiva.

    Si trattava di un piccolo spacciatore generico di nome Ralf Brailer che aveva attirato su di sé ben due killer e certamente doveva averla combinata grossa.

    Julia non lo sapeva. Le indagini condotte insieme a sua sorella erano volte a rintracciare l'uomo in costante fuga. Ma quello che trafficava non era ancora chiaro.

    Quella sera era intenzionata a scoprirlo.

    Un piccolo spacciatore che nel giro di poco tempo si trova killer di prim'ordine e va fino alla zona Feccia in gran segreto non poteva che destare sospetti: era di certo lì per un affare grosso e Julia intendeva scoprirlo.

    A dire il vero, il cliente che era venuto in agenzia voleva solo vendetta: sua moglie era rimasta uccisa dai killer che cercavano d'uccidere lo spacciatore.

    La donna si era trovata nel posto sbagliato nel momento sbagliato: una cosa semplice che capita a chiunque ma molto spesso porta a una brutta fine.

    Il marito della donna non si era arreso alla sua morte assurda e voleva vederci chiaro. Deluso dalla polizia si era rivolto a loro anche in virtù della notorietà che ultimamente avevano raggiunto dopo la conclusione(quasi un mese prima) della loro ultima avventura.

    Non potevano dare all'uomo ciò che voleva ma potevano scoprire gli affari di quel trafficante e consegnarlo alla giustizia insieme al compratore.

    La strada in cui si era infilato Ralf conduceva solo a quella casa d'altri tempi piuttosto ampia ma non molto alta e non c'erano altre uscite; senza rendersene conto si era messo in trappola da solo.

    Il rilevatore termico segnalò la presenza di almeno tre persone ma Julia aveva imparato a fidarsi più di intuito e saggezza che della tecnologia.

    Anche se si trovava nella zona Feccia non mancavano quelli con tecnologie avanzate e certamente poteva esserci qualcuno in grado di schermarsi dal visore termico.

    Nel momento in cui voltava la testa dal vicolo cercando di scrutare meglio l'edificio il visore termico segnalò la presenza di due persone invece che tre come poco prima.

    La cosa la lasciò perplessa: non poteva essere uscito nessuno da lì senza che se ne accorgesse, la strada era una e sarebbe dovuto passarle davanti.

    Inoltre, l'edificio era in una zona sopraelevata della città e sotto c'era solo un grosso precipizio di una quarantina di metri, impossibile da utilizzare per chiunque non fosse in grado di volare.

    La cosa più logica era che qualcuno fosse stato ucciso e si chiese veramente chi ci fosse dentro quell'edificio fatiscente.

    Poteva trattarsi del compratore con una sua guardia del corpo o qualche altro individuo magari in disaccordo con lui.

    Forse era stato lo stesso spacciatore a essere ucciso, pensiero questo che non sarebbe dispiaciuto a nessuno.

    Tuttavia, se così fosse stato non avrebbe mai scoperto cosa c'era di mezzo anche perché per sbarazzarsi del corpo bastava lanciarlo nel precipizio e prima che qualcuno ci facesse caso sarebbe passato molto tempo.

    In quel posto morivano ogni giorno centinaia di persone e certamente una in più non avrebbe fatto nessuna differenza né suscitato scalpore o particolare interesse.

    Il compratore poteva benissimo abitare lì o usare quell'edificio come quartier generale. Ma si trattava di ipotesi non confermate: l'unica cosa che Julia poteva fare era entrare e rendersene conto di persona.

    Percorse rapida la breve distanza che la separava dalla grossa porta e si accostò ad essa. Secondo il rilevatore termico uno dei soggetti era molto distante da lì, mentre l'altro, d'un tratto e inaspettatamente, scomparve dal rilevatore.

    La cosa non piaceva affatto a Julia. Credette che qualcuno si fosse accorto di lei; allora non perse tempo e sparò un raggio d'energia alla serratura che cedette dopo un calcio ben piazzato. Si trovò in una larga entrata occupata solo da qualche mobile nella parte centrale e un piccolo corridoio con una porta in fondo ad esso.

    Su entrambi i lati e a pochi metri dall'entrata, c'erano delle scale che portavano al piano superiore ma Julia si diresse sicura verso la porta sentendo provenire da lì calore e strani rumori.

    Arrivata davanti alla porta si fermò di colpo accostando l'orecchio e stando attenta che il suo nemico non fosse subito dietro e non ci fossero pericoli.

    Il rilevatore termico segnalava che il soggetto si era spostato, probabilmente in un'altra stanza ma Julia non voleva e non poteva lasciare niente al caso.

    Si catapultò all'interno puntando la pistola a energia in tutte le direzioni e riuscì a vedere solo un gran disordine in quello che un tempo doveva essere stato un soggiorno. Mobili rotti sparsi per terra, ammassi di carte e libri strappati era lo scenario che si presentava ai suoi occhi. Ma Julia credette che qualcuno - con una motivazione ben precisa - avesse ridotto la stanza in quella maniera, la stessa persona che probabilmente era ancora nell'edificio e di cui si sentivano strani versi che le ricordavano i ruggiti degli animali mutanti incontrati insieme a sua sorella nella precedente avventura.

    Si muoveva cauta tra i vetri sparsi per terra stando attenta a non causare il minimo rumore.

    Il rilevatore termico rivelava qualcuno poco più avanti e vide in fondo alla stanza una svolta sulla destra; si avvicinò con estrema cautela, sporse la testa e vide un breve corridoio con due porte.

    Dall'ultima posta in fondo sentiva provenire dei rumori e il rilevatore termico rivelava la presenza di qualcuno. Mentre ragionava a ciò un boato proveniente proprio da lì la fece trasalire e ritrasse di scatto la testa temendo si trattasse di un'esplosione.

    Dopo qualche istante capì che era caduto qualcosa di molto pesante, forse un grosso armadio e credette che qualcuno si divertiva a buttare mobili per aria magari sotto effetto di qualche sostanza stupefacente. Se la sua intuizione fosse risultata esatta avrebbe dovuto ucciderlo al primo colpo.

    Sapeva che c'erano molte sostanze che, oltre far uscire di testa, sviluppavano, anche se per breve tempo, un'incredibile aggressività nell'individuo e a volte una forza spropositata che lo rendevano a tutti gli effetti un animale selvaggio. Una volta individuata la preda non si fermava finché non l'aveva uccisa ignorando qualsiasi dolore che normalmente l'avrebbe fermato.

    Per fortuna non erano molte le droghe con tutti quegli effetti; tuttavia lì di sicuro c'era uno che ne faceva uso e doveva fermarlo prima che la scoprisse.

    Doveva fare molta attenzione e giocare di sorpresa.

    Volse prima la testa, controllando non fosse uscito dalla stanza da cui provenivano i rumori, e si mosse radente al muro facendo un passo alla volta e stringendo la pistola con entrambe le mani.

    Si ricordò del rilevatore termico che indicava un punto in costante movimento che rimaneva confinato all'interno della stanza. Proseguendo con prudenza le parve di sentire un rumore sopra di lei.

    Guardò verso l'alto ma c'era solo il soffitto e il rilevatore termico non rilevava nulla di strano.

    Forse c'era qualcuno in grado di schermarsi oppure se l'era solo immaginato.

    Dopo un po' di tempo lo sentì nuovamente e quello che udiva era un rumore di passi soffusi. Era certa di non sbagliarsi: grazie agli innumerevoli appostamenti percepiva ogni minimo segnale di pericolo.

    Era certa che sopra di lei ci fosse qualcuno ma al momento non poteva farci niente, bloccata di sotto in attesa che qualcosa accadesse.

    Proseguì fino alla porta più vicina posta sulla sinistra dove un particolare la bloccò.

    Guardò meglio per essere certa di non sbagliarsi: dalla porta spuntava un braccio umano.

    Decise di accertarsi come stavano le cose là dentro e rapida la aprì con un calcio puntando la pistola all'interno per essere sicura non ci fosse pericolo. Si ritrovò in una stanza anch'essa messa in buona parte a soqquadro. I suoi occhi si soffermarono solo sul particolare che la interessava, e cioè l'uomo disteso a terra con il collo spezzato.

    Si trattava di un uomo di mezza età con la barba grigia molto folta, il viso rubicondo sormontato da corti capelli castano grigi e due occhi chiari che sembravano fissarla nella loro posizione immobile.

    Protendeva il braccio sinistro verso la porta mentre l'altro era piegato in maniera innaturale verso il corpo. Stessa posa innaturale aveva il collo inclinato malamente che gli conferiva un'insolita e orrenda postura. Sicuramente la causa della morte era dovuta alla rottura del collo che qualcuno aveva piegato brutalmente di lato, qualcuno con una forza enorme, lo stesso che probabilmente stava spaccando tutto nell'altra stanza, pensò Julia.

    Il visore termico lo segnalava più vicino alla porta e tutto faceva credere venisse in sua direzione. Si mosse fulminea tornando al corridoio, con la pistola davanti a sé e pronta a fare fuoco.

    Le venne il pensiero di sparare subito ancor prima che uscisse dalla stanza visto che il visore le confermava la presenza dietro la porta.

    La pistola a energia non avrebbe avuto problemi a oltrepassare le antiquate porte di legno e colpire il bersaglio ma scartò subito l'idea perché così facendo non sarebbe stata certa di ucciderlo e in quel caso le si sarebbe gettato addosso con tutta la sua furia distruttiva.

    Aveva imparato che la prudenza non era mai troppa in situazioni simili anche perché l'individuo poteva benissimo avere delle tute riflettenti o delle protezioni che quanto meno gli avrebbero attutito il danno tanto da non ucciderlo. Non restava che aspettare che uscisse allo scoperto per poi colpirlo sperando d'ucciderlo al primo colpo.

    Rimase ferma con le gambe divaricate e le braccia davanti, con la pistola impugnata che puntava in direzione della porta dalla quale si aspettava da un momento all'altro uscisse il misterioso individuo che emetteva quei terribili versi animaleschi.

    Il sudore percorreva rapido lungo la sua schiena mentre il tempo pareva fermarsi durante quei momenti che precedevano uno scontro imminente.

    Passi pesanti si spostarono in tutt'altra direzione come rivelò lo stesso visore termico e si sentirono una serie di botti che sembravano colpi di martello.

    Nulla escludeva che quel tizio fosse armato, anche se a Julia pareva più uno in preda a una crisi magari sotto effetto di droghe.

    Era la

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