Pósidos: Tesori, fiabe e leggende del Montiferru
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About this ebook
I protagonisti di Pósidos sono le narratrici e i narratori di Scano Montiferro, un paese della Sardegna centro-occidentale. Alla loro maestria nel raccontare fiabe, leggende, fatti misteriosi o vicende personali è affidata la custodia della memoria storica della comunità e di tutto quel patrimonio di cultura orale che la permea.
«... Piludu trascina gli spettatori in un mondo che ha il rigore della ricerca antropologica e la sublime ironia delle favole di Esopo.»
(Enrico Pau, La Nuova Sardegna)
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Book preview
Pósidos - Pierpaolo Piludu
Pierpaolo Piludu
Pósidos
Tesori, fiabe e leggende
del Montiferru
illustrazioni di Gianluigi Piludu
ISBN 978-88-7356-948-0
Condaghes
Indice
Dedica
Presentazione
Pósidos
Qui comincia l'avventura
Uno strano regalo
Sas ànimas
Sos pósidos
Su logu, su tempu e sos nómenes
Su pósidu 'e Santu Giolzi
Nachi essit su dimóniu
S’àinu orriadore
Beneítu Chessa fuit malàidu
Tradimenti
Aiutati che Dio t’aiuta
Ti’ Bibbía Obinu Moro Mannu
Per una messa in scena in classe
Custa no est fàula, custu est beru
La narrazione ovvero la parola che danza di Giancarlo Biffi
Ringraziamenti
L’Autore e l’Illustratore
La collana Il Trenino verde
Colophon
a mio padre
e a Giulio Angioni
Presentazione
Pósidos è uno spettacolo teatrale che dal giugno del ‘97 porto in giro in Sardegna e in Italia con la compagnia Cada Die Teatro
; racconta di una ricerca finalizzata alla realizzazione di una tesi di laurea in Antropologia Culturale sulle modalità del narrare degli anziani di Scano Montiferro, un paese della Sardegna centro-occidentale in Provincia di Oristano.
Per alcuni mesi, donne e uomini del paese mi hanno raccontato un’infinità di fiabe, leggende, storie di banditi o fatti misteriosi capitati nella loro infanzia¹.
I protagonisti delle storie erano spesso i morti, sas ànimas, sia quelle buone
dei propri cari, che apparivano ai familiari per dare dei consigli, sia quelle cattive
, che a volte cercavano di vendicarsi con i vivi per qualche torto subito. Nonostante ciò, quasi mai l’atmosfera di queste vicende è truce o tragica. Viceversa, una grande ironia accompagna quasi sempre questi racconti.
I narratori scanesi danno sempre la sensazione di trovarsi perfettamente a loro agio nella dimensione del raccontare: non importa se narrano un’antica leggenda o la trama di una telenovela dei nostri giorni; se l’argomento è tragico, come quando il protagonista è su dimóniu, quel diavolo che a Scano solitamente assumeva le sembianze asinine de s’àinu orriadore, oppure se il contenuto è molto più lieto, come quando magari raccontano di come avveniva il corteggiamento ai tempi della loro giovinezza.
I narratori di Scano, come quelli di tutta la Sardegna, sono cresciuti in un mondo permeato dalla cultura orale e vi si muovono con grande sicurezza e maestria.
Tuttavia c’è il rischio abbastanza serio che quel grande patrimonio di fiabe e leggende che da sempre ha accompagnato i momenti di svago e il mondo del lavoro, specie quello femminile, della nostra isola, nel giro di poco tempo vada irrimediabilmente perduto.
Sino a 40-50 anni fa, nella maggior parte dei paesi della Sardegna, c’erano dei luoghi dove i vecchi si ritrovavano per raccontare storie ai giovani e le raccontavano nella lingua che conoscevano meglio: il sardo²; oggi quelle situazioni di incontro sono sempre più rare.
Se numerosi contos antigos sono stati trascritti e quindi salvati
, non altrettanto può dirsi circa le particolari modalità con cui le storie venivano narrate³; si ha a che fare con un’arte i cui segreti non possono essere racchiusi nelle pagine di un libro: affinché continui, o riprenda a vivere, è necessario inventare
al più presto nuovi luoghi e occasioni di incontro tra le vecchie e le giovani generazioni. è auspicabile che il teatro e la scuola diano un importante contributo.
La scelta del titolo, Pósidos, mi è sembrata quasi obbligata. Un gran numero di storie che mi hanno raccontato parlavano proprio di tesori. Agatare unu pósidu, trovare un tesoro, era il sogno di quasi tutti i ragazzi di Scano, ma non era un’impresa facile. Bisognava superare delle prove. Una delle condizioni che i morti solitamente ponevano per elargire il tesoro era quella di non spaventarsi in caso di apparizioni di animali o persone che puntualmente si materializzavano sul luogo dove si sarebbe dovuto trovare su pósidu. Bisognava non perdere la calma, trovare dentro di sé quella fiducia che consentisse di superare anche i frangenti più difficili.
Sono sempre più convinto che in sos contos antigos e nel particolare modo di raccontarli si celi qualcosa di prezioso. Continueranno a vivere sin quando ci sarà qualcuno disposto ad ascoltare... e a rubare
. Rubare
le storie per poterle riferire ancora. Spero che Pósidos abbia la forza di una vera e propria istigazione al furto
di questi tesori ancora nascosti.
1) Sono tante le persone che mi hanno dato preziosi consigli e incoraggiamenti dal momento in cui ho iniziato la ricerca a Scano, sino alla messa in scena dello spettacolo e alla stesura di questo libro. Vorrei e dovrei ringraziare tutti, facendo nomi e cognomi, ma sarebbe un elenco molto lungo e inevitabilmente finirei per dimenticare qualcuno. Pósidos è dedicato a tutti loro.
2) Per quanto riguarda la scrittura in sardo, dove possibile ho cercato di attenermi ai suoni e alle espressioni utilizzate a Scano Montiferro. Spesso è stata eliminata la ‘e’ paragogica (‘fagher’ e non ‘fàghere’). Diversi termini sono stati riportati da metàtesi a forma comune (‘divressu’ è diventato ‘diversu’). Il fonema /l/ a Scano è spesso utilizzato anche in termini che in altri paesi di area linguistica logudorese vengono pronunciati col fonema /r/. Solo in alcuni casi questa caratteristica è stata mantenuta anche nella scrittura (‘chilcare’ anziché ‘chircare’). L'accento grafico segue le regole della lingua sarda: non viene segnato sulla penultima vocale che rappresenta la norma, mentre è riportato negli altri casi.
3) Il testo di Pósidos è stato suddiviso in capitoli e paragrafi solo per ragioni di praticità didattica. Invito pertanto il lettore adulto che vuole avvicinarsi al vero ritmo dello spettacolo a procedere senza tener conto dei titoli e delle interruzioni. Allo stesso modo, per restituire al lettore il ritmo della lingua parlata, gli intercalari ‘at nadu’, ‘nachi’ e ‘dice che’, presenti frequentemente nelle narrazioni orali, sono