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Scherzi della Vecchiaia
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Scherzi della Vecchiaia

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About this ebook

La raccolta contiene tutti i migliori racconti dell'autore che hanno come protagonisti i vecchi e la vecchiaia.
I racconti inclusi nella raccolta sono i seguenti:
ALLA PROSSIMA TOCCA A ME!
GEPPETTO, LA FATA TURCHINA E IL GRILLO PARLANTE
IL PESO DI UN SEGRETO
IL VECCHIO MOTORE
IL VENTICINQUESIMO ANNIVERSARIO
L'AMANTE INGLESE
L'AMORE AI TEMPI DI MATUSALEMME
L'ANGELO CUSTODE
L'EREDITA' AUSTRALIANA
L'EX ALUNNA
L'ULTIMA DIMORA
LA CASCINA IN MONTAGNA
LA DICHIARAZIONE
LA MARCIA PER LA PACE
LE DUE MARIE
PIETRO E IL NONNO
PIU' CHE FRATELLI
UNA GENUINA BONTA’
Si avverte che, trattandosi di raccolta tematica, i suddetti racconti potrebbero essere inclusi anche in altre raccolte dello stesso autore.
LanguageItaliano
Release dateOct 29, 2018
ISBN9788829539123
Scherzi della Vecchiaia

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    Scherzi della Vecchiaia - Marco Fogliani

    Marco FOGLIANI

    Scherzi della Vecchiaia

    ISBN ebook: 9788829539123

    Aggiornamento al: 17/11/2023

    Indice dei contenuti

    PIETRO E IL NONNO

    UNA GENUINA BONTA’

    L’AMORE AI TEMPI DI MATUSALEMME

    PIU' CHE FRATELLI

    L'ULTIMA DIMORA

    L'ANGELO CUSTODE

    LA DICHIARAZIONE

    L'AMANTE INGLESE

    L'EX ALUNNA

    L'EREDITA' AUSTRALIANA

    ALLA PROSSIMA TOCCA A ME

    LA MARCIA PER LA PACE

    GEPPETTO, LA FATA TURCHINA E IL GRILLO PARLANTE

    LE DUE MARIE

    LA CASCINA IN MONTAGNA

    IL VECCHIO MOTORE

    IL VENTICINQUESIMO ANNIVERSARIO

    IL PESO DI UN SEGRETO

    PIETRO E IL NONNO

    In un paesino di montagna viveva da solo, in un alloggio piccolo ed umile, un vecchio vedovo, di molti figli e molte volte nonno.

    Per la verità non soffriva di solitudine, perché riceveva spesso visite da amici e parenti: soprattutto da figli e nipoti, a cui voleva un bene dell’anima. Ma a dire il vero da Pietro, il primo tra tutti i nipoti, non riceveva più visita da parecchio tempo, e questo lo preoccupava.

    È dovuto andare in ospedale per uno strano malanno, gli spiegò un giorno il suo figliolo, padre di Pietro, vedrai che si rimetterà presto.

    È dovuto andare all’estero in un ospedale migliore, gli spiegò tempo dopo un altro dei suoi figli, vedrai che là lo guariranno.

    Ma Pietro, da quel nuovo ospedale straniero, non ne uscì più vivo.

    Nessuno ebbe cuore di dare la triste notizia al vecchio nonno, per timore che ne morisse anche lui per il dolore.

    È rimasto all’estero, dove l’hanno curato. Là vuole studiare per diventare medico o infermiere, gli disse il padre di Pietro quando lo rivide, trattenendo a stento le lacrime mentre lo abbracciava. Ma ha in animo un giorno, quando prima o poi potrà, di venirti a trovare, facendoti una sorpresa. Devi capirlo, ormai è quasi adulto ed ha tante cose per la testa a cui pensare, laggiù. Egli pensava che il vecchio non sarebbe vissuto ancora per molto, e che con questa storia l’avrebbe tenuto a lungo tranquillo sulla sorte di Pietro.

    Tuttavia il nonno, che come tutti i vecchi ormai soffriva di qualche malanno ed in special modo dormiva assai poco, trascorreva buona parte del suo tempo, anche la notte, seduto a fissare l’uscio di casa sua nella speranzosa attesa che Pietro lo venisse a trovare, facendogli quella sorpresa che ormai gli sarebbe stata forse la più gradita di questo mondo.

    Dovete anche sapere che a quel tempo vi era una banda di ladri (o forse più di una, in verità), che nottetempo se ne andava in giro a rapinar case; e talvolta, se incontravano qualcuno che ostacolava le loro azioni, li malmenavano in modo barbaro e selvaggio, senza nessuno scrupolo.

    Anche nel paese del nostro vecchio vedovo era accaduta di recente qualche ruberia di questo genere. E una notte quattro giovani banditi, con una calzamaglia sul viso, avevano deciso di far visita alla sua casa. Nel più assoluto silenzio, con una forcina per capelli, ne avevano aperto la porta d’ingresso senza fare rumore, forse solo un clic impercettibile.

    Ma il nonno era lì, seduto e sveglio, in attesa come di consueto della visita a sorpresa del suo nipote preferito.

    Appena aperta la porta, egli accese la luce. Preso dal pànico uno dei quattro, sempre senza far rumore, si dileguò.

    Ciao Pietro. Finalmente sei arrivato. Era già da un po’ che ero qui ad aspettarti.

    A queste parole anche un altro della banda si diede alla fuga. Non chiedetemi perché: forse si chiamava Pietro anche lui; forse conosceva il vecchio, e pensava che lo avesse riconosciuto. Fatto sta che, in men che non si dica, da quattro ne erano rimasti solo due. Uno dei quali il caso volle che si chiamasse anch’egli Pietro.

    Siediti, gli disse il nonno, che adesso ti porto un po’ di quegli amaretti che ti sono sempre piaciuti tanto. Ne tengo sempre una piccola scorta, in previsione del tuo arrivo … e anche perché piacciono molto anche a me!

    Sei sicuro di non confondermi con qualcun altro?, chiese Pietro, stupito e incuriosito. Si tolse persino la calzamaglia dal viso, per poter meglio essere riconosciuto.

    Ma naturalmente! Pensi che non riconosca il mio nipote preferito? Ti riconoscerei anche al buio, mio caro, benché la mia vista non sia più quella di una volta.

    Per me ti sei rincitrullito, vecchio imbecille, intervenne l’altro bandito. Comunque fai il bravo e tiraci fuori subito tutti i tuoi soldi, prima che ti succeda qualcosa di spiacevole.

    Ma il vecchio continuò a rivolgersi solo al suo Pietro. Naturalmente porto qualcosa anche al tuo amico, come ha detto che si chiama?

    Non l’ho detto, rispose quello seccato.

    Va bene. Cosa vuoi che ti porti? Dei biscotti, un thè, un liquorino …

    Voglio i tuoi soldi, bello, e poi tolgo il disturbo.

    Il nonno, con la lentezza della sua vecchiaia, preparò e portò un piatto di amaretti. Poi estrasse dal frigorifero un paio di banconote di grosso taglio e pose anche quelle sul tavolo.

    Mi dispiace che il tuo amico abbia dei problemi, disse a Pietro. Ma più di questo al momento non posso dargli. Spero proprio che gli bastino per le sue necessità.

    Quello le prese e le intascò. Poi disse rivolto a Pietro: Lavòratelo un altro po’, se ci riesci; e se ne ricaverai qualcos’altro poi fammelo sapere. Quindi uscì. E Pietro ed il nonno rimasero da soli.

    Questo Pietro, come forse tutti gli altri banditi che circolano sulla faccia della terra, non è che potesse considerarsi una persona felice. Vivacchiava così, di espedienti, arrangiandosi come poteva alla giornata. Dei suoi genitori, uno era morto presto e l’altro era tuttora in galera. Di nonni ne ricordava vagamente uno, chissà che fine aveva fatto, ma non gli sembrava che fosse quello. Ma di una cosa si sentiva certo: che nessuno mai, nella sua vita, l’aveva aspettato sveglio di notte (per chissà quanto tempo, poi); né l’aveva accolto con tanto affetto, e con la dolcezza di quegli amaretti comprati apposta per lui.

    Qualche suo amico in passato gli aveva raccontato di esperienze simili - di amorevoli cure, di confidenze e consigli disinteressati - da parte di persone della famiglia; ed egli, quasi incredulo e con invidia, si era chiesto cosa si dovesse provare, e se veramente fosse una sensazione così piacevole come veniva descritta. Adesso, con questa specie di nonno che certamente aveva sbagliato persona ma che lo trattava come un vero nipote, gli sembrava per la prima volta di poter sperimentare egli stesso e dal vivo qualcosa di simile, e non aveva nessunissima voglia di rinunciarvi e di tirarsi indietro.

    Raccontami, Pietro: come stai? È stata dura tutto quel tempo in ospedale, vero?

    Erano seduti al tavolo, uno a fianco all’altro. Pietro - la bocca piena ed il palato soddisfatto - non avrebbe voluto rompere per nessun motivo, con dettagli che avrebbero svelato l’equivoco, la magia di quell’atmosfera. E però non mentì: la sua breve esperienza in ospedale di tanti anni prima era un ricordo pessimo, con quel gesso che per mesi si era portato dietro e gli aveva impedito di muoversi come un ragazzo.

    Sì, nonno, è stata davvero una brutta esperienza. Ma lasciamo perdere, per favore: preferisco non parlarne.

    E poi gli studi, il lavoro? Mi hanno detto che volevi fare il medico o l’infermiere …

    Ho fatto diversi lavoretti, nonno, ma niente di davvero importante. La verità è che non sono così bravo come forse pensavi. Sono una nullità, una vera delusione, come nipote. Ma tu mi vuoi bene lo stesso, vero?

    Ma certamente, mio caro, gli rispose il vecchio stringendogli la mano affettuosamente. Nella vita si fa quel che si può. E non credere che io sia stato tanto meglio.

    Pietro si sentiva davvero felice: era proprio bello avere un nonno.

    Nonno, posso chiederti un favore? Potrei restare a dormire un po’ qui da te? Anche su un divano, se vuoi.

    Certamente, mio caro. Ho sempre un paio di letti pronti per gli ospiti, anche se un po’ arrangiati. E anche se venisse a trovarmi qualcun altro, una sistemazione la troveremmo comunque. Anzi: adesso vieni, vieni a dormire. Sarai certamente molto stanco, e sicuramente hai fatto un lungo viaggio.

    Il nonno lo accompagnò al suo letto, e prima di lasciarlo lo abbracciò con tanto calore ed affetto come nessuno mai lo aveva abbracciato prima. E quella notte Pietro dormì che si sentiva un re.

    Pietro finì per stabilirsi in quella casa. Si trovò qualche lavoretto, di quelli di cui non doveva vergognarsi a parlarne col nonno, grazie al quale contribuiva come poteva alle spese ed alla gestione della casa e del quotidiano.

    Inevitabilmente accadde che alcuni parenti, al corrente della sorte realmente toccata al nipote Pietro, si sentirono raccontare dal nonno che Pietro era tornato e viveva con lui; e spinti dalla curiosità di vedere come stavano le cose - e smascherare un imbroglione - vennero a trovarli. Ma nessuno alla fine ebbe cuore di smentirli, o di far cessare quella convivenza che tutto sommato funzionava bene, ed era vantaggiosa sia per l’uno che per l’altro. Nemmeno il padre del vero Pietro, che finì egli pure per incontrarlo e dargli comunque la sua benedizione, a condizione che trattasse sempre il nonno con affetto e rispetto, come si conviene a un nipote nei confronti del nonno. Cosa che regolarmente avvenne, fino alla fine.

    D’altronde questa strana convivenza non durò troppo a lungo. Forse neppure un anno, finché il vecchio non morì.

    Ai funerali, con sincero dolore e afflizione, partecipò anche questo nuovo nipote, che venne trattato da tutti alla stregua di un vero parente, né più né meno che uno di famiglia. Ma quella notte stessa, ancor prima che si parlasse di eredità e testamento, d’improvviso, così come era arrivato, questo misterioso nipote adottivo sparì di nuovo e per sempre, né di lui si seppe mai più nulla.

    UNA GENUINA BONTA’

    Dopo il consueto riposino pomeridiano la signora Augusta De Benedictis, pantofole e vestaglia da casa, mi raggiunse in soggiorno con la sua abituale lentezza, trascinando i passi ormai stanchi per l’età e per gli acciacchi.

    Buongiorno, Anselmo.

    Buon pomeriggio, signora, le risposi correggendola.

    Si sedette al tavolo, aiutandosi appoggiando le mani ai braccioli della sua sedia, facendo forza con le braccia su di essi in quello che era ormai diventato per lei uno sforzo al limite del sostenibile.

    Tra poco è l’ora della passeggiata, signora, le feci presente. Il dottore si è raccomandato tanto della passeggiata, si ricorda?

    Sì, sì, tra poco, mi rispose.

    Sul tavolo erano ammucchiate alcune pile di vecchie riviste. Erano sempre là, sempre le stesse, a cui magari cambiavo di tanto in tanto l’ordine in modo che le sembrasse che ne fossero arrivate di nuove. Quando era più sveglia e riposata, ne prendeva una e cominciava a sfogliarla. Magari mi faceva qualche osservazione, spesso già fatta, su un argomento o un altro, su questo o quell’articolo, che le ricordavano questo o quell’altro episodio della sua ormai lunga vita.

    Poverini, questi bambini africani. Per colpa della guerra e della povertà rischiano di morire di fame. Bisogna fare qualcosa per loro, che sono meno fortunati di noi.

    Sbirciai la pagina che stava leggendo.

    La guerra per fortuna è finita, ormai, aggiunsi, anche se la povertà e la fame sicuramente continueranno.

    Pensavo che potrei fare una donazione a questa associazione che si occupa di loro. Che ne dici?, mi propose.

    Dico che ha un animo davvero buono e generoso: ce ne fossero tante come lei!

    Duecentomila lire?

    Forse vuole dire duecento euro. Perché siamo passati dalle lire agli euro negli ultimi anni, se lo ricorda?

    Sì, giusto, gli euro. Duecento euro. Portami un assegno, che gli mando duecento euro.

    Duecento sarebbe un po’ tanto, visto che ha già fatto per loro un assegno di questo importo la settimana scorsa. Diciamo cinquanta, non è meglio?, obiettai.

    Va bene cinquanta. Compilami l‘assegno, che te lo firmo e poi lo spedisci.

    Staccai un fogliettino dal blocchetto e iniziai a compilarlo come mi aveva chiesto.

    Sta per finire il libretto degli assegni. Bisogna che ne richieda un altro nuovo al più presto. Per favore, mi metta anche una firma qui, le dissi dandole da firmare l’ultimo fogliettino del blocco, diverso dai precedenti.

    Lei è davvero troppo generosa, signora mia.

    Dopo un quarto d’ora la signora era pronta per la passeggiata. L’aiutai nella preparazione, sistemandole per bene i vestiti ed aiutandola ad indossare l’elegante cappotto, e le diedi il braccio.

    Prima di arrivare all’uscio, però, si fermò vicino alla scala che un tempo conduceva di sopra, alle camere da

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