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Viaggio verso il Prossimo Livello - Il Mondo Proibito
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Viaggio verso il Prossimo Livello - Il Mondo Proibito

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About this ebook

Omi intraprende il viaggio della sua vita quando gli viene chiesto di aiutare un uomo in coma. Egli non aveva idea che quel viaggio sarebbe stato l’avventura più grande della sua vita. Il viaggio, che inizia in un’antica grotta, lo conduce attraverso i vari livelli dell’esistenza immortale. Durante il cammino, Omi incontra i suoi antenati, i suoi amici e nemici, il suo vero Io, che gli spiana la strada affinché lui raggiunga il mondo proibito. Ed è qui che scoprirà le anime addolorate, che vogliono disperatamente essere liberate. Tuttavia, egli deve fare i conti con il tempo; ogni momento che passa porta le anime più vicine alla morte fisica. Omi deve agire saggiamente ma rapidamente. Riuscirà a liberare l’anima? L’anima sarà in grado di fare ritorno nel mondo mortale? Ispirato dalla grande battaglia del Mahabharata, questo romanzo è un viaggio epico, non solo avventuroso ma anche illuminante. Basato sulle esperienze reali dell’autore, aiuterà il lettore a esplorare i segreti della vita e oltre.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateNov 11, 2018
ISBN9781386321217
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    Viaggio verso il Prossimo Livello - Il Mondo Proibito - KUNAL NARAYAN UNIYAL

    VIAGGIO VERSO IL PROSSIMO LIVELLO

    - IL MONDO PROIBITO -

    di

    KUNAL NARAYAN UNIYAL

    Traduzione di:

    Roberto Felletti

    Titolo originale:

    Journey to the Next Level

    RINGRAZIAMENTI

    ––––––––

    Che La Madre e Sri Aurobindo possano benedirvi.

    ––––––––

    Da dove provieni, ritornerai.

    Grazie di cuore a mia madre, a mio padre e a mio fratello,

    senza i quali questo libro non avrebbe mai visto la luce.

    ––––––––

    Grazie a mia moglie, Geetanjali, e alla mia adorata figlia, Svarika,

    che hanno sacrificato il loro tempo e il loro spazio

    affinché potessi completare questo viaggio spirituale.

    ––––––––

    Un ringraziamento speciale al centro Auromira di Londra e ai sādhak

    che mi hanno offerto un posto dove sedere e terminare comodamente

    il mio romanzo tra i piedi di loto di Sri Aurobindo.

    Il libro appartiene veramente a loro.

    L’AUTORE

    Kunal, che ha conseguito una laurea magistrale all’Università di Cardiff, è un esperto master mariner (qualifica per operare come capitano di vascello). Nato il 12 settembre 1984, ha sempre avuto inclinazione per la scrittura. Tuttavia, la sua prima raccolta di poesie, Kuch Khwaab Sagar Se (in lingua hindi), risale soltanto al 2014. Per il suo libro, Kunal ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui le congratulazioni della House of Life in Francia e del Nautical Institute di Londra. Il suo primo libro è stato seguito da Unanswered (Senza Risposta), pubblicato nel 2015 in occasione dell’International Film and Literature Festival. Ha ricevuto le congratulazioni per il suo lavoro al Seafarer Choice Award nel 2016. Anche le sue raccolte di poesie successive, Main Tula Hoon (in lingua hindi) e Sparrow in the Mirror (Il Passerotto nello Specchio) hanno ricevuto ampie acclamazioni e apprezzamenti. I suoi lavori sono stati tradotti in varie lingue, tra cui francese, italiano, spagnolo, portoghese, olandese e urdu. Finora Kunal ha pubblicato dieci libri in varie lingue.

    Oltre alla scrittura, Kunal è appassionato di cinema e ha scritto la sceneggiatura di alcuni corti. Il suo recente corto Maaya è stato proiettato in molti festival cinematografici. Attualmente lavora per un’azienda, con sede a Londra, nel ruolo di Senior Chartering Manager (Direttore Anziano dei Noleggi).

    IL TRADUTTORE

    Roberto si occupa ufficialmente di traduzioni da settembre 2013, quando ha iniziato la collaborazione con TNT-Audio (www.tnt-audio.com), una rivista gratuita, senza pubblicità né abbonamenti né registrazioni, dedicata al mondo dell’audio stereofonico e dell’ascolto di qualità. Parallelamente, da dicembre 2016 ha avviato una collaborazione con Babelcube (www.babelcube.com) per potersi occupare (anche) di traduzioni editoriali; il primo libro tradotto è stato proprio "Unanswered" (Senza Risposta), di Kunal. È interessato sia alla fantascienza sia ad argomenti più controversi e spirituali. Le traduzioni svolte finora ne sono un chiaro esempio.

    Da novembre 2017 collabora con un’azienda leader nell’e-commerce, occupandosi del post-editing delle schede prodotto. Ha un passato formativo e lavorativo alquanto variegato, non sempre per propria scelta, e crede che la diversificazione sia importante; il suo motto è molteplici esperienze, molteplici soluzioni. Roberto ha pubblicato egli stesso due libri: Gocce (una raccolta di racconti) e Tra l’Immenso e l’Infinito (una raccolta di poesie, disponibile gratuitamente sui suoi siti).

    www.traduzionifelletti.com – www.robertofelletti.altervista.org

    Indice

    RINGRAZIAMENTI..........................................................................................2

    L’AUTORE..........................................................................................................3

    IL TRADUTTORE..............................................................................................3

    CAPITOLO UNO: L’INIZIO............................................................................5

    CAPITOLO DUE: IL SENTIERO NASCOSTO...........................................8

    CAPITOLO TRE: LA TERRA DEL PASSATO...........................................12

    CAPITOLO QUATTRO: LA TERRA DEI MISTICI..................................21

    CAPITOLO CINQUE: LA TERRA DEI MISTICI II.................................33

    CAPITOLO SEI: LA TERRA DEI MORTI VIVENTI................................48

    CAPITOLO SETTE: L’OCEANO DELLE PAURE....................................64

    CAPITOLO OTTO: L’OCEANO DELLE PAURE II.................................79

    CAPITOLO NOVE: LA TERRA DELLA MENTE SVEGLIA..................99

    CAPITOLO DIECI: LA TERRA DEL FUTURO......................................114

    CAPITOLO UNDICI: LA GUERRA...........................................................129

    CAPITOLO DODICI: CAPOVOLGIMENTO DI FRONTE...................148

    CAPITOLO UNO:

    L’INIZIO

    ––––––––

    Il mio viaggio verso il prossimo livello ebbe inizio con una telefonata, alle tre del mattino. Ero appena rientrato a casa, dopo un lungo periodo trascorso in mare, ed ero profondamente addormentato. Libero dalle mie responsabilità di capitano di una nave, non mi rendevo conto che quella telefonata sarebbe stata l’inizio della mia nuova avventura. Ci  misi un po’ per capire che ero a casa e non sulla nave, e che a squillare era il cellulare e non il telefono satellitare.

    Pronto, chi parla?, domandai.

    Sono io, Ankit; so che ti disturbo a quest’ora, ma al momento sei l’unico amico che ho a Dehradun.

    Ankit era un mio caro compagno d’infanzia. In effetti, proprio per questo motivo, anche i nostri genitori erano diventati buoni amici. Scosso dalla sua voce tremante, domandai Ehi Ankit, cos’è successo? Ti trema la voce, spero che vada tutto bene.

    No, non va bene. Omi, sono al Max Hospital. Mio padre è svenuto un’ora fa, mentre andava in bagno. L’abbiamo portato di corsa all’ospedale; i medici dicono che è entrato in coma e che le sue probabilità di sopravvivere sono molto scarse; dicendo questo, Ankit iniziò a piangere.

    Non credevo alle mie orecchie; perché zio Mathur, il padre di Ankit, era una delle poche persone che ho visto arrivare alla matura età di sessant’anni in salute. Nel corso degli ultimi trent’anni non aveva mai saltato la sua camminata mattutina, né rinunciato alla routine di yoga. Sebbene non fosse, per natura, una persona religiosa, era qualcuno su cui tutti potevano contare, un uomo dal cuore d’oro.

    Mi trascinai fuori dal letto e mi spruzzai la faccia con l’acqua fredda, per passare dallo stato di sonno profondo a quello di massima veglia, quando il dovere chiama. Era una fredda mattina di dicembre; afferrai rapidamente il giaccone, i guanti in pelle, portai fuori la motocicletta impolverata e mi diressi verso l’ospedale.

    L’ospedale distava una dozzina di chilometri da casa mia e io impiegai dieci minuti scarsi per arrivarci. Entrando vidi Ankit e sua madre alla reception, in mia attesa. Non appena mi videro, la zia non riuscì a trattenere le lacrime; mi aveva sempre trattato come se fossi stato suo figlio. La abbracciai e le dissi che sarebbe andato tutto bene. Salimmo con l’ascensore al primo piano, dove c’era il reparto di terapia intensiva. Poiché era consentito l’accesso soltanto a una persona per volta, Ankit mi disse di entrare mentre lui avrebbe aspettato fuori. Entrando nel reparto, vidi zio Mathur dalla parte opposta della stanza; con lui c’era un altro paziente. Alla sua destra c’era il gabbiotto delle infermiere, nel quale era presente una sola infermiera, per il turno di notte; lo studio del medico si trovava accanto al gabbiotto delle infermiere. La donna mi guardò, sorrise e riportò l’attenzione sulla rivista che stava leggendo. Zio Mathur era collegato al respiratore; non dava segni di vita. Era la macchina che lo teneva vivo; diversamente non era rimasto nulla di lui. Era triste vedere lo zio in quelle condizioni, perché lo avevo sempre visto ridere e scherzare ogni volta che lo incontravo.

    Mi ricordo di quella volta che giocavamo a scacchi e lui stava per fare scacco matto. Gli dissi Mi dispiace, non penso di poter vincere, suppongo che sia finita e lui disse Non è mai finita finché non si arriva alla fine; è tutto nella tua mente; dicendo questo mosse il mio alfiere e la partita si volse in mio favore.

    Ero ancora perso nei ricordi di quei bei vecchi tempi quando sobbalzai nel sentirmi toccare la mano da qualcuno. Abbassando lo sguardo vidi zio Mathur che mi teneva stretta la mano, davvero stretta. Non riuscivo a credere ai miei occhi, perché egli era in coma, impossibilitato a muovere qualunque parte del corpo, eppure mi stava tenendo la mano. Chiamai subito l’infermiera, che arrivò di corsa accanto al letto presso il quale ero in piedi. Qual è il problema? disse l’infermiera, Perché sta gridando, cosa è successo?

    Mi ha preso la mano risposi; e dicendo questo, indicando la mia mano, vidi che la mano dello zio era nella stessa posizione in cui era prima. Ma, ma appena qualche secondo fa mi ha preso la mano; per favore, chiami subito il dottore, potrebbe essersi risvegliato dissi. Nel frattempo il dottore era arrivato, richiamato dal subbuglio che avevo provocato nel reparto.

    Qual è il problema? domandò il Dott. Victor.

    Signore, quest’uomo dice che il paziente, che è in coma profondo, gli ha preso la mano disse l’infermiera, sorridendo.

    Signore, chiunque lei sia e qualunque rapporto abbia con questo paziente, lei deve avere le traveggole perché quest’uomo non è nemmeno in grado di respirare autonomamente, figuriamoci prenderle la mano, disse il medico. Capisco che lei sia turbato nel vedere il suo parente in queste condizioni, ma quello che lei dice è impossibile e io sono abbastanza sicuro che se si prende una buona giornata di riposo poi si sentirà meglio; dicendo questo il medico e l’infermiera se ne andarono, lasciandomi da solo con lo zio. Il dottore poteva dire quello che voleva, ma io ero più che sicuro che lo zio mi avesse afferrato la mano e che, in qualche modo, stesse chiedendo aiuto; non avrei saputo dire quale tipo di aiuto, ma qualcosa di strano era successo. Uscii dal reparto. Tutto bene lì dentro? domandò Ankit. Sì, tutto bene dissi, poiché non era il caso di raccontare a chiunque cos’era successo, perché sapevo che nessuno mi avrebbe creduto. Scesi alla reception con Ankit e ritornai a casa. Anche mentre guidavo non potevo fare a meno di pensare all’episodio della mano. Arrivai a casa alle cinque del mattino, appena prima dell’alba, e provai a dormire, pensando a cosa lo zio volesse dirmi e a che genere di aiuto cercasse. Mi svegliai tardi, feci colazione e sedetti sulla poltrona sorseggiando una tazza di caffè, continuando a pensare a quanto era accaduto. Risalii in moto e mi diressi verso il posto in cui ero solito andare, per stare seduto in pace e tranquillità, ogni volta che cercavo le risposte a qualsiasi domanda.

    CAPITOLO DUE:

    IL SENTIERO NASCOSTO

    ––––––––

    Raggiunsi il mio luogo di pace in mezz’ora. Era un tempio, piuttosto isolato e nascosto per essere avvicinato dall’uomo, situato sul fianco della montagna e circondato da una fitta foresta. Era conosciuto come il tempio di Bawadi, il cui significato era tempio con un pozzo. Quand’ero giovane, scoprii questo tempio per caso e spesso ci andavo e sedevo lì per ore, per studiare o scrivere in pace. Proprio sotto il tempio c’era una caverna, e si diceva che i Pandava, durante gli antichi tempi vedici, lo usavano come via di fuga per sfuggire ai loro fratelli che li cercavano per ucciderli. Anche Swami Vivekananda, un guru spirituale, vi meditò per molti giorni. Pertanto, questo posto era l’ideale per coloro che cercavano pace e spiritualità. Sebbene la caverna fosse ancora lì, sotto il tempio, nessuno sapeva verso cosa e dove portasse. Sedetti sotto un baniano, chiusi gli occhi e provai a rilassarmi. Chi pone una domanda otterrà una risposta, disse una voce da qualche parte. Sorpreso, aprii gli occhi e vidi questo monaco alto, o dovrei dire eremita, in piedi di fronte a me. Era alto più di un metro e ottanta, aveva la carnagione chiara, con la lunga barba bianca e i capelli, altrettanto lunghi e bianchi, che svolazzavano distrattamente nella brezza delicata. Un sarong color zafferano dalla vita in giù e un sottile telo dalla vita in su erano tutto ciò che lo proteggeva dal freddo di dicembre, ma su di lui non si vedeva alcun effetto del freddo, perché egli era calmo e composto, e un sorriso di saggezza gli copriva la faccia. Sembrava appena uscito da un libro o da un film.

    Scusa, ti conosco e cosa fai qui? dissi.

    Ebbene, dovrei chiederti la stessa cosa, poiché sei seduto nel mio territorio. Sono il sacerdote e il custode di questo tempio, disse il guru (lo chiamerò così poiché quello fu tutto ciò che seppi di lui).

    Oh, mi dispiace, ma l’ultima volta che sono venuto qui non ti ho visto; ecco perché mi stavo domandando chi fossi, dissi, un po’ sospettoso, ma, comunque sia, accetta i miei saluti, Guruji.

    Non sei venuto qui negli ultimi tre anni, Omi, quindi come puoi aspettarti di trovare le stesse persone nello stesso posto quando il tempo cambia in ogni istante, disse il guru, sorridendo.

    Come fai a conoscere il mio nome? domandai, sorpreso, e come fai a sapere che non sono venuto qui negli ultimi tre anni?

    La domanda è irrilevante e tu vaghi troppo nella terra di nessuno delle domande e delle risposte. Ecco perché hai difficoltà a trovare il tuo sentiero e, insieme ad esso, il tuo destino, continuò il guru con la sua voce intensa e incantevole. E a proposito della tua domanda per la quale sei venuto qui, sì, lui ha bisogno del tuo aiuto.

    Per un istante rimasi senza parole, perché di fronte a me c’era un monaco, in piedi, che non avevo mai visto né mai incontrato, che mi aveva dato una risposta che mi tormentava costantemente. Non sapevo se fidarmi o no di lui. Mentre riflettevo su tutto questo, egli disse Quando sei indeciso tra il fare e il non fare, dovresti scegliere il fare, perché fare è sempre meglio del rimpianto di non aver fatto; così dicendo si sedette di fronte a me.

    Lui ti ha preso la mano perché tu sei la sua unica speranza di salvezza e il tempo a sua disposizione sta finendo in fretta. Poiché tu pratichi la spiritualità e hai creduto a una vita oltre a questa, lui ha scoperto che tu sei la sua speranza più vicina e migliore per salvarsi; per questo ti ha preso la mano. Fisicamente, avrebbe potuto chiedere aiuto a qualunque essere mortale, ma, a parte questo, tu sei uno di quei pochi intermediari spirituali che possono riportarlo indietro dall’ignoto, che tutti conoscono ma che ben pochi hanno visitato, disse il guru con gli occhi che brillavano.

    Quindi, adesso sta a te decidere se vuoi salvare tuo zio dalle grinfie della morte seguendo questo difficile sentiero che conduce verso un mondo del tutto alieno. Potrebbe sembrarti familiare, ma sarà del tutto differente, nella sua esistenza come nel suo trattamento. Tutte le tue pratiche spirituali, la tua fede nell’Onnipotente e, soprattutto, tutta la tua forza saranno messe alla prova nel corso di questo viaggio, che è destinato soltanto a coloro che vogliono intraprendere questa avventura, descrisse con calma il guru.

    Ma cosa devo fare, dove devo andare, come inizio il mio viaggio? Io non so nulla, dissi, circondato da un alone di scetticismo.

    Ah ah, rise il guru, Tu sai tutto, e hai intrapreso questo viaggio infinite volte, ma a livello subconscio; pertanto, la tua mente mortale non ricorda nulla. Essa si aprirà soltanto quando chiuderai le porte dei sensi, e allora sarai guidato correttamente.  La tua anima intraprenderà il viaggio, lasciando il tuo fragile corpo dietro di sé; e a mano a mano che proseguirai il cammino, continuerai a scoprire ciò che il tuo essere immortale già conosce.

    Ma ricorda: c’è la possibilità che tu possa trovare Mathur troppo tardi e che egli possa morire, poiché c’è una corda molto sottile che lo tiene legato alla sua anima. Quindi devi sbrigarti. mi ammonì il guru. Secondariamente, se ti smarrisci in quel mondo non riuscirai più a tornare indietro e ti perderai per sempre nella transizione. Pertanto, la vita sarà più triste della morte, perché resterai bloccato tra l’essere vivo e l’essere morto e allora sarai tu a cercare il tuo salvatore. disse il guru, con un sorriso.

    Sapevo, con certezza, che non stava scherzando né esagerando. La palla era passata a me, toccava a me decidere se dovevo intraprendere oppure no quel viaggio.

    Ero immerso nei miei pensieri quando, improvvisamente, una voce dentro di me disse Se morirai combattendo questa battaglia guadagnerai il paradiso, mentre se vivrai dominerai il mondo. Alla fine fu uno shloka (verso) del Bhagwad Gita a chiarirmi ogni dubbio. Eccolo, il momento per il quale mi stavo preparando. Questo sarebbe stato il viaggio in cui avrei esercitato tutte le mie pratiche spirituali. Tutto convergeva proprio in questo punto, mettere in pratica quello che predichi. Mi volsi verso il guru, che stava dando da mangiare agli scoiattoli lì vicino, e dissi Indicami il sentiero e mi incamminerò; anche se dovessi cadere o vacillare, continuerò a camminare.

    Il guru mi guardò, sorridendo, e disse Sì, tu sei destinato a camminare e lo farai. Ora ti darò qualche suggerimento che seguirai nel corso del tuo viaggio verso il prossimo livello. Prima di tutto, ascolta, guarda, senti con il cuore, perché i tuoi sensi, là, non saranno gli stessi e dovrai basare il tuo giudizio sull’istinto anziché sulla mente. Secondo, presta molta attenzione a ciò che senti e a ciò che vedi, e segui molto attentamente le istruzioni delle tue guide, perché quello sarà il fattore decisivo per la tua sopravvivenza là. Terzo, strada facendo troverai chi ti aiuterà, ma anche chi ti distrarrà; fai le tue scelte con molta prudenza. E infine, non perdere mai la speranza, perché è stato lui a sceglierti e sarà lui a guidarti. Bene, adesso, se sei pronto, possiamo andare al punto di imbarco?

    Ascoltando il guru il mio cuore batteva forte, per l’eccitazione e la paura dell’ignoto. Il lavoro era stato già iniziato e ora bisognava finirlo. Mi aspettavo di essere accompagnato su per una scaletta dove un veicolo divino era in attesa per imbarcarmi e iniziare il mio viaggio. Invece, il guru scese le scale che portavano nei sotterranei del tempio, e io, semplicemente, lo seguivo con curiosità. Alla fine quelle scale conducevano alla famosa caverna della gloria vedica, dove il guru si fermò e mi disse, indicandomi, Questo, figlio mio, è il sentiero che conduce al livello dell’ignoto, spesso utilizzato, negli antichi tempi vedici, dai veggenti in cerca del proprio Io e per comunicare con gli dei. In effetti, questo è il sentiero usato dai Pandava per il loro ultimo viaggio verso il paradiso, che fu infine concluso soltanto dal loro fratello maggiore, Yudhistara.

    Guardai il guru con sorpresa e dissi Questa caverna esiste da così tanti anni, eppure rimane nascosta; perché non intraprendono ora il loro viaggio?

    Chi ha detto che non lo hanno intrapreso, disse il guru sorridendo, ogni giorno diversi veggenti, saggi, eremiti si mettono in viaggio per comunicare con il divino; soltanto voi mortali, travolti dai benefici materiali, non riuscite a vederlo. Questo sentiero può essere percorso soltanto da quelli che lo fanno con mente altruista e pura, liberata dall’ego e dai desideri di questo mondo plutonico, e tu, oggi, hai finalmente deciso di percorrerlo. Quindi, ora il sentiero è tracciato e per scoprire la perla della verità il guscio deve essere aperto. Pertanto, figlio mio, fai il primo passo e diventa uno di loro.

    Guardai il guru, lo salutai e mi addentrai nella caverna. Appena prima di entrare, il guru mi prese la mano, vi mise una perla e chiuse la mano.  Ogni volta che sei in difficoltà, quando non sai più cosa fare, prendi in mano la perla e recita tre volte OM. Ma ricorda: puoi usarla soltanto una volta e in caso di grave emergenza. Ora vai, e reclama il tuo destino, HariOm.

    Con queste ultime parole del guru entrai infine nella caverna. Gocce d’acqua cadevano dappertutto e io cercavo di evitare questo stillicidio; la caverna diventava più buia passo dopo passo.

    CAPITOLO TRE:

    LA TERRA DEL PASSATO

    Mentre camminavo, la caverna sembrava un viaggio interminabile verso il nulla. All’interno non era molto buio, poiché riuscivo a vedere sia dove andavo sia l’ambiente che mi circondava. Ciuffi di rampicanti pendevano dal soffitto della caverna e l’acqua che gocciolava era molto difficile da evitare. Dovevo chinare la testa per evitare di sbattere contro il soffitto. Sorprendentemente, l’aria all’interno era fresca e non puzzava di stantio, come se la caverna fosse stata usata regolarmente in tempi recenti. Ero perso nei miei pensieri e non avevo idea di quanto tempo avessi trascorso camminando, quando vidi una debole luce in lontananza. Si stava facendo giorno davanti a me, il mio viaggio nell’età della pietra stava per terminare. Lentamente, la luce diventò più grande e più luminosa. Infine, riuscii a vedere l’uscita della caverna. Nel frattempo mi resi conto che, a mano a mano che procedevo nelle profondità della caverna, il mio corpo si sentiva più leggero. Percepii che il mio dolore, da anziano, alla schiena in qualche modo era sparito una volta uscito dalla caverna. Mi sentivo come se avessi avuto dieci anni, agile e rilassato. Oltre la caverna c’era un immenso campo di senape, del quale non si vedeva la fine. La fragranza della senape pura mi riempì le narici. In lontananza vidi alcune persone che lavoravano in una fattoria. Incerto sul passo seguente da fare, decisi di raggiungere i contadini. Mi diressi verso di loro e li salutai. Essi mi guardarono, sorrisero e ripresero a fare quello che stavano facendo: occuparsi del raccolto. Quello che colpiva di loro erano la serenità e la pace sui loro

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