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Sonetti: Edizione per le scuole
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Ebook20 pages16 minutes

Sonetti: Edizione per le scuole

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Ugo Foscolo nacque a Zante nel 1778, da madre greca e padre veneziano. Dal 1797 al 1815 fu ufficiale del contingente italiano dell’esercito napoleonico e si dedicò prevalentemente all’attività letteraria. Alla caduta di Napoleone lasciò per sempre l’Italia, stabilendosi dapprima in Svizzera e poi a Londra (1816), dove visse in gravi ristrettezze economiche e morì nel 1827. 
Il suo nome è legato ad opere poetiche (Poesie, 1803; Dei Sepolcri, 1807; Le Grazie, incompiuto), a tragedie in versi (Tieste, 1796; Ajace, 1811; Ricciarda, 1813), al romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1802, 1816 e 1817), a traduzioni di classici in poesia (Esperimento di traduzione del primo canto della Iliade di Omero, 1807) e di autori moderni in prosa (Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e l’Italia di Laurence Sterne, del 1813) e a varie opere di saggistica, sia in lingua italiana sia in lingua inglese.
Questa edizione presenta i Sonetti foscoliani in una forma pensata appositamente per le scuole, con una corposa nota di commento e inquadramento generale dell'opera del Poeta.

​​​​​​​Edizione integrale dotata di indice navigabile.
LanguageItaliano
Release dateNov 8, 2018
ISBN9788829546466
Sonetti: Edizione per le scuole

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    Sonetti - Ugo Foscolo

    SONETTI

    Ugo Foscolo

    Prima edizione 2018

    © Sinapsi Editore

    [1] Alla sera

    Metro: sonetto (ABAB, ABAB, CDC, DCD)

    Forse perché della fatal quïete

    tu sei l'immago a me sì cara vieni

    o Sera! E quando ti corteggian liete

    le nubi estive e i zeffiri sereni,

    e quando dal nevoso aere inquïete

    tenebre e lunghe all'universo meni

    sempre scendi invocata, e le secrete

    vie del mio cor soavemente tieni.

    Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

    che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

    questo reo tempo, e van con lui le torme

    delle cure onde meco egli si strugge;

    e mentre io guardo la tua pace, dorme

    quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

    [2] Non son chi fui; perì di noi gran parte

    Metro: sonetto (ABAB, ABAB, CDC, DCD)

    Non son chi fui; perì di noi gran parte:

    questo che avvanza è sol languore e pianto.

    E secco è il mirto, e son le foglie sparte

    del lauro, speme al giovenil mio canto.

    Perché dal dì ch'empia licenza e Marte

    vestivan me del lor sanguineo manto,

    cieca è la mente e guasto il core, ed arte

    la fame d'oro, arte è in me fatta, e vanto.

    Che se pur sorge di morir consiglio,

    a mia fiera ragion chiudon le porte

    furor di gloria, e carità di figlio.

    Tal di me schiavo, e d'altri, e della sorte,

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