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Il carteggio tra Giuseppe Toniolo e don Giacomo Vitale
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Ebook62 pages29 minutes

Il carteggio tra Giuseppe Toniolo e don Giacomo Vitale

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About this ebook

Nel breve, ma intenso, carteggio, il sacerdote don Giacomo Vitale informa il professore Giuseppe Toniolo di varie iniziative sociali, volte a migliorare la vita delle classi popolari di Piedimonte Matese agli inizi del Novecento.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateNov 13, 2018
ISBN9788827856550
Il carteggio tra Giuseppe Toniolo e don Giacomo Vitale

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    Book preview

    Il carteggio tra Giuseppe Toniolo e don Giacomo Vitale - Armando pepe

    Indice

    Introduzione

    Carteggio Toniolo- Vitale

    Appendice

    Armando Pepe

    Il Carteggio tra Giuseppe Toniolo

    e don Giacomo Vitale

    Youcanprint Self-Publishing

    Titolo | Il Carteggio tra Giuseppe Toniolo e don Giacomo Vitale

    Autore | Armando Pepe

    ISBN | 9788827856550

    Prima edizione digitale: 2018

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    Introduzione

    Per un ritratto di don Giacomo Vitale¹ da giovane è necessario stabilire dei precisi termini cronologici, che possiamo collocare, con una ragionevole certezza, tra il 1910 e il 1913.

    In quegli anni don Giacomo intrattenne una corrispondenza epistolare² con il professore trevigiano Giuseppe Toniolo³ , polo d’attrazione intellettuale per intere generazioni di studenti.

    Don Giacomo, laureatosi a Pisa nel giugno del 1910, e ritornato nella diocesi alifana, cercava dal venerato maestro utili suggerimenti per i più disparati aspetti di vita pratica e di azione sociale. Sappiamo poco, invero, del pensiero di don Giacomo, a differenza della ricca bibliografia che illumina l’intera vita del Toniolo⁴.

    Possiamo soltanto rifarci a qualche idea che, di tanto in tanto, emerge dagli scritti del colto sacerdote di San Gregorio Matese, in primo luogo, dalla sua tesi di laurea, Intorno all’elemento filosofico nei poeti del Dolce Stil Novo, discussa con il professor Alessandro Paoli, studioso di logica, filosofia e letteratura, per lunghi anni insegnante nell’ateneo pisano.

    Il Paoli fu autore di numerosi studi filosofici, prevalentemente sui pensatori del Settecento italiano ed europeo, e di un manuale di logica per le scuole. La tesi di laurea di don Giacomo è divisa in quattro parti: La donna angelicata; Vita attiva e vita contemplativa; Spiritelli e Filosofia; Teorie estetiche dei poeti del Dolce Stil Novo. Il giovane sacerdote è prodigo di citazioni, riportate tutte con acribia filologica, che costituiscono un elaborato complesso esegetico, con nuove ipotesi che aprono altrettanti campi di ricerca. Mostra di aver studiato un’aggiornata bibliografia, di conoscere molto bene la storia della filosofia medievale, passando in rassegna tutta la produzione scientifica italiana sulle teorie estetiche dei poeti del Dolce Stil Novo, esaminandone, in merito, gli autorevoli pareri di Francesco D’Ovidio⁵ e Benedetto Croce.

    Del filosofo abruzzese evidenzia uno dei temi portanti. Per il Croce, infatti, la filosofia⁶ è sempre: Conoscenza di relazioni di cose, e le cose sono intuizioni. Le intuizioni sono: questo fiume, questo lago, questo bicchiere d’acqua; il concetto è l’acqua, materia d’intuizioni infinite ma d’un concetto solo e costante.

    Leggendo tra le righe del poderoso lavoro, potremmo prenderne qualche spunto, per farci un’idea di cosa pensasse don Giacomo, di quale fosse la sua visione del mondo. Il sacerdote poggiava le proprie convinzioni, fermamente, sulla dottrina di San Tommaso d’Aquino. Scriveva, infatti, don Giacomo⁷:

    Per causa di un uomo, tutti, quando veniamo al mondo, portiamo l’impronta incancellabile di quattro ferite: vulnus ignorantiae, - la mente, a stento, dopo molto tempo, e non senza mescolanza di molti errori, arriva a conoscere il vero, quando vi arriva! ; vulnus malitiae, - il cuore è prono al male, vede il bene, l’approva ed al peggior s’appiglia; vulnus infirmitatis, - l’appetito irascibile è tardo nel superare le difficoltà, è facile a spazientirsi; vulnus concupiscientiae, l’appetito concupiscibile cerca immoderatamente non ciò che

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