Credi Ama Spera: Piccola introduzione al Cristianesimo
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In cosa crede il cristiano? Come vive il cristiano? Qual è l’orizzonte ultimo di significato in cui colloca la propria vita?
L’essenziale del cristianesimo spiegato con un linguaggio semplice ed esistenziale per essere discepoli di Gesù nella complessità del nostro tempo.
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Book preview
Credi Ama Spera - Alessio Giovanni Graziani
978-88-6512-657-8
Prefazione
di Diego Baldan
Il sottotitolo che don Alessio Graziani ha dato alla sua pubblicazione ( Piccola Introduzione al Cristianesimo ) ne fotografa bene il senso e le finalità. L’Autore non ha la pretesa di porsi sullo stesso piano delle grandi
introduzioni al cristianesimo o alla fede già esistenti e che prospettano una sintesi teologica, approfondita ed originale, dei contenuti essenziali del nostro credo
(si pensi, ad esempio, a quelle magistrali e ormai ‘classiche" di J. Ratzinger e W. Kasper).
La sua è una piccola
– potremmo chiamarla – iniziazione alla fede, di taglio sostanzialmente esistenziale-pratico, dettata dalla legittima preoccupazione pastorale di riesprimere o ritradurre i punti principali della nostra fede in un linguaggio il più possibile aderente alla vita e vicino all’esperienza dei nostri contemporanei, soprattutto giovani.
L’Autore fa sua l’esortazione biblica, oggi più urgente che mai, a saper sempre rispondere, con dolcezza e rispetto, ma anche con motivazioni solide, profonde e pertinenti e con una condotta di vita coerente ed esemplare, a chiunque ci interpelli sulle ragioni ultime del nostro credere, sperare e amare (cfr. 1Pt 3,15-16).
Coerentemente a questa esigenza, secondo cui non basta essere cristiani, ma è necessario anche dirne il perché, risulta interessante l’opzione compiuta da don Alessio di articolare i nuclei fondamentali del credere cristiano attorno alle tre virtù teologali, richiamate nel titolo nella forma di un esplicito coinvolgimento diretto, immediato e personale: Credi, Ama, Spera
.
Il piccolo libro
– come è chiamato nell’ Introduzione – nato dall’esperienza (molti anni di incontri di catechesi con giovani, adolescenti e coppie di fidanzati
) viene ora consegnato con spontaneità e semplicità al lettore benevolo per orientarlo e motivarlo nella coraggiosa e gioiosa ricerca di una fede adulta, responsabile e matura, all’interno della comunità ecclesiale, orizzonte imprescindibile di ogni autentico atto di fede.
In concomitanza con il Sinodo dei Vescovi dedicato a I giovani, la fede e il discernimento vocazionale
ci auguriamo che anche queste pagine – uscite dal cuore di un prete appassionato della formazione, soprattutto giovanile – possano essere di aiuto e di stimolo a quanti desiderano scoprire che Dio è giovane e sempre nuovo
ed è continuamente capace di suscitare dei profeti tra i giovani e dei sognatori tra i vecchi (cfr. papa Francesco, Dio è giovane).
Mons. Diego Baldan
Docente di Teologia dogmatica
Istituto Teologico del Seminario di Vicenza
Rôdant, triste et solitaire
Dans la forêt du mystère,
J’ai crié le cœur très las :
« La vie est triste ici-bas ! »
L’Écho m’a répondu : « Bah ! »
– « Écho, la vie est méchante ! »
Et, d’une voix bien touchante,
L’Écho m’a répondu : « Chante ! »
– « Écho, Écho des grands bois,
Lourde, trop lourde est ma croix ! »
L’Écho m’a répondu : « Crois ! »
– « La haine en moi va germer,
Dois-je rire ou blasphémer ? »
Et l’Écho m’a dit : « Aimer ! »
Comme l’Écho des grands bois
M’a conseillé de le faire :
J’aime, je chante et je crois !
Et je suis heureux sur terre !
Théodore BOTREL (1868 - 1925)
Camminando triste e solitario nella foresta del mistero,
con il cuore affaticato, ho pianto:
La vita è triste quaggiù!
L’Eco mi ha risposto: Bah!
.
Eco, la vita cattiva!
. Con una voce toccante l’Eco mi ha risposto: Canta!
Eco, Eco del grande bosco, troppo pesante è la mia croce
.
L’Eco mi ha risposto: Credi!
L’odio in me germinerà, dovrei ridere o bestemmiare?
.
L’Eco mi ha detto: Ama!
Come L’Eco del gran bosco mi ha consigliato di fare: io amo, io canto, io credo!
Introduzione
Rendere ragione della fede che è in noi
Tra i tanti personaggi che popolano il racconto evangelico, ho sempre pensato che sarebbe bello essere quell’asinello che ebbe in sorte di portare Gesù nel suo ingresso a Gerusalemme. Insieme al cane, spiegano gli etologi, l’asino è di certo uno degli animali più fedeli al proprio padrone. La Chiesa, e noi preti in particolare, dovremmo essere così: asini mansueti e fedeli che cercano di portare Gesù dentro alla città e alla vita degli uomini.
Il volumetto che avete tra le mani è frutto di molti anni di incontri di catechesi con giovani, adolescenti, genitori e coppie di fidanzati. Queste catechesi hanno trovato un felice momento di sintesi in un ciclo di trasmissioni radiofoniche sull’emittente cattolica Radio Oreb in Blu. Si potrebbero leggere come un tentativo di rispondere all’esortazione dell’apostolo Pietro che nella sua prima lettera invita i cristiani ad essere " sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in voi, con dolcezza e con rispetto" (1 Pt. 3, 15). Rendere ragione, cioè saper spiegare, mostrare con pacatezza e dolcezza la bellezza e la ragionevolezza del credere e dell’affidare la propria vita al Dio che Gesù ci ha rivelato, per poter portare anche ad altri la medesima luce.
Mi rendo conto che potrebbe apparire impresa segnata da una certa presunzione quella di voler racchiudere i contenuti e il senso dell’intera esperienza cristiana in un piccolo libro. Eppure sempre, nella storia della bimillenaria fede cristiana, filosofi, teologi, papi e semplici pensatori e scrittori innamorati di Cristo hanno voluto ricercare e mettere a fuoco l’essenza del cristianesimo nel tentativo di portare altre anime, altre vite, a scoprire la grandezza dell’amore di Gesù per tutta l’umanità.
Lo stesso papa Francesco, del resto, nell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium (ai numeri 34, 35 e 36) invita i pastori e la Chiesa nel suo insieme a tornare all’essenziale nell’annuncio di Cristo perché l’uomo di oggi pensa molte volte di conoscere già il Vangelo, di sapere già ciò che la Chiesa ha da insegnare, ma in realtà ne è sovente totalmente ignaro e così si autoesclude dalla gioia del credere e del praticare la fede. Quella fede in cui è stato magari battezzato e istruito nell’infanzia, ma che poi ha per ragioni diverse abbandonato.
Già il Concilio Vaticano II nella costituzione Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (al numero 19) indicava come buona parte dell’ateismo o dell’agnosticismo moderni siano riconducibili ad una ignoranza della fede cattolica e dei suoi contenuti, aggravata in molti casi dall’aver ricevuto catechesi erronee o superficiali, dall’aver ascoltato omelie imprecise e improvvisate, dall’aver ricevuto contro testimonianze, anziché buoni esempi, da parte di consacrati o di fedeli cattolici.
Tale ignoranza di Cristo, che caratterizza oggi (come del resto forse anche un tempo) molti fedeli battezzati, rischia peraltro di diventare invincibile proprio a causa di quella presunzione di sapere già
in che cosa consista la rivelazione cristiana; una presunzione che può portare fino alla scelta (più o meno consapevole) di archiviare la fede come qualcosa di poco plausibile (se non addirittura irrazionale) e insignificante per la vita di ogni giorno.
Per queste ragioni la ri-evangelizzazione o nuova evangelizzazione dell’Occidente cristiano risulta impresa ben più ardua del primo annuncio rivolto a chi non ancora sentito parlare di Cristo e del suo Evangelo. Non vi è peggior sordo di chi non vuol sentire, dice anche la saggezza popolare! Ma per chi ha scoperto l’amore di Gesù nella propria vita e ha capito che non potrebbe – nonostante i propri limiti e peccati – farne senza, la condizione di ateismo pratico in cui vivono la maggior parte dei nostri contemporanei (e magari anche molti dei nostri familiari, amici e conoscenti) non può che diventare motivo di sofferenza e preoccupazione e al contempo costituisce un forte stimolo a trovare nuove strade e linguaggi perché il Vangelo possa far breccia nei loro cuori e nelle loro vite. Vivere con o senza Cristo fa eccome la differenza! Si tratta dunque di riattivare una ricerca, una curiosità, un interesse nei confronti di Cristo, del Vangelo: della fede cattolica.
Questa necessità di ridire l’essenziale della propria fede; di ridare cittadinanza a Dio nella vita della città degli uomini; di tradurre il nocciolo del cristianesimo in termini comprensibili, semplici ma non banali, capaci di far breccia nel cuore degli uomini e delle donne del proprio tempo è stata condivisa anche da moltissimi scrittori e predicatori che appartengono alla schiera dei cosiddetti apologeti
cristiani. L’apologetica è propriamente questo sforzo di mostrare sempre e di nuovo la ragionevolezza e la credibilità della fede. In ogni epoca storica la chiesa ha avuto i propri apologeti: vescovi, papi, teologi. Nell’ultimo secolo questo compito, sempre urgente e necessario, è stato fatto proprio soprattutto da alcuni scrittori cattolici che, anche attraverso la forma letteraria del romanzo, hanno saputo parlare di Dio e del mistero salvifico di Cristo ai loro contemporanei. La loro importanza è stata fondamentale perché hanno saputo parlare di Dio non con il linguaggio spesso astratto dei teologi e dei filosofi, ma con quello più concreto ed esistenziale della vita, impastato di fatiche, di sudore, di emozioni. Anche Gesù, a pensarci bene, non ha fatto