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Congiura Criminale: Il commissario Balducci
Congiura Criminale: Il commissario Balducci
Congiura Criminale: Il commissario Balducci
Ebook118 pages1 hour

Congiura Criminale: Il commissario Balducci

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About this ebook

Un nuovo caso per il commissario Balducci
lo vede impegnato con varie trattative criminali e
con un groviglio di circostanze misteriose che
col tempo riuscirà a dipanare
sventando gli intrighi che si celano.

Dopo l'omicidio della giovane Carla Clemente,
i pochi indizi a disposizione deragliano le indagini
degli inquirenti su un binario morto.

Ma Balducci non è il tipo da arrendersi.
Avvalendosi di alcune informazioni,
carpite da collaboratori esterni alla polizia,
e commettendo un'illegalità, a fin di bene,
con le sue ben note capacità investigative,
riuscirà a portare tutti i nodi al pettine.

L'AUTORE

Eugenio Musarò.
Nasce a Tricase (Lecce) a sud del Salento.

Scrittore e musicista, suona la chitarra e il flauto.
Ha scritto i testi e le musiche di molte canzoni,
gran parte delle quali sono ancora inedite.
La sua Ave Maria è stata selezionata da
una nota radio nazionale ed è stata trasmessa
per molto tempo come canto preghiera.
Ha pubblicato due CD musicali nel Salento,
con poche canzoni e molti brani strumentali,
composti e arrangiati interamente da lui.

Da qualche anno ha preso il sopravvento anche
la passione per la scrittura che covava da tempo
e lo ha indotto a scrivere fino ad ora cinque romanzi:

Una Storia Importante,
Delinquere Passionale,
Mandato di Cattura,
Assassinio Del Vicequestore
e Il Commissario Fontanelli.

Questo è il suo sesto libro.
LanguageItaliano
Release dateNov 30, 2018
ISBN9788829563647
Congiura Criminale: Il commissario Balducci

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    Book preview

    Congiura Criminale - Eugenio Musarò

    www.SelfPublishingVincente.it

    CAPITOLO I

    La pineta

    In quei giorni, la primavera inoltrata fu trasfigurata da una serie di nubifragi che si abbatterono sulla città per circa una settimana, per poi lasciare il posto a sprazzi di sole che assopivano dolcemente. Il cielo di Roma si schiarì, e in quella pineta abbandonata Marco ci andò pochi giorni dopo a trascorrere un weekend con la moglie Angela e i due figli adolescenti: Mauro e Simone, rispettivamente di 13 e 15 anni.

    Correva il mese di maggio e spirava una leggera brezza quel giorno. Il canto degli uccelli faceva da cornice e la città era adagiata su un tiepido sole. Si prospettava una giornata all’insegna dello svago, sotto un cielo intriso di sfumature variegate. La famiglia, per non lasciarsi intrappolare da una vita piatta e priva di emozioni, ogni tanto, nel fine settimana, era solita staccare la spina e cercare un po’ di relax fuoriporta. Era la prima volta che si recavano in quel posto arcaico e, allo stesso tempo, affascinante. La rigogliosa vegetazione tutt’attorno ammorbava l’aria col suo odore salubre e la frescura mattutina lasciava posto al tepore della nuova stagione.

    Lui era un meccanico molto conosciuto in città per la sua dedizione al lavoro e le sue competenze professionali. Lei lavorava come commessa in un negozio di abbigliamento. Entrambi quarantenni e coetanei vivevano in un appartamento nei pressi del Colosseo. Quella mattina, però, accadde qualcosa che farà perdere loro la voglia di ritornare in quel posto.

    Mentre i due genitori erano alla ricerca forsennata di un angolo dove montare la tenda e adagiarsi per l’intera giornata, Simone si staccò dalla famiglia e correndo come un animale braccato si fermò in un punto che secondo lui era congeniale.

    «Dove vai, Simone? Torna indietro!» sibilò la madre. «Può essere pericoloso. Fermati!»

    Ma il figlio, noncurante del richiamo, continuò a correre fino a inciampare in un ramoscello. Cadde per terra su un tappeto di foglie morte. Senza alcun lamento si alzò, mentre i suoi lo raggiunsero di corsa.

    «Ti sei fatto male?» chiese la madre toccandogli il volto.

    «No, mamma!» rispose il ragazzo. «Sono caduto sul morbido.»

    «Sei un incosciente! Potevi farti male seriamente» rimarcò la madre.

    Fortunatamente riportò solo qualche escoriazione sul braccio destro, ma in quel preciso istante il padre farfugliò:

    «E questo cos’è?»

    «A cosa alludi?» chiese Angela.

    Lui, stupito, fissò alacremente il punto in cui era inciampato Simone. Poi curioso, incominciò a spostare qualche ramoscello. Pochi istanti e uno scenario sconvolgente si presentò dinanzi ai loro occhi: una fossa di due metri, sul cui fondo giaceva il corpo nudo di una donna insanguinata.

    «Signore onnipotente!» imprecò Angela, inorridita.

    Marco, all’istante allontanò i ragazzi per sottrarli a quella vista.

    «State lì e non muovetevi!» ordinò.

    «Papà, ma che succede? Cosa c’è in quella fossa?» domandò Simone.

    «Non è il momento di fare domande. Obbedisci e basta!» urlò scomposto.

    «Vi vedo agitati. Che sta succedendo?» insistette il figlio.

    A quel punto, la madre uscì fuori dai gangheri. Si avvicinò al figlio e gli mollò un ceffone biascicando parole quasi incomprensibili:

    «Ascolta tuo padre! State lontani. Fra poco andremo via.»

    «Cosa facciamo?» chiese Marco alla moglie.

    «Chiama la polizia!»

    «E sorbirci un lungo interrogatorio?»

    «Vuoi fingere di non aver visto nulla?»

    «Non sarebbe una cattiva idea.»

    «Per favore… capisco il dramma del momento ma non possiamo fare gli indifferenti.»

    Fu così che Marco, seppur contrariato, prese in mano il cellulare e chiamò il commissariato. Senza andare per il sottile sulla dinamica del ritrovamento, informò della presenza di un cadavere di sesso femminile gettato in un fossato e denudato. La polizia li invitò a non muoversi fino al loro arrivo. Nel giro di venti minuti, su indicazioni di Marco, giunsero sul posto il commissario Calogero Balducci, sei agenti e il sostituto procuratore Giancarlo Pentigalli, che al momento si trovava in commissariato. Fu vietato l’ingresso in pineta e la zona venne recintata. Quasi in contemporanea con la polizia giunsero in loco gli operatori sanitari e il medico legale. Il corpo fu recuperato e da una sommaria analisi il medico sentenziò:

    «Il decesso non è recente, risale almeno a due o tre giorni fa. Per ulteriori indizi, bisogna attendere l’esito dell’autopsia.»

    La vittima recava una profonda ferita da taglio sull’addome, in corrispondenza della milza, e una lesione di arma da fuoco sulla schiena, in particolare sulla regione lombare destra. Il volto sembrava intatto, a parte una piccola ferita sul labbro inferiore. I biondi e lunghi capelli erano molto arruffati. Non avendo vestiti addosso, né documenti, era impossibile risalire in quel momento all’identità della vittima. Un altro particolare non trascurabile era rappresentato dal braccialetto che la vittima portava al polso destro.

    A breve intervenne sul posto anche la polizia scientifica. Tutte le aree limitrofe, nel raggio di duecento metri, furono perlustrate e analizzate ad hoc. Frattanto, il sostituto procuratore ordinò il trasporto della vittima presso l’obitorio del Policlinico Agostino Gemelli, e, in attesa dell’autopsia, sperava di avere nuovi indizi su cui lavorare.

    Giunse il momento del primo interrogatorio ai due coniugi, in precedenza allontanati dal posto.

    «Ve la sentite di rispondere a qualche domanda?» chiese il commissario Balducci.

    «Immaginavamo ci aveste trattenuti per questo» rispose lui.

    «Vogliamo andare in commissariato per stare più tranquilli?» replicò Balducci.

    «È una buona idea, commissario» rispose Marco.

    «Data la presenza dei ragazzi, vi informiamo della necessità che vengano anche loro» precisò.

    «Nessun problema. Ormai hanno capito di che si tratta» intervenne Angela.

    «Siete venuti in auto?»

    «Sì! L’abbiamo parcheggiata ai bordi della pineta.»

    «Non importa. Vi accompagneremo con le auto di servizio e terminato l’interrogatorio vi condurremo di nuovo qua.»

    «Possiamo venire direttamente con la nostra auto» propose Marco.

    «Abbia pazienza. Se vi dico così, avrò i miei motivi» rispose Balducci.

    «Va bene, commissario!»

    Mentre gli agenti perlustravano la zona alla ricerca di indizi, Balducci prese una macchina di servizio e si avviò verso il commissariato insieme alla famiglia. Giunti nel suo ufficio, si adagiarono e il commissario cominciò a profilare le prime domande:

    «Allora, volete spiegarmi la dinamica del ritrovamento di quella povera donna?» esordì il commissario.

    «Posso parlare io?» chiese Marco.

    «Certamente!»

    «In realtà non c’è molto da dire. Ci siamo recati in quella pineta con l’intento di trascorrere un weekend, stavamo cercando il posto più adatto per montare la tenda quando…»

    «Siete frequentatori abituali di quel posto?» lo interruppe Balducci.

    «No. È la prima volta.»

    «Continui.»

    «All’improvviso, mio figlio Simone, convinto di aver trovato ciò che cercavamo, si mise a correre fino ad inciampare in un ramoscello. Cadde per terra, per fortuna senza conseguenze. Io e mia moglie sopraggiungemmo all’istante, e, una volta arrivati lì, notammo il fossato. Spostammo gli altri ramoscelli e guardammo verso il fondo. Il resto lo conosce già.»

    «Quindi, se vostro figlio non fosse inciampato, nessuno si sarebbe accorto di nulla» osservò il commissario.

    «Dobbiamo ringraziare lui» precisò.

    «Avete visto anche voi il corpo della vittima?» chiese Balducci ai ragazzi.

    «No! Mio padre ci ha allontanati subito senza capire cosa fosse accaduto» rispose Simone.

    «È stato terribile, commissario. In quel momento ci sono mancate

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