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Il violino del primo papavero
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Il violino del primo papavero
Ebook119 pages1 hour

Il violino del primo papavero

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Un romanzo o una fiaba? Nessuno dei due, o meglio, entrambi: un Romanzofiaba, intessuto di fantasia reale e di realismo fiabesco.
La scrittrice, infatti, possiede la capacità di catapultare il lettore in una dimensione fra cielo e terra, una nuvola popolata da personaggi e da oggetti parlanti dall'animo raffinato e profondo.
Carmen e Richard, due giovani ed ingenui innamorati, partono con una carrozza ricevuta in eredità dai nonni, inseguendo il loro sogno di libertà e di musica. La  musica, infatti, è la vera protagonista, nonché regista, di questa appassionante storia, tutta incentrata su un violino prodigioso dal suono ammaliante, costruito dal saggio Antoine, maestro liutaio di rara bravura.
La Carovana della Musica è pronta ad accogliere i lettori dall'animo sensibile e delicato, ma fate attenzione!
Il suono del violino del Primo Papavero potrebbe incantare anche voi!
LanguageItaliano
Release dateDec 5, 2018
ISBN9788829566709
Il violino del primo papavero

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    Il violino del primo papavero - Rita Salvadori

    Il violino del primo papavero

    ROMANZOFIABA

    Rita Salvadori

    © 2018 Rita Salvadori

    © 2018 Rita Salvadori

    Tutti i diritti riservati

    Lo strumento in copertina, «IL VIOLINO DEL PRIMO PAPAVERO», è opera di Luca Salvadori, maestro liutaio di Cremona.

    Un caro ringraziamento ai miei studenti Luca Mantovani, Mattia Bellini, Annachiara Spelta, Alexandra Trandafir, Giorgia Campioni, Nicola Besutti, Domiziana Gabrielli e Sara Benfatti, per aver contribuito con impegno e passione allo studio per la realizzazione della copertina.

    Dedicato a mio fratello Luca,

    che crea strumenti di rara bellezza

    e a tutti coloro che, ogni anno,

    si commuovono

    davanti al primo papavero della stagione

    VOCE NARRANTE: FRANCIS

    Una sensazione sulla mia pelle: piccolissime gocce umide sul viso e sui capelli. Nebbia, forse. Pochi rumori per le strade quella notte, solo alcuni passi affrettati in lontananza che sparivano come fantasmi nei vicoli. Il primo freddo di novembre era arrivato e si insinuava fra il mio mantello e gli avambracci scoperti. Camminavo vicino ai muri per sentirmi più sicuro e al riparo, era una mia abitudine.

    Sapevo che la sua casa non doveva essere molto distante dal punto in cui mi trovavo. Il biglietto scritto da mia madre Carmen parlava chiaro:

    18, Rue des Roses, Carcassonne, France

    Partito all'età di vent'anni dalla mia piccola cittadina, Newquay, sulla costa settentrionale della Cornovaglia, ero in viaggio da parecchi giorni, accompagnato da un unico pensiero: rivedere il maestro, il creatore di quel violino unico al mondo, che era appartenuto a mio padre per poi sparire nel nulla.

    Giunto finalmente davanti alla porta, mi affrettai a bussare, nonostante l'ora non fosse consona per presentarsi senza preavviso ad uno sconosciuto.

    - Ti aspettavo, Francis!

    - Lei è …

    - Maestro Antoine Dubois. Entra, fuori fa freddo. Non darmi del lei, ti prego, caro Francis. Non ti ricordi più di me? Già, come potresti!

    Avrei voluto dirgli di sì, ma non ero ancora venuto al mondo quando i miei genitori si separarono, lasciando l'intera compagnia della carovana dei musicisti; non avrei proprio potuto conservarne il ricordo. Nelle mie cellule, tuttavia, era ancora presente il timbro particolare della sua voce buona.

    Mi sorrise, poi mi abbracciò lungamente e in quell'abbraccio mi sentii finalmente al riparo, come se fossi giunto a casa, come se la mia anima itinerante avesse finalmente trovato pace e un luogo accogliente in cui riposare.

    Antoine si voltò lentamente, e ancor più lentamente, si diresse verso il tavolo per accendere una candela. La luce insicura e traballante rendeva animati i pochi ed essenziali oggetti della camera. Ero esausto dopo il lungo viaggio in carrozza, anche se il mio unico bagaglio era costituito da una custodia, purtroppo senza alcuno strumento al suo interno, e da un plico di lettere ingiallite e consunte dal passare paziente del tempo. Dovetti sedermi per non crollare, e senza aspettare il suo permesso, mi accasciai sull'unica seggiola accanto al tavolo da cucina. Mi guardai intorno e fui colpito dal vuoto di quella casa e dal mobilio scarno come un albero spoglio di fine autunno. Pareva una dimora abbandonata, o comunque non più abitata da molti anni.

    Sulla parete davanti a me, scorsi un quadro che ritraeva una carrozza, ma non una carrozza qualsiasi, la carrozza gitana lasciata in regalo a mia madre dai nonni, la stessa con la quale ero giunto a Carcassonne. Seppure fosse un disegno dai tratti sbiaditi, per un attimo ebbi l'impressione che si muovesse su quella strada impolverata di campagna, trasportando la Compagnia del Primo Papavero, di cui anche il maestro Antoine Dubois aveva fatto parte. Cercavo di immaginare come potesse essere stata la loro vita in quel periodo.

    Antoine mostrava sul corpo e sul viso i segni inesorabili del trascorrere del tempo, pur conservando una antica e nascosta bellezza. Nell'offrirmi una bevanda calda, fui colpito dalle sue mani. Parevano essere sfuggite alla morsa degli anni. Mani giovani, mani che avevano ancora voglia di sperimentare, creare e suonare.

    - Avrei tanto voluto rivedere tua madre Carmen, un pezzo del mio cuore.

    - È ancora troppo rancorosa e triste. In questi anni, da quando si è separata da mio padre e la Compagnia si è sciolta, non l'ho mai più sentita cantare, o almeno, cantare con gioia.

    Il viso già molto segnato di Antoine si coprì di una maschera scura di infelicità, le mie parole parevano avergli tagliato il cuore. Abbassò gli occhi e restò in silenzio per un lunghissimo tempo.

    - Francis, ti chiedo scusa.

    - Perché mai?

    - Le mie mani! Sono state loro a creare tutto questo.

    - No, Antoine, le tue mani hanno creato strumenti stupendi che tutto il mondo della musica ha sempre ammirato e ammirerà per sempre.

    Il maestro si sentiva in colpa ed era come se stesse ancora portando nel suo animo il peso della sofferenza di mia madre e di mio padre Richard.

    - Io sono venuto qui solo per conoscerti, non per darti delle colpe! Non ho più ricordi di mio padre, per me non ha praticamente neanche un volto. Si sono lasciati quando ero appena nato ed io ho sentito parlare più di te che di lui da mia madre. Mio padre è come una canzone che non si ricorda, ma che gira nella mente come una colla.

    - Richard era un violinista sopraffino dalle tante doti, ma soprattutto, un amico sincero- disse, rabbuiandosi in volto e facendomi cenno di seguirlo- Vieni qui, Francis, siedi accanto a me, ci sono molte cose che vorrei raccontarti.

    Mi avvicinai al suo impolverato tavolo da lavoro e mi accomodai sullo sgabello vicino a lui; con il cuore in gola, rimasi immobile, in attesa di quanto sarebbe accaduto. Mi parve strano vedere tutti gli arnesi da lavoro in perfetto ordine, sistemati uno accanto all'altro, come se fossero a riposo da molto tempo, e sul pavimento neanche un truciolo ribelle…

    - Tutto ebbe inizio su questo tavolo da lavoro, Francis, e da qui voglio iniziare a raccontarti la storia del violino del primo papavero, ma facciamo un passo indietro nella storia, una storia che nel mio cuore si tinge di un colore indefinito e di un sapore agrodolce.

    VOCE NARRANTE: LA MUSICA

    Nell'oscurità umida della cattedrale, quattro mani tremanti ed emozionate consegnarono l'involucro dal prezioso contenuto al sacerdote, che silenziosamente e con devozione lo nascose in una cella segreta per metterlo al riparo dalla cupidigia di colui che se ne volle impossessare con l'inganno e senza merito. E lì rimase a riposare su un drappo morbido di velluto color porpora per quasi vent'anni, aspettando pazientemente il ritorno del suo musicista dal cuore puro.

    Un lungo riposo senza musica, nell'assoluto silenzio della chiesa.

    Io sono la Musica ed ho creato questa storia per far risuonare l'intero universo di note armoniose e brillanti, ma non solo, poiché in questo lungo spartito, troverete anche brani stonati e sgradevoli dalle note dissonanti e dai colori cupi.

    Sono la Musica e posseggo mille segreti; sono la Musica e detengo il potere dell'Amore. Sono la Musica e sconfiggo la morte. I miei sentieri vi sono sconosciuti, anche se mostro il mio volto di tanto in tanto per allietare le vostre vite ed i vostri animi. Ci sarà un giorno in cui sarà sufficiente ascoltarmi per guarire da afflizioni e patimenti di ogni genere.

    Ci sarà un giorno in cui tutti i cuori delle persone si riempiranno di Musica e sarà una grande festa per l'intero pianeta, perché non lascerò più alcuno spazio alla cattiveria stridente dei meschini dal cuore marmoreo ed insensibile.

    Che la storia abbia inizio ora! Che i cuori battano forte al ritmo incalzante dell'Amore e che il lettore si lasci cullare dal suono creato dalle mie dolci note melodiose.

    VOCE NARRANTE: RICHARD

    Carmen si voltò per ammirare il tramonto alle nostre spalle. La grande spiaggia di Newquay, sulla costa settentrionale della Cornovaglia, pareva tingersi magicamente di rosa e di arancio. Persino i suoi capelli scuri assunsero riflessi chiari, anche se solo per un attimo, un attimo dorato. Osservavo i suoi tratti gitani e mi chiedevo quando mai si sarebbe accorta dell'infinito amore che da sempre provavo per lei. Ad essere sincero,

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