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No grazie, sono ansioso
No grazie, sono ansioso
No grazie, sono ansioso
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No grazie, sono ansioso

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Tante persone convivono con disturbi d’ansia, ansia generalizzata, attacchi di panico e depressione, ho così ritenuto cosa gradita raccontare questa simpatica e divertente storia perché dietro alle nuvole, anche quelle più scure, c’è sempre il sole e il vero nemico della gente è la paura stessa.
LanguageItaliano
Release dateDec 5, 2018
ISBN9788829567577
No grazie, sono ansioso

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    No grazie, sono ansioso - Davide Grandi

    DIGITALI

    Intro

    Tante persone convivono con disturbi d’ansia, ansia generalizzata, attacchi di panico e depressione, ho così ritenuto cosa gradita raccontare questa simpatica e divertente storia perché dietro alle nuvole, anche quelle più scure, c’è sempre il sole e il vero nemico della gente è la paura stessa.

    PREFAZIONE E RINGRAZIAMENTI

    Il peggior nemico di noi stessi

    è la paura di aver paura.

    Tante persone convivono con disturbi d’ansia, ansia generalizzata, attacchi di panico e depressione, ho così ritenuto cosa gradita raccontare questa simpatica e divertente storia perché dietro alle nuvole, anche quelle più scure, c’è sempre il sole e il vero nemico della gente è la paura stessa.

    Le storie raccontate sono reali, anche se le ho mescolate per non rendere riconoscibili i protagonisti, nel rispetto della loro privacy. Gli unici fuori da questa realtà sono Damiano e Chiara, loro sono personaggi inventati, ma negli USA esistono realmente corsi di gruppo organizzati da psicologi e psicoanalisti-psicoterapeuti che hanno l’intento di curare i pazienti portandoli ad affrontare le loro paure nella stessa maniera narrata in questo racconto, cioè frequentando quei posti dove hanno vissuto i loro attacchi di panico, crisi ansiose o depressive o dove più maggiormente esiste la possibilità di soffrirne.

    Visto che ritengo questo tipo di cura un ottimo metodo per affrontare malattie del genere, quale modo migliore se non facendovela conoscere tramite un simpatico racconto?!

    La parte dei ringraziamenti è sempre la più delicata, perché si vorrebbero ringraziare tutti gli amici e le persone che hanno fatto parte della nostra vita, anche se solo per un breve periodo, quelle persone che ci hanno lasciato quel qualcosa di buono che non ce le farà mai più scordare. Ringraziamenti particolari vanno ad alcune delle persone che ho menzionato nel racconto: la dolce, ma testardissima Betta, quel pezzo di pane di Marco e l’infaticabile Rossella.

    Poi c’è l’amica Sonia Guarnelli, una ferrarese con un diploma di ragioneria mai utilizzato, sposata, con due figli, che lavora con il marito nel panificio di famiglia dove ci siamo conosciuti, poiché io ci andavo con gli amici a mangiare la pizza appena sfornata. Sonia ha amorevolmente curato questo testo, informatizzandolo e controllandone la forma.

    Un abbraccio e una felice lettura.

    L’INCONTRO

    Sto cercando di rientrare a casa dopo una giornata piena di lavoro. È una piovosa serata autunnale e mi ritrovo bloccato nel traffico, come succede spesso quando a Bologna piove.

    Guardandomi attorno vedo tante persone che come me cercano di raggiungere, il più in fretta possibile, la propria dimora, quando la mia attenzione viene attirata da un’insegna luminosa di una gelateria dove io e i miei amici di gioventù ci incontravamo per passare il tempo in compagnia.

    Erano tanti anni che non passavo qui davanti! Quanti ricordi mi affiorano nella mente!

    Allora i miei ventisette anni erano colmi di paure, incertezze e insicurezze, contornati da una grande quantità di tristezza. Erano cinque anni che soffrivo di ansia generalizzata con attacchi di panico. Questo disturbo mi condizionò la vita in modo rovinoso allontanandomi da amici, donne e divertimenti, portandomi anche a rinunciare a ottime occasioni di lavoro.

    Un pomeriggio di aprile decisi di parlarne con alcuni miei amici e, con mio grande stupore, scoprii che anche loro soffrivano da tempo del mio stesso problema. Decidemmo quindi di incontrarci a casa di uno di noi per approfondire l’argomento in questione. A causa però delle nostre paure, nessuno accettava l’incontro, se non a casa propria. Eravamo seduti ai tavolini di una gelateria semideserta e non ci accorgemmo che un signore, seduto al tavolo accanto, in compagnia di una donna, ci stava osservando.

    Si intromise nel nostro discorso esclamando: – Incontratevi in biblioteca! Lì avrete modo di documentarvi a fondo sull’argomento!

    In modo sorridente gli rispondemmo che per noi non era così facile prendere una decisione, anche se apparentemente semplice come questa, a causa di problemi personali piuttosto delicati. Non ce la sentivamo di passare un paio d’ore in un appartamento che non era il nostro, figuriamoci in biblioteca, che otre ad essere un ambiente a noi estraneo, era pieno di gente! Il signore non si diede per vinto e ci propose una soluzione.

    A quel punto lo guardai e lo studiai attentamente per trarne un identikit: era un quarantenne ben curato, di bell’aspetto, vestito elegantemente, capelli medio lunghi, sbarbato. Con lui c’era una bella donna, anche lei sulla quarantina, capelli ricci mori, vestita in modo non appariscente, ma decisamente fine, insomma una di quelle donne che se la si incontra per strada non si rimane indifferenti.

    Mi chiesi chi fossero queste persone e perché lui si interessasse a questo nostro problema, probabilmente i miei amici si stavano ponendo le stesse domande, ma nessuno parlò.

    Incuriosito gli chiesi: – Ci siamo già incontrati per caso?

    – No ragazzo, noi no, ma ho conosciuto molti altri tuoi coetanei e anche persone sia più giovani che più vecchiotte col vostro stesso problema; mi presento: mi chiamo Damiano e lei è mia moglie Chiara, io ho trentanove anni, di professione faccio lo psicanalista psicoterapeuta e dirigo uno studio tutto mio; lei ha trentaquattro anni ed è psicologa presso un ospedale statunitense, per l’esattezza a Chicago. Noi siamo di Bologna, ma abitiamo in America da otto anni per motivi professionali. Le nostre famiglie sono benestanti e questo ci ha permesso di studiare e praticare la nostra professione all’estero. L’ospedale per cui lavora Chiara ci ha messo a disposizione un appartamento pieno di comodità e tecnologie domestiche che qui in Italia non si conoscono ancora. Un paio di volte l’anno nel periodo natalizio ed estivo, torniamo a Bologna per trascorrere qualche giorno con le nostre famiglie. E voi ragazzi cosa fate di bello oltre che aver paura di tutto e litigare per decidere dove incontrarvi?

    A questo punto gli tesi la mano che, naturalmente, era fradicia di sudore e mi presentai: – Mi chiamo Anthony e ho ventisette anni, soprannominato Ciappinaro per via delle mie doti riparatrici, lei mi dia qualcosa di rotto e io gliela riparo, a volte mi capita anche di disegnare alcune idee che ogni tanto la mia mente elabora; il dottore perché mi piace tenermi informato sui progressi in medicina generale e anche Bernacca per via della mia passione per la meteorologia. Lui è Marco, ventisei anni soprannominato il farmacista, non ha idea di quante medicine conosce e prende per ogni minimo disturbo, è sufficiente il più lieve dolore o un banalissimo sintomo di malessere che c’è già pronta la medicina per il caso specifico; lei è Betta, ventisei anni detta anche Tristana a causa della sua espressione sempre triste, ma a me viene meglio Cico, per la sua corporatura minuta e un po’ robusta. L’altra ragazza del gruppo, la più piccola, è Elisa, ha venticinque anni, la chiamiamo Barbie per via del modi di fare molto aggraziati, per quella sua vocina fine e per i lunghi capelli biondi, è una ragazza molto riservata, pensi che, nonostante la conosciamo da molti anni, per noi è ancora un’incognita. Ma non si faccia ingannare da questa sua apparenza, è una paranoica dell’ordine e della pulizia, stare in sua compagnia è un supplizio. A differenza di me che ho terminato sei mesi fa una cura della durata di tre mesi, compresa la sospensione, loro ci sono ancora dietro, soffriamo tutti dello stesso problema: ansia generalizzata e attacchi di panico, stiamo però reagendo in maniera diversa. Mi scusi, dottor Damiano, ma tralasciando i convenevoli, che soluzione aveva in mente poco fa?

    – Cercate ragazzi di armarvi di coraggio ed entrate in biblioteca per informarvi, tramite le letture giuste, del disturbo di cui soffrite. È importante che vi documentiate bene su questo argomento, conoscerlo significa poterlo affrontare, tu Anthony dovresti essere avvantaggiato visto che sei appassionato di medicina. Parlatene tra di voi, poi tra quattro giorni ci rivediamo qui, più o meno a quest’ora, così vi espongo quella che per me e Chiara potrebbe essere la soluzione al vostro problema. Con un buon gelato discuteremo sicuramente meglio.

    Il modo di parlare di quell’uomo ci stimolò. Sembrava sapesse quello che diceva e questo aveva fatto buona impressione su di me e i miei amici. Lo stesso effetto ce lo fece sua moglie, anche se parlò molto meno: si limitò a spiegarci la differenza tra le due professioni che esercitavano e cioè che la psicologia studia i perché dei vari disturbi comportamentali, consigliando come affrontarli; la psicanalisi e psicoterapia agiscono insieme al paziente nel conoscere il proprio io rimettendone in ordine, prima lo stato psicologico e poi quello sociale, con una riorganizzazione e rieducazione della propria personalità portandolo ad essere semplicemente sé stesso e ad accettarsi, così da potersi sentire a suo agio in ogni situazione.

    Senza metterci d’accordo accettammo contemporaneamente la proposta del dottor Damiano di incontrarci l’indomani mattina verso le nove in biblioteca. Al sabato è poco frequentata ed era l’ideale, perché noi l’indomani non lavoravamo, ma anche perché, dovevamo ammetterlo, ci aveva messo addosso un po’ di eccitazione l’idea di affrontare per la prima volta, in modo serio, le nostre paure.

    LA BIBLIOTECA

    Sabato mattina ore otto: mi ritrovavo davanti alla Tv accesa senza capire cosa stessi guardando, ero concentrato sul dopo le nove, pensando a come fosse stato così semplice e indolore decidere di andare in biblioteca, quando invece erano ormai due ore che facevo dentro e fuori dal bagno, in preda all’ansia.

    Neanche fossi dovuto andare davanti a una platea di migliaia di persone a tenere un comizio o quant’altro! Quel medico col suo modo di parlare mi aveva ipnotizzato e convinto a fare una cosa che per me era diventata naturale evitare.

    Suonò il telefono, sorrisi quasi sadicamente mentre sollevavo la cornetta intuendo che poteva essere solo uno degli altri ansiosi.

    – Ciao Anthony…

    – Ciao Betta, mi aspettavo questa telefonata, dimmi… che hai combinato stavolta?

    – Non me la sento mica di venire… Sto male ora… figurati là dentro!… Ma stai ridendo bastardo?!

    – Sì perché mi aspettavo queste parole quando ho sentito suonare il telefono, ero certo che tu o uno degli altri due sconvolti mi avrebbe chiamato! Devi scusarmi Bettina ma sapere di non essere il solo a sentirmi da schifo mi consola parecchio!

    – Ma sei proprio un fetente Anthony, tu ci godi a sentirmi così!

    – Però te la ridi anche tu Betta, perché?

    – Perché penso alla tua faccia in questo momento, però la cosa è seria, io non vengo davvero Anthony! Non ho intenzione di farmi del male, ci penseranno poi gli altri a farti ridere una volta là dentro.

    – A parte gli scherzi Betta, penso che ci convenga affrontare queste paure, a qualunque costo! Ho la sensazione che quel tipo, anche se mi sta già antipatico, possa darci veramente delle indicazioni utili! Proviamo ad entrare in biblioteca, in fin dei conti siamo in quattro e tutti sofferenti dello stesso disturbo, potrebbe anche rivelarsi un’esperienza divertente! L’ultima volta che sono entrato in una biblioteca avevo sì e no vent’anni! A pensare poi alle facce che avremo mi viene già da ridere!

    – Ti odio Anthony, soprattutto quando hai ragione! Vengo, ma a un patto: che se sto male tu esci con me, non mi lasci da sola a fare una figuraccia, in balia della gente che ci sarà là dentro!

    – Ok Betta, te lo prometto! Passo a prenderti tra mezz’ora, così ci incoraggiamo e ci prepariamo all’impresa! Vengo con la moto, va bene Betta?

    – Te sei fuori!! Già sto male per la biblioteca, poi devo pensare anche a come guidi tu?!

    – Ho capito… prendo la macchina, a dopo.

    Ore nove… eravamo davanti alla biblioteca, c’era già il personale che la stava aprendo, ma non si vedevano ancora né Marco, né Elisa.

    – Strano che non ci abbiamo nemmeno avvisati, vero Betta?!

    – Infatti!

    – Sì, però è assurdo che una cosa così semplice, come entrare in una biblioteca, sia in grado di metterci così in crisi!

    – Hai ragione Anthony, però le cose stanno così e se devo essere sincera ne sono felice, così ce ne andiamo anche noi.

    – Starai scherzando Betta?! Guarda che anche io sto vivendo il tuo stesso stato d’animo e sono preoccupato quanto te, però mi sono stancato di farmi condizionare da tutte queste paure, mi frenano in ogni situazione che vivo, soprattutto se nuova, e questo mi sta deprimendo a tal punto che a volte vedo come unica soluzione il suicidio! Sai quante volte sono alla finestra e, mentre fumo una sigaretta, penso che se solo avessi il coraggio potrei far finire tutto questo schifo in un attimo!? Questa gran paura di star male mi porta a pensare che la morte sia l’unica via d’uscita da questa vita da recluso.

    – Io invece mi ci sono abituata e ho

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