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Gli inevitabili incontri del destino
Gli inevitabili incontri del destino
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Gli inevitabili incontri del destino

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About this ebook

Francine vive a Saint-Malo ed ha un figlio, nato quando lei era giovanissima. Lisa vive a Parigi; è una ex-modella americana che cerca di ridare un senso alla sua vita. Il brillante architetto Daniel, invece, a Parigi sta tornando, dopo essere stato per qualche tempo a New York. Roger è un celebre attore, fresco di Palma d’Oro a Cannes, che rimpiange di non aver messo al mondo un figlio quando era più giovane. Quattro vite che non hanno nulla in comune se non un imprevedibile, insospettabile disegno che li porterà ad incontrarsi e ad intrecciare le loro storie. Luca Terenzoni propone un romanzo infallibile, una sequenza avvincente di cambi di inquadratura ed un evolversi di situazioni che non consente di chiudere il libro prima della fine.

Luca Terenzoni è nato nel 1969 a Massa, dove attualmente risiede. Laureato in Economia e Commercio, lavora presso l’ufficio amministrativo di un’azienda della Versilia, per la quale cura anche i contatti con l’estero. Dopo l’esordio letterario con Primavera in Borgogna (maggio 2010), Gli inevitabili incontri del destino è il suo secondo romanzo.
LanguageItaliano
Release dateDec 8, 2018
ISBN9788856797459
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    Gli inevitabili incontri del destino - Luca Terenzoni

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2018 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-9745-9

    I edizione elettronica dicembre 2018

    A mio padre

    Capitolo I

    Francine

    - Saint-Malo, 31 luglio 1985 -

    Erano le sei del pomeriggio di una caldissima giornata d’estate.

    Sebbene le elevate temperature la rendessero debole, Francine avvertì comunque il bisogno di uscire, per camminare un po’ all’interno delle mura di Saint-Malo, la cittadina situata al nord della Francia, dove era nata e dove viveva ormai da venticinque anni.

    Scese a fatica le scale che dal suo appartamento conducevano all’ingresso dello stabile e, sempre a fatica, aprì il pesante portone di legno verniciato di blu.

    Prima di scendere in strada e di mescolarsi in mezzo alla folla dei turisti, ebbe un attimo di esitazione. Le girava la testa e per questo motivo temeva di non riuscire a camminare.

    Era già sul punto di rientrare in casa, poi la sua voglia di vivere, le permise di vincere ogni remora e così, dopo aver chiuso il portone dietro di sé, Francine cominciò a camminare lentamente lungo la strada.

    Quel pomeriggio, per la sua passeggiata, aveva indossato un paio di bermuda bianchi che mettevano in risalto le sue gambe magre, e una camicia a maniche corte arancione, che aveva lasciato fuori dei pantaloni.

    Erano trascorsi solo pochi minuti dal momento in cui era scesa in strada, quando inforcò con le mani un poco tremanti i suoi occhiali da sole scuri. Adesso si sentiva più sicura, al riparo dagli occhi indiscreti dei passanti che sembravano comunque non prestarle la minima attenzione. A ulteriore copertura del volto, indossava un cappello di paglia a tesa larga.

    In quei giorni si sentiva molto debole, non solo nel fisico ma anche e soprattutto nello spirito. Francine, infatti, conviveva quotidianamente con la paura di non essere all’altezza della grossa responsabilità che molti anni prima si era assunta. Del resto sapeva che la scelta che aveva fatto sarebbe stata irreversibile.

    Ciò che a ogni modo la spingeva a non arrendersi, a vedere sotto una chiara luce di speranza il futuro, sebbene il suo attuale stato d’animo la ostacolasse in tutti i modi in questo suo disperato tentativo di andare avanti, e alla sua vita mancasse la gioia e la spensieratezza delle ragazze della sua età, era il pensiero di suo figlio.

    Lo stesso figlio per il quale otto anni prima aveva lottato con tutte le sue forze per farlo nascere e per tenerlo con sé, sebbene i suoi genitori avessero cercato di dissuaderla da questo proposito, mettendole di fronte, quasi come fossero degli spaventapasseri allineati in un campo di grano, tutte le difficoltà che avrebbe dovuto affrontare nel crescere un bambino da sola.

    Francine era, infatti, una ragazza-madre.

    Sebbene la sua inesperienza l’avesse portata a rimanere incinta all’età di diciassette anni a seguito della sua prima notte d’amore, aveva in ogni modo dimostrato la sua maturità e sicurezza nel momento in cui aveva dichiarato ai suoi genitori che avrebbe affrontato qualunque difficoltà, pur di riuscire a crescere da sola la creatura che portava in grembo. Vista la sua insistenza, i genitori non poterono fare altro che rassicurarla: avrebbe avuto il loro appoggio morale ed economico.

    Nonni, figlia e nipote vivevano così tutti insieme in quella vecchia casa, situata all’interno delle mura di Saint-Malo, dalla quale Francine quel giorno aveva avvertito il disperato bisogno di evadere.

    Faceva ancora molto caldo, sebbene il pomeriggio fosse ormai giunto al termine. Stava già per tornare indietro, quando proprio di fronte a sé vide una delle rampe in muratura che quotidianamente permettono ai turisti, e non solo, di salire sui bastioni e di camminare lungo le mura che circondano Saint-Malo, potendo in questo modo ammirare la bellezza della spiaggia sottostante, e respirare l’aria fresca proveniente dal mare. Aria fresca, era proprio ciò di cui Francine aveva bisogno in quel preciso istante.

    Fu così che si diresse verso quella scalinata e, appoggiandosi al muro alla sua destra, iniziò a salire i singoli gradini. Arrivata in cima, si dovette fermare perché respirava faticosamente. Fu però solo quando alzò la testa che rimase veramente senza fiato, non tanto per il caldo e lo sforzo fisico, quanto piuttosto per la fortissima emozione che provò nel rivedere il mare e la spiaggia di Saint-Malo da quell’altezza. Era da un po’ di tempo, infatti, che non passeggiava più lungo quelle mura.

    Nella frenesia della sua vita quotidiana, durante la quale si divideva fra il suo lavoro di commessa in un negozio di biancheria intima e il suo ruolo di mamma single, Francine aveva perso praticatamene di vista tutto quello che Saint-Malo aveva da offrire in ogni stagione dell’anno.

    Fu così che si fermò un attimo a pensare; non riusciva a ricordare l’ultima volta in cui era salita lassù. Aveva, in effetti, dimenticato l’emozione che si prova salendo su quei bastioni, nel momento in cui ci si ritrova come catapultati dall’interno della cittadina all’immensità del mare, della cui visione si è inondati una volta arrivati in cima alla rampa.

    Tenendosi una mano sulla testa, per evitare che il suo cappello di paglia venisse portato via dal vento, e appoggiandosi con l’altra al parapetto, spalancò i suoi polmoni a quell’ondata di aria fresca, e subito dopo chiuse gli occhi.

    Quando li riaprì, iniziò lentamente a mettere a fuoco i singoli dettagli del panorama che le si presentava di fronte. Come già le accadeva quando era piccola, la sua attenzione fu subito attirata da quel vecchio fortino sul quale la bandiera francese si stagliava fiera contro il vento, e dove era solita andare a giocare con gli altri bambini. Quanti anni erano passati!

    Si chiese che cosa stessero facendo adesso quei suoi piccoli amici, oramai divenuti adulti, con i quali nelle calde giornate d’estate, alla fine degli anni sessanta, fingeva di far parte di una banda di pirati che andava all’attacco di un’antica fortezza.

    Francine era l’unica del suo gruppo di amici a vivere ancora a Saint-Malo. Tutti gli altri si erano trasferiti in diverse città della Francia, a Parigi in particolare, nel tentativo di veder realizzati i propri sogni. Lei invece, diversi anni prima, aveva già deciso quale direzione avrebbe preso la sua vita.

    A ogni modo pensò che un giorno sarebbe stato bello poterli rivedere tutti insieme. Fu così che i suoi occhi si riempirono improvvisamente di lacrime, pensando agli anni ormai passati, ma le asciugò subito dopo con un rapido gesto della mano.

    Sulla spiaggia sottostante vide poi un bambino di circa tre anni correre verso la sua mamma. La scena le riportò rapidamente alla mente, come se fosse accaduto solo poco tempo prima, il giorno in cui suo figlio aveva camminato per la prima volta su quella stessa spiaggia, con il suo incedere ancora incerto e la sua paura di cadere. Quanti anni erano passati!

    Di tanto in tanto, dal giorno della nascita di suo figlio, Francine si soffermava a riflettere sulla decisione che aveva preso, indubbiamente coraggiosa, di crescere un bambino da sola, senza l’aiuto del padre, sebbene potesse contare ancora su quello dei suoi genitori.

    I suoi dubbi derivavano non tanto dalle difficoltà che quotidianamente aveva dovuto affrontare, e che avrebbe continuato ad affrontare anche in futuro a mano a mano che il bambino sarebbe cresciuto. Avrebbe fatto qualunque cosa per non fargli mancare nulla.

    Dopo tanti anni, però, Francine cominciava seriamente a chiedersi se la sua decisione fosse stata dettata in realtà solamente dal proprio egoismo.

    Dal giorno della nascita del bambino era già trascorso qualche anno, e Francine sentiva crescere sempre più dentro di sé la convinzione che lui avrebbe avuto bisogno della presenza di una figura maschile. Adesso, però, anche volendo, non sapeva sinceramente come avrebbe potuto rintracciare l’uomo con cui quella notte aveva concepito suo figlio.

    Francine iniziò a camminare lungo i bastioni che circondano Saint-Malo. Dall’alto, tutto le sembrava diverso; solamente la sua situazione rimaneva inalterata.

    Camminò ancora per una ventina di metri, dopodiché si appoggiò di nuovo al parapetto, questa volta, però, dalla parte che dava sull’interno delle mura.

    Si affacciò e rimase a guardare per qualche minuto lo sciame di turisti che si muoveva lentamente lungo la passeggiata. Poi si voltò; la sua attenzione era stata attirata dalle risate di un gruppo di quattro ragazze che passeggiavano lungo le mura e che provenivano dalla direzione opposta alla sua.

    Tutte e quattro indossavano uno zaino sulle spalle; erano evidentemente delle turiste in visita a Saint-Malo. Nel vederle così spensierate, provò immediatamente un sentimento d’invidia nei loro confronti. In quell’istante avrebbe desiderato tanto essere una di loro.

    L’incontro con quelle quattro ragazze rimise in funzione la macchina dei ricordi, e così Francine si ritrovò catapultata indietro di otto anni, in quell’estate del 1977, quando insieme alle sue tre amiche, Françoise, Isabelle e Nathalie, trascorse alcuni giorni sulla spiaggia di Deauville in Normandia.

    I suoi genitori fino ad allora, a causa della loro eccessiva apprensione, avevano sempre tenuto Francine sotto una campana di vetro, sebbene non le avessero mai fatto mancare nulla.

    Approfittando però dell’approssimarsi del suo compleanno, Francine li aveva convinti a lasciarla andare per qualche giorno a Deauville con le sue amiche.

    Dopo tanti anni, quel pomeriggio sorrise ripensando alla bugia che in quell’occasione aveva raccontato ai suoi genitori. Affinché la lasciassero partire senza crearle problemi, Francine aveva detto loro che sarebbe stata ospite degli zii di Françoise, mentre in realtà per tutto il periodo in cui rimasero a Deauville, sera dopo sera si erano dovute arrangiare per trovare una sistemazione di fortuna.

    Sinceramente avrebbe potuto dormire pure in un sacco a pelo sulla spiaggia; quello che in quei giorni avrebbe veramente contato per lei era potersi muovere finalmente in assoluta libertà, lontano dal controllo dei suoi genitori.

    Ovviamente voleva molto bene a entrambi, però negli ultimi tempi avvertiva sempre più frequentemente il disperato bisogno di vivere secondo la propria indole.

    Delle quattro ragazze, Francine era sicuramente la più inesperta dei fatti della vita, ma nonostante tutto, di fronte alle altre non voleva di certo apparire come una sprovveduta, soprattutto nei rapporti con l’altro sesso.

    Erano tutte e quattro molto carine e simpatiche, con un’età che oscillava tra i diciassette e i ventuno anni. Avevano una grandissima voglia di vivere e di fare nuove esperienze.

    Tutte e quattro avevano avuto la possibilità di allontanarsi da casa, dagli sguardi vigili dei loro genitori, e nel corso di quella vacanza avrebbero pensato solamente a divertirsi.

    Erano passate solo poche ore dal loro arrivo in autobus a Deauville, quando incontrarono un gruppo di ragazzi che avevano all’incirca la loro età. Anche loro erano in quattro, e fra una battuta e l’altra fecero subito amicizia con le ragazze di Saint-Malo.

    Come in ogni gioco delle coppie che si rispetti, ciascuna di loro individuò immediatamente in quel gruppo il proprio compagno; la vacanza era partita con la marcia giusta.

    Le giornate sulla spiaggia trascorrevano allegramente e senza pensieri. Francine, in particolare, godeva per la prima volta nella sua vita di una libertà fino a quel momento a lei sconosciuta; poiché prima di allora si era abituata a vivere sotto il controllo costante dei suoi genitori.

    Sinceramente cominciava a essere stanca di quello stile di vita che le avevano imposto. Quella protezione nei confronti della loro unica figlia era diventata talmente eccessiva, che Francine desiderava solamente di fuggire.

    Voleva essere libera di fare tutto ciò di cui aveva voglia, e che fino ad allora le era sempre stato negato. Però, come spesso accade quando si è vissuto per troppo tempo sotto il controllo di qualcuno che ti ha impedito di volare, non appena un giorno si intravede la possibilità di fuggire dalla gabbia, il primo istinto è proprio quello di spiccare il volo, anche se non si ha ancora la minima idea di dove ci si andrà a posare.

    Francine era proprio come un canarino che fino a quel momento aveva vissuto in gabbia, e che durante quella vacanza aveva intravisto la possibilità di volare via.

    Distesa sotto il sole, su quella spiaggia di Deauville costantemente battuta dal vento, nella sua ingenuità meditava su come avrebbe potuto cambiare la propria vita, in modo da non sentirsi più prigioniera di quella gabbia dorata, che giorno dopo giorno, per diciassette anni, i suoi genitori le avevano lentamente costruito intorno.

    Durante il breve periodo trascorso a Deauville, Francine aveva iniziato a sentirsi sempre più attratta da un ragazzo dai capelli lunghi e scuri, che si lasciava crescere la barba per sembrare più adulto, e che in quell’istante era sdraiato accanto a lei senza dire nulla.

    Aveva qualche anno in più di Francine e, sebbene non rappresentasse fisicamente il suo ideale d’uomo, c’era qualcosa in lui che la turbava nel profondo del suo animo.

    Durante la notte precedente lo aveva perfino sognato e, nel ricordare i particolari di quel sogno, Francine gli si avvicinò lentamente, posandogli una mano sul petto.

    Lui, che non era nuovo a quel tipo di approccio, recepì inequivocabilmente il segnale che lei gli stava lanciando. Capì subito che sarebbe bastato poco per ottenere da Francine quello che era già riuscito ad avere in altre occasioni, e con relativa facilità, da altre ragazze.

    Fu così che, voltandosi sul fianco destro, accarezzò dolcemente il ventre di Francine, dopodiché, mentre lei rimaneva immobile sotto il sole e con gli occhi chiusi, la baciò teneramente sulle labbra.

    Per lei fu il suo primo bacio, e in quel pomeriggio di fine luglio di otto anni dopo, al solo ricordo si sentì d’un tratto pervasa dallo stesso piacere che aveva provato in quell’attimo ormai lontano, ma che le sarebbe rimasto impresso nella mente per il resto della sua vita.

    A quel bacio ne seguirono altri e, a mano a mano che le ore passavano, su quella stessa spiaggia arrivò anche per lei la sua prima volta.

    Quella stessa sera, infatti, lui la invitò a uscire. Francine apparve inizialmente un po’ titubante, poi, senza farsi pregare troppo a lungo, aveva accettato con curiosità il suo invito.

    Cenarono insieme in un piccolo bistrot situato nel centro di Deauville, dopodiché passeggiarono l’una nelle braccia dell’altro sotto la luna piena, fino ad arrivare sulla stessa spiaggia dove quella mattina si erano scambiati il loro primo bacio.

    Si andarono a sedere dietro a una barca di pescatori, che li riparava dagli occhi indiscreti del mondo.

    Erano le undici di sera, il vento soffiava forte; lui si rese conto che Francine stava tremando, e così la strinse forte a sé.

    La ragazza si sentiva al settimo cielo: stava vivendo quelle emozioni che fino a quel momento aveva potuto solamente sognare. Aveva immaginato quell’istante centinaia di volte; ogni volta in un contesto differente, e adesso, quello che aveva sognato tanto a lungo a occhi aperti si stava realizzando in un modo ulteriormente diverso da come lo aveva precedentemente vissuto nella sua mente.

    Stretta fra le braccia di quel ragazzo, Francine si sentiva al sicuro. Desiderava solamente che quel momento fosse durato in eterno.

    In una notte di luna piena se ne stava seduta sulla spiaggia, avvolta nel caldo abbraccio di un giovane uomo che si mostrava interessato a lei. Fu inevitabile per Francine guardarsi nel profondo del suo animo e ne fu subito certa: era amore.

    Il profumo di pino silvestre del ragazzo la inebriava dolcemente, e fu così che Francine si ritrovò ben presto con i capelli sulla sabbia, in una posizione simile a quella in cui si trovava quella stessa mattina quando aveva ricevuto il suo primo bacio.

    Avvertì la presenza di quel ragazzo su di lei. Sentì ancora più freddo nel momento in cui lui le sbottonò lentamente la camicetta bianca, e subito dopo il calore del suo maglione blu sul ventre.

    Poi, fu come entrare in un’altra dimensione, nella quale tutte le sensazioni le sembravano amplificate. Dopodiché tutto tacque. Riusciva solamente a sentire il rumore del vento, che pungente accarezzava il suo volto, mentre lui giaceva ancora accanto a lei stringendole la mano.

    Il profumo di pino silvestre si era impossessato definitivamente di Francine, e le rimase impresso nei sensi nel corso degli anni a venire.

    Poi, piano piano, fu come risvegliarsi da un bellissimo sogno per continuare a sognare piacevolmente a occhi aperti. Anche lei adesso poteva dire di avere un ragazzo.

    Aveva desiderato talmente tanto avere qualcuno accanto, che era arrivata a invidiare le sue compagne di scuola, le quali, potendo godere di una maggiore libertà rispetto a lei, avevano già avuto le loro prime esperienze sentimentali.

    Stava pensando a come avrebbe potuto spiegarlo ai suoi genitori; messi di fronte al fatto compiuto come avrebbero reagito? In quei pochi giorni trascorsi a Deauville è come se Francine avesse recuperato all’improvviso tutti gli anni in cui si era limitata a veder vivere le altre ragazze della sua età.

    Il suo sogno a occhi aperti, però, andò ben presto in frantumi, non appena quel ragazzo fece udire nuovamente la sua voce, dopo che erano rimasti in silenzio per una decina di minuti, sdraiati sulla sabbia l’uno accanto all’altra.

    Quel giovane uomo si sollevò, e appoggiando la schiena allo scafo della barca, che quella notte sembrava fosse stata sistemata in quel punto apposta per loro, le disse: «Francine, la mia vacanza a Deauville finisce qui. Domattina parto per Brest, dove mi imbarcherò su di una nave della Marina Militare francese; sto infatti per arruolarmi. Da diversi anni aspiro a intraprendere la carriera militare, e ho deciso di arruolarmi proprio nella Marina poiché il mare è sempre stata la mia più grande passione fin da quando ero bambino. Anche se sono ancora molto giovane, mi sento morire al solo pensiero di rimanere imprigionato in un unico luogo, con un lavoro tradizionale, a capo di una famiglia più o meno numerosa. Desidero vedere il mondo e voglio farlo lasciandomi condurre dal mare. Non so dove questa mia decisione mi porterà; so solamente che, se in questo momento chiudo gli occhi, riesco a immaginarmi sul ponte di una nave; non so dove mi trovo esattamente, ma a ogni modo mi sento felice. Credo che non avrò mai sempre la stessa donna al mio fianco; sento che non è proprio nella mia indole. È stato in ogni caso molto bello conoscerti, Francine. Questi pochi giorni trascorsi a Deauville in tua compagnia sono stati meravigliosi. Questa serata trascorsa qui con te è stata meravigliosa! Devo comunque andarmene al più presto da qua, altrimenti rischierei di innamorarmi di te. Non voglio, non posso…» poi si interruppe per un attimo; il suono delle sue ultime parole era stato incrinato dalla commozione.

    Improvvisamente le lacrime cominciarono a scendere lentamente sul viso di Francine, e lui, guardandola in volto sotto il riflesso della luna, se ne accorse. Si sentì morire dentro; sapeva di averla ferita profondamente, però sapeva bene che non avrebbe potuto fare diversamente.

    Poi, mentre lei continuava a guardarlo, nella certezza che sarebbe scomparso da un momento all’altro, lui si sfilò dal collo una catenina, alla quale era attaccato un ciondolo a forma di ancora, e la diede a Francine. In cambio le chiese solamente il suo indirizzo. Le promise infatti che le avrebbe scritto; forse un giorno si sarebbero nuovamente incontrati.

    Quella notte, rientrata all’ostello dove le sue amiche la stavano aspettando preoccupate, Francine, mentre giaceva distesa sul letto con gli occhi spalancati nel buio, strinse forte nella mano quel ciondolo a forma di ancora. Era tutto quello che le sarebbe rimasto di quel ragazzo, della vacanza a Deauville, della sua prima volta su quella spiaggia in una notte rischiarata dalla luna piena.

    Era un ciondolo in avorio che quel ragazzo le aveva donato, assicurandole che aveva un grandissimo valore affettivo per lui.

    Sebbene inizialmente Francine credesse che quel ciondolo, al quale quella notte lei si era disperatamente aggrappata come se fosse stato veramente un’ancora di salvezza, sarebbe stato l’unico ricordo che l’avrebbe legata per sempre a lui, il modo in cui successivamente si svilupparono gli eventi le fece ben presto cambiare idea.

    Qualche giorno dopo anche Francine e le sue amiche tornarono a casa. Ognuna riprese la sua vita di sempre.

    Francine, però, non smetteva di pensare a quel ragazzo che, anche se solo per pochi giorni, l’aveva prima fatta sentire viva, e subito dopo, confessandole apertamente i suoi progetti per il futuro, l’aveva nuovamente restituita alla monotonia di una vita senza emozioni.

    Aveva avuto la sensazione di essere riuscita finalmente a spiccare il volo, lasciandosi definitivamente alle spalle il suo nido. Invece, d’un tratto, si era ritrovata senza ali, precipitando così rovinosamente a terra.

    Nei giorni che seguirono il suo rientro a casa, i suoi genitori continuavano a chiederle incessantemente che cosa avesse fatto a Deauville e, soprattutto, chi avesse incontrato.

    Francine non aveva molta voglia di parlare; se ne stava rinchiusa in camera ad ascoltare musica oppure trascorreva i suoi pomeriggi sulla spiaggia di Saint-Malo, cercando di ricordare ogni secondo del tempo che aveva trascorso insieme a quel ragazzo, distesa sulla sabbia di Deauville.

    Il tempo sembrava non passare mai dal giorno in cui era tornata dalla sua vacanza. Nonostante tutto arrivò il momento in cui Francine si rese conto che quella notte trascorsa sulla spiaggia sotto la luna piena, che lei continuava a sognare sia di giorno che di notte, aveva lasciato un segno non solo nella sua anima ma anche e soprattutto nel suo corpo.

    Sebbene non avesse una grande esperienza al riguardo, un vago e iniziale sospetto di una possibile gravidanza lasciò ben presto il posto alla certezza che la sua prima e unica notte d’amore l’avrebbe presto resa mamma.

    Il pensiero di una gravidanza alla sua età, senza avere accanto a sé il padre del bambino, la terrorizzò, non tanto per le conseguenze dirette che tutto questo avrebbe avuto per lei, quanto piuttosto per il fatto che non sapeva come affrontare l’argomento con i suoi genitori. Era sicura che, per loro, tutto questo avrebbe rappresentato una vera e propria tragedia.

    A causa della sua ingenuità e inesperienza, e per

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